L’origine della vita nel Commento al Genesi

Basilio di Cesarea
377-379

Nelle sue “Omelie sull’Esamerone” (ovvero sui sei giorni della creazione), Basilio di Cesarea (329-379) fornisce un esempio di lettura del testo biblico attenta al dato scientifico della sua epoca. In particolare sorprende la precoce intuizione, capace di comporre in armonia la creazione divina con l’autonomia delle leggi della natura, secondo cui Dio dà l’impulso che fa sorgere la vita, la quale poi si sviluppa secondo i suoi tempi e le sue regole. Altrettanto “moderna” è la constatazione dell’affinità tra specie animali differenti come pesci e uccelli, i quali hanno parti anatomiche simili, dovendo entrambi “nuotare” - rispettivamente nell'acqua e nell’aria, che Basilio considera alla stregua di un fluido. Può apparire infine curiosa l’idea di una generazione spontanea («dalla terra stessa») di alcune specie animali: tale idea fu in realtà molto diffusa nell’antichità e venne confutata soltanto in epoca moderna grazie agli esperimenti di Francesco Redi (1626-1697) e di Lazzaro Spallanzani (1729-1799). Per Basilio dunque la vita ha in Dio la propria causa e trova nelle leggi di natura il proprio intrinseco piano di sviluppo.

Basilio di Cesarea (330-379)
Basilio di Cesarea (330-379)

V, 10. Che la terra germogli. Questo piccolo comando fu all’istante legge potente di natura e ragione piena d’arte, che più veloce del nostro pensiero portava a compimento le infinite caratteristiche delle piante. Quel comando, ancor oggi insito nella terra, la sospinge in ogni tempo dell’anno ad esprimere tutta l’energia da lei posseduta per la produzione delle erbe, dei semi, degli alberi. Come le trottole in forza del primo impulso ricevuto compiono le successive rotazioni, quando, fissato il loro asse, girano su sé stesse; così anche l’ordine della natura, ricevuto l’impulso iniziale, in virtù di quel primo comando, attraversa il tempo successivo, finché non giunga all’universale compimento del tutto. Verso questo compimento affrettiamoci anche noi, colmi di frutti e «pieni di opere buone» [cf. At 9, 36] affinché «piantati nella casa del Signore, possiamo fiorire nelle dimore di Dio» [cf. Sal 91,14], in Cristo Gesù nostro Signore, al quale sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Omelia V, n. 10

 

VIII, 2. Che le acque producano rettili animati e viventi secondo la loro specie, e gli uccelli che volano sulla terra nel firmamento del cielo. Abbiamo parlato degli animali nuotanti, per quanto ce lo consentiva il tempo disponibile nella serata di ieri; oggi siamo arrivati a considerare gli animali terrestri. Ci è sfuggito nel mezzo il mondo degli alati. Come i viandanti smemorati, che quando hanno lasciato qualcosa di importante, anche se sono molto avanti nel viaggio, rifanno indietro la strada, e sopportano la fatica di questo cammino come giusta pena della loro negligenza; così anche noi, a quanto pare, dobbiamo necessariamente ritornare sulla nostra strada. Perché quel che si è omesso non è trascurabile, ma sembra costituire la terza parte degli animali creati, dato che vi sono tre generi di animali, quello dei terrestri, quello dei volatili, quello degli acquatici. Che le acque – dice la Scrittura – producano rettili animati e viventi secondo la loro specie, e uccelli che volano sulla terra nel firmamento del cielo secondo la loro specie.

Perché Dio ha dato l’esistenza agli esseri alati traendoli anch’essi dalle acque? Perché vi è una certa affinità tra i volatili e quelli che nuotano. Come i pesci fendono l’acqua procedendo in avanti col movimento delle pinne, regolando con la mobilità della coda le loro evoluzioni e i movimenti in linea retta; così anche gli uccelli si possono vedere nuotare nell’aria con le ali nella stessa maniera. Perciò, dato che nuotare è caratteristico di entrambi, fu data loro questa unica affinità di nascere dalle acque. Solo che nessuno degli uccelli è privo di piedi, perché tutti trovano da vivere sulla terra e tutti hanno bisogno necessariamente dell’aiuto dei piedi. I rapaci per la caccia hanno le punte delle unghie aguzze; agli altri, per muoversi e per tutto il modo di vivere, è stato dato l’uso necessario dei piedi. Alcuni uccelli sono deboli di piedi, non adatti né a camminare, né a cacciare: così le rondini, che non possono né camminare né cacciare, e i cosiddetti drepanidi, ai quali è provveduto il cibo con gli insetti che si muovono nell’aria. Mentre per la rondine il volo rasoterra sostituisce il servizio dei piedi.

3. Ma anche fra gli uccelli vi sono infinite varietà di specie; e se uno li passa in rassegna allo stesso modo in cui abbiamo esaminato i pesci, certo troverà il solo e medesimo nome di volatili, ma innumerevoli differenze di grandezze, di forme e di colori; scoprirà che nei modi di vita, nelle attività e nei costumi vi è tra loro una varietà indicibile.

Omelia VIII, nn. 2-3

 

IX, 2. Che la terra produca l’anima vivente del bestiame, delle fiere e dei rettili. Che la terra produca l’anima vivente del bestiame, delle fiere e dei rettili. Pensa alla parola di Dio, che pervade la creazione e che allora dava inizio alla sua opera e conserva finora la sua efficacia e continua la sua corsa verso il termine, sino alla consumazione del mondo. Come una sfera, che dopo essere stata spinta e dopo aver trovato una superficie inclinata, per effetto della propria struttura e della natura del terreno viene tratta verso il pendio, né si ferma prima d’avere incontrato una superficie piana; così la natura degli esseri, mossa da quell’unico comando, attraversa la creazione con passo uguale nella nascita e nella morte, salvaguardando le successioni della specie mediante l’uguaglianza degli esseri, finché non raggiunga il suo termine. Essa fa succedere il cavallo al cavallo, il leone al leone, l’aquila all’aquila; e conservando ciascun essere con la continuità delle successioni, lo accompagna fino al compimento dell’universo.

pavone
Il Pavone della Cappelleria Inglese di Ravenna ad opera di Cesare Vitali, 1998

Non vi è tempo che distrugga o faccia sparire le peculiarità delle creature viventi, ma come fosse or ora costituita, la natura sempre giovane si accompagna alla corsa del tempo. Che la terra produca un’anima vivente. Questo ordine è rimasto insito nella terra, ed essa non smette di servire al Creatore. Perché alcuni esseri traggono origine dalla successione di quelli che li precedono, altri invece ancor oggi sono generati dalla terra stessa. Questa non solo produce cicale durante le piogge, né soltanto le altre innumerevoli specie di creature alate che vagano per l’aria, la maggior parte delle quali non ha nome tanto sono piccole, ma fa nascere ancora dal suo seno topi e rane. In certe parti dei dintorni di Tebe in Egitto, quando durante i grandi calori piove abbondantemente, il terreno si riempie subito di topi di campo. Le anguille poi non le vediamo nascere in altro modo se non dal fango: né uovo né alcun altro mezzo ne costituisce la successione, ma la loro nascita è dalla terra. Che la terra produca un’anima. Gli animali sono terrestri e curvi sulla terra, ma l’uomo, pianta celeste, ne differisce tanto nell’aspetto della sua conformazione somatica quanto nella dignità dell’anima. Qual è la configurazione dei quadrupedi? La loro testa piega verso terra, guarda al ventre e in ogni modo ne persegue il piacere. La tua testa è volta al cielo; i tuoi occhi guardano verso l’alto; cosicché se mai ti avvilisci nelle passioni della carne, asservendoti al ventre e ai bassi istinti, anche tu «ti sei assimilato agli animali senza ragione e ti sei fatto come loro» [cf. Sal 48,13]. Un’altra cura ti si addice: «cercare le cose di lassù, dove è Cristo» [cf. Col 3,1], elevarti con la mente al di sopra delle cose terrene. Cerca di regolare la tua vita secondo la tua conformazione corporea. La tua cittadinanza sia nei cieli. La tua vera patria è la Gerusalemme celeste; i suoi concittadini e compatrioti sono «i primogeniti, coloro i cui nomi sono scritti nei cieli» [cf. Eb 12,23].

Omelia IX, n. 2

Basilio di Cesarea, Sulla Genesi, a cura di Mario Naldini, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990, pp. 161-163, 243-245, 273-277.