Ci sono delle storie difficili da raccontare. Emozionano, suscitano interrogativi, spiazzano. Ma sono storie che aprono scenari insospettati, fanno respirare un’aria così fresca e luminosa che non pensavamo esistesse. Storie che lasciano il segno. La storia di Chiara è una di queste. Decido di raccontarla perché è uno squarcio sul nostro destino, quello definitivo, ed è la prova che la libertà e l’amore possono cambiare ciò che pareva sancito da una sorte avversa, alla quale sembravamo destinati.
Chiara Corbella Petrillo è una ragazza sorridente, ha la serenità dei suoi diciotto anni. Durante una vacanza in Croazia, nel 2002, con le amiche si reca a Medjugorje, dove conosce Enrico, un ragazzo un po’ più grande di lei. Sono entrambi due ragazzi credenti e frequentano le comunità del Rinnovamento dello Spirito. Si guardano e si riconoscono. Nel giro di un po’ di tempo, tornati a Roma, si fidanzano e vivono una storia simile a quella di molti loro coetanei, tra alti e bassi, per sei lunghi anni. Alla fine si lasciano. Chiara vive un momento di difficoltà, vuole dimenticare Enrico e va in Australia. Al suo ritorno si incontrano nuovamente, ma il rapporto fra loro non ingrana. Durante una “marcia francescana” che in dieci giorni li porterà a piedi fino alla Porziuncola di Assisi, Chiara ed Enrico tornano a parlarsi e cercano di guarire le ferite del passato. Un frate francescano, padre Vito, li accompagna spiritualmente. Maturano insieme una conclusione: l’amore che cercano e il matrimonio che li unirebbe, non possono vederlo solo come completamento e ricerca di sé, ma come donazione, rinuncia a se stessi. Padre Vito continua ad aiutarli, Chiara ed Enrico riprendono il cammino comune e sarà lui a celebrare il loro matrimonio, ad Assisi, il 21 settembre del 2008.
Subito dopo il viaggio di nozze, Chiara scopre di essere incinta di una bimba. Che gioia! Ma le ecografie mostrano una grave malformazione nella bambina. Anche venuta alla luce, non potrebbe vivere, perché la scatola cranica non è formata correttamente. Chiara ed Enrico, con coraggio e determinazione, non si arrestano davanti a quella che sembra una storia dal finale già scritto. Chiara vuole condurre a termine la gravidanza. Chiede a Dio di poter dare alla luce sua figlia con un parto naturale, di poterla avere fra le braccia viva e poterla far battezzare. I suoi genitori la considerano come un dono e vogliono comunque aiutarla a venire al mondo, accettando la sua brevissima vita. Maria Grazia Letizia nasce nel 2009, vivrà pochi minuti. Chiara potrà mostrarla ai parenti, baciarla, accarezzarla. Padre Vito la battezzerà, ancora viva. Chiara ed Enrico, due giorni dopo, partecipano ai funerali della loro primogenita con serenità come ad una festa. Sono nel coro. Lui suona la chitarra e lei il violino. Il medico, dopo la diagnosi, aveva consigliato a Chiara di abortire. Lei adesso dice agli amici che solo così, portando a termine la gravidanza, possono riconoscersi tutti in un giorno di festa, la festa nella quale Maria Grazia Letizia è stata accompagnata dai suoi genitori verso il Cielo. Enrico e Chiara scrivono alla loro piccola una breve poesia che leggeranno nella Messa. Sul ricordino di Maria Grazia Letizia ci sarà scritto “Siamo nati per l’eternità, per non morire mai più”.
Sono passati solo sei mesi e Chiara rimane nuovamente incinta. Il dolore per la breve esistenza della primogenita è adesso cancellato dalla gioia del nuovo concepimento. Ma anche questa volta il bambino che Chiara porta in grembo presenta una terribile malformazione. Le ecografie mostrano che alcuni organi vitali non si sono sviluppati a sufficienza per farlo sopravvivere. Sembra che il destino si sia accanito contro Chiara ed Enrico. La diagnosi medica non lascia spazio a speranze: anche il nuovo concepito non potrà vivere a lungo. L’amore che i due genitori nutrono per loro figlio li spinge ad andare avanti. Non comprendono cosa accade, perché il destino sembra accanirsi contro di loro. Ma non lo chiamano destino. Vedono in questa circostanza una prova, ma soprattutto l’occasione per continuare ad amare, amare il piccolo concepito e amarsi fra loro. Chiara porta a termine anche questa seconda gravidanza, dando alla luce nel giugno del 2010 un figlio maschio, Davide Giovanni. Il secondogenito vedrà anch’egli la luce solo per pochi minuti. I genitori vivranno la perdita del figlio con serenità, come per Maria Grazia Letizia. Chiara dirà che i due suoi figli, che ha voluto accompagnare fino alla fine, sono entrambi “un miracolo”.
Chiara ed Enrico si sottopongono ad esami medici per sapere se le malformazioni dei due bimbi erano dovute a malattie genetiche dei genitori o ad incompatibilità che sconsigliassero nuovi concepimenti. Gli esami non rivelano nulla di anomalo. I medici parlano dell’esito delle due precedenti gravidanze come di eventi indipendenti, senza alcun collegamento. I due genitori possono avere figli; le patologie di Maria Grazia Letizia e di Davide Giovanni non hanno alcuna relazione con lo stato di salute dei genitori.
È a questo punto della storia di Chiara che arriva Francesco: Chiara è nuovamente incinta e questa volta il bambino che attende è sano! Le ecografie ne mostrano il regolare sviluppo. Un bel bimbo maschio. Ma purtroppo accade qualcosa di inaspettato. È Chiara a scoprire adesso di essere malata: le viene diagnosticato un carcinoma alla lingua. Subisce un primo intervento. Dovrebbe proseguire le cure con terapie che metterebbero a repentaglio la vita del figlio che cresce dentro di lei. Decide di posticipare per consentire il normale sviluppo del bimbo. Chiara sa di non essere la protagonista di un destino avverso che fatalmente si riproduce. È persuasa invece di essere chiamata ad amare, sempre e comunque. Ogni nuova vita è per lei una storia nuova di cui si sente responsabile.
Francesco vede la luce il 30 maggio 2011: nasce e cresce sano. Le cure intraprese per fermare il tumore, purtroppo, non avranno gli effetti sperati e Chiara si spegnerà un anno dopo, il 13 giugno 2012. Non avrà vinto il tumore, ma avrà cambiato quello che sembrava un finale già scritto, impegnandosi con Enrico a desiderare una nuovo figlio e, adesso, portandolo alla luce. Se un destino c’è, è quello, nuovo, che lei ha costruito per il suo Francesco. Pochi giorni prima di morire, in occasione del primo compleanno del suo terzogenito, Chiara scrive insieme a Enrico una lettera a loro figlio, una lettera che Francesco potrà leggere solo anni dopo, quando avrà l’uso di ragione. I loro amici Simone Troisi e Cristiana Paccini, testimoni della loro storia, ne raccolgono il testo in un libro che dedicano a Chiara (Siamo nati e non moriremo mai più. Storia di Chiara Corbella Petrillo, 2013)
«Carissimo Francy oggi compi un anno e ci chiedevamo cosa poterti regalare che potesse durarti negli anni e così abbiamo deciso di scriverti una lettera. Sei stato un dono grande nella nostra vita perché ci hai aiutato a guardare oltre i nostri limiti umani. Quando i medici volevano metterci paura, la tua vita così fragile ci dava la forza di andare avanti. Per quel poco che ho capito in questi anni posso solo dirti che l’Amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri come solo Dio può insegnarti. […] Noi abbiamo amato i tuoi fratelli Maria e Davide ed abbiamo amato te sapendo che non eravate nostri, che non eravate per noi e così deve essere tutto nella vita, tutto ciò che hai non ti appartiene mai perché è un dono che Dio ti fa perché tu possa farlo fruttare. Non scoraggiarti mai figlio mio; Dio non ti toglie mai nulla, se toglie è solo perché vuole donarti tanto di più. […] Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande, il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire se gli aprirai il cuore… Fidati ne vale la pena!»
Al termine della sua storia, Chiara sembra dirci che il destino ha un nome, amore. Siamo destinati all’amore. Fidati, ci dice. Io le voglio credere.