Scienziato e uomo politico. Nasce a Porto Recanati il 26 aprile 1911. Consegue la laurea in fisica all'università di Roma“ La Sapienza” con una tesi sul neutrone sotto la guida del premio nobel Enrico Fermi. Accolto l'invito del professor Lo Surdo, collabora in qualità di assistente alla cattedra di fisica superiore, spostando l'interesse delle sue ricerche dalla fisica nucleare alla fisica terrestre. Nel dicembre del ‘ 36 consegue la libera docenza e nel ‘38 viene assunto come aiuto di ruolo nell'istituto di Geofisica fondato l'anno precedente da Lo Surdo, e ne diventa direttore un decennio più tardi. Nel ‘ 42 vince la cattedra di fisica sperimentale alla Facoltà di Scienze dell'Università di Palermo dove insegna nel difficile periodo della guerra. Sposato con sei figli, è ricordato dal pubblico televisivo per aver presentato la scienza con chiarezza e semplicità ideando la trasmissione “Avventure della scienza”, e per l'appassionata cronaca dello sbarco del primo uomo sulla luna. Intenso anche il suo impegno in politica, inizialmente come membro della Costituente per la Democrazia Cristiana, poi come Deputato in Parlamento nella prima legislatura della Repubblica; viene successivamente eletto Consigliere al Comune di Roma. Nel ‘52 si ritira dalla politica per dedicarsi alla scienza e all'apostolato. Divenuto nel 1958 vicepresidente dell'Euratom, si dimise nel 1964 per motivi di coscienza. Nel 1966 è nominato membro della Consulta dei laici per lo Stato della Città del Vaticano. Muore il 26 maggio 1974 e nel 1996 ne viene introdotta la causa di canonizzazione. In data 23 maggio 2024 il Dicastero per le cause dei Santi ha pubblicato il decreto sulle virtù eroiche del servo di Dio, aprendo la strada verso la futura beatificazione.
Appassionato scienziato e uomo innamorato di Dio, Enrico Medi ha saputo armonizzare e vivere con grande profondità entrambe queste dimensioni. Secondo Medi l'attività scientifica manifesta in modo inconfondibile la presenza del Creatore. In particolare la scienza moderna ha saputo mostrare come la materia si presenti ordinata e razionale fin nelle sue più intime strutture, rivelando la mano di quel Legislatore che ha tracciato le vie della natura. La stessa attività scientifica è vissuta con uno slancio di fede: “l'uomo fa della vera scienza quando dimentica se stesso e si affida interamente alla luce che dalla natura promana: egli sa di non essere creatore di nulla e che la sua grandezza è solo nella fedeltà con cui accetta il vero ”. Se scienza e fede non si confondono, nemmeno si contraddicono, ma concorrono, ciascuna con il contribuito che le è proprio, alla composizione di quella conoscenza unitaria a cui l'uomo è portato. Enrico Medi fu fermamente convinto che esse siano in continuo dialogo, anche grazie alla filosofia che offre alla scienza stessa gli strumenti per operare la sintesi delle scoperte e dell'esperienza empirica. Credeva in una perfetta sinergia tra scienza e fede per la ricerca dell'unica conoscenza degna di indagine: la verità; anzi, un loro ipotetico contrasto è ritenuto inconcepibile. Pur nelle diverse finalità e metodologie, per Enrico Medi scienza, filosofia e teologia non possono ignorarsi perché “nel fine ultimo della verità si incon trano, si aiutano, si intendono ”. Dirà con lucido convincimento: “sono vicini i tempi nei quali scienza, filosofia e teologia si incontreranno, portando pienezza di luce nel pensiero dell'uomo. Il sapere e la ricerca avranno della realtà un senso tutto rinnovato, profondo, sostanziale, luminosamente intrinseco di unitaria chiarezza ”. Pur nella convinzione che teologia e filosofia abbiano illuminato e permesso il nascere e lo sviluppo della scienza, non sminuisce il ruolo di quest'ultima, infatti: “man mano che la ricerca scientifica procede, la fede ne riceve conforto: sempre nuove armonie si schiudono al pensiero, le profondità dei misteri appaiono sempre più nella luminosa composizione del disegno del Creatore, che, facendo l'uomo signore della terra, centro della creazione e dell'universo, lo ha chiamato ad una vita soprannaturale ”. Percependo con chiarezza l'importanza che la scienza può avere nel dialogo tra le culture, Medi le attribuisce un prezioso ruolo sociale.
Enrico Medi compose poesie, lasciandoci pure ampia testimonianza della sua vita di preghiera a partire dal suo lavoro scientifico e nel contesto di esso, come nel seguente testo: «Oh voi misteriose galassie, voi mandate luce ma non intendete; voi mandate bagliori di bellezza ma bellezza non pssedete; voi avete immensità di grandezza ma grandezza non calcolata. Io vi vedo, vi calcolo, vi intendo, vi studio e vi scopro, vi penetro e vi raccolgo. Da voi io prendo la luce e ne faccio scienza, prendo il moto e ne fo sapienza, prendo lo sfavillio dei colori e ne fo poesia; io prendo voi oh stelle nelle mie mani e tremando nell'unità dell'essere mio vi alzo al di sopra di voi stesse e in preghiera vi porgo a quel Creatore che solo per mio mezzo voi stelle potete adorare».
Bibliografia:
E. MEDI, Il mondo come lo vedo io, Studium Christi, Firenze 1974
V. DE MARCO , Fedele alla verità. Enrico Medi nel cattolicesimo italiano contemporaneo , Rubettino, Soveria Mannelli 2001
G. DE VECCHI, F. OCCHETTA, Enrico Medi. Fede e scienza: due ali per volare verso la libertà, Elledici, Torno-Leumann 2011
Sitografia