C.O.D.A. - I segni del cuore

(USA, Francia, Canada 2021, col, 111') di Sian Heder con E. Jones, E. Derbez, T. Kotsur, F. Walsh-Peelo, D. Durant, M. Matlin, A. Forsyth, K. Chapman.

La pellicola racconta una storia delicata e attualissima basata sul rapporto tra generazioni. Ruby nasce in una famiglia di persone sorde ma, a differenza dei genitori e del fratello maggiore Leo, parla, ascolta e per di più ha uno spiccato talento musicale, coltivato per un po’ in segreto e poi scoperto durante le audizioni del coro scolastico. Ruby usa il linguaggio dei gesti in famiglia ma parla ad alta voce fuori casa, assolvendo un essenziale ruolo di mediazione tra i suoi cari – di fatto dipendenti da lei – e il mondo esterno, in cui la sordità viene vista con diffidenza e scherno. L’attività di pesca portata avanti dalla famiglia rende necessario un costante intervento di Ruby per superare le numerose difficoltà pratiche ma così facendo la ragazza si trova divisa tra due mondi: quello domestico, con il suo ‘lessico famigliare’ fatto di gesti quasi del tutto impenetrabili agli estranei, e il mondo di amori, gioie e frustrazioni della sua vita di adolescente. 

I numerosi dialoghi gestuali di cui è costellato il film mettono in scena un doppio movimento: da un lato Ruby riesce a far entrare nel suo mondo familiare (non senza qualche incidente) Miles, il ragazzo di cui è innamorata; dall’altro, attraverso la sua passione per la musica, la ragazza si avvia a lasciare il nido per andare incontro al suo futuro, affrontando gli inevitabili conflitti pur di coinvolgere in questo processo i familiari. La storia di Ruby, con la particolarità che le deriva dalla sordità dei genitori, riesce a rappresentare in maniera esemplare il passaggio che deve affrontare ogni adolescente, dalla scoperta del proprio desiderio profondo fino alla realizzazione della propria identità. Chi si appresta a diventare adulto deve infatti riuscire a trovare una sintesi tra la storia da cui proviene e il percorso verso cui si dirige, deve cioè guardare la vita ‘da entrambi i lati’ (from both sides now, come recita la canzone di Joni Mitchell che fa da chiave di volta della vicenda). Il gesto e la parola, ovvero la coesione vitale della famiglia e la sfida del mondo che la attende, si dispongono in un contrappunto serrato nella storia di Ruby, che nella scena più intensa del film arriva a formulare la propria soluzione del rebus, dimostrandosi capace allo stesso tempo di ereditare quanto proviene dalla sua esperienza familiare ma anche, finalmente, di spiccare il volo e realizzare il suo desiderio di cantare.

Come si comportano i genitori davanti all’evoluzione di Ruby? Come si pongono nei confronti di un mondo che, letteralmente, non intendono? Dopo alcune fisiologiche incomprensioni con la figlia, il padre e la madre di Ruby riescono a portare a compimento il loro ruolo di genitori, semplicemente rimanendo accanto alla ragazza anche quando questa vicinanza comporta lo sforzo di accogliere una irriducibile differenza rispetto al loro modello familiare. La scena più emblematica vede i genitori assistere al concerto d’autunno in cui la ragazza si esibisce prima con il coro diretto dal Signor V. (cruciale figura di insegnante-mentore) e poi in duetto con Miles. Azzerando l’audio, la regista ci fa percepire per un attimo lo spettacolo disorientante a cui assistono i genitori che, nonostante la loro difficoltà nel comprendere la passione musicale e il desiderio della figlia, le offrono il loro supporto.