Questo testo, all’epoca in Italia “pionieristico” sull’argomento, pubblicato la prima volta nel 1953 e poi ripubblicato più volte, è senz’altro ancor oggi un più che valido strumento per ottenere «un’approfondita conoscenza del neopositivismo […] attraverso un’indagine minuziosa e completa» per tutta l’ampiezza del periodo storico considerato (dagli anni 1920 agli anni 1940), fino agli sviluppi americani (anni ’50 - anni ’70) successivi alla “diaspora” dei membri del Circolo di Vienna. La conoscenza di tale movimento è infatti fondamentale per comprendere tutta la filosofia del Novecento, compresi gli sviluppi d’oltreoceano e la “svolta linguistica” propria della filosofia analitica, nonché per poter oggi valutare quale sia la sua eredità. L’A., Francesco Barone (1923-2001), professore di Filosofia Teoretica per molti anni presso l’Università di Pisa e direttore dell’Istituto di Filosofia della stessa università, affianca a tale primo scopo, senz’altro raggiunto, quello di voler offrire al lettore «una valutazione spregiudicata della consistenza e dell’efficacia della ventata “antifilosofica” che ha accompagnato la dottrina neopositivistica». I caratteri principali che contraddistinguono il neopositivismo vengono indicati da una parte nella «limpida chiarezza dell’analisi metodologica e nella ricca fenomenologia della scienza e dall’altra, nella ripetuta negazione della possibilità d’una ricerca filosofica autonoma». Proprio quest’ultimo punto, pone il problema dei rapporti tra filosofia e scienza, esigenza di quell’epoca ma anche attuale; a questo proposito l’A. (autore di altri saggi su argomenti strettamente connessi, quali ad esempio: Determinismo e indeterminismo nella metodologia scientifica contemporanea, Torino, 1959; Immagini filosofiche della scienza, Laterza, Roma-Bari, 1983; Teoria ed osservazione nella metodologia scientifica, Napoli, 1990; Verso un nuovo rapporto tra scienza e filosofia, Torino 1994) afferma infatti che «l’inaccettabilità dei motivi scientisti del neopositivismo […] non deve certo far dimenticare l’importanza della problematica messa in evidenza dall’analisi logica del linguaggio, poiché essa è fertile di risultati anche per la determinazione della natura di una ricerca filosofica autentica». L’opera in 2 volumi, è strutturata in tre parti: “Premesse e avvio del neopositivismo”, in cui vengono analizzate in particolare “la critica all’apriori”, l’antimetafisica di E. Mach, la teoria della probabilità di H. Reinchenbach e la cosiddetta “costruzione logica del mondo”, da parte soprattutto di Carnap e del primo Wittgenstein. La seconda parte, “Gli Sviluppi del Circolo di Vienna. La filosofia come analisi logica del linguaggio”, si sofferma sulla figura di Moris Schlick, sul fisicalismo e la sintassi logica, mentre la parte finale, “Dopo il Circolo di Vienna. Dalla sintassi alla semiotica”, esamina in particolare la semiotica di Charles Morris e poi la semantica sviluppata da Alfred Tarski. L’A. ha completato l’edizione con una ricca bibliografia, ampliata e aggiornata nelle edizioni successive, articolata in cinque sezioni: “Presentazioni e valutazioni generali storico-critiche”, “Confronti con altri movimenti filosofici”, “Criterio di significato e antimetafisica”, “Fisicalismo e protocolli”, ed infine dei “Cenni bio-bibliografici” di protagonisti e figure meno note, ma significative, del movimento neopositivistico.