Libertà come responsabilità nell'amore

Karol Józef Wojtyła
1960
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Karol Józef Wojtyla (1920-2005)

La libertà e la verità determinano l’impronta spirituale che contrassegna le diverse manifestazioni della vita e dell’azione umana. Esse penetrano nel più profondo degli atti e degli stati d’animo umani e conferiscono loro quel contenuto particolare di cui non troviamo alcuna traccia nella vita animale. A questo precisamente, l’amore tra persone deve la propria particolare conoscenza. Benché si basi così fortemente e nettamente sul corpo e sui sensi, né l’uno né gli altri possono crearne la trama o il profilo autentici. L’amore è sempre un problema dell’interiorità e dello spirito; a mano a mano che cessa di esserlo, cessa anche di essere amore. Ciò che di esso sussiste nei sensi e nella sola vitalità sessuale del corpo umano non ne costituisce l’essenza. La volontà è nella persona quell’ultima istanza senza la partecipazione della quale nulla ha valore né misura corrispondente all’essenza della persona. Il valore di essa è strettamente legato alla libertà, proprietà della volontà. Ed è soprattutto l’amore che ha bisogno di libertà: l’impegno della libertà ne costituisce in certa misura l’essenza. Quel che non ha la propria fonte nella libertà, quel che non è impegno libero, perché determinato o effetto di costrizione non può venir riconosciuto come amore; non contiene nulla della sua essenza. Per questo nel processo dell’integrazione psicologica, che si svolge nell’interiorità della persona parallelamente all’amore sessuale, quel che è importante è un impegno non soltanto della volontà, ma anche della libertà: bisogna che la volontà s’impegni nel modo più completo e conformemente alla propria natura. Un impegno veramente libero della volontà è possibile solo a base di verità. L’esperienza della libertà è inseparabile da quella della verità. Ogni situazione interiore è psicologicamente vera: il desiderio sensuale, come l’impegno affettivo. È una verità soggettiva: una persona ne desidera veramente un’altra, perché trova nella sua vita interiore un sentimento distinto, colorato di concupiscenza e nato dall’impressione prodotta dalla persona desiderata. Così l’impegno affettivo dell’uno nei confronti dell’altro è autentico, perché il soggetto trova in sé delle emozioni, una disposizione alle emozioni, un desiderio di vicinanza e di appoggio tali che è obbligato a chiamare «amore» la propria situazione interiore. Dal punto di vista soggettivo, noi abbiamo a che fare in entrambi i casi con un amore autentico. Ma l’amore esige anche una verità oggettiva, condizione necessaria dell’integrazione dell’amore. Fintantoché noi lo esaminiamo soltanto alla luce della sua verità soggettiva, non riusciremo a cogliere l’immagine completa dell’amore e non saremo in grado di giudicare del suo valore oggettivo, che, malgrado tutto, è il più importante. […]

L’impegno della libertà

Solo la conoscenza della verità sulla persona rende possibile l’impegno della libertà a suo riguardo. L’amore consiste nell’impegno della libertà: è un dono di sé, e «donarsi» significa precisamente «limitare la propria libertà a vantaggio di altri». La limitazione della libertà potrebbe essere in se stessa qualche cosa di negativo e di sgradevole, ma l’amore fa sì ch’essa sia al contrario positiva, gioiosa e creatrice. La libertà è fatta per l’amore. Se non è usata, se non è sfruttata da esso, diventa precisamente qualche cosa di negativo, dà all’uomo il senso del vuoto. L’amore impegna la libertà e la colma di ciò che per natura attira la volontà: il bene. La volontà tende al bene e la libertà è una proprietà della volontà; ecco perché dicevamo che la libertà è fatta per l’amore: soprattutto, grazie ad esso, infatti, l’uomo partecipa al bene. Per la stessa ragione, la libertà occupa uno dei primi posti nell’ordine morale, nella gerarchia delle virtù, così come i buoni desideri e le buone aspirazioni dell’uomo. L’uomo desidera l’amore più della libertà: la libertà è un mezzo, l’amore è un fine. Ma desidera l’amore vero, perché soltanto sulla base della verità è possibile un impegno autentico della libertà. La volontà è libera, e nello stesso tempo «deve» cercare il bene che corrisponde alla sua natura; è libera nella ricerca e nella scelta, ma non è libera dal bisogno di cercare e di scegliere. Tuttavia essa non ammette che le venga imposto un oggetto come un bene. Vuole sceglierlo e affermarlo ella stessa, perché la scelta è sempre affermazione dell’oggetto scelto.

[…]

L’amore di volontà compare soltanto nel momento in cui l’uomo impegna coscientemente la propria libertà nei confronti di un altro uomo in quanto persona, persona di cui riconosce e afferma pienamente il valore. Un tale impegno non consiste soprattutto nel desiderare. La volontà è una potenza creatrice, capace di estrarre da se stessa il bene per donarlo e non soltanto di assimilare un bene già esistente. L’amore di volontà si esprime soprattutto nel desiderio di bene per la persona amata. Il fatto di desiderare la persona per sé non rivela ancora la potenzialità creatrice della volontà, e neppure costituisce l’amore nel senso positivo del termine. Per natura, la volontà vuole il bene, il bene infinito, cioè la felicità. Tendendo verso di esso, cerca una persona e la desidera per sé in quanto bene concreto, capace di apportarle la felicità.

K. Wojtyla, Amore e responsabilità, Marietti, Torino 1969, pp. 105-106, 122-123