Armida Barelli: una ‘madre fondatrice’

Chi dà inizio a un’istituzione, a un movimento, a un’impresa viene spesso chiamato ‘padre fondatore’. La storia che ti voglio raccontare è quella di una ‘madre fondatrice’, Armida Barelli, che con la sua infaticabile attività diede vita a istituti religiosi, istituti secolari, movimenti giovanili e perfino… a un’università! Senza formare una propria famiglia, Armida fu una ‘sorella maggiore’ per tante ragazze come lei nella prima metà del Novecento e aprì strade che al tempo erano solitamente precluse alle donne, generando iniziative che ancora oggi, dopo decenni, continuano a operare portando avanti le intuizioni di questa donna coraggiosa e determinata.

Armida Barelli nasce a Milano nel 1882 da una famiglia benestante e trascorre alcuni anni presso il collegio svizzero di Menzingen, dove sente maturare la vocazione alla vita religiosa. Le intenzioni di Armida non sono bene accolte dalla famiglia, poco vicina alla Chiesa: una figlia suora? Non sia mai! La vita mondana a Milano offre tanti svaghi: feste, ricevimenti, teatri. I genitori della ragazza provano a dissuaderla dall’idea della consacrazione religiosa.

In realtà Armida seguirà la sua strada, ma la sua missione non la porterà in un convento bensì a un impegno costante nel mondo, realizzando numerose opere sociali e promuovendo la partecipazione delle donne alla vita civile italiana. Aderisce alla Piccola Opera per la salvezza del fanciullo di Rita Tonoli, attraverso quest’ultima, nel 1910 conosce padre Agostino Gemelli, giovane medico convertitosi al cattolicesimo e divenuto frate francescano. Insieme a lui intraprenderà molte iniziative, come la fondazione dell’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore (1919), una nuova forma di vita consacrata per donne laiche, e l’Opera della Regalità (1929), associazione per la promozione della formazione liturgica che diffonde i testi della Messa in italiano, quando ancora le funzioni si svolgevano esclusivamente in latino, prima del Concilio Vaticano II.

Nel 1918, dietro indicazione del card. Ferrari, fonda la Gioventù Femminile (GF) cattolica milanese, inquadrata nell’Azione Cattolica. È un impresa importante e difficile: parlare davanti a tante persone? Coinvolgere tante giovani donne? Ma Armida è solo una ragazza! La giovane non si sente all’altezza del compito ma accetta l’incarico che le viene affidato: in un’Italia in cui le donne sono ai margini della vita sociale e politica, l’organizzazione rappresenta una novità rilevante. Il successo dell’iniziativa porta papa Benedetto XV ad affidarle la creazione di una GF non più solo milanese ma nazionale. Viaggiare, conoscere persone e ambienti diversi in un’Italia così variegata, legata ad abitudini e differenze regionali ancora così marcate… Anche questa volta, dopo qualche titubanza, Armida accetta e si batte percorrendo tutta la penisola affinché le donne diventino consapevoli della loro vocazione cristiana e della loro dignità. In qualità di Presidente Nazionale della GF, sostiene la fondazione dell’Istituto Benedetto XV in Cina, da cui nasce una congregazione religiosa femminile cinese tuttora attiva.

Quante iniziative! Ma non basta… Sempre nel 1918 incontra l’economista e sociologo Giuseppe Toniolo il quale, prima di morire, affida a padre Gemelli un compito importante: fondare un’università cattolica, come già avvenuto in altri Paesi europei. Affrontando non poche difficoltà, nel 1922 Armida Barelli e padre Gemelli sono tra i fondatori, a Milano, dell’Università Cattolica. Armida, tesoriera della nuova università, ottiene che questa sia intitolata al Sacro Cuore, e si spende per ottenere i fondi necessari alle sue attività promuovendo, a partire dal 1924, la “giornata universitaria” in tutte le diocesi italiane.

Nel frattempo Mussolini è salito al potere. La libertà e l’indipendenza delle donne della GF, estremamente moderne per l’epoca, sono in aperto contrasto con

le misure adottate dal regime fascista, che vede la donna esclusivamente come moglie e madre, confinata all’interno delle mura domestiche. Nel 1928 le organizzazioni giovanili non dipendenti dal partito fascista vengono sciolte; Armida si oppone e con lei la maggior parte delle dirigenti della GF, che si rifiutano di consegnare alle autorità gli elenchi delle loro iscritte. Una manifestazione di determinazione e di coraggio!

L’impegno di Armida sarà importante anche nella nuova vita che attende l’Italia dopo gli anni del regime. Dopo la Seconda guerra mondiale l’Italia si trova di fronte alle sfide della ricostruzione della vita politica, sociale ed economica. Nel 1946, in occasione delle elezioni per l’Assemblea Costituente, per la prima volta in Italia le donne sono ammesse al voto: tra le 21 deputate elette, alcune provengono proprio dalla GF, che si mobiliterà a fianco della Democrazia Cristiana anche per le elezioni del 1948.

Nel 1949 Armida si ammala di sclerosi bulbare, una malattia degenerativa che la porterà alla morte. Scrive: “Accetto la morte, quella qualsiasi che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino”. Ma la sua storia non si conclude con l’ultimo respiro. Nel 1970 viene aperta la causa di beatificazione che, attraverso diverse fasi, si conclude nel 2022: papa Francesco riconosce Armida Barelli beata.

Sorella tra le sue sorelle, madre fondatrice, Armida è stata una donna piena di energia e modernissima, coraggiosa e capace di generare frutti che rimangono ancora oggi.