François-Xavier Nguyên Van Thuán

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François-Xavier Nguyên Van Thuán (1928-2002) in una foto scattata durante la prigionia

Come scriveva una volta un filosofo, i pensieri si pagano con il coraggio. E con cosa si paga la libertà? Talvolta, purtroppo, la libertà – di scegliere il proprio futuro, di decidere da che parte stare o per chi offrire la propria vita – si paga con la perdita della libertà stessa: emarginazione, solitudine, sofferenza, perfino con il carcere. Ed è proprio la prigione il luogo della storia che ti voglio raccontare, una storia di libertà malgrado tutto. Siamo a Saigon, in Vietnam, nel 1975. Un uomo, in mezzo a due poliziotti, viene trasportato in macchina dalla città fino a Nha Trang, a quattrocentocinquanta chilometri di distanza. Viene trattato come un oppositore politico dal regime comunista. Ancora non può sapere che cosa lo attende: sarà detenuto per 13 anni, 9 dei quali in isolamento.

Chi è quest’uomo, da solo nella sua cella? Un pericoloso criminale? Un terrorista? No, un sacerdote cattolico, François-Xavier Nguyên Van Thuán. Nato nel 1928 da una famiglia cattolica vietnamita,François-Xavier avverte la chiamata al sacerdozio ed entra in seminario durante l’adolescenza. Nel 1953 viene ordinato sacerdote e trascorre un periodo di studio a Roma. Una volta tornato in patria, svolge diversi incarichi e infine viene ordinato vescovo di Nha Trang nel 1967. Nell’agosto del 1975 papa Paolo VI lo nomina arcivescovo coadiutore di Saigon ma qualcosa sta per deviare bruscamente il corso della sua vita. Convocato dalle autorità comuniste, l’arcivescovo Van Thuán viene accusato di essere una spia del Vaticano. Accusa pretenziosa e anacronistica, dettata solo dalla sua condizione di vescovo cattolico. In una delle numerose pagine che scriverà dalla prigionia, Van Thuán rievoca la tristezza, la paura, la tensione e l’umiliazione per l’ingiusta carcerazione, dovuta solamente alla sua fedeltà alla Chiesa e al libero esercizio della sua funzione di pastore.

Il carcere è una delle esperienze più dure che un essere umano possa affrontare: la privazione della libertà tocca la profondità della persona. A maggior ragione, la reclusione per motivi ingiusti, per odio ideologico, può condurre la vittima a uno stato di disperazione e angoscia irresistibili. Anche Van Thuán sperimenta lo sconforto dovuto alla sua ingiusta detenzione e cerca una strada per affrontare il tempo, lungo e indefinito, in cui non potrà godere della sua libertà. Ma durante la prigionia, sorretto solamente dalla fede in quel Dio per cui, pur di non rinnegarlo, ha accettato di soffrire, Van Thuán matura una precisa consapevolezza:

Sono in prigione, se aspetto il momento opportuno per fare qualcosa di veramente grande, quante volte nella vita mi si presenteranno simili occasioni? No, afferro le occasioni che si presentano ogni giorno,
per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario
.   

Privato della libertà di movimento e di azione, cioè di una libertà “esteriore”, Van Thuan scopre intatta dentro di sé una libertà interiore che lo porta a «vivere il momento presente, colmandolo di amore». Ispirandosi alla figura di san Paolo, anche lui prigioniero in carcere, Van Thuán decide di fare l’unica cosa che ancora gli è consentita: scrivere al suo popolo. Nascono così alcuni libri profondamente toccanti, testimonianza di un amore appassionato per la vita, per la libertà e per la propria fede.Riesce a celebrare la santa Messa di nascosto, in condizioni estreme. Può consacrare una briciola di pane e poche gocce di vino tenute nel palmo della mano, che diventa il suo calice, recitando le preghiere liturgiche a memoria. Fa amicizia con i suoi carcerieri e parla loro di Dio, al punto che le autorità carcerarie si vedono costrette a cambiare spesso le guardie incaricate della sua custodia. Van Thuán ha compreso che nella vita che gli è dato vivere può essere libero, anche se obbligato da altri all’immobilità e alla reclusione.

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Cambierà più volte prigione, passando da un luogo a un altro. Infine nel 1988 viene scarcerato. Ecco come racconta questo evento:

Un giorno di pioggia, mentre sto preparando il mio pranzo, sento squillare il telefono delle guardie. «Forse questa telefonata è per me! È vero, oggi è il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria al Tempio! ».
Cinque minuti dopo, arriva la mia guardia: - Signor Thuán, lei ha mangiato?
- Non ancora, sto preparando.
- Dopo mangiato, si vesta bene e vada a vedere il capo.
- Chi è il capo?
- Non lo so, ma mi hanno detto di avvisarla. Buona fortuna!
Un'automobile mi ha condotto in un palazzo, dove ho incontrato il Ministro dell'Interno, cioè della Polizia. Dopo i saluti di cortesia, mi ha domandato:
- Lei ha un desiderio da esprimere?
- Sì, voglio la libertà.
- Quando?
- Oggi.
E rimasto molto sorpreso. Spiego:
- Eccellenza, sono stato in prigione abbastanza a lungo; sotto tre pontificati, quello di Paolo VI, di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II. E inoltre, sotto quattro Segretari generali del Partito comunista sovietico: Breznev, Andropov, Cernenko, Gorbaciov!
Lui si mette a ridere, e fa segno con la testa: - E vero, è vero!
E voltandosi verso il suo segretario, dice: - Fate il necessario per esaudire il suo desiderio.
Di solito, i capi hanno bisogno di tempo per sbrigare almeno le formalità. Ma in quel momento ho pensato:
- Oggi è la festa della Madonna, la Presentazione. Maria mi libera. Grazie a te, Maria
.

Una volta rilasciato, Van Thuán torna a Roma e nel 1998 viene nominato Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, promosso nella Santa Sede da papa Giovanni Paolo II. Lo stesso pontefice lo nominerà cardinale nel 2001. Morirà l’anno successivo, all’età di 74 anni. Testimone coraggioso della fedeltà alle proprie idee, Van Thuán è riuscito a vivere da uomo libero anche nell’oscurità di una cella, pur senza sapere per quanto tempo sarebbe rimasto in prigione. Leggiamo ancora dai suoi scritti:

La linea retta è fatta di milioni di piccoli punti uniti uno all'altro. Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all'altro. Dispongo perfettamente ogni singolo punto e la linea sarà retta. Vivo con perfezione ogni minuto e la vita sarà santa. Il cammino della speranza è lastricato di piccoli passi di speranza. Una vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza.