Zaccheo: l’amicizia che risveglia la coscienza

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Jacopo Palma, Christ calling Zacchaeus (1575)

A volte, pensando ad alcune categorie di persone che, da tutti i punti di vista, risultano essere “dalla parte del torto”, può capitare di domandarsi: “ma questi non hanno una coscienza?”. Agire in modo disonesto sembrerebbe per loro non l’eccezione, ma la regola di vita: chi ruba, pratica la violenza o commette ingiustizie, non si rende conto di ciò che fa? Forse era questa la domanda che si ponevano gli abitanti di Gerico quando incrociavano Zaccheo per la strada, un possidente arricchitosi alle spalle degli altri. Capiamo perché la decisione di Gesù di Nazaret di fermarsi a pranzo a casa di Zaccheo susciti negli abitanti del paese vivaci e critiche reazioni, lui che l’evangelista san Luca qualifica come «capo dei pubblicani e ricco» (Luca 19, 2). Un esattore delle tasse che agisce per conto degli occupanti stranieri, anzi il capo degli esattori, odiato da tutto il popolo. Un “nemico pubblico” che non si accontenta di lavorare per i Romani ma froda sistematicamente i suoi concittadini, chiedendo più denaro di quello dovuto e tenendo per sé ampi margini di guadagno. La gente mormora e commenta: perché Gesù si ferma da lui? Non sa che è un peccatore?

Ma Zaccheo non è soltanto il capo dei pubblicani – come a dire: il boss mafioso del luogo. Egli è anche un uomo, con la sua storia personale, le sue insicurezze, i suoi dubbi e i suoi desideri. «Piccolo di statura» (Luca 19, 4), è venuto a sapere che sta passando per la sua città il Maestro di Galilea, il predicatore di cui tutti parlano, l’uomo di Dio che compie miracoli… e desidera vederlo. Forse per semplice curiosità, o forse per un desiderio più profondo. Zaccheo aspira così tanto a vedere Gesù che non si scoraggia per la sua bassa statura – un impedimento a vedere oltre quando è immerso tra la gente – e trova il modo di arrampicarsi su un sicomoro. Un albero diffuso in Medio Oriente dal nome per noi inconsueto, dai rami ampi, che può raggiungere anche i 20 metri d’altezza! La piccolezza dell’uomo, disprezzato dai suoi concittadini e ritenuto un personaggio da tenere a distanza, viene controbilanciata dall’altezza dell’albero e, potremmo dire, dalla grandezza del desiderio che egli prova: il desiderio di vedere Gesù che passa. Da quella posizione potrà finalmente vedere e, probabilmente, starà così in alto da non essere visto né da Gesù né dai suoi ostili concittadini.

Ma le cose non vanno come egli ha previsto. Il suo gesto non potrà restare anonimo. Narra il vangelo di san Luca: «Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia» (Luca 19, 5-6). Mai avrebbe immaginato tanto: il predicatore di Galilea sarà suo ospite! Lo sguardo di Gesù è stato attirato da quell’ombra arrampicata sul sicomoro, il suo desiderio, quasi fosse un messaggio in codice, è arrivato a destinazione e ha causato un effetto inaspettato. Gesù si reca allora da Zaccheo, si auto-invita a pranzo da lui, come facciamo a volte noi con amici di lunga data. Gesù entra in una casa ritenuta “non rispettabile”, e mangia alla stessa tavola di un uomo che quasi tutti evitano. Forse qualcuno degli abitanti di Gerico si sarebbe aspettato una presa di posizione da parte di Gesù: se non un’accusa pubblica del ricco e ingiusto esattore delle tasse, almeno un rimprovero chiaro, un richiamo al dovere della giustizia…Niente di tutto questo. Gesù, semplicemente, chiama Zaccheo, gli chiede di scendere e di mostrargli casa sua. Gesù conosce l’odio e la ben poca stima che pesano sulla sua persona, ma conosce ancora meglio il desiderio che accende il suo cuore e lo ha spinto a salire sull’albero. Egli non rimprovera Zaccheo, non lo giudica, pur di stare un po’ di tempo con lui sfida il giudizio della gente.

Sembra, apparentemente un pranzo come tanti. Non sappiamo cosa Gesù gli abbia detto a tavola: Luca non ce ne parla. Ma Gesù deve aver parlato con chiarezza, eppure senza ferire, deve aver indicato la verità e la giustizia, senza risultare pesante. Incroci di sguardi, parole profonde, ricche di affetto e insieme di esigenza. La coscienza di Zaccheo si risveglia. Perché ogni essere umano ne ha una, anche chi può sembrare più insensibile e più radicato nei propri errori. «Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto"» (Luca 19, 8). Bel programma! Fino a poche ore prima non avrebbe mai creduto di poter dire ciò che adesso, con voce ferma, sta dichiarando. Il cuore di Zaccheo, la sua coscienza, non sono stati scossi da una requisitoria severa, né da un appello retorico alla giustizia. La sua coscienza è stata trasformata dal modo con cui Gesù gli si è avvicinato, dalla sensibilità e dalla discrezione che gli ha dimostrato, senza paura di compromettersi. La tensione, forse ancora confusa con la semplice curiosità, già presente nell’animo del pubblicano, viene adesso risolta dalla vicinanza di Gesù, indirizzando il ricco di Gerico verso un cambiamento di vita prima inimmaginabile. Grazie alle parole di Gesù, parole che solo Zaccheo conosce, il pubblicano improvvisamente comprende cosa c’è che non va nella sua vita e decide di cambiare, restituendo ben più di quello che ha ingiustamente preteso dai suoi concittadini. La scelta di cambiare vita, dettata dalla sua coscienza, non è imposta dall’esterno ma sorge dall’interno, dal dialogo con una voce irresistibile, da un rapporto personale: non c’è bisogno di troppe spiegazioni, né da una parte né dall’altra.

«Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto"» (Luca 19, 9-10). Gesù entra in scena nella vita di Zaccheo portando la salvezza e reintegrandolo tra i “figli di Abramo”, all’interno del popolo in cui vive e che è destinatario di una promessa d’amore da parte di Dio. Gesù è venuto a cercare proprio quel piccolo truffatore che, arrampicato sul sicomoro, a sua volta lo cercava. Da personaggio spregevole, Zaccheo diviene adesso un esempio da imitare. Ci dice che la coscienza parla a ciascuno, anche quando sembra addormentata o assente; ci mostra che ogni essere umano è capace di atti insospettati di generosità; ci insegna che per realizzare grandi cambiamenti è forse sufficiente fare un piccolo passo, cambiare la prospettiva rispetto al quotidiano in cui siamo immersi, guardare le cose un po’ più dall’alto. Ed essere pronti a dialogare con Dio quando, passandoci accanto, ci chiede di stare con Lui.