Il libro mette in rilievo un problema centrale dei nostri tempi: la rinascita del bisogno di spiritualità e contatto con Dio, dopo la secolarizzazione, le ideologie e la cosiddetta “morte di Dio”. Le domande sulla preghiera sono molteplici: si può definire cosa è la preghiera? Chi dà inizio al colloquio tra Dio e la creatura? L’uomo, come risulta da ogni analisi fenomenologia, oppure Dio? Come affermano concordemente le religioni rivelate? Vi è una forma di preghiera tipica, così che dall’accostamento delle preghiere delle diverse religioni si possa pervenire ad una definizione unificante, oppure la ricchezza e la diversità finiscono per prevalere su ogni tentativo di classificazione? Queste sono le domande a cui l’autore del saggio cerca di dare una risposta. L’opera è divisa in tre parti. La prima parte è dedicata alla preghiera e le sue caratteristiche nelle varie religioni. Si traccia così un metodo ermeneutico d’indagine che mette in luce le analogie e le differenze tra i differenti rituali. L’autore sostiene che: «Tutte le tradizioni religiose, hanno avuto momenti creativi che hanno dato espressione al senso di mistero che nella preghiera avvolge l’orante. È questo l’elemento distintivo e universale che è a fondamento di ogni forma autentica del pregare». Nel saggio di apertura Giovanni Filoramo aiuta il lettore ad entrare nel mondo complesso e affascinante delle preghiera dei popoli, rispondendo alla questione se sia veramente possibile una storia della preghiera dei popoli. Il secondo saggio di Mario Piantelli presenta la preghiera induista, mettendo in evidenza come nell’esperienza di questo popolo la parola di preghiera prenda il sopravvento sull’orante, la parola è qualcosa di divino che si fonde con il divino e costituisce l’essenza della religione. Anche nella successiva analisi del Buddismo di Stefano Piano, una forma essenziale di preghiera è il comportamento corretto e ineccepibile verso se stessi e verso gli altri. I saggi di Maurice Borrmans e Paolo De Benedetti introducono poi alle religioni rivelate, dell’Islam il primo, e di Israele il secondo. Desume il Guerrieri che «la preghiera diventa attraverso la Rivelazione via di collegamento tra il mondo di Dio e quello degli uomini. Per gli islamici, come per i seguaci del giudaismo e i cristiani, la preghiera è sì parola dell’uomo rivolta a Dio, ma nello stesso tempo è sempre risposta al Dio che nella sua bontà si è rivelato e ha manifestato la sua parola. Anzi, spesso la preghiera è ripetizione della parola stessa di Dio». Ma poi il “servizio del cuore” è per il giudeo essenzialmente ascolto dell’Altro. Nella seconda parte, il saggio di Pietro Coda introduce alla preghiera cristiana, che diventa anzitutto discorso di Dio con se stesso, dialogo d’amore tra le persone della Trinità. Ad esso partecipano i discepoli riuniti nel nome di Gesù. Giampiero Bof interviene poi sul carattere cristocentrico della preghiera cristiana, mentre Enrico Mazza sottolinea l’importanza della preghiera liturgica, cui va orientata ogni altra forma di orazione cristiana. La terza parte orienta il lettore nella preghiera dell’uomo contemporaneo, posto di fronte alle sfide dell’Alterità in tutte le sue forme. Bruno Forte e Carlo Bo analizzano infine l’esperienza dal punto di vista del pensiero filosofico il primo, e dal punto di vista dell’espressione letteraria e poetica il secondo. Anche nella poesia la domanda si senso appare nella forma espressiva umana più intensa. La preghiera dunque non è assente nella cultura del nostro tempo, che avverte sempre più intensamente un impellente bisogno di Trascendenza e contatto con il Soprannaturale.