Dio, dal Catechismo della Chiesa Cattolica

 

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Fin dagli inizi, la fede cristiana è stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche si trovano numerosi miti riguardanti le origini. Certi filosofi hanno affermato che tutto è Dio, che il mondo è Dio, o che il divenire del mondo è il divenire di Dio (panteismo); altri hanno detto che il mondo è una emanazione necessaria di Dio, che scaturisce da questa sorgente e ad essa ritorna; altri ancora hanno sostenuto l'esistenza di due princìpi eterni, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in continuo conflitto (dualismo, manicheismo); secondo alcune di queste concezioni, il mondo (almeno il mondo materiale) sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento, e quindi da respingere o oltrepassare (gnosi); altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che, una volta fatto, l'avrebbe abbandonato a se stesso (deismo); altri infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo). Tutti questi tentativi di spiegazione stanno a testimoniare la persistenza e l'universalità del problema delle origini. Questa ricerca è propria dell'uomo.

 

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Noi crediamo che il mondo è stato creato da Dio secondo la sua sapienza. Non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso. Noi crediamo che il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà: «Tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono» (Ap 4,11). «Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza» (Sal 104,24). «Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 145,9).

 

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Nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, gli uomini in molteplici modi hanno espresso la loro ricerca di Dio attraverso le loro credenze ed i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, meditazioni, ecc.). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme d'espressione sono così universali che l'uomo può essere definito un essere religioso:

Dio creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,26-28).

 

2567
Dio, per primo, chiama l'uomo. Sia che l'uomo dimentichi il suo Creatore oppure si nasconda lontano dal suo Volto, sia che corra dietro ai propri idoli o accusi la divinità di averlo abbandonato, il Dio vivo e vero chiama incessantemente ogni persona al misterioso incontro della preghiera. Questo passo d'amore del Dio fedele viene sempre per primo nella preghiera; il passo dell'uomo è sempre una risposta. Man mano che Dio si rivela e rivela l'uomo a se stesso, la preghiera appare come un appello reciproco, un evento di Alleanza. Attraverso parole e atti, questo evento impegna il cuore. Si svela lungo tutta la storia della salvezza.

 

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Ma questo «intimo e vitale legame con Dio»[1] può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall'uomo. Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse: la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l'ignoranza o l'indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze, il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell'uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio e a fuggire davanti alla sua chiamata.

 

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L'uomo con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all'infinito e alla felicità, l'uomo si interroga sull'esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria anima spirituale. «Germe dell'eternità che porta in sé, irriducibile alla sola materia», [2] la sua anima non può avere la propria origine che in Dio solo.

 

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«Io credo in un solo Dio». Con queste parole incomincia il Simbolo di Nicea-Costantinopoli. La confessione della Unicità di Dio, che ha la sua radice nella Rivelazione divina nell'Antica Alleanza, è inseparabile da quella dell'esistenza di Dio ed è altrettanto fondamentale. Dio è Unico: non c'è che un solo Dio: «La fede cristiana crede e professa un solo Dio, unico per natura, per sostanza e per essenza». [3]

 

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Chiamando Dio con il nome di «Padre», il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d'amore per tutti i suoi figli. Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l'immagine della maternità, che indica ancor meglio l'immanenza di Dio, l'intimità tra Dio e la sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all'esperienza umana dei genitori che, in certo qual modo, sono per l'uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, Egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umane, pur essendone l'origine e il modello: Nessuno è padre quanto Dio.

 

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Gesù stesso conferma che Dio è «l'unico Signore» e che lo si deve amare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, con tutte le forze. Nello stesso tempo lascia capire che egli pure è «il Signore».[4]Confessare che «Gesù è Signore» è lo specifico della fede cristiana. Ciò non contrasta con la fede nel Dio Unico. Credere nello Spirito Santo «che è Signore e dà la Vita» non introduce alcuna divisione nel Dio unico:

Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo è il vero Dio, eterno e immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone, ma una sola Essenza, Sostanza cioè Natura assolutamente semplice. [5]

 

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La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dei, ma un Dio solo in tre Persone: «la Trinità consustanziale». [6] Le Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: «Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura» [7] «Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina». [8]

 

254
Le Persone divine sono realmente distinte tra loro. «Dio è unico ma non solitario». [9] «Padre», «Figlio» e «Spirito Santo» non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: «il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio». [10] Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: «È il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede». [11] L'Unità divina è Trina.

 

255
Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: «Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza». [12] Infatti «tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione». [13] «Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio». [14]

 

 

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Colui che il Padre «ha mandato nei nostri cuori, lo Spirito del suo Figlio» (Gal 4,6) è realmente Dio. Consustanziale al Padre e al Figlio, ne è inseparabile, tanto nella vita intima della Trinità quanto nel suo dono d'amore per il mondo. Ma adorando la Trinità Santa, vivificante, consustanziale e indivisibile, la fede della Chiesa professa anche la distinzione delle Persone Quando il Padre invia il suo Verbo, invia sempre il suo Soffio missione congiunta in cui il Figlio e lo Spirito Santo sono distinti ma inseparabili. Certo, e Cristo che appare, egli, l'Immagine visibile del Dio invisibile, ma è lo Spirito Santo che lo rivela.

 

 



[1] CONC. ECUM. VAT. II, Gaudium et spes, 19, 1.
[2] CONC. ECUM. VAT. II, Gaudium et spes, 18, 1, Cf 14, 2.

[3] Catechismo Romano, 1, 2, 2.
[4] Cf Mc 12,35-37.
[5] Concilio Lateranense IV (1215): DENZ.-SCHÖNM., 800.
[6] Concilio di Costantinopoli II (553): DENZ.-SCHÖNM., 421.
[7] Concilio di Toledo XI (675): DENZ.-SCHÖNM., 530.
[8] Concilio Lateranense IV (1215): DENZ.-SCHÖNM., 804.
[9] Fides Damasi: DENZ.-SCHÖNM., 71.
[10] Concilio di Toledo XI (675): DENZ.-SCHÖNM., 530.
[11] Concilio Lateranense IV (1215): DENZ.-SCHÖNM., 804.
[12] Concilio di Toledo XI (675): DENZ.-SCHÖNM., 528.
[13] Concilio di Firenze (1442): DENZ.-SCHÖNM., 1330.
[14] Ibid., 1331.