Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto (Giovanni 20,16-18).
Chi è Maria di Magdala? Se tu lo avessi chiesto a Maria, probabilmente neppure lei avrebbe saputo darti una risposta, se non dopo l’episodio immortalato da queste parole del Vangelo di Giovanni.
La figura di Maria è salita alla ribalta dopo la pubblicazione del romanzo best-seller “Il Codice Da Vinci” che la immagina come la moglie di Gesù e come colei che Egli aveva originariamente designato per guidare il gruppo degli apostoli. Questo ritratto di Maria, va precisato, è del tutto fantasioso e privo di fondamento storico. È infatti parte della trama di un romanzo, come potrebbe esserlo Harry Potter, e non di un’opera scientifica. Fantasie a parte, se cerchiamo la “vera” storia di Maria dobbiamo “accontentarci” del consenso degli evangelisti e delle notizie che ci sono giunte dalla tradizione e dai risultati delle ricerche storiche e bibliche.
La vera storia di Maria di Magdala è enigmatica e frammentaria. È la storia di un personaggio affascinante a cui Gesù rivolge pochissime parole, e una di queste è proprio il suo nome. Maria è una discepola di Gesù che, al culmine della disperazione per il presunto furto del corpo del Maestro, viene chiamata per nome dal Risorto apparso per la prima volta proprio a lei. Vedremo quanto è importante questo evento non solo per vita di Maria, ma anche per la vita di ciascuno di noi.
Cerchiamo prima di mettere insieme i tasselli della storia di Maria. Da quanto è scritto nei quattro vangeli, Maria ebbe probabilmente un ruolo di spicco tra i discepoli al seguito del Nazareno. Questo dato possiamo già dedurlo da un semplice fatto: pur essendo donna, Maria viene citata da più narrazioni evangeliche, per più volte, e come testimone “chiave” della Risurrezione. Ma, a parte le supposizioni, la sua identità rimane in larga parte affidata a pochi indizi scritturistici. Nei vangeli di Matteo, Marco e Giovanni il suo nome appare solo alla crocifissione. Il Vangelo di Luca offre qualche dettaglio in più, affermando che Maria di Magdala fu una delle donne che seguirono Gesù di Nazaret fin dagli inizi dalla sua predicazione in Galilea. Una storia complicata perché Gesù la liberò da «sette demóni» (Luca 8,2). Dalla tipologia di donne che con lei vengono citate nel passo di Luca («Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni», Luca 8,3), si ipotizza che Maria fosse una donna facoltosa che finanziava con le sue sostanze la predicazione di Gesù. Sappiamo poi che, dopo essere stata liberata dal male che l’affliggeva, Maria gli rimase fedele sino alla morte in croce (Giovanni 19,25). Per aver seguito Gesù di Nazaret fin dagli inizi della predicazione e per essere stata testimone della Risurrezione, Maria di Magdala ha tutti i requisiti per essere considerata non solo “discepola”, ma “apostola”.
La tradizione ha confuso la storia di Maria di Magdala con quella di altre donne vicine a Gesù, in particolare quella della peccatrice pentita che unse i piedi di Gesù e da lui perdonata nella casa di un fariseo (Luca 7,36-50). La confusione è stata favorita dal fatto che questo racconto precede di poco la presentazione ufficiale di Maria di Magdala come donna da cui furono cacciati “sette demóni” (Luca 8,2). Per questo motivo, nel medioevo si diffuse una lettura che identificava Maria Maddalena con la prostituta perdonata da Gesù poco prima, costruendoci sopra la figura esemplare della peccatrice pentita e penitente, protettrice e modello di tutte le donne che desideravano cambiare vita. La maggior parte delle raffigurazioni artistiche che avrai trovato in storia dell’arte la raffigurano così. Purtroppo, si tratta di un equivoco su cui si è sviluppata una tradizione. Gli studiosi sono concordi nell’affermare che Maria non fosse una prostituta pentita. La prostituzione, come ogni altra decadenza morale, non era considerata dagli ebrei come l’opera di una possessione diabolica, ma come frutto del peccato. Quella di Maria era, con ogni probabilità, una qualche forma di disturbo mentale o spirituale: forse un forte esaurimento nervoso, una forma acuta di nevrosi, o una forte depressione che Gesù fu in grado di curare. Che fossero “sette demóni” indica che la sua condizione era disperata sia per l’intensità che per la frequenza delle crisi, simili a veri e propri attacchi diabolici.
Neppure l’associazione tra Maria di Magdala e Maria di Betania, sorella di Marta e Lazzaro, regge la ricostruzione storica e il confronto con il dato biblico. L’equivoco ha origine dalla narrazione di due “unzioni dei piedi” di Gesù: la prima, già citata, a opera della prostituta che lava i piedi di Gesù con le sue lacrime, li asciuga con i capelli e li unge con del profumo (Luca 7,36-50); la seconda, a opera di Maria di Betania che unge i piedi di Gesù con del nardo e li asciuga con i propri capelli, prima degli eventi pasquali (Giovanni 12,3). L’associazione che porta all’identità dei tre personaggi, nonostante le similarità degli episodi, non ha fondamento scritturistico e storico adeguato.
Ma torniamo all’identità di Maria di Magdala. Cos’è successo in lei il giorno in cui il suo nome, pronunciato dal maestro Risorto, le è tuonato nel cuore? Cosa la spinge a portare il primo annuncio della Risurrezione agli altri apostoli riuniti nel cenacolo, ancora sconcertati dal ritrovamento del sepolcro vuoto (cfr. Giovanni 20,1-18)? Cosa ci rivela questo episodio di chi è veramente Maria?
L’episodio della domenica di Risurrezione ci offre numerosi indizi: era una discepola certamente sensibile e appassionata nelle sue lacrime, ma al tempo stesso forte e tenace nella fedeltà al Maestro. Maria di Magdala, infatti, diversamente dagli altri discepoli, non fugge al momento della cattura di Gesù, e al momento della crocifissione è sotto la croce insieme a Maria, madre di Gesù, e Maria, madre di Clèopa (Giovanni 19,25).
Nel sentirsi chiamare per nome nel suo cuore, Maria risponde nella sua lingua nativa, quella che ha imparato da bambina. Le lacrime che le rigano il volto e l’amore al Maestro risorto sciolgono ogni sua paura, ed esprimono la commozione per quello che Gesù ha fatto per lei: solo Gesù la conosce fino in fondo, solo Gesù può accendere in lei il ricordo della storia vissuta insieme, solo Gesù sa farla sentire riconosciuta nella sua identità. Per questo motivo Maria può passare da una situazione di incredulità disperata a una fede appassionata. Questa fede rispecchia la vera natura di Maria, ed è l’unica forza che permette un annuncio credibile agli altri apostoli.
San Gregorio Magno commenta in proposito: «“Gesù le disse: Maria!” (Giovanni 20, 16). Dopo che l’ha chiamata con l’appellativo generico del sesso senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: Riconosci colui dal quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale. Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito grida: “Rabbunì”, cioè “Maestro”: era lui che ella cercava all’esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente nella ricerca» (Om. 25, 1-2. 4-5; PL 76, 1189-1193).
Per terminare, vorrei lasciarti alcune riflessioni di papa Francesco sull’importanza dell’episodio vissuto da Maria di Magdala per la nostra vita:
«Com’è bello pensare che la prima apparizione del Risorto – secondo i vangeli – sia avvenuta in un modo così personale! Che c’è qualcuno che ci conosce, che vede la nostra sofferenza e delusione, e che si commuove per noi, e ci chiama per nome. È una legge che troviamo scolpita in molte pagine del vangelo. Intorno a Gesù ci sono tante persone che cercano Dio; ma la realtà più prodigiosa è che, molto prima, c’è anzitutto Dio che si preoccupa per la nostra vita, che la vuole risollevare, e per fare questo ci chiama per nome, riconoscendo il volto personale di ciascuno. Ogni uomo è una storia di amore che Dio scrive su questa terra. Ognuno di noi è una storia di amore di Dio. Ognuno di noi Dio chiama con il proprio nome: ci conosce per nome, ci guarda, ci aspetta, ci perdona, ha pazienza con noi. È vero o non è vero? Ognuno di noi fa questa esperienza.
E Gesù la chiama: “Maria!”: la rivoluzione della sua vita, la rivoluzione destinata a trasformare l’esistenza di ogni uomo e donna, comincia con un nome che riecheggia nel giardino del sepolcro vuoto. I vangeli ci descrivono la felicità di Maria: la risurrezione di Gesù non è una gioia data col contagocce, ma una cascata che investe tutta la vita. L’esistenza cristiana non è intessuta di felicità soffici, ma di onde che travolgono tutto. Provate a pensare anche voi, in questo istante, col bagaglio di delusioni e sconfitte che ognuno di noi porta nel cuore, che c’è un Dio vicino a noi che ci chiama per nome e ci dice: “Rialzati, smetti di piangere, perché sono venuto a liberarti!”» (Francesco, Udienza, 17 maggio 2017)
In Maria di Magdala possono riconoscersi ogni donna e ogni uomo afflitto, sperduto, disperato su sé stesso. Gesù, chiamando Maria per nome, la risveglia, quasi la libera da un “ottavo demone”: quello che ti dice che non sei nessuno, che ti sei illuso, e che la tua vita è da buttare. L’incontro personale con Gesù risorto che pronuncia il tuo nome è come un fulmine che illumina un cielo buio. Ognuno di noi può vedere in Maria una figura chiave nella ricerca di chi siamo veramente: questa ricerca è per ciascuno non solo una missione, ma un autentico dono di Dio. Questo dono è però inserito in una storia personale di salvezza e di intimità con l’Unico che ci conosce in fondo, ma forse occorre iniziare dal coraggio di cercare ostinatamente finché… sarà Lui stesso a farsi avanti e a chiamarti con il tuo nome. Perché solo tu puoi rispondere.