LA CHIESA E INTERNET
I. Introduzione
1. L'interesse della Chiesa per Internet è un aspetto particolare dell'attenzione che essa riserva da sempre ai mezzi di comunicazione sociale. Considerandoli il risultato del processo storico scientifico per mezzo del quale l'umanità avanza «sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato», [1] la Chiesa si è spesso dichiarata convinta del fatto che i mezzi di comunicazione sociale sono, come ha affermato il Concilio Vaticano II, «meravigliose invenzioni tecniche» [2] che pur facendo già molto per soddisfare le necessità umane, possono fare ancora di più. Quindi l'approccio della Chiesa ai mezzi di comunicazione sociale è stato essenzialmente positivo. [3] Anche quando ne condannano i gravi abusi, i documenti del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali si sono preoccupati di chiarire che «un atteggiamento meramente restrittivo o censorio da parte della Chiesa... non è né sufficiente né appropriato».[4]
Citando la Lettera Enciclica Miranda prorsus di Papa Pio XII del 1957, l'Istruzione Pastorale sui Mezzi di Comunicazione Sociale Communio et progressio, pubblicata nel 1971, ha sottolineato questo aspetto: «La Chiesa riconosce in questi strumenti dei “doni di Dio” destinati, secondo il disegno della Provvidenza, a unire gli uomini in vincoli fraterni, per renderli collaboratori dei Suoi disegni di salvezza». [5] Rimaniamo di questa opinione anche a proposito di Internet.
2. Secondo la Chiesa la storia delle comunicazioni umane somiglia a un lungo viaggio che conduce l'umanità «dall'orgoglioso progetto di Babele, con la sua carica di confusione e di mutua incomprensione (cfr Gn 11, 1-9), fino alla Pentecoste e al dono delle lingue: la restaurazione della comunicazione si incentra su Gesù per l'azione dello Spirito Santo». [6] Nella vita, nella morte e nella risurrezione di Cristo, la comunicazione fra gli uomini ha trovato il suo più alto ideale e supremo modello in Dio, il quale è diventato uomo e fratello. [7]
I moderni mezzi di comunicazione sociale sono fattori culturali che svolgono un ruolo in questa storia. Come osserva il Concilio Vaticano II, «benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio». [8] Considerando da questo punto di vista i mezzi di comunicazione sociale, scopriamo che essi «contribuiscono efficacemente a sollevare e ad arricchire gli animi, nonché ad estendere e consolidare il Regno di Dio». [9]
Oggi ciò vale in modo particolare per Internet, che contribuisce ad apportare cambiamenti rivoluzionari nel commercio, nell'educazione, nella politica, nel giornalismo, nel rapporto fra nazione e nazione e cultura e cultura, cambiamenti riguardanti non solo il modo in cui le persone comunicano, ma anche quello in cui interpretano la propria vita. In un documento allegato, “Etica in Internet”, affrontiamo la dimensione etica di tali questioni. [10]
In questa sede consideriamo le implicazioni che Internet ha per la religione e in particolare per la Chiesa Cattolica.
3. La Chiesa ha un duplice scopo a proposito dei mezzi di comunicazione sociale. Uno è quello di incoraggiare la loro giusta evoluzione e il loro giusto utilizzo per il bene dello sviluppo umano, della giustizia e della pace, per l'elevazione della società a livello locale, nazionale e comunitario, alla luce del bene comune e in spirito di solidarietà. In considerazione della grande importanza delle comunicazioni sociali, la Chiesa cerca un «dialogo onesto e rispettoso con i responsabili dei media», un dialogo che si rivolga in primo luogo all'elaborazione della politica che li riguarda. [11] «Questo dialogo implica che la Chiesa faccia uno sforzo per comprendere i media — i loro obiettivi, i loro metodi, le loro regole di lavoro, le loro strutture interne e le loro modalità — e che sostenga e incoraggi coloro che vi lavorano. Basandosi su questa comprensione e su questo sostegno diventa possibile fare delle proposte significative per poter allontanare gli ostacoli che si oppongono al progresso umano e alla proclamazione del Vangelo». [12]
Tuttavia la Chiesa si preoccupa anche della propria comunicazione e di quella al suo interno. Questa comunicazione è qualcosa di più che un esercizio tecnico perché comincia nella comunione di amore fra le Persone divine e nella Loro comunicazione con noi nonché nella comprensione del fatto che la comunicazione trinitaria «si estende all'umanità: il Figlio è il Verbo, eternamente «pronunciato» dal Padre e, in Gesù Cristo e attraverso di Lui, Figlio e Verbo incarnato, Dio comunica se stesso e la sua salvezza alle donne e agli uomini». [13]
Dio continua a comunicare con l'umanità attraverso la Chiesa, portatrice e custode della Sua Rivelazione, al cui Magistero soltanto Egli ha affidato il compito di interpretare in maniera autentica la Sua parola. [14] Inoltre, la Chiesa stessa è communio, una comunione di persone e di comunità eucaristiche che derivano dalla comunione trinitaria e la riflettono. [15] Quindi, la comunicazione è essenziale per la Chiesa.
Questa motivazione, più di ogni altra, spiega perché «la pratica ecclesiale della comunicazione dovrebbe essere esemplare, rispecchiando i più alti modelli di veridicità, affidabilità, sensibilità ai diritti umani e altri principi e norme rilevanti». [16]
4. Trent'anni fa la Communio et progressio evidenziò che «le recenti invenzioni offrono all'uomo nuove modalità di incontro con la verità evangelica». [17] Papa Paolo VI disse: «la Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore», se non adoperasse questi mezzi per l'evangelizzazione. [18] Papa Giovanni Paolo II ha definito i mezzi di comunicazione sociale «il primo Aeropago del tempo moderno» e ha dichiarato «non basta, quindi, usarli per diffondere il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa «nuova cultura» creata dalla comunicazione moderna». [19] Fare questo è importantissimo oggi, poiché i mezzi di comunicazione sociale non solo influenzano fortemente ciò che le persone pensano della vita, ma anche, e in larga misura, «l'esperienza umana in quanto tale è diventata una esperienza mediatica». [20]
Tutto ciò vale anche per Internet. Sebbene il mondo delle comunicazioni sociali «possa a volte sembrare in contrasto con il messaggio cristiano, offre anche opportunità uniche per proclamare la verità salvifica di Cristo a tutta la famiglia umana. Consideriamo... la capacità positiva di Internet di trasmettere informazioni e insegnamenti di carattere religioso oltre le barriere e le frontiere. Quanti hanno predicato il Vangelo prima di noi non avrebbero mai potuto immaginare un pubblico così vasto... i cattolici non dovrebbero aver paura di lasciare aperte le porte delle comunicazioni sociali a Cristo affinché la Sua Buona Novella possa essere udita dai tetti del mondo!». [21]
II. Opportunità e sfide
5. «La comunicazione che avviene nella Chiesa e attraverso la Chiesa consiste essenzialmente nell'annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo. E la proclamazione del Vangelo come parola profetica e liberatrice rivolta agli uomini e alle donne del nostro tempo è la testimonianza resa, di fronte ad una secolarizzazione radicale, alla verità divina ed al destino trascendente della persona umana; è, di fronte ai conflitti ed alle divisioni, la scelta della giustizia, in solidarietà con tutti i credenti al servizio della comunione fra i popoli, le nazioni e le culture». [22]
Poiché annunciare la Buona Novella a persone immerse nella cultura dei mezzi di comunicazione sociale richiede l'attenta considerazione delle peculiarità dei mezzi di comunicazione stessi, ora la Chiesa ha bisogno di comprendere Internet. Ciò è necessario al fine di comunicare efficacemente con le persone, in particolare quelle giovani, immerse nell'esperienza di questa nuova tecnologia, ma anche per utilizzarlo al meglio.
I mezzi di comunicazione sociale offrono importanti benefici e vantaggi dal punto di vista religioso: «offrono notizie e informazioni su eventi, idee e personaggi relativi alla religione. Sono veicoli di evangelizzazione e di catechesi. Offrono ispirazione, incoraggiamento e opportunità di culto a persone costrette nelle loro case o in Istituti». [23] Oltre a questi benefici, ve ne sono alcuni più o meno specifici di Internet. Questo sistema permette accesso immediato e diretto a importanti fonti religiose e spirituali, a grandi biblioteche, a musei e luoghi di culto, a documenti magisteriali, a scritti dei Padri e Dottori della Chiesa e alla saggezza religiosa di secoli. Ha la preziosa capacità di superare le distanze e l'isolamento, mettendo le persone in contatto con i loro simili di buona volontà, che fanno parte delle comunità virtuali di fede per incoraggiarsi e aiutarsi reciprocamente. La Chiesa può prestare un importante servizio ai cattolici e ai non cattolici selezionando e trasmettendo dati utili su Internet.
Internet è importante per molte attività e numerosi programmi ecclesiali quali l'evangelizzazione, la ri-evangelizzazione, la nuova evangelizzazione e la tradizionale opera missionaria ad gentes, la catechesi e altri tipi di educazione, notizie e informazioni, l'apologetica, governo, amministrazione e alcune forme di direzione spirituale e pastorale.
Sebbene la realtà virtuale del ciberspazio non possa sostituire una comunità interpersonale autentica o la realtà dei Sacramenti e della Liturgia o l'annuncio diretto e immediato del Vangelo, può completarli, spingere le persone a vivere più pienamente la fede e arricchire la vita religiosa dei fruitori. Essa è per la Chiesa anche uno strumento per comunicare con gruppi particolari come giovani e giovani adulti, anziani e persone costrette a casa, persone che vivono in aree remote, membri di altri organismi religiosi, che altrimenti non sarebbe possibile raggiungere.
Un numero crescente di Parrocchie, Diocesi, Congregazioni religiose e Istituzioni legate alla Chiesa, programmi e organizzazioni di tutti tipi utilizzano Internet per questi e altri scopi. In alcuni luoghi, a livello sia nazionale sia continentale, sono in corso progetti creativi promossi dalla Chiesa. La Santa Sede è attiva in quest'area da diversi anni e continua a espandere e a sviluppare la sua presenza su Internet. Incoraggiamo i gruppi legati alla Chiesa che non hanno ancora compiuto il passo per entrare nel ciberspazio a prendere in considerazione la possibilità di farlo al più presto. Raccomandiamo con forza lo scambio di idee e informazioni su Internet fra coloro che hanno esperienza in questo campo e coloro che invece sono principianti.
6. La Chiesa deve anche comprendere e utilizzare Internet come strumento di comunicazione interna. Per questo bisogna tener presente la sua natura speciale di mezzo diretto, immediato, interattivo e partecipativo.
L'interattività bidirezionale di Internet sta già facendo svanire la vecchia distinzione fra chi comunica e chi riceve la comunicazione, [24] e sta creando una situazione nella quale, almeno potenzialmente, tutti possono fare entrambe le cose. Non si tratta dunque più della comunicazione del passato che fluiva in una sola direzione e dall'alto verso il basso. Poiché sempre più persone prendono confidenza con questo aspetto peculiare di Internet in altri settori della loro vita, ci si può aspettare che ricorrano a Internet anche a proposito della religione e della Chiesa.
È nuova la tecnologia, ma non l'idea. Il Concilio Vaticano II ha affermato che i membri della Chiesa dovrebbero manifestare ai loro Pastori «le loro necessità e i loro desideri, con quella libertà e fiducia che si addice ai figli di Dio e ai fratelli in Cristo»; infatti, nella misura della scienza, della competenza e del prestigio di cui godono «essi hanno il diritto, anzi anche il dovere, di far conoscere il loro parere su ciò che riguarda il bene della Chiesa». [25] La Communio et progressio ha osservato che la Chiesa, in quanto «Corpo vivo», «è un corpo vivo che ha bisogno dell'opinione pubblica che è alimentata dal colloquio fra le diverse membra». [26] Sebbene le verità di fede «non possano in nessun caso essere lasciate alla arbitraria interpretazione dei singoli», la Costituzione Pastorale ha osservato che «vastissima è la zona di ricerca, nella quale può attuarsi questo dialogo interno». [27]
Idee simili sono contenute nel Codice di Diritto Canonico [28] e in documenti più recenti del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. [29] Aetatis novae definisce la comunicazione bidirezionale e l'opinione pubblica «il mezzo per realizzare concretamente il carattere di «comunione» della Chiesa». [30]
In Etica nelle Comunicazioni Sociali si afferma: «Un flusso bidirezionale di informazione e opinioni fra Pastori e fedeli, la libertà di espressione sensibile al benessere della comunità e al ruolo del Magistero nel promuoverlo, e un'opinione pubblica responsabile sono tutte espressioni importanti del «diritto fondamentale al dialogo e all'informazione in seno alla Chiesa». [31] Internet è un efficace strumento tecnologico per comprendere questo concetto.
Abbiamo dunque uno strumento che può essere usato in maniera creativa per vari aspetti dell'amministrazione e del governo. Oltre all'apertura di canali di espressione dell'opinione pubblica, pensiamo all'opportunità di consultare esperti, preparare incontri e collaborare con le Chiese particolari e con le Istituzioni religiose a livello locale, nazionale e internazionale.
7. Quella dell'educazione e della formazione è un'altra area opportuna e necessaria. «Oggi tutti hanno bisogno di alcune forme di costante educazione ai media, sia per studio personale sia per poter partecipare a un programma organizzato o per entrambe le cose. Più che insegnare tecniche, l'educazione dei mezzi di comunicazione sociale, contribuisce a suscitare nelle persone il buon gusto e il veritiero giudizio morale. Si tratta di un aspetto di formazione della coscienza. Attraverso le sue scuole e i suoi programmi di formazione, la Chiesa dovrebbe offrire un'educazione in materia di media di questo tipo». [32]
L'educazione e la formazione relative a Internet dovrebbero essere parte di programmi completi di educazione ai mezzi di comunicazione sociale, rivolti ai membri della Chiesa. Per quanto possibile, la programmazione pastorale delle comunicazioni sociali dovrebbe provvedere a questa formazione nell'istruzione dei seminaristi, dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici così come degli insegnanti, dei genitori e degli studenti. [33]
Ai giovani in particolare bisogna insegnare «non solo a essere buoni cristiani quando sono lettori, ascoltatori o spettatori, ma anche a utilizzare attivamente tutte le possibilità che offrono gli strumenti di comunicazione... Così i giovani diventeranno a pieno titolo cittadini dell'era delle comunicazioni sociali, che sembra aver preso inizio nel nostro tempo», [34] nel quale i mezzi di comunicazione sociale sono considerati «piuttosto come parte di una cultura tuttora in evoluzione le cui piene implicazioni ancora non si avvertono con precisione». [35]
Trasmettere nozioni relative a Internet e alla nuova tecnologia significa molto più che applicare tecniche di insegnamento. I giovani devono imparare come vivere bene nel mondo del ciberspazio, saper giudicare quanto vi trovano secondo sani criteri morali e utilizzare la nuova tecnologia per il proprio sviluppo integrale e per il bene degli altri.
8. Internet pone alla Chiesa anche alcuni problemi particolari, oltre a quelli di natura generale affrontati nel documento allegato, Etica in Internet. [36]
Pur enfatizzando gli aspetti positivi di Internet, è importante essere chiari su quelli negativi.
A livello profondo «il mondo dei mezzi di comunicazione sociale può a volte sembrare indifferente e perfino ostile alla fede e alla morale cristiana. Questo è dovuto in parte al fatto che la cultura dei mezzi di comunicazione sociale è così profondamente imbevuta di un senso tipicamente post-moderno che la sola verità assoluta è che non esistono verità assolute o che, se esistessero, sarebbero inaccessibili alla ragione umana e quindi irrilevanti». [37]
Fra i problemi specifici che Internet crea c'è la presenza di siti denigratori, volti a diffamare e ad attaccare i gruppi religiosi ed etnici. La Chiesa cattolica è il bersaglio di alcuni di essi. Come la pornografia e la violenza nei mezzi di comunicazione sociale, questi siti Internet sono «la dimensione più buia della natura ferita dal peccato» [38] e anche se il rispetto per la libertà d'espressione può richiedere, fino a un certo punto, la tolleranza perfino di voci ostili, l'auto-censura, e, se necessario, l'intervento della pubblica autorità, dovrebbe stabilire e applicare limiti ragionevoli a ciò che si può dire.
La proliferazione di siti web che si definiscono cattolici crea un problema di tipo diverso. Come abbiamo detto, i gruppi legati alla Chiesa dovrebbero essere presenti in modo creativo su Internet. Parimenti, hanno diritto di esservi presenti anche individui e gruppi non ufficiali, ben motivati e ben informati, che agiscono di propria iniziativa. Tuttavia è motivo di confusione, come minimo, non distinguere dalle posizioni autentiche della Chiesa interpretazioni dottrinali eccentriche, pratiche devozionali stravaganti e proclami ideologici che recano l'etichetta «cattolico».
Suggeriamo un approccio a questo problema.
9. Anche altre questioni richiedono una riflessione. A questo proposito, esortiamo a ricerche e studi costanti, che includano «un'antropologia e una vera teologia della comunicazione» [39] esplicitamente riferite a Internet. Oltre allo studio e alla ricerca, è necessario promuovere una positiva programmazione pastorale per l'uso di Internet. [40]
Si è insinuato, per esempio, che la vasta gamma di scelta di prodotti e servizi su Internet abbia un effetto propulsore anche a proposito della religione e promuova un approccio di tipo consumistico agli argomenti di fede. I dati fanno pensare che alcuni visitatori di siti web religiosi si trovino in una sorta di supermercato, individuino e scelgano gli elementi di confezioni religiose che meglio si adattano ai loro gusti. La «tendenza da parte di alcuni cattolici a essere elettivi nella loro adesione» alla dottrina della Chiesa è un problema noto anche in altri contesti. [41] Sono necessarie maggiori informazioni sull'entità di questo problema su Internet.
Parimenti, come abbiamo detto sopra, la realtà virtuale del ciberspazio ha alcune preoccupanti implicazioni per la religione come anche per altri settori della vita. La realtà virtuale non può sostituire la reale presenza di Cristo nell'Eucaristia, la realtà sacramentale degli altri Sacramenti e il culto partecipato in seno a una comunità umana in carne e ossa. Su Internet non ci sono Sacramenti. Anche le esperienze religiose che vi sono possibili per grazia di Dio, sono insufficienti se separate dall'interazione del mondo reale con altri fedeli. Questo è un altro aspetto di Internet che richiede studio e riflessione. Al contempo, la programmazione pastorale dovrebbe riflettere su come condurre le persone dal ciberspazio alla comunità autentica e su come, mediante l'insegnamento e la catechesi, Internet possa essere utilizzato successivamente per sostenerle e arricchirle nel loro impegno cristiano.
III. Raccomandazioni e conclusione
10. Le persone religiose, come persone facenti parte dell'ampia utenza di Internet, con propri interessi, speciali e legittimi, desiderano far parte del processo che orienta gli sviluppi futuri di questo nuovo strumento.
Senza dubbio, a volte, saranno obbligate a modificare il proprio modo di pensare e di agire.
È importante anche che le persone, a tutti i livelli ecclesiali, utilizzino Internet in modo creativo per adempiere alle proprie responsabilità e per svolgere la propria azione di Chiesa. Tirarsi indietro timidamente per paura della tecnologia o per qualche altro motivo non è accettabile, soprattutto in considerazione delle numerose possibilità positive che Internet offre. «Metodi per agevolare la comunicazione e il dialogo fra i suoi stessi membri possono rafforzare i legami di unità tra di loro. L'immediato accesso all'informazione rende possibile alla Chiesa di approfondire il dialogo col mondo contemporaneo... la Chiesa può più rapidamente informare il mondo del suo «credo» e spiegare le ragioni della sua posizione su ogni problema o evento. Può ascoltare più chiaramente la voce dell'opinione pubblica, ed entrare in un continuo dibattito con il mondo circostante, impegnandosi così più tempestivamente nella ricerca comune di soluzioni ai molti, pressanti problemi dell'umanità». [42]
11. Pertanto, nel concludere queste riflessioni, rivolgiamo parole di incoraggiamento a diversi gruppi: ai responsabili ecclesiali, agli agenti pastorali, agli educatori, ai genitori e in particolare ai giovani.
Ai responsabili ecclesiali. Chi svolge funzioni direttive in tutti i settori della Chiesa deve comprendere i mezzi di comunicazione sociale, applicare questa comprensione all'elaborazione dei piani pastorali sulle comunicazioni sociali, [43] con politiche e programmi concreti in questo settore, e fare un uso appropriato dei mezzi di comunicazione sociale. Dove necessario, i responsabili ecclesiali stessi dovrebbero ricevere una formazione mass-mediale. Infatti «la Chiesa riceverebbe un servizio migliore se quanti detengono cariche e svolgono funzioni a suo nome venissero formati nella comunicazione». [44]
Ciò vale per Internet come per i vecchi mezzi di comunicazione sociale. I responsabili ecclesiali sono obbligati ad utilizzare «le potenzialità «dell'era del computer» al servizio della vocazione umana e trascendete dell'uomo, così da glorificare il Padre dal quale hanno origine tutte le cose buone». [45] Dovrebbero impiegare questa notevole tecnologia per molti aspetti diversi della missione ecclesiale, esplorando anche opportunità di cooperazione ecumenica e interreligiosa.
Un aspetto particolare di Internet, come abbiamo osservato, riguarda la proliferazione, che a volte crea confusione, di siti web non ufficiali che si definiscono «cattolici». A questo proposito potrebbe essere utile una certificazione volontaria a livello locale e nazionale con la supervisione di rappresentanti del Magistero a proposito di materiale di natura specificatamente dottrinale o catechetica. Non si tratta di imporre la censura, ma di offrire agli utenti di Internet una guida affidabile su quanto è in accordo con la posizione autentica della Chiesa.
Agli agenti pastorali. Sacerdoti, diaconi, religiosi e operatori laici di pastorale dovrebbero studiare i mezzi di comunicazione sociale per comprenderne meglio l'impatto sugli individui e sulla società e aiutarli ad acquisire metodi di comunicazione adatti alla sensibilità e agli interessi delle persone.
Oggi ciò implica ovviamente lo studio di Internet al fine di utilizzarlo anche nello svolgimento del proprio lavoro. I siti web possono anche essere utilizzati per offrire aggiornamenti teologici e suggerimenti pastorali.
Per quanto riguarda il personale ecclesiale coinvolto direttamente nei mezzi di comunicazione sociale, è superfluo affermare che deve possedere una formazione professionale. Ma deve anche aver acquisito una formazione dottrinale e spirituale perché «per testimoniare Cristo è necessario incontrarlo personalmente, e coltivare questa relazione con Lui attraverso la preghiera, l'Eucaristia e il Sacramento della Riconciliazione, la lettura e la meditazione della Parola di Dio, lo studio della Dottrina cristiana, il servizio agli altri». [46]
Agli educatori e ai catechisti. L'Istruzione Pastorale Communio et progressio ha affrontato il «dovere urgente» delle scuole cattoliche di formare comunicatori e recettori delle comunicazioni sociali sulla base dei principi cristiani pertinenti. [47] Questo messaggio è stato ripetuto molte volte. Nell'era di Internet, con la sua enorme diffusione e il suo forte impatto, questa necessità è più urgente che mai.
Le università, i collegi, le scuole e i programmi educativi cattolici a tutti i livelli dovrebbero offrire corsi a vari gruppi, «seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose o animatori laici... insegnanti, genitori, studenti», [48] così come una formazione più avanzata in tecnologia, gestione, etica e politica delle comunicazioni a coloro che si preparano a operare nell'ambito dei mezzi di comunicazione sociale o a svolgere ruoli decisionali, inclusi quanti operano nel campo delle comunicazioni sociali della Chiesa. Inoltre affidiamo agli studiosi e ai ricercatori che si occupano di discipline pertinenti nelle istituzioni cattoliche di istruzione superiore le questioni e i problemi menzionati sopra.
Ai genitori. Per il bene dei loro figli e proprio, i genitori devono «imparare a essere spettatori, ascoltatori e lettori consapevoli, agendo da modello di uso prudente dei media in casa». [49] Per quanto riguarda Internet, i bambini e i giovani hanno spesso più familiarità con questo mezzo che i propri genitori. Ciononostante, i genitori hanno l'obbligo di guidare e sorvegliare i loro figli mentre lo utilizzano. [50] Se questo significa dover imparare di più su Internet di quanto non abbiano fatto finora, tanto meglio.
I genitori dovrebbero accertarsi del fatto che i computer dei loro figli siano provvisti di filtri, quando ciò è possibile tecnicamente ed economicamente, in modo da proteggerli il più possibile dalla pornografia, dai maniaci sessuali e da altri pericoli. L'utilizzo incontrollato non dovrebbe essere consentito. Genitori e figli dovrebbero discutere insieme di cosa hanno visto e vissuto nel ciberspazio. Sarà anche utile scambiare opinioni con altre famiglie che condividono gli stessi valori e gli stessi interessi. Il dovere fondamentale dei genitori consiste nell'aiutare i figli a divenire utenti di Internet responsabili e capaci di discernimento.
Ai bambini e ai giovani. Internet è una porta aperta su un mondo affascinante ed eccitante con una grande influenza formativa, ma non tutto ciò che esiste al di là di questa porta è sano, sicuro e vero. «Secondo l'età e le circostanze i bambini e i giovani dovrebbero essere avviati alla formazione circa i mezzi di comunicazione sociale, resistendo alla tentazione semplificatoria della passività acritica, a pressioni esercitate dai loro compagni e allo sfruttamento commerciale». [51] I giovani hanno il dovere di utilizzare bene Internet per riguardo a se stessi, ai propri genitori, parenti, amici, Pastori, insegnanti, e infine per obbedire a Dio.
Internet offre a persone giovanissime la possibilità immensa di fare il bene e il male, a se stessi e agli altri. Può arricchire la loro vita in un modo che le generazioni precedenti non avrebbero mai potuto immaginare, e dare loro la facoltà di arricchire quella degli altri. Può anche spingerli al consumismo, suscitare fantasie incentrate sulla pornografia e sulla violenza e relegarli in un isolamento patologico. I giovani, come si dice spesso, sono il futuro della società e della Chiesa. Un buon uso di Internet può contribuire a prepararli ad adempiere alle proprie responsabilità in entrambi gli ambiti. Tuttavia ciò non accadrà automaticamente. Internet non è soltanto uno strumento di svago e di gratificazione consumistica. È uno strumento per svolgere un'attività utile e i giovani devono imparare a considerarlo e usarlo come tale. Nel ciberspazio, come in ogni altro luogo del resto, i giovani possono essere chiamati ad andare controcorrente, a esercitare controcultura, perfino a subire persecuzione per il vero e il buono.
12. A tutte le persone di buona volontà. Infine, spendiamo una parola su alcune virtù che devono essere coltivate da chiunque desideri fare un buon uso di Internet. Il loro esercizio dovrebbe basarsi su una valutazione realistica dei contenuti di Internet.
È necessaria molta prudenza per individuare con chiarezza le implicazioni, il potenziale di bene e di male di questo muovo mezzo e per affrontare in maniera creativa le sfide che pone e le opportunità che offre.
È necessaria giustizia, in particolare per eliminare il «digital divide», il divario di informazione fra i ricchi e i poveri nel mondo di oggi. [52] Ciò richiede un impegno, in favore del bene comune internazionale e la «globalizzazione della solidarietà». [53]
Sono necessari forza e coraggio. Ciò significa difendere la fede contro il relativismo religioso e morale, l'altruismo e la generosità contro il consumismo individualistico e la decenza contro la sensualità e il peccato.
È necessaria la temperanza, un approccio auto-disciplinato a questo importante strumento tecnologico che è Internet, per utilizzarlo saggiamente e soltanto per fare il bene.
Riflettendo su Internet, così come su altri mezzi di comunicazione sociale, ricordiamo che Cristo è il «perfetto Comunicatore», [54] la norma e il modello dell'approccio della Chiesa alle comunicazioni e il contenuto che la Chiesa è obbligata a comunicare. «Che i cattolici impegnati nel mondo delle comunicazioni sociali predichino la verità di Gesù ancor più gioiosamente e coraggiosamente dai tetti cosicché tutti gli uomini e tutte le donne possano conoscere l'amore che è il centro della comunicazione che Dio fa di se stesso in Gesù Cristo, lo stesso, ieri, oggi e sempre». [55]
Città del Vaticano, 22 febbraio 2002, Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo.
John P. Foley
Presidente
Pierfranco Pastore
Segretario
[1] Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Laborem Exercens, n. 25; cfr Concilio Vaticano II, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes, n. 34.
[2] Concilio Vaticano II, Decreto sui mezzi di Comunicazione sociale Inter mirifica, n. 1.
[3] Per esempio, Inter mirifica; i messaggi di Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II in occasione delle Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali; Pontificia Commissione delle Comunicazioni Sociali, Istruzione Pastorale Communio et progressio; Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Pornografia e Violenza nei Mezzi di Comunicazione sociale: una Risposta Pastorale; Istruzione Pastorale Aetatis novae; Etica nella Pubblicità; Etica nelle Comunicazioni sociali.
[4] Pornografia e Violenza nei Mezzi di Comunicazione sociale, n. 30.
[5] Communio et progressio, n. 2.
[6] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXXIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni, 2 gennaio 2000.
[7] Communio et progressio, n. 10.
[8] Concilio Vaticano II, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, n. 39.
[9] Inter mirifica, n. 2.
[10] Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Etica in Internet.
[11] Aetatis novae, n. 8.
[12] Ibidem.
[13] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 3.
[14] Cfr Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, n. 10.
[15] Aetatis novae, n. 10.
[16] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 26.
[17] Communio et progressio, n. 128.
[18] Esortazione Apostolica, Evangelii nuntiandi, n. 45.
[19] Lettera Enciclica Redemptoris missio, n. 37.
[20] Aetatis novae, n. 2.
[21] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXXV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, n. 3, 27 maggio 2001.
[22] Aetatis novae, n. 9.
[23] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 11.
[24] Cfr Communio et progressio, n. 15.
[25] Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, n. 37.
[26] Communio et progressio, n. 116.
[27] Ibid., n. 117.
[28] Cfr Canone 212.2 e 212.3.
[29] Cfr Aetatis novae, n. 10; Etica nelle Comunicazioni sociali, n. 26.
[30] Aetatis novae, n. 10.
[31] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 26.
[32] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 25.
[33] Aetatis novae, n. 28.
[34] Communio et progressio, n. 107.
[35] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 1990.
[36] Cfr Etica in Internet.
[37] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXXV Giornata Mondiale delle Comunicazioni, n. 3, 2001.
[38] Pornografia e Violenza nei Mezzi di Comunicazione, n. 7.
[39] Aetatis novae, n. 8.
[40] Cfr Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, n. 39.
[41] Cfr Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi degli Stati Uniti, n. 5, Los Angeles, 16 settembre 1987.
[42] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 1990.
[43] Cfr Aetatis novae, nn. 23-33.
[44] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 26.
[45] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
[46] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXXIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2000.
[47] Communio et progressio, n. 107.
[48] Aetatis novae, n. 28.
[49] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 25.
[50] Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica post-sinodale Familiaris consortio, n. 76.
[51] Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 25.
[52] Cfr Etica in Internet, nn. 10 e 17.
[53] Giovanni Paolo II, Discorso al Segretario Generale delle Nazioni Unite e al Comitato Amministrativo di Coordinamento dell'O.N.U, n. 3, 7 aprile 2000.
[54] Communio et progressio, n. 11.
[55] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della XXXV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, n. 4.
ETICA IN INTERNET [documento allegato a La Chiesa e Intenet]
I. Introduzione
«Lo sconvolgimento che si verifica oggi nella comunicazione presuppone, più che una semplice rivoluzione tecnologica, il rimaneggiamento completo di ciò attraverso cui l'umanità apprende il mondo che la circonda, e ne verifica ed esprime la percezione. La disponibilità costante di immagini e di idee, così come la loro rapida trasmissione, anche da un continente all'altro, hanno delle conseguenze, positive e negative insieme, sullo sviluppo psicologico, morale e sociale delle persone, sulla struttura e sul funzionamento delle società, sugli scambi fra una cultura e l'altra, sulla percezione e la trasmissione dei valori, sulle idee del mondo, sulle ideologie e le convinzioni religiose». [1]
Negli ultimi dieci anni, la verità di queste parole è apparsa sempre più chiara. Non c'è bisogno di grandi sforzi di immaginazione per considerare la terra come un globo ronzante di trasmissioni elettroniche, un pianeta blaterante, annidato nel silenzio dello spazio. In conseguenza di ciò, le persone sono più felici e migliori? Questa è la questione etica che si pone.
Per molti versi lo sono. I nuovi mezzi di comunicazione sociale sono strumenti potenti di educazione e di arricchimento culturale, di commercio e partecipazione politica, di dialogo e comprensione interculturali, e, come abbiamo sottolineato nel documento allegato al presente, [2] servono anche la causa della religione. Tuttavia vi è un'altra faccia della medaglia: i mezzi di comunicazione sociale, che possono essere utilizzati per il bene delle persone e delle comunità possono anche essere utilizzati per sfruttare, manipolare, dominare e corrompere.
2. Fra i mezzi di comunicazione, quali il telegrafo, il telefono, la radio, la televisione, che durante lo scorso secolo e mezzo hanno progressivamente eliminato il tempo e lo spazio come ostacoli alla comunicazione fra un gran numero di persone, Internet è il più recente e per molti aspetti il più potente. Il suo impatto sugli individui, sulle nazioni, e sulla comunità delle nazioni è già enorme ed aumenta di giorno in giorno.
In questo documento desideriamo esporre il punto di vista cattolico di Internet quale punto di partenza per la partecipazione della Chiesa nel dialogo con altri settori della società, specialmente con altri gruppi religiosi, riguardo all'evoluzione e all'utilizzo di questo meraviglioso strumento tecnologico. Internet sta facendo del bene e promette di farne ancora di più. Tuttavia è anche certo che può fare del male. Il bene o il male che ne deriverà dipenderà da alcune scelte, per la messa in atto delle quali la Chiesa offre due contributi molto importanti: il suo impegno a favore della dignità della persona umana e la sua lunga tradizione di saggezza morale. [3]
3. Così come accade per gli altri mezzi di comunicazione sociale, la persona e la comunità di persone sono elementi centrali per la valutazione etica di Internet. Per quanto concerne il messaggio trasmesso, il processo di comunicazione e le questioni strutturali e sistematiche insite nella comunicazione, «il principio etico fondamentale è il seguente: la persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura dell'uso dei mezzi di comunicazione sociale. La comunicazione dovrebbe essere fatta da persone a beneficio dello sviluppo integrale delle persone». [4]
Il bene comune, «l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente», [5] offre un secondo principio utile per una valutazione etica delle comunicazioni sociali. Esso dovrebbe essere inteso in modo integrale come l'insieme degli obbiettivi per i quali i membri di una comunità si impegnano e alla realizzazione e al sostegno dei quali la comunità deve la sua esistenza. Il bene degli individui dipende dal bene comune delle loro comunità.
La virtù che dispone la gente a tutelare e a promuovere il bene comune è la solidarietà. Non è un sentimento di «vaga e superficiale compassione» di fronte alle altrui difficoltà, ma è «la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti». [6] Soprattutto oggi, la solidarietà ha assunto una dimensione internazionale chiara e forte. Parlare di bene comune internazionale è corretto ed è obbligatorio adoperarsi per esso.
4. Il bene comune internazionale, la virtù della solidarietà, la rivoluzione nei mezzi di comunicazione sociale, la tecnologia informatica e Internet sono tutte realtà attinenti al processo di globalizzazione.
In larga misura, la nuova tecnologia guida e promuove la globalizzazione, creando una situazione nella quale «il commercio e le comunicazioni non sono più costretti entro i confini del Paese di appartenenza». [7]
Le conseguenze rivestono un'importanza fondamentale. La globalizzazione può accrescere il benessere e promuovere lo sviluppo. Essa offre vantaggi quali «l'efficienza e l'incremento della produzione... l'unità fra i popoli... e un migliore servizio alla famiglia umana». [8] Tuttavia, finora questi benefici non sono condivisi in maniera uniforme. Alcuni individui, imprese commerciali e Paesi hanno visto aumentare enormemente il loro benessere mentre altri sono rimasti indietro. Intere nazioni sono state escluse quasi del tutto dal processo, private di un posto nel nuovo mondo che va prendendo forma. «La mondializzazione, che ha trasformato profondamente i sistemi economici creando insperate possibilità di crescita, ha anche fatto sì che molti siano rimasti ai bordi del cammino: la disoccupazione nei Paesi più sviluppati e la miseria in troppe Nazioni del Sud dell'emisfero continuano a trattenere milioni di donne e di uomini lontano dal progresso e dal benessere».[9]
È chiaro, senza alcun dubbio, che le società che sono entrate nel processo di globalizzazione lo hanno fatto operando una scelta libera e informata. Invece «molte persone, in particolare quelle più svantaggiate, la vivono come un'imposizione piuttosto che come un processo al quale possono partecipare attivamente». [10]
In molte parti del mondo, la globalizzazione sta favorendo cambiamenti sociali rapidi e travolgenti. Questo processo non è solo economico, ma anche culturale e presenta aspetti sia positivi sia negativi. «Le persone che ne sono soggette spesso considerano la globalizzazione come un'inondazione distruttiva che minaccia le norme sociali che le hanno tutelate e i punti di riferimento culturali che hanno dato loro un orientamento di vita ... I cambiamenti nella tecnologia e nei rapporti di lavoro sono troppo veloci perché le culture possano stare al passo con esse». [11]
5. Una delle principali conseguenze della deregolamentazione degli ultimi anni è stata un passaggio di potere dagli stati nazionali alle compagnie transnazionali. È importante aiutare e incoraggiare queste compagnie a mettere il proprio potere al servizio del bene dell'umanità. Ciò evidenzia la necessità di una comunicazione e di un dialogo maggiori fra loro e gli organismi implicati come la Chiesa.
Un impegno risoluto a praticare la solidarietà a servizio del bene comune all'interno delle nazioni e fra di esse, dovrebbe dar forma e guidare il nostro uso della nuova tecnologia informatica e di Internet. Questa tecnologia può essere uno strumento per risolvere problemi umani, promuovendo lo sviluppo integrale delle persone, creando un mondo governato da giustizia, pace e amore. Come, più di trent'anni fa, sottolineò l'Istruzione Pastorale sui Mezzi di Comunicazione Sociale Communio et progressio, i succitati mezzi hanno la capacità di far sì che tutti gli uomini, in ogni luogo della terra, «diventino partecipi dei gravi problemi e delle difficoltà che incombono su ciascun individuo e su tutta la società». [12]
Ciò è sorprendente. Internet può contribuire a far sì che questa idea diventi realtà per le persone, i gruppi, le nazioni e per tutta la razza umana, se viene utilizzato alla luce di principi etici chiari e sani, in particolare della virtù della solidarietà. Ciò andrà a beneficio di tutti perché «lo sappiamo oggi più di ieri, non saremo mai felici e in pace gli uni senza gli altri, ed ancor meno gli uni contro gli altri». [13] Sarà espressione di quella spiritualità di comunione che implica «la capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio» insieme alla capacità «di fare spazio al fratello, portando “i pesi gli uni degli altri” (Gal 6, 2) e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano». [14]
6. La diffusione di Internet solleva anche un certo numero di questioni etiche circa la riservatezza, la sicurezza e la confidenzialità dei dati, il diritto d'autore e la proprietà intellettuale, la pornografia, siti che incitano all'odio, la diffusione di pettegolezzi e di diffamazioni mascherati da notizie e molto altro. Ne affronteremo brevemente alcune che richiedono un'analisi e un dibattito costanti da parte di tutte le parti in causa.
Comunque non pensiamo che Internet sia solo fonte di problemi, piuttosto lo consideriamo fonte di benefici per la razza umana, benefici che si realizzeranno pienamente solo dopo la soluzione dei problemi esistenti.
II. Internet
7. Internet possiede caratteristiche eccezionali. È infatti caratterizzato da istantaneità e immediatezza, è presente in tutto il mondo, decentrato, interattivo, indefinitamente espandibile per quanto riguarda i contenuti, flessibile, molto adattabile. È egualitario, nel senso che chiunque, con gli strumenti necessari e una modesta abilità tecnica, può essere attivamente presente nel ciberspazio, trasmettere al mondo il proprio messaggio e richiedere ascolto. Permette l'anonimato, il gioco di ruoli e il perdersi in fantasticherie nell'ambito di una comunità. Secondo i gusti dei singoli utenti, si presta in egual misura a una partecipazione attiva e a un assorbimento passivo in un mondo «di stimoli narcisistico e autoreferenziale». [15]
Può essere utilizzato per rompere l'isolamento degli individui e dei gruppi oppure per intensificarlo.
8. La configurazione tecnologica che sottintende ad Internet è strettamente legata ai suoi aspetti etici: le persone furono portate ad usarlo nel modo in cui era stato progettato e a progettarlo in modo che fosse adatto a quel tipo di utilizzazione. In effetti questo «nuovo» sistema risale agli anni '60, ossia agli anni della guerra fredda, quando si volevano sventare attacchi nucleari creando una rete decentrata di computer contenenti dati essenziali. La decentralizzazione fu la chiave del sistema, poiché in tal modo, almeno così si ragionò, la perdita di un computer o perfino di molti di essi non avrebbe significato automaticamente la perdita di tutti i dati.
Una visione idealistica del libero scambio di informazioni e di idee ha svolto un ruolo positivo nello sviluppo di Internet. Tuttavia la sua configurazione decentralizzata e l'elaborazione parimenti decentralizzata della Rete Mondiale degli ultimi anni '80 si sono dimostrate congeniali a un pensiero che si opponeva in via di principio a qualsiasi cosa sapesse di legittima regolamentazione della responsabilità pubblica. A proposito di Internet si delineò un individualismo esagerato. Questo, si disse, è un nuovo regno, il meraviglioso paese del ciberspazio, dove è possibile ogni sorta di espressione e dove l'unica legge è la totale libertà individuale di fare ciò che si vuole. Questo significò che la sola comunità, della quale nel ciberspazio si sarebbero riconosciuti veramente diritti e interessi, sarebbe stata quella dei libertari radicali. Ancora oggi, questa concezione influenza alcuni circoli, supportata dai tipici argomenti libertari utilizzati per difendere la pornografia e la violenza nei mezzi di comunicazione in generale. [16]
Sebbene sia ovvio che gli individualisti radicali e gli imprenditori rappresentano due gruppi diversi, esiste una convergenza di interessi fra quanti desiderano che Internet divenga la sede di quasi qualsiasi tipo di espressione, indipendentemente da quanto sia abietta e distruttiva, e quanti desiderano che Internet sia un canale commerciale di modello neo-liberista «che considera il profitto e le leggi del mercato come parametri assoluti a scapito della dignità e del rispetto della persona e dei popoli». [17]
9. Lo sviluppo eccezionale dell'informatica ha accresciuto moltissimo le capacità di comunicazione di alcune persone e gruppi privilegiati. Internet può aiutare le persone ad usare responsabilmente la libertà e la democrazia, a espandere la gamma di scelte disponibili nei diversi campi della vita, ad ampliare gli orizzonti culturali ed educativi, a eliminare le divisioni, a promuovere lo sviluppo umano in una moltitudine di modi. «Il libero flusso delle immagini e delle parole su scala mondiale sta trasformando non solo le relazioni tra i popoli a livello politico ed economico, ma la stessa comprensione del mondo. Questo fenomeno offre molteplici potenzialità». [18] Se basato su valori condivisi, radicati nella natura della persona, il dialogo interculturale, reso possibile da Internet e da altri mezzi di comunicazione sociale, può essere «strumento privilegiato per costruire la civiltà dell'amore». [19]
Ma non è tutto. «Paradossalmente, proprio le forze che portano a una migliore comunicazione possono condurre anche all'aumento dell'alienazione e dell'egocentrismo». [20] Internet può unire le persone, ma può anche dividerle, sia come individui sia come gruppi diffidenti l'uno nei confronti dell'altro e separati dall'ideologia, dalla politica, da passioni, dalla razza, dall'etnia, da differenze intergenerazionali e perfino dalla religione. È già stato utilizzato in modo aggressivo, quasi come un'arma di guerra, e si parla già del pericolo rappresentato dal «ciber-terrorismo».
Sarebbe amaramente ironico che questo strumento di comunicazione, con un tale potenziale di aggregazione umana, tornasse alle proprie origini, risalenti alla guerra fredda, e divenisse un'area di conflitto internazionale.
III. Alcuni motivi di preoccupazione
10. Quanto abbiamo detto finora contiene alcuni motivi di preoccupazione circa Internet.
Uno fra i più importanti è quello che oggi viene definito «digital-divide», una forma di discriminazione che divide i ricchi dai poveri, fra le nazioni e al loro interno, sulla base dell'accesso o dell'impossibilità di accesso alla nuova tecnologia informatica. In questo senso, si tratta di una versione aggiornata dell'antico divario fra i ricchi e i poveri di informazioni.
L'espressione «digital divide» evidenzia il fatto che gli individui, i gruppi e le nazioni devono avere accesso alla nuova tecnologia per non rimanere in arretrato e poter godere dei benefici che la globalizzazione e lo sviluppo promettono. È necessario che «il divario tra coloro che beneficiano dei nuovi mezzi di informazione e di espressione e coloro che non hanno ancora accesso ad essi non diventi una incontrollabile, ulteriore fonte di disuguaglianza e di discriminazione». [21]
È necessario individuare modi per rendere Internet accessibile ai gruppi meno avvantaggiati, sia direttamente sia collegandolo a mezzi di comunicazione tradizionali a più basso costo. Il ciberspazio dovrebbe essere una fonte di informazioni e servizi accessibili a tutti gratuitamente e in una vasta gamma di lingue. Le istituzioni pubbliche hanno la responsabilità particolare di creare e conservare siti di questo tipo.
Mentre prende forma la nuova economia globale, la Chiesa opera affinché «in questo processo vinca l'umanità tutta e non solo un'élite ricca che controlla la scienza, la tecnologia, la comunicazione e le risorse del pianeta». La Chiesa desidera «una globalizzazione al servizio di tutta la persona umana e di tutte le persone». [22]
A questo proposito è necessario tener presente che le cause e le conseguenze di questo divario non sono soltanto economiche ma anche tecniche, sociali e culturali. Così, ad esempio, un altro «divide» esiste a danno delle donne e anch'esso va eliminato.
11. Siamo preoccupati per le dimensioni culturali di quanto accade. In particolare, quali strumenti potenti del processo di globalizzazione, la nuova tecnologia informatica e Internet trasmettono e contribuiscono a inculcare un insieme di valori culturali, e modi di pensare sui rapporti sociali, sulla famiglia, sulla religione, sulla condizione umana, il cui fascino e la cui novità possono sfidare e schiacciare le culture tradizionali.
Il dialogo e l'arricchimento interculturale sono senza dubbio molto desiderabili. Infatti «il dialogo fra le culture è particolarmente necessario oggi a motivo dell'impatto dei muovi mezzi di comunicazione sociale sulla vita degli individui e dei popoli». [23] Tuttavia esso deve fluire in due direzioni. I sistemi culturali hanno molto da imparare l'uno dall'altro e imporre a una cultura la visione del mondo, i valori e perfino la lingua propri di un'altra, non è dialogo. È imperialismo culturale.
Quello del dominio culturale diviene un problema particolarmente grave quando la cultura dominante trasmette valori falsi e contrari al bene autentico delle persone e dei gruppi. Così come stanno le cose, Internet, insieme ad altri mezzi di comunicazione sociale, sta trasmettendo messaggi carichi di valori proprii della cultura secolare occidentale a persone e società che in molti casi non sono in grado di valutarli e di confrontarli. Ciò causa problemi gravi, ad esempio nell'ambito del matrimonio e della vita familiare, che stanno sperimentando «una crisi diffusa e radicale» [24] in molte aree del mondo.
In tali circostanze la sensibilità culturale e il rispetto per i valori e le credenze degli altri sono indispensabili. Il dialogo interculturale che salvaguarda le culture, come «espressioni storiche varie e geniali dell'originaria unità della famiglia umana» e «la loro reciproca comprensione e comunione», [25] è necessario per costruire e mantenere il senso di solidarietà internazionale.
12. Complessa e fonte di ulteriori preoccupazioni è anche la questione della libertà di espressione su Internet.
Sosteniamo con vigore la libertà di espressione e il libero scambio delle idee. La libertà di cercare e conoscere la verità è un diritto umano fondamentale [26] e la libertà di espressione è una pietra d'angolo della democrazia. «Tutto questo esige che l'uomo, nel rispetto dell'ordine morale e della comune utilità, possa liberamente investigare il vero, manifestare e diffondere la sua opinione... ed infine, informarsi secondo verità sugli eventi di carattere pubblico». [27] E l'opinione pubblica, «una espressione essenziale della natura umana organizzata in società», esige assolutamente «la libertà di manifestare il proprio sentimento e il proprio pensiero». [28]
Alla luce di queste esigenze del bene comune, deploriamo i tentativi da parte delle autorità pubbliche di bloccare l'accesso all'informazione su Internet o su altri mezzi di comunicazione sociale perché li ritengono pericolosi o imbarazzanti per loro, di manipolare l'opinione pubblica a scopo di propaganda e di disinformazione o di impedire la legittima libertà di espressione e di pensiero. A questo riguardo i regimi autoritari sono i peggiori trasgressori, ma il problema esiste anche nelle democrazie liberali, dove l'accesso ai mezzi di comunicazione sociale per fare politica spesso dipende dalla ricchezza e dove i politici e i loro consiglieri non rispettano la verità e la lealtà, calunniando i propri oppositori e riducendo i problemi a dimensioni insignificanti.
13. Come è stato sottolineato spesso, il giornalismo sta attraversando cambiamenti profondi in questo nuovo ambiente. La combinazione di nuove tecnologie e globalizzazione ha «aumentato le capacità dei mezzi di comunicazione sociale, ma ha anche accresciuto la loro esposizione alle pressioni ideologiche e commerciali» [29] e questo vale anche per il giornalismo.
Internet è uno strumento di informazione molto efficiente e rapido. Tuttavia la competitività economica e la presenza giorno e notte del giornalismo on-line contribuiscono anche al sensazionalismo e alla diffusione del pettegolezzo, alla mescolanza di notizie, pubblicità e spettacolo, e a una diminuzione, almeno apparente, delle cronache e dei commenti seri. Un giornalismo onesto è essenziale per il bene comune delle nazioni e della comunità internazionale. Questi problemi evidenti nella pratica del giornalismo su Internet esigono una soluzione rapida da parte dei giornalisti stessi.
Un problema per molti è l'incredibile quantità di informazioni su Internet, di gran parte delle quali non ci si preoccupa di controllare se siano giuste e appropriate. Siamo preoccupati anche per il fatto che gli utenti di Internet utilizzano la tecnologia che permette di creare notizie su comando, semplicemente per fabbricare barriere elettroniche contro idee poco familiari. Ciò non sarebbe salutare in un mondo pluralistico nel quale è necessaria una crescente comprensione reciproca fra le persone. «Sempre più, la tecnologia permette alle persone di raccogliere informazioni e servizi, creati unicamente per loro. In questo vi sono vantaggi reali, ma inevitabilmente sorge una domanda: il pubblico del futuro sarà costituito da una moltitudine di persone che ascoltano uno solo?... Che cosa ne sarebbe della solidarietà, che cosa ne sarebbe dell'amore in un mondo così?». [30]
14. Oltre alle questioni concernenti la libertà di espressione, quello dell'integrità e dell'accuratezza delle notizie e della condivisione di idee e informazioni è un'altra serie di motivi di preoccupazione generati dal libertarismo. L'ideologia del libertarismo radicale è sbagliata e dannosa, soprattutto per legittimare la libera espressione al servizio della verità. L'errore sta nell'esaltare la libertà «al punto da farne un assoluto, che sarebbe sorgente di valori... Ma in tal modo l'imprescindibile esigenza di verità è scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di «accordo con se stessi». [31] Questo modo di pensare non lascia alcuno spazio alla comunità autentica, al bene comune e alla solidarietà.
IV. Raccomandazioni e conclusione
15. Come abbiamo visto, la virtù della solidarietà è la misura del servizio che Internet presta al bene comune. È il bene comune che crea il contesto per considerare la questione etica: «I mezzi di comunicazione sociale vengono usati per il bene o per il male?». [32]
Molte persone e gruppi hanno responsabilità in questa materia. Tutti gli utenti di Internet sono obbligati a utilizzarlo in un modo informato e disciplinato, per scopi moralmente buoni. I genitori dovrebbero guidare e supervisionare l'uso che i loro figli fanno di Internet. [33] Le scuole e altre istituzioni e programmi educativi dovrebbero insegnare l'uso perspicace di Internet quale parte di un'educazione mass-mediologica completa, che includa non solo l'acquisizione di abilità tecniche — prime nozioni di informatica e tutto ciò che si supporta ad essa — ma anche l'acquisizione della capacità di valutare in modo informato e sagace i contenuti. Coloro le cui decisioni e azioni contribuiscono a forgiare la struttura e i contenuti di Internet hanno il dovere di praticare la solidarietà al servizio del bene comune.
16. Bisognerebbe evitare una censura a priori da parte dei Governi. «La censura dovrebbe quindi venire applicata in casi estremi». [34] Internet non è esente più di altri mezzi di comunicazione sociale dall'osservanza di leggi giuste che si oppongano a espressioni di odio, alla diffamazione, alla frode, alla pornografia infantile e non e ad altri illeciti. Il comportamento criminale in altri contesti lo è anche nel ciberspazio e le autorità civili hanno il dovere e il diritto di applicare queste leggi. Potrebbero rendersi necessari anche nuovi regolamenti per affrontare reati più strettamente legati a Internet quali la diffusione di virus, il furto di dati personali memorizzati su disco rigido, ecc.
Una regolamentazione di Internet è auspicabile e in linea di principio l'auto-regolamentazione è il metodo migliore. «La soluzione ai problemi nati da questa commercializzazione e da questa privatizzazione non regolamentate non consiste tuttavia in un controllo dello Stato sui media, ma in una regolamentazione più importante, conforme alle norme del servizio pubblico, così come in una maggiore responsabilità pubblica». [35] I codici etici dell'industria svolgono un ruolo utile, sempre che siano presi sul serio, coinvolgano i rappresentanti del pubblico nella loro formulazione e nella loro applicazione, e, oltre a offrire un positivo incoraggiamento ai comunicatori responsabili, prevedano sanzioni appropriate contro le violazioni, inclusa la censura pubblica. [36] A volte, le circostanze richiedono l'intervento dello Stato: per esempio costituendo commissioni di vigilanza sui mezzi di comunicazione che rappresentino ogni movimento di opinione nell'ambito della comunità. [37]
17. Il carattere transnazionale e di collegamento di Internet e il suo ruolo nella globalizzazione richiedono una cooperazione internazionale per stabilire modelli e meccanismi volti alla promozione e la tutela del bene comune internazionale. [38] A proposito della tecnologia dei mezzi di comunicazione sociale, così come di molte altre cose, «l'equità a livello internazionale è necessaria». [39]
È necessaria un'azione risoluta nei settori pubblico e privato per eliminare il «digital divide».
Molte questioni difficili, legate a Internet, esigono un consenso internazionale: per esempio, come garantire la riservatezza di individui e gruppi osservanti della legge senza impedire ai funzionari incaricati di applicare la legge e di garantire la sicurezza di esercitare la sorveglianza dei criminali e dei terroristi? Come tutelare i diritti d'autore e di proprietà intellettuale senza limitare l'accesso delle persone a materiale di pubblico dominio? Come definire il concetto stesso di «pubblico dominio»? Come creare e mantenere disponibili a tutti gli utenti di Internet le informazioni in varie lingue? Come tutelare i diritti delle donne a proposito dell'accesso a Internet e di altri aspetti della nuova tecnologia informatica? In particolare, la questione di come eliminare il «digital divide» fra i ricchi e i poveri di informazioni richiede un'attenzione seria e urgente nei suoi aspetti tecnico, educativo e culturale.
Oggi esiste un «senso crescente di solidarietà internazionale» che offre in particolare al sistema delle Nazioni Unite «l'opportunità unica di contribuire alla globalizzazione della solidarietà, fungendo da luogo di incontro per gli Stati e per la società civile e da punto di convergenza dei vari interessi e delle varie necessità... La cooperazione fra le agenzie internazionali e le organizzazioni non governative contribuirà a garantire che gli interessi degli Stati e dei diversi gruppi all'interno di essi, per quanto legittimi, non vengano invocati o difesi a detrimento degli interessi o dei diritti di altri popoli, in particolare dei meno fortunati». [40] A questo proposito auspichiamo che il Summit Mondiale della Società Informatica, che si svolgerà nel 2003, offra un contributo positivo al dibattito su tali questioni.
18. Come abbiamo detto più sopra, un documento allegato al presente, “La Chiesa e Internet”, tratta in maniera specifica dell'uso che la Chiesa fa di Internet e del ruolo di quest'ultimo nella sua vita. Desideriamo sottolineare che la Chiesa cattolica, insieme ad altri organismi religiosi, dovrebbe essere attivamente presente su Internet e partecipare al dibattito pubblico sulla sua evoluzione. «La Chiesa non pretende di imporre queste decisioni e queste scelte, ma cerca di dare un aiuto reale indicando i criteri etici e morali applicabili in questo campo, criteri che si troveranno sia nei valori umani sia nei valori cristiani». [41]
Internet può offrire un prezioso contributo alla vita umana. Può promuovere la prosperità e la pace, lo sviluppo intellettuale ed estetico, la comprensione reciproca fra i popoli e le nazioni su scala globale.
Può anche aiutare gli uomini e le donne nella loro continua ricerca di autocomprensione. In ogni epoca, inclusa la nostra, la gente si pone sempre le stesse domande fondamentali: «Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la presenza del male? Cosa ci sarà dopo questa vita?». [42] La Chiesa non può imporre le sue risposte, ma può e deve proclamare al mondo le risposte che ha ricevuto. Oggi, come sempre, offre l'unica risposta totalmente soddisfacente agli interrogativi più profondi della vita: Gesù Cristo, che «svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». [43] Come il mondo contemporaneo, quello dei mezzi di comunicazione sociale, di cui Internet fa parte, è presente, 0in maniera imperfetta e tuttavia autentica, dentro i confini del Regno di Dio e posto al servizio della parola di salvezza. Tuttavia «l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo». [44]
Città del Vaticano, 22 febbraio 2002, Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo.
John P. Foley
Presidente
Pierfranco Pastore
Segretario
(1) Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Istruzione Pastorale Aetatis Novae sulle Comunicazioni Sociali nel XX anniversario della Communio et progressio, n. 4.
(2) Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, La Chiesa in Internet.
(3) Cfr Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Etica nelle comunicazioni sociali, n. 5.
(4) Ibidem, n. 21.
(5) Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 26; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1906.
(6) Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, n. 38.
(7) Giovanni Paolo II, Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, n. 2, 27 aprile 2001.
(8) Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Post-sinodale Ecclesia in America, n. 20.
(9) Giovanni Paolo II, Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, n. 3, 10 gennaio 2000.
(10) Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, n. 2.
(11) Ibidem, n. 3.
(12) Pontificia Commissione delle Comunicazioni Sociali, Istruzione Pastorale sui mezzi di comunicazione sociale, Communio et progressio, n. 19.
(13) Giovanni Paolo II, Discorso al Corpo Diplomatico, n. 4.
(14) Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, n. 43.
(15) Etica nelle Comunicazioni Sociali, n. 2.
(16) Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Pornografia e Violenza nei mezzi di comunicazione: una risposta pastorale, n. 20.
(17) Ecclesia in America, n. 56.
(18) Giovanni Paolo II, Messaggio per la Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 2001, n. 11.
(19) Ibidem, n. 16.
(20) Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni, n. 4, 24 gennaio 1999.
(21) Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale delle Comunicazioni, 1997.
(22) Etica nelle comunicazioni sociali, n. 22.
(23) Ibidem, n. 11.
(24) Novo millennio ineunte, n. 47.
(25) Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2001, n. 10.
(26) Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 47.
(27) Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 59.
(28) Communio et progressio, nn. 25, 26.
(29) Giovanni Paolo II, Discorso in occasione del Giubileo dei giornalisti, n. 2 del 4 giugno 2000.
(30) Etica nelle comunicazioni sociali, n. 29.
(31) Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, n. 32.
(32) Etica nelle comunicazioni sociali, n. 1.
(33) Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica post-sinodale Familiaris consortio, n. 76.
(34) Communio et progressio, n. 86.
(35) Aetatis Novae, 5.
(36) Cfr Communio et progressio, n. 79.
(37) Ibidem, n. 88.
(38) Cfr Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, n. 2.
(39) Etica nelle comunicazioni sociali, n. 22.
(40) Giovanni Paolo II, Discorso al Segretario Generale delle Nazioni Unite e al Comitato amministrativo di coordinamento dell'ONU, nn. 2 e 3, 7 aprile 2000.
(41) Aetatis Novae, n. 12.
(42) Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Fides et ratio, n. 1.
(43) Gaudium et spes, n. 22.
(44) Ibidem, n. 39.