Perdono, dal Catechismo della Chiesa Cattolica

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Non c’è nessuna colpa, per grave che sia, che non possa essere perdonata dalla santa Chiesa. “Non si può ammettere che ci sia un uomo, per quanto infame e scellerato, che non possa avere con il pentimento la certezza del perdono” [Catechismo Romano, 1,11,5]. Cristo, che è morto per tutti gli uomini, vuole che, nella sua Chiesa, le porte del perdono siano sempre aperte a chiunque si allontana dal peccato. [Cf. Mt 18,21-22]

 

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La catechesi si sforzerà di risvegliare e coltivare nei fedeli la fede incomparabile grandezza del dono che Cristo risorto ha fatto alla sua Chiesa: la missione il potere di perdonare veramente ei peccati, mediante il ministero degli Apostoli e dei loro successori.
Il Signore vuole che i suoi discepoli abbiano i più ampi poteri; vuole che i suoi servi facciano in suo nome ciò che faceva egli stesso, quando era sulla terra [Sant’Ambrogio, De poenitentia, 1,34:PL 16, 477 A].
I sacerdoti hanno ricevuto un potere che Dio non ha concesso né agli angeli né agli arcangeli… Quello che i sacerdoti compiono quaggiù, Dio lo conferma lassù. [San Giovanni Crisostomo, De sacerdotio, 3, 5: PG 48 643 A].
Se nella Chiesa non ci fosse la remissione dei peccati, non ci sarebbe nessuna speranza, nessuna speranza di una vita eterna e di una liberazione eterna. Rendiamo grazie a Dio che ha fatto alla sua Chiesa un tale dono. [Sant’Agostino, Sermones, 213, 8: PL 38, 1064.]

 

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Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7 ]. Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: "Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati" ( Mc 2,10 ) ed esercita questo potere divino: "Ti sono rimessi i tuoi peccati!" ( Mc 2,5; Lc 7,48 ). Ancor di più: in virtù della sua autorità divina dona tale potere agli uomini [Cf Gv 20,21-23 ] affinché lo esercitino nel suo nome.

   

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Cristo ha voluto che la sua Chiesa sia tutta intera, nella sua preghiera, nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. Ha tuttavia affidato l'esercizio del potere di assolvere i peccati al ministero apostolico. A questo è affidato il "ministero della riconciliazione" ( 2Cor 5,18 ). L'apostolo è inviato "nel nome di Cristo", ed è Dio stesso che, per mezzo di lui, esorta e supplica: "Lasciatevi riconciliare con Dio" ( 2Cor 5,20 ).

 

V. « Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori »

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Questa domanda è sorprendente. Se consistesse soltanto nel primo membro della frase - "Rimetti a noi i nostri debiti" - potrebbe essere implicitamente inclusa nelle prime tre domande della Preghiera del Signore, dal momento che il sacrificio di Cristo è "per la remissione dei peccati". Ma, secondo l'altro membro della frase, la nostra domanda verrà esaudita solo a condizione che noi, prima, abbiamo risposto ad un'esigenza. La nostra richiesta è rivolta verso il futuro, la nostra risposta deve averla preceduta; una parola le collega: "come".

   

2839
Abbiamo iniziato a pregare il Padre nostro con una confidenza audace. Implorando che il suo Nome sia santificato, gli abbiamo chiesto di essere sempre più santificati. Ma, sebbene rivestiti della veste battesimale, noi non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova domanda, torniamo a lui, come il figlio prodigo, [Cf Lc 15,11-32 ] e ci riconosciamo peccatori, davanti a lui, come il pubblicano [Cf Lc 18,13 ]. La nostra richiesta inizia con una "confessione", con la quale confessiamo ad un tempo la nostra miseria e la sua misericordia. La nostra speranza è sicura, perché, nel Figlio suo, "abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati" ( Col 1,14; Ef 1,7 ). Il segno efficace ed indubbio del suo perdono lo troviamo nei sacramenti della sua Chiesa [Cf Mt 26,28; Gv 20,23 ].

   

2840
Ora, ed è cosa tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al nostro cuore finché noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L'Amore, come il Corpo di Cristo, è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello, la sorella che vediamo [Cf 1Gv 4,20 ]. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile all'amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro peccato, il nostro cuore è aperto alla sua grazia.

   

2841

Questa domanda è tanto importante che è la sola su cui il Signore torna sviluppandola nel Discorso della montagna [Cf Mt 6,14-15; Mt 5,23-24; 2841 Mc 11,25 ]. All'uomo è impossibile soddisfare questa cruciale esigenza del mistero dell'Alleanza. Ma "tutto è possibile a Dio".

 

   

... come noi li rimettiamo ai nostri debitori

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Questo "come" non è unico nell'insegnamento di Gesù: "Siate perfetti "come" è perfetto il Padre vostro celeste" ( Mt 5,48 ); "Siate misericordiosi "come" è misericordioso il Padre vostro"( Lc 6,36 ); "Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; "come" io vi ho amati, così amatevi anche voi" ( Gv 13,34 ). E' impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall'esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce "dalla profondità del cuore", alla Santità, alla Misericordia, all'Amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, che è la nostra Vita, [Cf Gal 5,25 ] può fare "nostri" i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù [Cf Fil 2,1; Fil 2,5 ]. Allora diventa possibile l'unità del perdono, perdonarci "a vicenda "come" Dio ha perdonato" a noi "in Cristo" ( Ef 4,32 ).

   

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Così prendono vita le parole del Signore sul perdono, questo Amore che ama fino alla fine [Cf Gv 13,1 ]. La parabola del servo spietato, che corona l'insegnamento del Signore sulla comunione ecclesiale, [Cf Mt 18,23-35 ] termina con queste parole: "Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". È lì, infatti, "nella profondità del cuore " che tutto si lega e si scioglie. Non è in nostro potere non sentire più e dimenticare l'offesa; ma il cuore che si offre allo Spirito Santo tramuta la ferita in compassione e purifica la memoria trasformando l'offesa in intercessione.

   

2844
La preghiera cristiana arriva fino al perdono dei nemici [Cf Mt 5,43-44 ]. Essa trasfigura il discepolo configurandolo al suo Maestro. Il perdono è un culmine della preghiera cristiana; il dono della preghiera non può essere ricevuto che in un cuore in sintonia con la compassione divina. Il perdono sta anche a testimoniare che, nel nostro mondo, l'amore è più forte del peccato. I martiri di ieri e di oggi rinnovano questa testimonianza di Gesù. Il perdono è la condizione fondamentale della Riconciliazione [Cf 2Cor 5,18-21 ] dei figli di Dio con il loro Padre e degli uomini tra loro [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dives in misericordia, 14].

   

2845
Non c'è né limite né misura a questo perdono essenzialmente divino [Cf Mt 18,21-22; Lc 17,3-4 ]. Se si tratta di offese (di "peccati" secondo Lc 11,4 o di "debiti" secondo Mt 6,12 ), in realtà noi siamo sempre debitori: "Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole" ( Rm 13,8 ). La comunione della Santissima Trinità è la sorgente e il criterio della verità di ogni relazione [Cf 1Gv 3,19-24 ]. Essa è vissuta nella preghiera, specialmente nell'Eucaristia: [ Mt 5,23-24 ]
Dio non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione; dice loro di lasciare sull'altare l'offerta e di andare, prima, a riconciliarsi con i loro fratelli. Dio vuole che ce lo riconciliamo con preghiere che salgono da cuori pacificati. Ciò che più fortemente obbliga Dio è la nostra pace, la nostra concordia, l'unità di tutto il popolo dei credenti, nel Padre nel Figlio e nello Spirito Santo [Cf San Cipriano di Cartagine, De oratione dominica, 23: PL 4, 535C-536A].