1. Una verità di fede. 2. Dal Simbolo Apostolico al “Credo del popolo di Dio”. 3. Dio è Essere creatore. 4. «Sono io, il Signore che ha fato tutto». 5. La chiamata all’esistenza. 6. Dio «al di fuori» e «nel» creato.
1. La Verità circa la creazione è oggetto e contenuto della fede cristiana: essa è presente in modo esplicito unicamente nella rivelazione. Non la si trova infatti che molto vagamente nelle cosmogonie mitologiche al di fuori della Bibbia, ed è assente dalle speculazioni di antichi filosofi, anche massimi, quali Platone e Aristotele, che pur hanno elaborato un concetto abbastanza elevato di Dio come Essere totalmente perfetto, come Assoluto. L'intelligenza umana può da sola giungere a formulare la verità che il mondo e gli esseri contingenti (non necessari) dipendono dall'Assoluto. Ma la formulazione di questa dipendenza come «creazione» - quindi in base alla verità circa la creazione - appartiene originalmente alla rivelazione divina e in questo senso è una verità di fede.
2. Essa è proclamata all'inizio dalle professioni di fede, a cominciare dalle più antiche, come il Simbolo apostolico: «Credo in Dio... creatore del ciclo e della terra»; e il Simbolo niceno-costantinopolitano: «Credo in Dio... creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili»; fino a quella pronunciata da Papa Paolo VI e che va sotto il nome di Credo del popolo di Dio: «Noi crediamo in un solo Dio... creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli, e creatore in ciascun uomo dell'anima spirituale e immortale» («Insegnamenti di Paolo VI», VI, 1968, p. 302).
3. Nel «credo» cristiano la verità circa la creazione del mondo e dell'uomo ad opera di Dio occupa un posto fondamentale per la particolare ricchezza del suo contenuto. Infatti non si riferisce soltanto all'origine del mondo come risultato dell'atto creatore di Dio, ma rivela anche Dio quale creatore, Dio, che ha parlato per mezzo dei profeti e ultimamente per mezzo del Figlio (cf. Eb 1,1), ha fatto conoscere a tutti coloro che accolgono la sua rivelazione non soltanto che proprio lui ha creato il mondo, ma soprattutto che cosa significa essere creatore.
4. La Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) è permeata infatti dalla verità circa la creazione e circa il Dio creatore. Il primo libro della Bibbia, il libro della Genesi, inizia con l'asserzione di questa verità: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1). Su tale verità ritornano numerosi altri passi biblici, mostrando quanto profondamente essa abbia penetrato la fede di Israele. Ricordiamone almeno alcuni. E detto nei Salmi: «Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti. E lui che l'ha fondata sui mari» (23,1-2). «Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene» (88,12). «Suo è il mare, egli l'ha fatto, le sue mani hanno plasmato la terra» (94,5). «Della tua grazia è piena la terra. Dalla parola del Signore furono fatti i cieli... Perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste» (Sal 33,5-6.9). «Siate benedetti dal Signore che ha fatto cielo e terra» (113,15). La stessa verità viene professata dall'autore del libro della Sapienza (9,1): «Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola...». E il profeta Isaia (44,24) riferisce in prima persona la parola di Dio creatore: «Sono io, il Signore, che ho fatto tutto».
Non meno chiare sono le testimonianze presenti nel Nuovo Testamento. Così, ad esempio, nel prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-3) è detto: «In principio era il Verbo... Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste». La lettera agli Ebrei (11,3), per parte sua, afferma: «Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché da cose non visibili ha preso origine quello che si vede».
5. Nella verità della creazione è espresso il pensiero che ogni cosa esistente al di fuori di Dio è stata da lui chiamata all'esistenza. Nella Sacra Scrittura troviamo dei testi che ne parlano chiaramente. E il caso della madre dei sette figli, di cui parla il libro dei Maccabei, la quale dinanzi alla minaccia della morte, incoraggia il più giovane di essi a professare la fede di Israele: dicendogli: «Contempla il cielo e la terra... Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano» (2Mac 7,28). Nella lettera ai Romani (4,17) leggiamo: «Abramo credette in Dio che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono».
«Creare» vuol quindi dire: fare dal nulla, chiamare all'esistenza, cioè formare un essere dal nulla. Il linguaggio biblico lascia intravedere tale significato già nella prima parola del libro della Genesi: «In principio Dio creò il cielo e la terra». Il termine «creò» traduce l'ebraico «bara», che esprime un'azione di straordinaria potenza, il cui unico soggetto è Dio. Con la riflessione postesilica viene compresa sempre meglio la portata dell'intervento divino iniziale, che nel Secondo libro dei Maccabei (7,28) è finalmente presentato come un produrre «non da cose preesistenti». I Padri della Chiesa e i teologi chiariranno ulteriormente il significato dell'azione divina parlando di creazione «dal nulla» («creatio ex nihilo» - più precisamente - «ex nihilo sui et subiecti»). Nell'atto della creazione Dio è principio esclusivo e diretto del nuovo essere, con esclusione di qualsiasi materia preesistente.
6. Quale Creatore, Dio è in certo modo «al di fuori» del creato e il creato è «al di fuori» di Dio. Nello stesso tempo il creato è completamente e pienamente debitore a Dio della propria esistenza (di essere ciò che è), perché ha origine completamente e pienamente dalla potenza di Dio.
Si può anche dire che mediante questa potenza creatrice (l'onnipotenza) Dio è nel creato e il creato è in lui. Tuttavia quest'immanenza di Dio non intacca in nulla la trascendenza che gli è propria nei riguardi di ogni cosa alla quale egli dà l'esistenza.
7. Quando l'apostolo Paolo mise piede nell'Areopago di Atene, parlò così agli ascoltatori ivi riuniti: «Passando e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra...» (At 17,23-24).
E significativo che gli ateniesi, i quali riconoscevano molti dèi (politeismo pagano), abbiano ascoltato queste parole sull'unico Dio creatore senza sollevare obiezione. Questo particolare sembra confermare che la verità circa la creazione costituisce un punto d'incontro tra gli uomini che professano religioni diverse. Forse la verità della creazione è radicata in modo originario ed elementare in diverse religioni, che se in esse non si trovano concetti sufficientemente chiari, come quelli contenuti nelle Sacre Scritture.