Fisica e filosofia

Werner Heisenberg (1901-1976), premio Nobel per la fisica (1932) è noto per il suo principio di indeterminazione, che afferma l’impossibilità teorica di conoscere con una qualsivoglia precisione due variabili coniugate (per es. impulso e posizione) di una particella. Questo libro è una raccolta delle Gifford Lectures che l’A. è stato invitato a tenere nel 1955-56, nelle quali ha cercato di delineare le implicazioni filosofiche della nuova fisica del XX° secolo. Heisenberg analizza innanzitutto la nascita della relatività e della fisica quantistica tra il 1890 e il 1930, per soffermarsi poi sulle varie interpretazioni che ne sono state date. Ripercorrendo inoltre tutta la storia del pensiero occidentale, fin dai filosofi presocratici, rivaluta le categorie aristoteliche di potenza e atto, ed il matematismo platonico contro l’atomismo democriteo. Critica il dualismo cartesiano, ritenendo che la fisica quantistica permetterebbe di superare la dannosa dicotomia materia-spirito. L’epistemologia di Heisenberg è tuttavia influenzata in modo essenziale dalla sua interpretazione della teoria dei quanti. «La scienza naturale non descrive e spiega semplicemente la natura; essa è una parte dell’azione reciproca fra noi e la natura; descrive la natura in rapporto ai sistemi usati da noi per interrogarla». Del resto «la natura è prima dell’uomo, ma l’uomo è prima della scienza naturale». Nel capitolo finale l’A. si sofferma sul legame tra le scoperte scientifiche e la pace nel mondo, in particolare sul pericolo atomico, piuttosto sentito negli anni 1950, come mostrano ad esempio le analoghe preoccupazioni espresse da A. Einstein nel suo “testamento spirituale”