Into the Wild

(USA 2007, col, 148') regia di Sean Penn, con E. Hirsch, M. Gay Harden, W. Hurt, J. Malone, B. Dierker, C. Keener, V. Vaughn, K. Stewart, H. Holbrook).

1992: il ventiquattrenne Christopher McCandless (Hirsch) vive solo in mezzo alla natura selvaggia dell'Alaska, dormendo in un bus abbandonato. Due anni prima, fresco di diploma, aveva lasciato la famiglia benestante per iniziare un viaggio attraverso l'America, dopo essersi liberato dei soldi e delle carte di credito: ribattezzatosi Alexander Supertramp, lavora nei campi di grano del South Dakota, discende il fiume Colorado fino al Messico, va da Los Angeles alla baraccopoli di Slab City. Ma la tragedia incombe. [...]

(Da Il Mereghetti. Dizionario dei film 2011, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2010)

Il film è disponibile su RaiPlay.

“Io non voglio cose”, risponde Christopher ai suoi genitori, che all’indomani del diploma desiderano regalargli una automobile nuova. Le aspettative che gli altri nutrono nei nostri confronti, così come le maglie troppo strette di una società che bada soprattutto all’apparenza e al benessere materiale, possono spingerci a volte a desiderare di lasciare tutto. Il protagonista del film, ad esempio, cerca lontano dalla civiltà una vita più vera e più libera, senza più costrizioni, leggi e convenzioni sociali. E in effetti, una volta avventuratosi fuori dalla sua ristretta quotidianità, Christopher inizia a viaggiare, scoprire il mondo, incontrare realtà fino ad allora sconosciute. I vasti panorami americani che si dischiudono davanti ai suoi occhi ci fanno percepire il senso di libertà, di apertura al nuovo e di avventura che la sua scelta non convenzionale gli ha procurato. Gli incontri che costellano il percorso di Christopher nelle terre selvagge, volto alla scoperta di sé e del mondo, insinuano però qualche dubbio. In particolare, il dialogo con il veterano Ron pare aprire uno spiraglio: “Mi mancherai quando te ne andrai”, dice l’anziano. “Mi mancherai anche tu, ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone”, ribatte il ragazzo. Ron coglie che in queste parole risuona qualcosa di irrisolto riguardante i rapporti personali di Christopher e prova suggerirgli: “Quando si perdona, si ama e quando si ama, la luce di Dio scende su di noi”. Giunto in Alaska dopo due anni di peregrinazioni, Christopher fa esperienza di questa “libertà estrema”, come dice lui stesso in un memorabile monologo, ma infine questa libertà si rivela ai suoi occhi come una semplice condizione privativa, vale a dire come assenza di costrizioni esterne. Insieme alle costrizioni, però, vengono a mancare anche i legami. Non è questo ciò cui tende il cuore umano. “Happiness only real when shared”, la felicità è reale solamente quando è condivisa, annoterà Christopher al termine della sua vicenda. Condividere con gli altri i doni ricevuti è l’unico modo per tradurre l’assenza di costrizioni in libertà positiva, vale a dire capacità di agire e autodeterminarsi scegliendo a chi fare dono della propria vita.