Bellezza, dal Catechismo della Chiesa Cattolica

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Le creature hanno tutte una certa somiglianza con Dio, in modo particolarissimo l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Le molteplici perfezioni delle creature (la loro verità, bontà, bellezza) riflettono dunque la perfezione infinita di Dio. Di conseguenza, noi possiamo parlare di Dio a partire dalle perfezioni delle sue creature, « difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'autore » (Sap 13,5).

 

341 
La bellezza dell'universo. L'ordine e l'armonia del mondo creato risultano dalla diversità degli esseri e dalle relazioni esistenti tra loro. L'uomo li scopre progressivamente come leggi della natura. Essi sono oggetto dell'ammirazione degli scienziati. La bellezza della creazione riflette la bellezza infinita del Creatore. Deve ispirare il rispetto e la sottomissione dell'intelligenza e della volontà dell'uomo.

 

1157 
Il canto e la musica svolgono la loro funzione di segni in una maniera tanto più significativa « quanto più sono strettamente uniti all'azione liturgica », [3] secondo tre criteri principali: la bellezza espressiva della preghiera, l'unanime partecipazione dell'assemblea nei momenti previsti e il carattere solenne della celebrazione. In questo modo essi partecipano alla finalità delle parole e delle azioni liturgiche: la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli: [4] 

« Quante lacrime versate ascoltando gli accenti dei tuoi inni e cantici, che risuonavano dolcemente nella tua Chiesa! Una commozione violenta: quegli accenti fluivano nelle mie orecchie e distillavano nel mio cuore la verità, eccitandovi un caldo sentimento di pietà. Le lacrime che scorrevano mi facevano bene ». [5]

 

1162
« La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. È una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna apre il mio cuore a rendere gloria a Dio ». [6]  La contemplazione delle sante icone, unita alla meditazione della Parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell'armonia dei segni della celebrazione in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità di vita dei fedeli.

 

1701 
« Cristo [...], proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione ». [7] È in Cristo, « immagine del Dio invisibile » (Col 1,15), [8] che l'uomo è stato creato ad « immagine e somiglianza » del Creatore. È in Cristo, Redentore e Salvatore, che l'immagine divina, deformata nell'uomo dal primo peccato, è stata restaurata nella sua bellezza originale e nobilitata dalla grazia di Dio. [9]

 

2500 
La pratica del bene si accompagna ad un piacere spirituale gratuito e alla bellezza morale. Allo stesso modo, la verità è congiunta alla gioia e allo splendore della bellezza spirituale. La verità è bella per se stessa. All'uomo, dotato d'intelligenza, è necessaria la verità della parola, espressione razionale della conoscenza della realtà creata ed increata; ma la verità può anche trovare altre forme di espressione umana, complementari, soprattutto quando si tratta di evocare ciò che essa comporta di indicibile, le profondità del cuore umano, le elevazioni dell'anima, il mistero di Dio. Ancora prima di rivelarsi all'uomo mediante parole di verità, Dio si rivela a lui per mezzo del linguaggio universale della creazione, opera della sua Parola, della sua Sapienza: dall'ordine e dall'armonia del cosmo, che sia il bambino sia lo scienziato sanno scoprire, « dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'autore » (Sap 13,5), « perché li ha creati lo stesso autore della bellezza » (Sap 13,3).

« La Sapienza è un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa si infiltra. È un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà » (Sap 7,25-26). « Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri; paragonata alla luce, risulta superiore; a questa, infatti, succede la notte, ma contro la Sapienza la malvagità non può prevalere » (Sap 7,29-30). « Mi sono innamorato della sua bellezza » (Sap 8,2).

 

2501
« Creato ad immagine di Dio », [10] l'uomo esprime la verità del suo rapporto con Dio Creatore anche mediante la bellezza delle proprie opere artistiche. L'arte, invero, è una forma di espressione propriamente umana. Al di là dell'inclinazione a soddisfare le necessità vitali, comune a tutte le creature viventi, essa è una sovrabbondanza gratuita della ricchezza interiore dell'essere umano. Frutto di un talento donato dal Creatore e dello sforzo dell'uomo, l'arte è una forma di sapienza pratica che unisce intelligenza e abilità [11] per esprimere la verità di una realtà nel linguaggio accessibile alla vista o all'udito. L'arte comporta inoltre una certa somiglianza con l'attività di Dio nel creato, nella misura in cui trae ispirazione dalla verità e dall'amore per gli esseri. Come ogni altra attività umana, l'arte non ha in sé il proprio fine assoluto, ma è ordinata al fine ultimo dell'uomo e da esso nobilitata. [12]

 

2502
L'arte sacra è vera e bella quando, nella sua forma, corrisponde alla vocazione che le è propria: evocare e glorificare, nella fede e nella adorazione, il mistero trascendente di Dio, bellezza eccelsa di verità e di amore, apparsa in Cristo « irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza » (Eb 1,3), nel quale « abita corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9), bellezza spirituale riflessa nella santissima Vergine Maria, negli angeli e nei santi. L'autentica arte sacra conduce l'uomo all'adorazione, alla preghiera e all'amore di Dio Creatore e Salvatore, Santo e Santificatore.

 


[1] Cf At 14,15-17; 17,27-28; Sap 13,1-9.
[2] Sant'Agostino, Sermo 241, 2: PL 38, 1134.
[3] Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112: AAS 56 (1964) 128.
[4] Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112: AAS 56 (1964) 128.
[5] Sant'Agostino, Confessiones, 9, 6, 14: CCL 27, 141 (PL 32, 769-770).
[6] San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio 1, 47: PTS 17, 151 (PG 94, 1268).
[7] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 22: AAS 58 (1966) 1042.
[8] Cf 2 Cor 4,4.
[9] Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 22: AAS 58 (1966) 1042.
[10] Cf Gn 1,26.
[11] Cf Sap 7,17.
[12] Cf Pio XII, Messaggio radiofonico (24 dicembre 1955): AAS 48 (1956) 26-41; Id., Messaggio radiofonico ai membri della società dei giovani operai cristiani (J.O.C.) (3 settembre 1950): AAS 42 (1950) 639-642.