Generare, dal Catechismo della Chiesa Cattolica

1652 «Per sua indole naturale, l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e all'educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento»: [1]

«I figli sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori. Lo stesso Dio che disse: "Non è bene che l'uomo sia solo" (Gn 2,18) e che "creò all'inizio l'uomo maschio e femmina" (Mt 19,4), volendo comunicare all'uomo una certa speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l'uomo e la donna, dicendo loro: "Crescete e moltiplicatevi" (Gn 1,28). Di conseguenza la vera pratica dell'amore coniugale e tutta la struttura della vita familiare che ne nasce, senza posporre gli altri fini del matrimonio, a questo tendono che i coniugi, con fortezza d'animo, siano disposti a cooperare con l'amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia». [2]

    

2202 Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità; si impone da sé. La si considererà come il normale riferimento, in funzione del quale devono essere valutate le diverse forme di parentela.

    

1655 Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla santa Famiglia di Giuseppe e di Maria. La Chiesa non è altro che la « famiglia di Dio ». Fin dalle sue origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti (Cf At 18,8.). Allorché si convertivano, desideravano che anche « tutta la loro famiglia » fosse salvata (Cf At 16,31; 11,14). Queste famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo.

     

1656 Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono difondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. È per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando un'antica espressione, chiama la famiglia « Ecclesia domestica » – Chiesa domestica. [3] È in seno alla famiglia che « i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale ». [4]

    

1653 La fecondità dell'amore coniugale si estende ai frutti della vita morale, spirituale e soprannaturale che i genitori trasmettono ai loro figli attraverso l'educazione. I genitori sono i primi e principali educatori dei loro figli. [5] In questo senso il compito fondamentale del matrimonio e della famiglia è di essere al servizio della vita. [6]

    

1654 I coniugi ai quali Dio non ha concesso di avere figli, possono nondimeno avere una vita coniugale piena di senso, umanamente e cristianamente. Il loro matrimonio può risplendere di una fecondità di carità, di accoglienza e di sacrificio.

     

2201 La comunità coniugale è fondata sul consenso degli sposi. Il matrimonio e la famiglia sono ordinati al bene degli sposi e alla procreazione ed educazione dei figli. L'amore degli sposi e la generazione dei figli stabiliscono tra i membri di una medesima famiglia relazioni personali e responsabilità primarie.

     

2206 Le relazioni in seno alla famiglia comportano un'affinità di sentimenti, di affetti e di interessi, che nasce soprattutto dal reciproco rispetto delle persone. La famiglia è una comunità privilegiata chiamata a realizzare un'amorevole apertura di animo tra i coniugi e una continua collaborazione tra i genitori nell'educazione dei figli. [7]

     

2378. Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il «dono più grande del matrimonio» è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso «diritto al figlio». In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello «di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento». [8]

      

2353. La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani.

2381. L'adulterio è un'ingiustizia. Chi lo commette vien meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell'Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell'altro coniuge e attenta all'istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell'unione stabile dei genitori.

 

[1] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1068.

[2] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 50: AAS 58 (1966) 1070-1071.

[3] Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965) 16; cf Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 21: AAS 74 (1982) 105.

[4] Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965) 16.

[5] Cf Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis, 3: AAS 58 (1966) 731.

[6] Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 28: AAS 74 (1982) 114.

[7] Cf Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 52: AAS 58 (1966) 1073.

[8] Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum vitae, II, 8.