Riportiamo il testo di una delle lettere più note di Einstein a Solovine, dove lo scienziato, tre anni prima della sua morte, espone la sua meraviglia di fronte all’intelligibilità della natura, così come questa appare espressa nella struttura ordinata delle leggi fisiche.
30 marzo 1952
Caro Solovine,
come sempre, mi ha fatto un gran piacere ricevere Sue notizie. Per quanto riguarda le modiche che mi ha proposto, sono pienamente d'accordo1.
Quanto a Carl Seelig2, è persona dabbene. Ma, ahimé, prende un po' troppo sul serio il compito che si è assunto e in questo modo dà semplicemente fastidio a tutti. Giudichi Lei ciò che è bene dirgli e passi pure sotto silenzio il resto (è sconveniente essere esibiti, dinanzi a un pubblico che si suppone neutrale, nella propria nudità). Prenda le Sue decisioni e me le comunichi. Non voglio infatti neanche direttamente immischiarmi in questa storia. Ad ogni modo in merito ad alcune richieste concrete gli ho già dato risposta.
E veniamo al punto interessante. Lei trova strano che io consideri la comprensibilità della natura (per quanto siamo autorizzati a parlare di comprensibilità), come un miracolo (Wunder) o un eterno mistero (ewiges Geheimnis). Ebbene, ciò che ci dovremmo aspettare, a priori, è proprio un mondo caotico del tutto inaccessibile al pensiero. Ci si potrebbe (di più, ci si dovrebbe) aspettare che il mondo sia governato da leggi soltanto nella misura in cui interveniamo con la nostra intelligenza ordinatrice: sarebbe un ordine simile a quello alfabetico, del dizionario, laddove il tipo d’ordine creato ad esempio dalla teoria della gravitazione di Newton ha tutt’altro carattere. Anche se gli assiomi della teoria sono imposti dall'uomo, il successo di una tale costruzione presuppone un alto grado d’ordine del mondo oggettivo, e cioè un qualcosa che, a priori, non si è per nulla autorizzati ad attendersi. È questo il “miracolo” che vieppiù si rafforza con lo sviluppo delle nostre conoscenze.
È qui che si trova il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, felici solo perché hanno la coscienza di avere, con pieno successo, spogliato il mondo non solo degli dèi (entgöttert), ma anche dei miracoli (entwundert). Il fatto curioso è che noi dobbiamo accontentarci di riconoscere "il miracolo" senza che ci sia una via legittima per andare oltre. Dico questo perché Lei non creda che io – fiaccato dall'età – sia ormai facile preda dei preti.
Noi qui, tutti bene: anche Margot3 che, grazie all'operazione, ha ripreso vigore. Ho trovato, nella derivazione della teoria del campo non simmetrico, un complemento importante che determina a priori le equazioni generali del campo nello stesso modo in cui il semplice principio di relatività determinava le equazioni della gravitazione.
Cari saluti a tutti voi,
Suo
A. Einstein
Non vado più in Europa, per non essere inutilmente al centro di pagliacciate. E poi, siamo talmente pressati da ogni parte, oggi, che non vi è proprio la necessità di rincorrere gli eventi.
1[Probabile riferimento a correzioni riguardanti la traduzione francese, curata dallo stesso Solovine, di The Meaning of Relativity.]
2[Carl Seelig (1894-1962), che lavorava a una biografia di Einstein, si era rivolto a Besso per informazioni. Nel febbraio Besso aveva scritto ad Einstein una lettera a questo proposito. Il libro di Seelig, Albert Einstein, fu pubblicato a Zurigo nel 1954. Una versione ampliata con lo stesso titolo, apparve nel 1960.]
3[Una delle due figlie di Elsa Löwenthal (1876-1936), cugina di Einstein e da lui sposata in seconde nozze nel 1919 dopo il divorzio da Mileva Marić. Ilse, la sorella maggiore (nata nel 1897), era morta nel 1934. Margot era nata nel 1889].
Albert Einstein, Opere scelte, a cura di E. Bellone, Bollati Boringhieri, Torino 1988, pp. 740-741 [or. A. Einstein, Lettres à M. Solovine, 30.3.1952, Gauthier Villars, Paris 1956, p. 114]