Ester, una giovane ebrea destinata a salvare il suo popolo

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Louise Lombard in “Ester” diretto da Raffaele Mertes (1999)

Aprire la Bibbia per conoscere i suoi protagonisti vuol dire addentrarsi in quella che chiamiamo “storia della salvezza”, la storia religiosa del popolo ebraico che funge da paradigma per il cammino di fede di ogni essere umano. È la storia di una Promessa e del suo compimento, che i cristiani credono realizzato nella morte e risurrezione di Gesù di Nazaret. In questa storia vi sono pericoli mortali ed eventi salvifici, guerra e pace, luci e ombre, eroi e tiranni. Figure bibliche che hanno ricevuto una specifica missione da Dio – Abramo, Mosè, Davide…, ma anche Maria di Nazaret, madre di Gesù – la segnano in modo determinante. Altre figure, meno note, sono ugualmente importanti nel disegno di salvezza di Dio. Troviamo donne eroiche, protagoniste di storie avvincenti, che salvano dai nemici, assistono il popolo, resistono ai persecutori, forniscono stabilità alla discendenza, tengono viva la fedeltà al vero Dio: Deborah, Susanna, Giuditta, Anna… Fra queste voglio raccontarti la storia di Ester, giovane ebrea orfana di madre e di padre, allevata dal cugino maggiore Mardocheo al tempo in cui gli ebrei, deportati a Babilonia, vivevano sotto la dominazione persiana.

La vicenda di Ester, raccolta dall’omonimo libro della Bibbia, si svolge a Susa, una delle città più importati della Persia antica, già capitale dell’antico regno di Elam, oggi nell’Iran meridionale. Il testo biblico ci parla del re persiano Assuero, forse identificabile con il re Serse I, figlio di Dario, che governò attorno alla metà del V secolo a.C. Il Libro di Ester non intende fornire una cronaca di avvenimenti realmente accaduti, ma prende spunto da alcuni eventi storici per trasmettere narrazioni edificanti, che sostengano la fede del popolo di Dio, esiliato lontano dalla patria. Anche attraverso le pagine di una fiction, la Bibbia può rivelare aspetti importanti del rapporto dell’uomo con Dio, può dirci come siamo fatti dentro. Lontano dalla loro patria, gli Ebrei soffrivano le conseguenze della cattività, con pesanti umiliazioni e rischiando persecuzioni violente. Una di queste persecuzioni è la pianificazione di un vero e proprio genocidio che Ester eviterà con la sua fede, con la sua umiltà… ma anche con la sua bellezza.

La regina Vasti, moglie di Assuero, era stata allontanata dal regno perché disobbediente alle richieste del re di accompagnarlo nelle sue apparizioni pubbliche. Lo sgarbo è giudicato grave. La bellissima Vasti è rimossa dal suo incarico. Assuero è alla ricerca di una nuova moglie… Un decreto del re invita allora le ragazze più avvenenti di Susa a frequentare la corte, incoraggiandole a presentarsi al re, dopo un’opportuna e lunga preparazione nelle usanze della famiglia reale. Fra queste giovani vi è Ester, figlia di Abicail, zio di Mardocheo, fanciulla di bella presenza e di aspetto avvenente. Ester non rivela ai dignitari del re la sua identità, né la sua appartenenza al popolo ebreo, ma si confonde con le altre ragazze di Susa. La sua bellezza e la sua grazia colpiscono tutti; dopo dodici mesi viene introdotta nella casa del re, preferita a tutte le altre “concorrenti” e scelta come nuova regina.

Il destino ha voluto che lei, umile ragazza ebrea, giungesse con le sue virtù e la sua bellezza più in alto delle numerose pretendenti persiane. Quale disegno divino è contenuto in questo destino? Ester lo ignora e non è consapevole di alcuna particolare missione: vive soddisfatta della sua nuova condizione, adorando il suo Dio segretamente, seguita con tenerezza e premura, sebbene a distanza, da Mardocheo. Accade però qualcosa di inaspettato. Ester viene a conoscenza, nei palazzi del re, che Amàn, il ministro plenipotenziario di Assuero, trama una persecuzione contro gli ebrei presenti non solo a Susa, ma in tutto il regno di Persia. Invidie e giochi di corte spingono Amàn a pianificare un genocidio, presentandolo al re come una legittima difesa da cittadini pericolosi, che occorre eliminare. Assuero, raggirato, acconsente ai piani di Amàn. Si “gettano le sorti” e viene decretata anche la data precisa in cui gli ebrei saranno catturati, fatti prigionieri e uccisi: il giorno tredici del dodicesimo mese, chiamato Adar. Mardocheo viene a sapere del complotto e si affretta a informare Ester, chiedendole di intervenire. Ed ecco che la nuova condizione di Ester lascia intravedere a cosa la sua vita fosse in realtà destinata: «Chi sa che tu non sia diventata regina proprio per questa circostanza?» (Ester 4,14), le dichiara fra timore e speranza suo cugino Mardocheo.

Ester è ebrea, adora l’unico Dio creatore del cielo e della terra in un paese che pratica l’idolatria. Vive con discrezione la sua fede, date le circostanze, ma confida nell’aiuto di Dio. Come prima risoluzione decide di promuovere un digiuno e di dedicarsi alla preghiera; dice poi a Mardocheo di chiedere a tutti gli ebrei di Susa di fare altrettanto. Ester va maturando adesso una nuova consapevolezza: ciò che considerava solo una fortunata elezione, un destino vincente, era in realtà una missione alla quale Dio l’aveva destinata da sempre. Ella comprende questo nuovo e più vero destino con il tempo, non all’inizio o tutto in una volta, ma con lo svolgersi stesso degli eventi. Non riceve una missione in modo ufficiale e formale, come Noè, Abramo, Mosè o Davide, ma la scopre, la fa propria riflettendo sugli eventi della sua vita. Come far cambiare idea al re Assuero, superando l’influenza politica e militare di Amàn ed evitando le sue ritorsioni? La legge del regno impone che nessuna persona, neanche la regina, possa rivolgersi autonomamente al re, senza essere stata prima chiamata e aver fatto anticamera. Il tempo stringe, la data delle “sorti gettate” si avvicina. Ed ecco il piano di Ester: decide di organizzare un banchetto per il re e i suoi dignitari; intende rivolgersi direttamente ad Assuero sfidando le leggi, svelando la sua identità e parlando in favore del suo popolo. Ester sa bene che potrebbe fallire e questo incontro non venire concesso. Comprende che il suo esito è nelle mani di Dio e prepara il suo incontro con Assuero con il digiuno e la preghiera.

Ed ecco come il testo biblico descrive l’agire umile e fiducioso in Dio della giovane ebrea:

La regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un’angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di ceneri. Umiliò duramente il suo corpo e, con i capelli sconvolti, coprì ogni sua parte che prima soleva ornare a festa. Poi supplicò il Signore e disse: “Mio Signore, nostro re, tu sei l’unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all'infuori di te, perché un grande pericolo mi sovrasta. Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai preso Israele tra tutte le nazioni e i nostri padri tra tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto per loro tutto quello che avevi promesso. […] Non consegnare, Signore, il tuo scettro a quelli che neppure esistono. Non permettere che ridano della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare chi è a capo dei nostri persecutori. Ricordati, Signore, manifestati nel giorno della nostra afflizione e da’ a me coraggio […]. Tu sai che mi trovo nella necessità e che detesto l’insegna della mia alta carica, che cinge il mio capo nei giorni in cui devo comparire in pubblico; la detesto come un panno immondo e non la porto nei giorni in cui mi tengo appartata. La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn; non ha onorato il banchetto del re né ha bevuto il vino delle libagioni. La tua serva, da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito, se non in te, Signore, Dio di Abramo. O Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati, liberaci dalla mano dei malvagi e libera me dalla mia angoscia!” (Ester 4,17k-17z)

L’azione di Ester, preparata da preghiera e digiuno, avrà successo. Aprirà con coraggio il suo cuore al re e denuncerà il genocidio pianificato da Amàn. Ma seguiamo ancora una scena, quella in cui il re Assuero viene informato del complotto. Ecco la pagina del testo biblico che descrive l’incontro fra Ester ed il re:

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Filippino Lippi, Ester davanti alle mura di Susa (1480)
“Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, o re, e se così piace al re, la mia richiesta è che mi sia concessa la vita e il mio desiderio è che sia risparmiato il mio popolo. Perché io e il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti, uccisi, sterminati. Ora, se fossimo stati venduti per diventare schiavi e schiave, avrei taciuto, perché questa nostra angustia non sarebbe stata un motivo sufficiente per infastidire il re”. Subito il re Assuero disse alla regina Ester: “Chi è e dov’è colui che ha pensato di fare una cosa simile?”. Ester rispose: “L’avversario, il nemico, è quel malvagio di Amàn”. Allora Amàn fu preso da terrore alla presenza del re e della regina. Il re incollerito si alzò dal banchetto e uscì nel giardino della reggia, mentre Amàn rimase per chiedere la grazia della vita alla regina Ester, perché vedeva bene che da parte del re la sua rovina era decisa (Ester 7,3-7).

Il testo continua con una nuova, vivace scena: il ministro Amàn, smascherato davanti al re, teme per la sua vita e si butta alle ginocchia di Ester, pregandola di salvarlo. Proprio in quel momento Assuero rientra dal giardino e vede, con sorpresa, il suo ministro prostrato sul corpo della regina:

Allora il re esclamò: “Vuole anche fare violenza alla regina, davanti a me, in casa mia?”. Non appena questa parola fu uscita dalla bocca del re, posero un velo sulla faccia di Amàn. Carbonà, uno degli eunuchi, disse alla presenza del re: “Ecco, è stato perfino rizzato in casa di Amàn un palo alto cinquanta cubiti, che Amàn ha fatto preparare per Mardocheo […]. Così Amàn fu impiccato al palo che egli aveva preparato per Mardocheo (Ester 7,8-10).

Il patibolo che il ministro del re aveva eretto per uccidere Mardocheo e gli ebrei, sarà il suo stesso patibolo…

Qui termina la storia di Ester. Il dolore del popolo ebreo, mutato in gioia, darà origine alla festa dei Purim, parola che vuol dire “sorti”, per commemorare il giorno in cui furono gettate le sorti per stabilire la distruzione degli Ebrei in Persia, sorti di un destino avverso che Ester cambiò in destino favorevole.

La storia che ti ho raccontato può forse insegnarci che, in fondo, il nostro destino dobbiamo scoprirlo attraverso gli eventi della nostra vita, accettarlo nella libertà, svolgerlo con intelligenza, e se sei credente, anche con fede. Se riceviamo doni oppure occupiamo ruoli importanti nella vita, non è per noi stessi, ma perché, attraverso quel ruolo e grazie a quei doni, possiamo venire incontro alle necessità del prossimo. E, come Ester, riconoscere la nostra missione, magari mutando in destino favorevole ciò che nella vita di altri era fino a quel momento un destino avverso.