«È a quanti si impegnano a prendere sul serio sia la scienza sia la fede cattolica che si rivolge questo libro, fondandosi con ottimismo sul principio secondo il quale non ci può essere un reale dissenso tra la fede e la ragione. Non si troverà dunque qui di seguito né il ritorno a una “scienza cattolica” (che non esiste e non può esistere), né la volontà di trasformare la scienza in una spiritualità, e neanche uno sforzo di mostrare che la scienza d’oggigiorno è più vicina di quella di ieri allo “spirituale”, perché non lo è!» (p. XVI) Così scrivono nell’Introduzione gli Autori del volume Dominique Lambert e Valérie Paul-Boncour. Lambert è Dottore in Scienze Fisiche e Filosofia, Professore alla Facultés Notre-Dame de la Paix di Namur (Belgio), Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura. Valérie Paul-Boncour è Ingegnere e Dottore in Scienze Fisiche, ricercatrice dell’Istituto di chimica e dei materiali dell’Università di Paris-Est e appartiene alla Communauté de l’Emmanuel.
Il libro si rivolge ai credenti che, in particolare nel contesto scientifico, desiderano illuminare la loro attività di ricerca e insegnamento con la luce della fede cristiana. Si compone di quattro capitoli nei quali vengono affrontati quattro aspetti principali: 1. Studiare 2. Vivere insieme 3. Pregare 4. Testimoniare. Nella Prefazione, curata dal Cardinale Gianfranco Ravasi, si legge che «la sua sfida è di disegnare una sorta di grammatica della spiritualità dello scienziato credente, […] delineare alcuni orientamenti per vivere un’autentica esperienza di ricerca religiosa da parte di coloro che partecipano a un’altrettanto autentica esperienza di ricerca scientifica» (p. XI)
Il primo capitolo affronta il tema dello studio e del dialogo tra contenuti scientifici e contenuti di fede. Gli AA. mostrano come gli approcci al rapporto scienza-fede chiamati “concordismo” o “discordismo” non siano soddisfacenti. È necessario che lo scienziato cattolico preservi come “vincoli” sia la Rivelazione e gli insegnamenti del Magistero, che la razionalità della verità acquisita con rigore metodologico. Gli AA. mostrano, con alcuni esempi, come ciò sia possibile. Si rifanno quindi ad una teoria della “articolazione”, una relazione che collega senza confusione ma anche senza separazione irriducibile, i livelli teologici e scientifici. Tale teoria viene presentata come “inevitabile” in quanto la scienza stessa suscita questioni di fondamento alle quali non può rispondere. Le questioni di fondamento richiedono di essere chiarite ad un altro livello e in questo contesto la teologia può portare il proprio punto di vista, proponendo la sua maniera specifica di concepire la finalità. Gli AA. sostengono e promuovono inoltre la necessità di una formazione teologica solida, all’altezza delle competenze scientifiche.
Il secondo capitolo analizza le importanti questioni che emergono dal vivere all’interno della comunità scientifica. Gli AA. si soffermano sul linguaggio che si condivide nella comunità scientifica e sulle differenze di fede e di convinzioni tra i membri della comunità. Tali differenze sono viste non come un ostacolo ma come uno strumento che veicola l’unità nella diversità: «La costruzione di un mondo fraterno nel quale regni la vera carità è una cosa difficile e che incontra oggi numerosi ostacoli dovuti a divergenze politiche, filosofiche, culturali o religiose. La scienza è forse uno dei soli luoghi, insieme con l’arte, nei quali si incontrano e dialogano donne e uomini al di là e malgrado queste barriere». (p. 73)
Il terzo capitolo affronta l’importanza della preghiera e di come possa informare anche l’attività di ricerca scientifica e di insegnamento. Gli AA. mostrano come la scienza sia quasi un “trampolino spirituale”, che alimenta e motiva la preghiera. Essa infatti è luogo privilegiato per sperimentare la meraviglia e l’azione di grazia. Vengono prese in esame anche le difficoltà che uno scienziato credente può trovare nella vita attiva in cui si rischia talvolta di perdere attenzione per la trascendenza e ci si interroga quindi su come mantenere un’atmosfera di preghiera e un’attenzione a Dio durante l’attività.
Il quarto capitolo fornisce elementi di riflessione affinché gli scienziati credenti siano al tempo stesso testimoni di fede. Gli AA. affermano che si può dare testimonianza non solo con la parola ma anche con la presenza, l’atteggiamento e l’attenzione. Viene portata ad esempio la testimonianza di George Lemaître consistita nell’esempio che «la fede nel Dio di Gesù Cristo è totalmente pensabile e vivibile per un uomo giunto al più alto livello della scienza». (p.148)