La questione demografica: come realizzare uno sviluppo sostenibile?

Sergio Rondinara
La crescita demografica è una questione umana, non un dato puramente matematico.

La limitatezza delle risorse naturali potrebbe indurci a pensare che la questione demografica blocchi la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. In realtà, l’idea di uno sviluppo sostenibile contiene già in sé un modo di vedere e giudicare i rapporti fra fattori ecologici, economici, sociali e culturali. La questione della crescita demografica – sia pur espressa in numeri e statistiche – non è un argomento di matematica, bensì una questione pienamente umana, che la rende diversa da come si valuterebbe, ad esempio, la crescita di un gregge. Solo ponendo al centro la dignità della persona – con particolare riferimento al bene comune e alla solidarietà tra i popoli – uno sviluppo sostenibile può diventare uno sviluppo integrale della popolazione umana.

Le risorse alimentari ed energetiche del pianeta sono proporzionate agli abitanti oggi presenti sulla Terra? Quali previsioni è possibile fare per il futuro?

Riguardo le risorse alimentari, il rapporto FAO del 2017 (The Future of Food and Agriculture: Trends and Challenges) ha messo in risalto come la capacità futura dell’umanità di alimentarsi sia in pericolo a causa dell’intensificarsi dello sfruttamento delle risorse naturali, della crescente disuguaglianza fra le popolazioni e per gli effetti negativi dei cambiamenti climatici in atto. Il rapporto prevede per il 2050 una crescita della popolazione mondiale fino a 10 miliardi di persone e se in un tale scenario demografico vi sarà una crescita economica moderata si prevede che il fabbisogno di prodotti agricoli crescerà del 50% rispetto al 2017. La questione che si pone e che il rapporto solleva è: in un tale scenario, i sistemi agricoli e alimentari del mondo saranno in grado di soddisfare in modo sostenibile le esigenze di un'accresciuta popolazione mondiale? La risposta del rapporto è affermativa. I sistemi alimentari del pianeta saranno in grado di produrre cibo a sufficienza ma per farlo in modo sostenibile, e in modo da garantire che sarà l'umanità intera a beneficiarne saranno necessarie “grandi trasformazioni”. Trasformazioni che riguardano una riorganizzazione dei sistemi alimentari, una promozione dello sviluppo a favore delle popolazioni povere, una riduzione delle disuguaglianze e protezione delle persone più vulnerabili.

Riguardo le risorse energetiche, il sistema energetico mondiale è oggi caratterizzato da un prevalente utilizzo di combustibili fossili, pari a circa 82% dei consumi (petrolio 31,4%, carbone 29%, gas naturale 21,3%). Il restante fabbisogno è coperto dal nucleare (4,8%) e dalle fonti rinnovabili (13,5%). I fattori più significativi che determinano il fabbisogno energetico sono l’aumento della popolazione mondiale, la generale crescita economica, nonché la crescente industrializzazione dei Paesi emergenti e di quelli in via di sviluppo. La questione energetica non verte tanto su una carenza delle risorse quanto sull’impatto ambientale delle fonti utilizzate. La domanda circa il futuro non è se avremo sufficiente energia, ma se saremo capaci di scegliere fonti energetiche meno inquinanti. La dipendenza da combustibili fossili fa sì che il tema legato alla crescita del fabbisogno energetico futuro sia di scottante attualità. Si riuscirà a diminuire drasticamente la dipendenza da combustibili fossili e ad aumentare la percentuale di energie rinnovabili in modo tale da ridurre l’impatto ambientale? Anche qui, come per le risorse alimentari, la questione si sposta chiaramente sul piano delle scelte che s’impongono a livello globale e che dipendono dalla nostra volontà politica personale e collettività.

La questione demografica sembra porre oggi a confronto l’insegnamento della Chiesa sulla natalità e le proiezioni delle scienze sociali, economiche e ambientali, che parlano di sviluppo sostenibile. Quali sono i termini della divergenza, se di divergenza si può parlare?

Il legame tra popolazione mondiale e sostenibilità dello sviluppo è duplice. Esso riguarda:

1) Il rapporto tra crescita demografica e la capacità del pianeta di mettere a disposizione un quantitativo di risorse sufficienti a garantire una qualità della vita conforme alla dignità delle persone. La popolazione mondiale è cresciuta e continua a crescere in maniera vertiginosa. Si stima che nell’anno zero si aggirasse sui 300 milioni di persone, nel 1800 avesse raggiunto il miliardo e nel 1960 tre miliardi, fino a raggiungere alle soglie del 2000 i sei miliardi di persone. Questa crescita pone la grande sfida su come gestire la limitatezza delle risorse naturali con un numero crescente della popolazione. A riguardo dobbiamo anche tener conto di come le risorse e la ricchezza siano distribuite sul pianeta.

2) Le dinamiche demografiche: cioè l’incidenza sullo sviluppo del cambiamento nella distribuzione della popolazione tra le varie aree geografiche del pianeta. A una considerevole crescita demografica è seguito un rilevante cambiamento della distribuzione della popolazione umana nelle varie aree geografiche. In Europa assistiamo a un rapido invecchiamento della popolazione mentre in Africa, Asia orientale e America latina vediamo il raddoppio delle popolazioni in un paio di decenni. Questo significa che l’equilibrio della popolazione Nord/Sud è destinato a modificarsi molto velocemente. Nel 1950 a un abitante del Nord del mondo corrispondevano 2 abitanti del Sud, nel 1960 erano 3 gli abitanti del Sud, 4 all’inizio del 2000 e probabilmente saranno 5 nel 2025.

La relazione tra sostenibilità dello sviluppo e crescita demografica si presenta come un legame problematico. A tale riguardo, la Dottrina Sociale della Chiesa ricorda che nella situazione attuale non c’è contrapposizione tra sostenibilità dello sviluppo e questione demografica poiché quest’ultima è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale.

È in questa prospettiva che vengono ritenuti non idonei, perché sminuiscono la dignità della persona e della famiglia, quei tentativi di finanziare campagne di sterilizzazione e di contraccezione mirate al controllo demografico. Allo stesso tempo vi si afferma la necessità di lavorare affinché le soluzioni alla questione della crescita demografica vengano perseguite nel rispetto della morale sessuale e di quella sociale promuovendo una autentica giustizia e una crescita della solidarietà nelle quali venga riconosciuta la dignità della vita umana.

Affrontare la questione demografica come se fosse soltanto una questione numerica sarebbe sottovalutare il problema perché sarebbe considerare l’umanità come un gregge di animali e non ciò che essa è in realtà, una comunità di persone.

Considerare le risorse intellettuali del genere umano, in parte ancora inespresse, la capacità di innovazione e le nuove future scoperte in ambito energetico, può mutare le nostre proiezioni sullo sviluppo sostenibile?

Nel rapporto tra risorse naturali e sviluppo sostenibile sarebbe riduttivo trascurare la “risorsa uomo”: quell’insieme di capacità che l’umanità intera possiede e che sono legate alle facoltà (intelletto e volontà) dei suoi membri.  Essa è una risorsa pregiata a motivo della sua capacità di innovare.

1) La nostra facoltà intellettiva può produrre nuove conoscenze scientifiche e può sviluppare nuove tecnologie inaugurando scenari globali meno negativi di quelli attuali e quindi agevolare la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. La storia ci insegna però che ogni innovazione tecnologica, pur presentando dei vantaggi, manifesta sempre anche degli effetti controproducenti che influiranno negativamente nel bilancio di uno sviluppo sostenibile.

2) Non meno importante è la dimensione etica prodotta dalla volontà della persona. Attraverso di essa ciascuno può indirizzare il proprio stile di vita, e quello della società, verso uno sviluppo che non si identifichi con la mera crescita economica ma che tocchi la persona umana nella sua interezza e dignità. Oggi la riflessione sull’agire umano è importantissima perché la persona, mediante le sue attività, è allo stesso tempo la causa dei problemi ambientali e il soggetto indispensabile per la loro soluzione.

Un atteggiamento etico permette una verifica critica dell’agire umano economico, politico, sociale e tecnologico. Esso ci mostra se un dato intervento della persona sul proprio habitat sia da considerarsi moralmente lecito o no.

Certamente le innovazioni dell’uomo potranno mutare le previsioni circa l’attuazione di uno sviluppo sostenibile. Dai vari tentativi fin qui svolti si nota che non basteranno soltanto scelte positive da parte di individui o nazioni ma occorreranno anche cambiamenti strutturali nell’economia mondiale e nelle relazioni internazionali.

Tutto ciò non sarà realizzabile senza l’acquisizione di una nuova sensibilità a valori quali: bene comune dell’umanità, destinazione universale dei beni, fratellanza universale, e senza un radicale cambiamento nei propri comportamenti consumistici per una parte considerevole della popolazione mondiale. Questa sfida esige un nuovo modello antropologico (un nuovo tipo di uomo e di donna) in cui la persona si auto-comprenda come un soggetto responsabile che si scopre parte della natura e che si realizza esistenzialmente nell’edificare una società animata dalla condivisione e dalla solidarietà tra suoi membri. Quindi un modello antropologico in cui si passi da un’ottica prevalentemente individuale a un’ottica di famiglia umana globale.

Si tratta di avviare un processo in cui la sostenibilità dello sviluppo si configuri come uno sviluppo integrale che inglobi in sé i temi ecologici, sociali, economici, culturali ma pensati con particolare riferimento al bene comune e alla solidarietà tra i popoli.

La Dottrina Sociale della Chiesa ha trattato della questione demografica in qualche documento autorevole?

Non c’è a riguardo un documento specifico, ma sin dalle lettere encicliche sociali di Giovanni XXIII la questione demografica è presente in vari documenti della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) in quanto, riflettendo sui problemi delle società, essa ha ben compreso come le ideologie siano incapaci di rispondere alle sfide locali e globali – compresa quella demografica – in quanto queste ultime tendenzialmente avviano scelte politiche non conformi alla dignità umana.

Nella DSC si afferma il principio secondo cui dinanzi alla crescita demografica ogni provvedimento deve essere preso nel rispetto della dignità delle persone e della libertà delle coppie e nessuno (stati o organizzazioni) può mai sostituirsi alle loro scelte. Queste affermazioni nascono dal criterio già elaborato per la famiglia in genere (la scelta del numero dei figli e l’intervallo tra le loro nascite spetta soltanto agli sposi in quanto è un loro diritto inalienabile) e ora esteso alla famiglia umana globale. Ed è questa l’ottica necessaria nella quale poter leggere le questioni legate alla crescita demografica: l’ottica di essere una famiglia umana globale.

Tali considerazioni sono state riprese e arricchite con una critica all’ingiustizia sociale e al consumismo da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, dove afferma: «Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”. Però, “se è vero che l’ineguale distribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea ostacoli allo sviluppo e a un uso sostenibile dell’ambiente, va riconosciuto che la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 483). Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo. Inoltre, sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono, e il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero» (n. 50).

Tutto ciò non vuol dire che si voglia trascurare gli squilibri nella distribuzione della popolazione su un territorio sia a livello nazionale che globale. Squilibri che potrebbero causare seri problemi legati all’impatto ambientale di tale popolazione e alla sua qualità della vita. Ma si vuole proporre il controllo dell’incremento demografico attraverso la libera e responsabile crescita dell’intera famiglia umana tesa verso uno sviluppo integrale.

In cosa consiste il mandato di crescere e moltiplicarsi, di custodire e lavorare la terra, che la tradizione ebraico-cristiana afferma gli uomini abbiano ricevuto da Dio Creatore?

Tale mandato fa riferimento al primo libro della Bibbia, il Genesi, dove nel primo capitolo, si afferma: «Dio li benedisse [l’uomo e la donna] e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela; dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,28).

Gli studiosi della Bibbia, gli esegeti, ci ricordano che per una corretta interpretazione dell’espressione “soggiogate e dominate la terra” occorre tener conto che non si tratta di un comando divino poiché va letta alla luce della benedizione iniziale mediante la quale Dio invita l'uomo e la donna a esercitare il loro compito nel mondo.

In questo antico passo biblico ciò che normalmente è tradotto con “soggiogare” è il verbo ebraico kābāš che indica la presa di possesso di un dato territorio. Etimologicamente parlando il verbo kābāš vuol dire “porre il piede su qualcosa” che, se riferito a un nemico, significa dominarlo con le proprie forze, soggiogarlo; se riferito alla terra, il “porre il piede sopra” acquista invece il significato di “entrare in essa”, “prenderne possesso” per abitarvi. Come quando noi ponendo il piede sulla soglia di casa stiamo facendo l’azione di entrare in essa. Pertanto nel passo biblico citato Dio benedice le capacità dell'umanità di generare e moltiplicarsi, e invita i singoli popoli a prendere possesso ciascuno di un territorio.

L'altro verbo che riguarda il rapporto della persona umana con il mondo animale e che normalmente viene tradotto con “dominare” è il verbo ebraico rādâ, il cui significato è piuttosto “pascolare, guidare, condurre il gregge al pascolo”. Agli uomini e alle donne è dunque affidato il territorio e gli animali. Tale affidamento avviene attraverso una benedizione divina. Pertanto, Dio affidando agli uomini e alle donne il compito di rendere la terra abitabile, di porla al proprio servizio amministrandola e di “guidare” le creature non umane, ci rende partecipi della Sua attenzione amorosa nei confronti di tutta la realtà naturale. La “guida” umana sulla terra, sulle piante, sugli animali non significa pertanto sfruttamento e conseguente distruzione delle basi della vita come oggi accade, bensì significa gestione e cura della terra come farebbe un amministratore, cosciente di non esserne lui il padrone, ma di essere solo colui a cui la terra è stata affidata per essere gestita con gli stessi “sentimenti” che Dio nutre per essa.

Glossario: 

La nozione di sviluppo sostenibile, così come è espressa nel documento delle Nazioni Unite Our Common Future (1987), più noto come rapporto Brundtland, afferma: «Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni». Un’altra definizione, oggi maggiormente riconosciuta negli ambienti specializzati, è quella proposta nel rapporto Prendersi cura della Terra. Una strategia per il vivere sostenibile dell’IUCN, UNEP e WWF. In essa si afferma: «uno sviluppo sostenibile è quello sviluppo che realizza il miglioramento della qualità della vita di una società pur rimanendo nei limiti della capacità di carico degli ecosistemi che la sostengono». In un tale sviluppo, quindi, la dimensione ecologica non è da considerarsi come un aspetto collaterale, aggiuntivo, o se si vuole di disturbo della crescita economica di una data società, ma che l’idea di sviluppo deve contenere in sé, come parte integrante ed essenziale, fin dall’inizio, la considerazione dell’intrinseco legame fra la dimensione ecologica, socioculturale ed economica.

L'economia di comunione (EdC) è un progetto che coinvolge imprenditori, lavoratori, dirigenti, consumatori, risparmiatori, cittadini, studiosi, operatori economici, a promuovere su vari livelli una prassi e una cultura economica improntata alla comunione, alla gratuità e alla reciprocità delle relazioni, proponendo e vivendo uno stile di vita alternativo a quello dominante nel sistema capitalistico e in quello collettivistico. L’EdC propone una logica economica caratterizzata da due elementi antropologici centrali: 1) La persona vista come agente economico costitutivamente un relazione con gli altri. 2) le nozioni di mercato ed economia non si contrappongono a un’autentica socialità, ma sono parti integranti di essa affinché diventino pienamente e autenticamente umane.

La globalizzazione è quel fenomeno prodottosi sul piano sociale con l’intensificarsi degli scambi commerciali e degli investimenti economici su scala mondiale. Un tale processo è sempre stato in continuo sviluppo nella storia della società umana ma tra gli ultimi decenni del XX secolo e i primi del XXI, è cresciuto con grande rapidità a motivo della globalizzazione dei mercati finanziari e della produzione industriale. Ciò ha prodotto una economia globale con il carattere di una sempre maggiore interdipendenza delle economie nazionali, e conseguentemente ha portato anche a una interdipendenza di tipo sociale, politica, tecnologica e culturale i cui effetti sia positivi che negativi hanno una rilevanza planetaria.