La biologia e gli interrogativi sulla natura, l'origine e l'evoluzione dei viventi

Pietro Ramellini
Il pianeta terra e la catena del DNA: riproduzione artistica, Shutterstock Images (The Week, 27.2.2019).
In pillole
  • Sebbene le sue origini rimontino al Settecento, fu Lamarck (1744-1829) a dare avvio alla biologia come scienza autonoma, dedicata allo studio delle facoltà comuni a vegetali e animali.
  • Un concetto condiviso di “vita” è necessario per tre aree d’indagine: lo studio dell’origine della vita; il riconoscimento di ciò che è vivo; il tema della diffusione della vita nel cosmo.
  • La questione della vita è talmente rilevante e multi-disciplinare che nessuna disciplina settoriale può esaurirlo e racchiuderlo nel suo oggetto.
  • La teologia ebraico-cristiana presenta Dio come fonte della vita.
  • Nei Vangeli, Gesù di Nazaret attribuisce a sé la capacità di “dare la vita” e chiamare l’essere umano all’immortalità.

A differenza della geometria o della medicina, la biologia è una disciplina giovane, essendo sorta all'inizio dell'Ottocento. Negli ultimi due secoli, tuttavia, ha fatto passi da gigante, introducendo nel patrimonio culturale fondamentali concetti come cellula, evoluzione e DNA. In una certa misura, le scienze della vita hanno assunto un ruolo egemone, segnalato a fine Novecento dal Progetto Genoma Umano e oggi dalle neuroscienze e in parte dall'Artificial Intelligence.

L'origine della biologia è collegata alla rinnovata riflessione sulla natura della vita che prese piede a fine Settecento; in particolare, fu Lamarck che nel 1815 fondò esplicitamente la biologia come scienza autonoma, dedicata allo studio delle particolarissime facoltà comuni a vegetali e animali; in questo modo, Lamarck tematizzava da una parte l'unità tra gli organismi, dall'altra la loro netta distinzione rispetto ai non viventi. 

Successivamente, il tema della vita ha conosciuto una serie di periodiche fiammate di interesse, determinate dalle scoperte stesse della biologia: ad esempio, la dimostrazione sperimentale di Pasteur che la vita procede solo dalla vita pose il problema dell'origine del primo organismo; le ricerche sui virus sollevarono poi la questione del loro statuto biologico, mentre l'entusiasmo per la scoperta della struttura del DNA spinse qualcuno ad additarlo addirittura come il motore o l'anima dei viventi.

Tra le aree che oggi necessitano di un concetto robusto e condiviso di vita, la prima riguarda le origini della vita, da intendere al plurale perché coinvolgono varie questioni: intanto, rimangono largamente irrisolti i meccanismi causali dell'origine ancestrale della vita, e dato che le due più importanti congetture si basano sul metabolismo (l'ipotesi metabolism-first) e sul sistema genetico (gene-first), occorre domandarsi quale sia più rilevante nella definizione della vita; vi è poi la possibilità di generare la vita in vitro, attraverso protocolli di nuclear transfer o assemblando minicellule; e anche la bioetica esige ovviamente una profonda riflessione sulle proprietà distintive degli organismi. 

Una seconda area riguarda i confini della vita: quelli spaziali che demarcano il limite tra l'organismo e l'ambiente esterno; quelli temporali all'inizio e alla fine della vita, soprattutto oggi che le tecniche di rianimazione e mantenimento delle funzioni biologiche sono sempre più raffinate; e i confini dimensionali, dal minimum dei micoplasmi al maximum vitale, che alcuni estendono sino all'ecosfera planetaria. La terza area riguarda l'idea di vite «altre» rispetto a quella terrestre, dalla vita extraterrestre dell'esobiologia ai cultori dell'Artificial Life, che dopo la vita in vivo e in vitro indagano la “vita” in silico nei computer.

Nel 1970, il premio Nobel François Jacob scrisse, nel suo straordinario saggio La logique du vivant, che il valore operativo e il potere di astrazione del concetto di vita erano ormai svaniti, e che dunque nessun biologo indagava più la vita in sé, come concetto, ma solo i sistemi viventi; nulla però veniva detto circa i criteri in base ai quali un sistema può essere classificato come vivente. Secondo una posizione alternativa, la definizione della vita spetterebbe invece proprio alla biologia, in quanto scienza esclusiva dei viventi; anche questa convinzione però non regge a uno scrutinio approfondito, perché la questione è contemporaneamente filosofica e scientifica.

L'aspetto filosofico coinvolge innanzitutto la logica, che nell'ambito della teoria della definizione conduce a scegliere quelle di tipo intensivo – basate cioè sulle proprietà del definiendum – costruite per genere e specie; l'ontologia e la metafisica entrano in gioco quando si riflette ad esempio sullo statuto dell'embrione, essendo inevitabile ricorrere a coppie concettuali come aggregato/sistema, parte/tutto o essenza/esistenza; l'epistemologia aiuta infine a sondare le relazioni tra definizioni, teorie e modelli della vita.

Dal lato scientifico, abbiamo problemi fisici come l'apparente violazione del secondo principio della termodinamica da parte dei viventi, facilmente risolubile con la fisica dei sistemi aperti; la chimica è importante nell'analisi dei processi auto-catalitici e dei network delle reazioni metaboliche; le scienze della terra sono essenziali per evitare di identificare semplicisticamente l'ecosfera con gli organismi, limitandosi a riconoscere le loro analogie; al confine con le matematiche, poi, la cibernetica e l'informatica arricchiscono concetti biologici come omeostasi e programma genetico.

Non mancano infine questioni squisitamente biologiche. La più generale riguarda ovviamente la distinzione tra il vivente e il non vivente, nella duplice accezione del confronto tra un gatto e una pietra, e tra un gatto e il cadavere di un gatto; più sottile è la distinzione tra corpo vivente e organismo vivente: un leucocita umano in provetta è un corpo vivente, ma certo non un organismo umano, mentre non è facile dire sino a che punto l'unico corpo dei gemelli siamesi costituisca un solo organismo; un terzo problema si presenta in sistematica con la domanda sul taxon più comprensivo, quello che manca nei trattati di biologia perché ne è per così dire l'a priori: verrebbe da dire che si tratta dei Viventes, con il paradosso però di includervi anche le specie fossili.

Tuttavia, il tema della vita è talmente rilevante che nessuna disciplina settoriale può racchiuderlo; in particolare, a proposito della vita umana la teologia cristiana è giunta a sostenere, con Ireneo di Lione, che l'uomo vivente è la gloria di Dio stesso. Nell’Antico Testamento, Dio si presenta come “il vivente”, cioè la fonte della vita; nei Vangeli, Gesù di Nazaret attribuisce a sé la sua dispensazione: “Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza... Io sono la risurrezione e la vita... Io sono Via, Verità e Vita”. Peraltro, nel tentativo di sondare la profondità di queste affermazioni la riflessione cristiana si è imbattuta in una serie di delicate questioni concettuali; vediamone almeno due.

Prendiamo ad esempio il problema esegetico e pastorale di cosa propriamente significhi questa Vita che proclama l’evangelium vitae; ebbene, non è la vita biologica a costituire il valore supremo nel Nuovo Testamento, bensì la vita che grazie a Cristo viene incardinata nel mistero divino, partecipando così all'economia immanente della vita trinitaria: dunque, non si tratta né del basar bìos a livello fisico né del principio vitale della nefesh psyché, ma della ruah zoé soprannaturale donata all'uomo nello Spirito.

La seconda questione, a cavallo tra filosofia e teologia, riguarda la possibilità di considerare Dio come vivente. La vita infatti viene solitamente associata a movimento e attività, dunque al divenire; ora, se Dio è atto puro ed essere assolutamente immutabile è possibile parlare di un Dio vivente, come fanno senza alcuna remora le Scritture? Per rispondere a tale quaestio de vita Dei, Tommaso d'Aquino rileva innanzitutto che la vita è l'essenza delle sostanze che si muovono da sé, che mutano cioè tramite operazioni immanenti. Quanto più perfettamente ciò accade, tanto più elevato sarà il grado di vita. In questa scala di perfezione, troviamo al gradino più basso le piante e gli animali, che muovono sé stessi solo in misura limitata; poi incontriamo le entità dotate di ragione, che si muovono da sé secondo fini scelti liberamente, anche se quanto ai principi primi e al fine ultimo sono mosse dalla natura. Il massimo grado del vivere viene raggiunto infine da colui la cui natura è lo stesso intelligere, non determinato in nessun modo da altri. Ma tale è Dio; dunque, conclude Tommaso, non solo la vita conviene a Dio massimamente, ma la vita di Dio è perfettissima ed eterna, essendo il suo intelletto perfetto e sempre in atto.

Tracce di lavoro: 

Laboratorio interdisciplinare: Oggi uno dei terreni su cui sempre più si esercita l’azione politica coincide con l’ambito della vita. Procreazione medicalmente assistita, fine vita, donazione degli organi, gestione della pandemia, accesso alle cure e ai medicinali, sono soltanto alcuni esempi in cui sulla biologia si concentrano l’intervento normativo e la decisione politica, dischiudendo molteplici interrogativi. I docenti di storia, filosofia, diritto, biologia promuovano una riflessione tra gli studenti a partire dal concetto, oggi affermato, di “biopolitica”.

Laboratorio interdisciplinare: La domanda sulla vita è talmente rilevante e multi-disciplinare che nessuna disciplina settoriale può esaurirla e racchiuderla nel suo oggetto. I docenti di diverse materie discutano insieme agli studenti su come la definizione della vita o l’approccio alla vita formulati nel quadro di una specifica disciplina (ad es. la biologia) divengono insufficienti quando si esaminano i problemi della vita in un contesto più articolato (ad es. ecologia), quando si desidera regolamentare qualche aspetto (diritto), o quando si esamina la vita ponendo delle domande di senso (arte, filosofia).

Discutiamone insieme: Interrogarsi su origine, natura e sviluppo della vita significa innanzitutto tentare di circoscrivere e identificare il fenomeno “vita”. Il docente inviti gli studenti a proporre una definizione di “vita”, anche esaminando e confrontando fra loro le definizioni che compaiono in dizionari, enciclopedie o altre opere. Si rifletta poi insieme se è più importante fornire una “definizione” della vita, oppure fornire elementi per “riconoscere” la presenza della vita, cioè di un organismo vivente.

Approfondisci e rifletti: I termini “evoluzione” ed “evoluzionismo” vengono spesso impiegati come sinonimi. Cerca di mettere in luce quale diverso significato essi veicolano. In particolare, segnala alcuni impieghi del termine “evoluzionismo” nel linguaggio filosofico ed i suoi possibili rapporti con altri termini filosofici quali “materialismo” e “naturalismo”.

Per approfondire
Opere influenti: 
Jean-Baptiste de Lamarck, Filosofia zoologica (1809), a cura di Paolo D’Ambrosio
Henri Bergson, L’evoluzione creatrice (1907), a cura di Matteo Acciari
Jacques Monod, Il caso e la necessità. Saggio sulla filosofia naturale della biologia contemporanea (1970), a cura di Giuseppe Tanzella-Nitti
Hans Jonas, Organismo e libertà. Verso una biologia filosofica (1994), a cura di Valentina Orlando
Indicazioni bibliografiche: 

Bibliografie tematiche:

Origine e natura della vita

Opere in rapporto con il Percorso:

E. Schrödinger, Che cos’è la vita? La cellula vivente dal punto di vista fisico (1944)

T. Dobzhansky, Le domande supreme della biologia (1967)

W. Coleman, La biologia dell’Ottocento (1971)

A.M. Simonetta, Breve storia della biologia dalle origini al 20° secolo (2002)

Altri documenti: