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La teologia come scienza nel XIII secolo

Marie-Dominique Chenu

Jaca Book,
Milano 1995
Anno di edizione originale: 1943
ISBN: 8816403756

Questo testo ha avuto in Italia tre edizioni (1971, 1985, 1995) perché, come scrive il direttore della collana “Biblioteca di Cultura Medioevale” Inos Biffi nella presentazione, «ci sono alcuni libri che fanno fatica a invecchiare: uno di questi è La teologia come scienza nel XIII secolo di Marie-Dominique Chenu», teologo domenicano francese (1895-1990): l'argomento trattato infatti è uno dei temi fondamentali della teologia, quello riguardante la sua scientificità. Esso giunge ad imporsi proprio nel XIII secolo grazie al nuovo contesto universitario in cui si collocheranno gli studi teologici. E qui trova la sua ragione più profonda la questione 1 che apre la Prima Pars della Summa Theologiae di Tommaso d’Aquino, ove il Dottore Angelico si chiede, proprio all’inizio del suo lavoro, se la teologia sia una scienza (An theologia sit scientia). Contestata da alcune correnti filosofiche proprio per la natura del suo contenuto basato sulla fede e sulla trascendenza e non sulla verificabilità empirica, la teologia ribadisce invece il proprio statuto epistemologico nello stesso modo in cui lo affermano le altre discipline. «Alla interpretazione in termini “intellettualistici” della correlazione rivelazione-fede, che comprende la rivelazione nel riferimento alle “verità soprannaturali” e la fede nel riferimento alle definizioni dogmatiche, precisa Giuseppe Colombo nell’Introduzione alla trad. italiana, Chenu contrappone l'interpretazione in termini “realistici”, recuperando sia alla rivelazione sia alla fede il loro riferimento originario alla realtà, fonte inesauribile della verità sia della rivelazione sia della fede». La teologia, scrive Chenu, «è la scienza di un libro, il libro dei libri, la Bibbia», in cui si “testualizza” la Rivelazione. Questo implica due risvolti principali: da un lato c'è il contenuto del testo, che riguarda “una storia, una storia santa”, che quindi impone a chi legge delle direttive particolari per la sua comprensione, (soprattutto per quanto riguarda l'allegoria), non richieste per i testi di autori profani; dall'altro però gli strumenti adeguati al lavoro del teologo non possono che essere le tecniche testuali in uso anche nelle altre discipline: «Poiché la parola di Dio si è espressa in un linguaggio umano, si è calata nelle parole, nelle frasi, nelle immagini, nelle strutture, nei generi letterari del discorso umano, questa “scrittura” divina risulterà comprensibile attraverso gli stessi procedimenti che regolano l'interpretazione delle parole, delle frasi, delle immagini, dei generi letterari del linguaggio umano».