La strada della scienza e le vie verso Dio riunisce le 20 conferenze tenute da Stanley Jaki nelle Gifford Lectures (Edinburgo) nei corsi 1974-75 e 1975-76, che furono pubblicate in inglese nel 1978 (University of Chicago Press). L’opera è divisa in due parti di dieci capitoli ciascuna, nel corso dei quali l’autore offre una spiegazione del fatto che in civiltà rigogliose, pur riscontrandosi germogli di conoscenze scientifiche, la scienza sperimentale non è riuscita a svilupparsi in profondità, mentre ha trovato una strada spianata nell’occidente europeo. Jaki attribuisce questo fatto alla presenza duratura nell’Europa cristiana dell’insieme di convinzioni che costituiscono la spina dorsale dell’impresa scientifica: l’affermazione dell’esistenza di un mondo ordinato e della capacità dell’uomo di conoscere quest’ordine. La scienza è sorta quando tali fattori divennero una matrice culturale grazie alla fede cristiana in un mondo razionale, opera di un Dio infinitamente intelligente e alla fiducia nella capacità dell’uomo di conoscere quest’ordine perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Questo realismo metafisico e gnoseologico è stato per Jaki il fondamento necessario della scienza moderna. Parallelamente l’A. collega i successivi aborti (stillbirth) della scienza nelle grandi civiltà con l’assenza di un trasfondo realista di questo genere, che spesso viene sostituito da un pensiero panteistico che ostacola la creatività scientifica. In successivi capitoli, viene illustrata la tesi che non soltanto i pionieri della scienza moderna, ma ogni scienziato di valore lavora di fatto sullo sfondo di un realismo metafisico più o meno consapevole o riflesso. Ma il discorso di Jaki si spinge oltre, affermando che tale realismo metafisico e gnoseologico si trova in continuità con una razionalità metafisica capace di condurre fino a Dio: «Lo scopo di queste conferenze è di dimostrare l’affermazione sottintesa dal titolo, e cioè che la strada della scienza e le vie a Dio costituiscono un unico percorso intellettuale: una scienza fattibile è nata solo all’interno di una matrice culturale permeata dalla ferma convinzione che la mente umana fosse capace di individuare nel regno delle cose e delle persone un segno del loro creatore. Tutti i grandi progressi creativi della scienza sono stati compiuti nel quadro di un’epistemologia strettamente imparentata con tale convinzione. Di più: ogni volta che questa epistemologia ha incontrato un’opposizione abbastanza forte e coerente l’attività scientifica è rimasta evidentemente priva di solide basi» (pp. 1-2). Non c’è dubbio che le tesi di quest’opera sono rilevanti per quanto riguarda una valutazione positiva del cristianesimo nel suo rapporto con la nascita e lo sviluppo della scienza moderna. Anche se troviamo alcuni spunti delle tesi esposte da Jaki in precedenti studi di Duhem, Whitehead, Dawson o altri, il modo con cui l’A. le svolge non manca d’originalità. Ogni capitolo è una miniera di esempi e di dati tratti dall’esperienza scientifica e dalla sua storia, reale, impiegati se non come dimostrazioni, certamente come illustrazioni convincenti.