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Come l’io controlla il suo cervello

John C. Eccles

Rizzoli,
Milano 1994
pp. 248
ISBN: 8817843709

J.C. Eccles (1903-1997), uno dei più grandi neurofisiologi del secolo scorso e Premio Nobel nel 1963, è stato famoso nel mondo neuroscientifico per aver sempre sostenuto una posizione dualista all'interno del dibattito mente-cervello. Nella prima parte dell'opera, offrendoci la sua autobiografia intellettuale, egli si dice fiero di aver dedicato la vita a combattere contro quella che definisce “l'ortodossia materialista” vigente all'interno di questo dibattito. Un intero capitolo (il terzo) lo dedica ad una rassegna critica delle posizioni dei principali teorici del materialismo neuroscientifico: Changeux, Edelman, Crick, Penrose, Searle, Dennett. L' A. riconosce una sostanziale contraddittorietà al materialismo, che si nega nel momento in cui lo si pone, sostenendo l'ineliminabilità del punto di vista “dualistico”.

Ma il problema centrale che Eccles tenta di risolvere è quello di dare una risposta scientificamente accettabile all'obiezione più forte che si possa fare ad ogni forma di interazionismo: come può una sostanza non-fisica causare eventi fisici in un corpo materiale (il cervello), senza violare il principio di conservazione dell'energia?

Eccles sostiene una ontologia in cui il mondo degli eventi coscienti (psiconi) e quello dei rispettivi eventi neurofisici (dendroni) sono indipendenti e irriducibili, in particolare affermando che i primi sono apparsi solo con l'avvento della neocorteccia dei mammiferi ed hanno agito attivamente nel dare una direzione all'evoluzione del sistema nervoso. Il “come” avvenga l'interfacciamento fra i due mondi va cercato, secondo Eccles, nello studio ultra-microscopico degli eventi sinaptici, in particolare quelli scatenanti il rilascio dei neurotrasmettitori (esocitosi delle vescicole sinaptiche) che regolano l'attività elettrica dei neuroni.

Nel penultimo capitolo l' A., con l'aiuto del fisico F. Beck, grazie alla sua eccezionale conoscenza dei meccanismi neurofisiologici del cervello, sviluppa un modello quanto-meccanico di questo fondamentale evento biochimico, sostenendo che la mente spirituale modula le probabilità quantiche dell'esocitosi, senza per questo violare la conservazione dell'energia. Vengono anche offerte stime quantitative, in base al modello, consistenti con i dati sperimentali. L'ultimo capitolo è dedicato alle recenti acquisizioni sulle tecniche diimaging cerebrale durante l'esecuzione di diverse funzioni mentali, interpretate sempre dal punto di vista di una totale dominanza della mente spirituale e libera sul cervello.

La teoria di Eccles si espone a diverse critiche, fisiche e filosofiche.

Dal punto di vista fisico, è ovvio che il punto debole della teoria sta nell'assumere una interpretazione a-causale e soggettivistica del problema epistemologico fondamentale della fisica quantistica: la riduzione della funzione d'onda è effettuata dalla coscienza dell'osservatore (impostazione soggettivistica) oppure è possibile una riduzione “oggettiva” della funzione d'onda?

Dal punto di vista filosofico la debolezza della sua teoria è la stessa di ogni sistema dualistico in antropologia, che sottolinea a tal punto l'irriducibilità dello psichico al fisico, fino a renderli sostanze indipendenti, precludendosi la possibilità di capirne la loro reciproca relazione. Anche nell'ambito del rapporto mente-cervello appare quindi sempre più evidente come solo il recupero di una retta ontologia, come ad esempio quella aristotelico-tomista basata sul rapporto forma-materia, sia in grado di rendere conto senza “schizofrenie metafisiche” della simultanea dualità e unità dell'uomo.