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La procreazione è ciò che ci può essere di immortale in un mortale

Platone di Atene
380 a.C.

Simposio, 206a-207a.

Nel Simposio di Platone il personaggio di Diotima, sacerdotessa di Mantinea, introduce Socrate alla corretta comprensione di Amore (Eros). Nel brano qui riportato, Diotima spiega che l'amore non è semplicemente desiderio del bello ma desiderio di partorire nel bello. La procreazione infatti introduce i mortali in una dimensione che travalica i limiti temporali della vita individuale, aprendo al succedersi delle diverse generazioni. In questo senso, Eros è "amore di immortalità".

«"In breve" disse "l'amore è tendenza a essere in possesso del bene per sempre."

"Quello che dici è verissimo", risposi.

"Dal momento che l'amore è sempre questo" prosegui, "in quale modo e in quale azione l'impegno e la tensione di coloro che lo perseguono possono chiamarsi amore? Quale mai è questa opera? Sei capace di dirlo?"

"Se fossi capace di dirlo, Diotima, io non ti ammirerei" risposi "per la sapienza, né verrei da te per imparare proprio queste cose!"

"Allora te lo dirò io: è un parto nella bellezza, sia secondo il corpo sia secondo l'anima."


"Ci vorrebbe un indovino" dissi "per intendere quello che dici! Io non capisco."

"Te lo dirò più chiaramente. Tutti gli uomini, Socrate" proseguì, "diventano gravidi secondo il corpo e secondo l'anima e, quando sono giunti a una certa età della vita, la nostra natura brama partorire.  Partorire nel brutto non è possibile, mentre è possibile nel bello.  L'unione dell'uomo e della donna è parto. Questa è cosa divina: nell'essere vivente che è mortale vi è questo di immortale:  la gravidanza e la procreazione. Ma queste non possono avvenire in ciò che sia disarmonico. E disarmonico con tutto ciò  che è divino è il brutto; il bello è invece in armonia con esso. Dunque,  Calloné (la Bellezza) nella generazione ha la funzione di Moira e di Ilitia.

Per questo ciò che è gravido, quando si avvicina al bello, si allieta e, rallegrato, si effonde, partorisce e genera; quando si avvicina, invece, al brutto, si rattrista e, addolorato, si  contrae e si rinchiude in sé, si tira indietro e non genera, e, tenendo dentro di sé ciò di cui è gravido, ne soffre molto. Di qui, in chi è gravido e turgido, nasce una forte eccitazione per il bello, perché e può liberare da grandi doglie chi lo possiede. L'amore, Socrate, non è desiderio del bello, come ritieni tu”.

"Di che cosa, allora?"

"Di procreare e partorire nel bello."

"E sia!", dissi.

E lei rispose:

"E proprio così! Ma perché amore della procreazione?  Perché la procreazione è ciò che ci può essere di sempre  nascente e di immortale in un mortale. E per ciò che si è convenuto,  è necessario che l'immortalità si desideri insieme con il  bene, se è vero che Eros è amore di possedere sempre il bene. Da questo ragionamento consegue, necessariamente, che Eros è anche amore di immortalità".

Tutto ciò, dunque, Diotima mi insegnava, quando mi faceva discorsi sulle cose d'amore»

 

Platone, Simposio, a cura di G. Reale, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001, 206a-207a.