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Copernicanesimo e Teologia. Scrittura e Natura in Campanella, Galilei e Foscarini.

Paolo Ponzio

Levante,
Bari 1998
pp. 193
Anno di edizione originale: 1998
ISBN: 887971733

In un’ottica estremamente semplicistica, i rapporti tra scienza e fede, e più specificamente il “caso Galileo”, sono stati studiati come un esempio di sconfinamento del potere religioso nei domini della scienza. Nel suo libro, al contrario, Paolo Ponzio intende contribuire a una rilettura dei motivi che porteranno alla condanna dell’eliocentrismo nel 1616, attraverso il confronto serrato tra quelle tesi speculative che maggiormente hanno caratterizzato l’evolversi della vicenda galileiana. Campanella, Galilei e Foscarini, in tal senso, conducono, pur nella loro differente importazione epistemologica, a un’unica soluzione interpretativa: accordare verità scientifiche e verità della Scrittura mediante un’attenta e accurata ripresa della teologia dei Padri della Chiesa.

Ponzio pone l’accento su una questione di fondamentale importanza: conoscere in che modo alcuni credenti abbiano cercato di elaborare un’esegesi più ricca e più coerente della Sacra Scrittura e del Libro della Natura, opere dello stesso Autore. Per questo, nel libro, da un lato si pone attenzione ai temi della filosofia campanelliana strettamente congiunti con le vicende galileiane del 1616 e, dall’altro, si ricostruisce il fil rouge che lega insieme Galilei, Foscarini e Campanella, analizzando il loro comune sforzo di ricercare nelle tesi patristiche un’ipotesi di giustificazione teologica del sistema copernicano, unica via praticabile per favorire la conciliazione tra Natura e Sacra Scrittura.

Le parole che Galilei scriverà alla Granduchessa di Toscana, citando il cardinal Baronio: “l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo e non come vadia il cielo” ci fanno entrare nella dialettica di un’epoca in cui si affrontano teologi e uomini di scienza, ugualmente credenti, che incarnano tendenze diverse all’interno di una comune visione religiosa.

Dai decreti del Concilio di Trento (1545-1563), in cui la Chiesa Cattolica si pronuncia contro la libertà d’interpretazione del testo sacro e legifera “ad coercenda petulantia ingenia”, Ponzio ripercorre gli snodi salienti che hanno portato a considerare la patristica come principio guida per determinare il senso della Scrittura. Dopo un’interessante inquadramento storico, il libro si suddivide in quattro capitoli che conducono alla consapevolezza e all’evidenza dell’uguaglianza del dettato scientifico e di quello religioso: dall’analisi dettagliata dell’evoluzione del pensiero galileiano (dal Sidereus Nuncius sino alla Lettera a Cristina di Lorena), all’apporto data dal Foscarini, fino alla difesa di Galileo pubblicata da Campenella nel 1622. Di qui la necessità della “libertas philosophandi” che Campanella esorta e che Ponzio descrive nelle pagine che sono fra le più ricche e le più suggestive della sua monografia.

Il volume è corredato da un’ampia bibliografia sia di fonti documentarie, che di letteratura critica (pp. 171-188)