Dio, principio e fine di tutte le cose

I grandi Concili ecumenici dell’antichità e dell’epoca medievale presentavano delle solenni Professioni di fede, con articoli sobri e profondi sulla natura di Dio, sulla Trinità e unità delle Persone divine, sul piano divino della redenzione in Cristo. Il Concilio Vaticano I si riaggancia a questa tradizione e offre all’inizio della sua costituzione Dei Filius un conciso ma illustrativo riepilogo delle principali verità di fede che riguardano Dio, la sua natura, la sua azione creatrice, la sua distinzione dal mondo, la sua trascendenza, la sua conoscibilità attraverso le cose create. Il contesto storico-culturale nel quale il Vaticano I opera è quello della seconda metà dell’Ottocento, caratterizzato in ambito intellettuale dalla presenza di un diffuso razionalismo e agnosticismo. I Padri conciliari si preoccupano di fissare la fede della Chiesa, come ricevuta dalla Scrittura interpretata dalla Tradizione, chiarendo soprattutto gli attributi relativi all’unità di Dio, come origine e creatore di tutte le cose. Di particolare rilievo è la dottrina circa la “conoscibilità naturale” di Dio: in quanto principio e fine di tutte le cose, la sua esistenza può essere conosciuta con il lume naturale della ragione. La ragione umana non è in grado di penetrare, con le sue sole forze, il mistero della Trinità divina e il senso profondo dell’agire gratuito e libero di Dio nei confronti del mondo, ma è in grado di risalire, anche senza l’ausilio della fede, all’esistenza di una Causa Prima, di un principio e fondamento di tutto il creato. Questa immagine della natura divina che ci offre la ragione è incompleta, ma vera; è parziale rispetto a quanto ci direbbe la fede, ma ugualmente fondata. È la stessa immagina alla quale possono accedere il pensiero filosofico e il senso religioso degli uomini, anche quando non ancora raggiunti dalla Parola della rivelazione divina.

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Rupnik, particolare della cappella di Villa Nazareth (Roma)

La Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana crede e confessa che uno solo è il Dio vivo e vero, Creatore e Signore del cielo e della terra, onnipotente, eterno, immenso, incomprensibile, infinito per intelletto, volontà e per ogni perfezione, il quale essendo unica singolare, assolutamente semplice ed immutabile sostanza spirituale deve essere predicato realmente e per essenza, distinto dal mondo, in sé e per sé beatissimo, ineffabilmente eccelso sopra tutte le cose che sono e che si possono concepire fuori di Lui.

Questo solo vero Dio, per la Sua bontà e per la Sua onnipotente virtù, non già per accrescere od acquistare la Sua beatitudine, ma per manifestare la Sua perfezione attraverso i beni che dona alle Sue creature, con liberissima decisione fin dal principio del tempo produsse dal nulla l’una e l’altra creatura contemporaneamente, la spirituale e la corporale, cioè l’angelica e la terrena, e quindi l’umana, costituita in comune di spirito e di corpo.

Iddio, con la Sua provvidenza, conserva e governa tutte le cose che Egli ha creato, estendendosi da un confine all’altro con forza, e disponendo soavemente ogni cosa (cf. Sap 8,1). Infatti, tutte le cose sono nude e scoperte ai Suoi occhi (cf. Eb 4,13), anche quelle che per libera scelta delle creature saranno in avvenire.

La medesima Santa Madre Chiesa professa ed insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza al lume naturale della ragione umana attraverso le cose create; infatti, le cose invisibili di Lui vengono conosciute dall’intelligenza della creatura umana attraverso le cose che furono fatte (cf. Rm 1,20). Tuttavia piacque alla Sua bontà e alla Sua sapienza rivelare se stesso e i decreti della Sua volontà al genere umano attraverso un’altra via, la soprannaturale, secondo il detto dell’Apostolo: «Dio, che molte volte e in vari modi parlò un tempo ai padri attraverso i Profeti, recentemente, in codesti giorni, ha parlato a noi attraverso il Figlio» (Eb 1,1-2).

Si deve a questa divina Rivelazione se tutto ciò che delle cose divine non è di per sé assolutamente inaccessibile alla ragione umana, anche nella presente condizione del genere umano può facilmente essere conosciuto da tutti con certezza e senza alcun pericolo di errore. Tuttavia non per questo motivo deve dirsi assolutamente necessaria la Rivelazione, ma perché nella Sua infinita bontà Dio destinò l’uomo ad un fine soprannaturale, cioè alla partecipazione dei beni divini, che superano totalmente l’intelligenza della mente umana; infatti Dio ha preparato per coloro che Lo amano quelle cose che nessun occhio vide, nessun orecchio mai udì, nessun cuore umano conobbe (cf. 1Cor 2,9).

Concilio Vaticano I (1870), Costituzione dogmatica Dei Filius, DH 3001-3005; fonte del testo italiano: sito ufficiale della santa Sede vatican.va

   

L'opera riprodotta nella fotografia è stata realizzata dall’Atelier d’Arte e Architettura del Centro Aletti (www.centroaletti.com).