Genesi e Big Bang

Il libro propone un interessante percorso di analisi del tema dell’”inizio”, un percorso che, articolato in due parti, affianca due prospettive interpretative, due linguaggi e due metodologie differenti. Non si tratta di una semplice giustapposizione né di un tentativo di far concordare forzatamente due riflessioni sul creato che presuppongono statuti e metodi autonomi. Si vuole invece aprire una finestra di dialogo tra esegesi biblica e cosmologia, lasciando a ciascuna disciplina la propria autonomia. “Quello della scienza e quello della fede sono due linguaggi diversi, eppure ambedue di grande rilievo per comprendere ed abitare la realtà in cui siamo collocati. […] Chi pensa l’origine si trova condotto a ascoltare una diversità di prospettive, che apre spazi stimolanti per la riflessione ed invita a praticarla in forme sempre nuove per ogni generazione”. (p. 21-22)

Nella prima parte del testo (“In Principio Dio Creò il Cielo e la Terra”), Filippo Serafini, dottore in Scienze bibliche e professore di Lingua ebraica e Antico Testamento presso la Pontificia Università della Santa Croce, presenta e analizza i due racconti della Genesi. L’A. pone in evidenza le differenze delle due narrazioni e ne analizza con precisione, rigore e riferimenti al testo ebraico, i punti principali. L’intento dichiarato è quello di far cogliere, almeno in parte, la ricchezza e la profondità di questi antichi testi. L’A. permette al lettore di soffermarsi su alcuni passaggi fondamentali e di comprenderne i relativi significati profondi. Nel contempo viene sottolineato come non esista un modo univoco (“l’unico vero”) per raccontare la creazione:“nell’Antico Testamento non solo non esiste un modo univoco per parlare della creazione, ma non esiste nemmeno un modo univoco per parlare del Dio creatore. Un’immagine unica, fissa estatica non dà ragione della complessità del rapporto tra il Signore e le sue creature e nemmeno della sua identità”. (p. 72)

Nella seconda parte del testo (“Al di Là di un Semplice “Bang”), Piero Benvenuti, professore di Astrofisica all’Università di Padova, espone, in maniera divulgativa, le attuali conoscenze scientifiche sul cosmo e sulla sua evoluzione. La sezione è articolata in un primo capitolo contenente i dati sperimentali oggi a disposizione; un secondo capitolo sul modello interpretativo cosmologico che inquadra i dati osservativi all’interno di una “storia” evolutiva dell’universo; un terzo capitolo che contiene alcune indicazioni generali come riflessioni meta-cosmologiche. L'A. comincia con l’affermazione che l’astronomia come “osservazione ordinata e continuativa dei fenomeni che avvengono in cielo”, esista sin da quando esiste l’uomo sulla Terra. “La percezione del trascorrere del tempo e conseguentemente dell’inizio e della fine, della nascita e della morte, del destino dell’uomo si legano indissolubilmente ai fenomeni celesti che, data la loro irraggiungibilità, materializzano, per così dire, l’aspirazione umana alla trascendenza”. (p. 96) Il percorso descrittivo dell’A. ripercorre poi con chiarezza le tappe fondamentali dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche sul cosmo (da Galilei al campo elettromagnetico di Maxwell, dalla teoria della relatività ristretta di Einstein al principio di indeterminazione di Heisenberg, dalle scoperte di Hubble ai dati più recenti provenienti dal satellite europeo “Planck”). L’astrofisico mette in evidenza come l’avvento dell’era spaziale abbia modificato in modo radicale la visione che precedentemente l’uomo aveva del cosmo. In particolare la scoperta dell’universo in evoluzione ha posto nuovi interrogativi e stimolato nuove ipotesi di risposta. “Tutto appare intimamente e unitariamente collegato dall’evoluzione temporale: ogni fase o anello della catena degli eventi che si succedono nel cosmo dipende dall’anello precedente e condiziona ciò che è avvenuto successivamente o avverrà”. (p. 140) Nella parte conclusiva, l’A. si sofferma sulla descrizione del principio antropico e sul suo eventuale ruolo nel rapporto tra teologia e scienza.

E. P.