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Unità del sapere e unità di vita

Josemaría Escrivá
2 dicembre 1951

La vocazione cristiana, omelia raccolta in È Gesù che passa

L’unita del sapere, nella quale l’intellettuale credente integra non solo le diverse discipline che compongono la sua cultura, ma anche la sua fede, è un aspetto dell’unità di vita con cui egli pone in stretto ed indissolubile rapporto il lavoro, la vita di orazione e la carità verso il prossimo.

Il desiderio di acquistare la scienza teologica — la buona e sicura dottrina cristiana — è mosso, in primo luogo, dal bisogno di conoscere e amare Dio. Nello stesso tempo, è anche conseguenza della preoccupazione di un'anima fedele di scoprire il significato profondo di questo mondo, opera del Creatore. Con ricorrente monotonia, alcuni cercano di far rivivere una presunta incompatibilità tra fede e scienza, tra intelligenza umana e Rivelazione divina. Questa incompatibilità si manifesta, ma soltanto apparentemente, quando non si comprendono i termini reali del problema.

Dato che il mondo è uscito dalle mani di Dio, ed Egli ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (Cfr Gv 1,26) e gli ha dato una scintilla della sua luce, il lavoro dell'intelligenza — ancorché richieda un duro sforzo — deve sviscerare il senso divino già insito naturalmente in tutte le cose; e con la luce della fede ne percepiamo anche il valore soprannaturale, reso comprensibile dalla nostra elevazione all'ordine della grazia. Non possiamo aver paura della scienza, perché qualsiasi ricerca, se è veramente scientifica, tende alla verità. E Cristo ha detto: Ego sum veritas (Gv 14,6), io sono la verità.

Il cristiano deve avere sete di sapere. Dall'approfondimento della scienza più astratta, all'abilità manuale degli artigiani, tutto può e deve condurre a Dio. Non c'è lavoro umano che non sia santificabile, che non sia occasione di santificazione personale e mezzo per collaborare con Dio alla santificazione di coloro che ci circondano. La luce di coloro che seguono Gesù Cristo non deve essere collocata nel fondo della valle, ma in vetta alla montagna, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,16).

Il lavoro così fatto è orazione. Lo studio così fatto è orazione. La ricerca scientifica così fatta è orazione. Tutto converge verso una sola realtà: tutto è orazione, tutto può e deve portarci a Dio, alimentando un rapporto continuo con Lui, dalla mattina alla sera. Ogni onesto lavoro può essere orazione; e ogni lavoro che è orazione, è apostolato. In tal modo l'anima si irrobustisce in un'unita di vita semplice e forte.

    

Josemaría Escrivá, “La vocazione cristiana”, omelia pronunciata il 2 dicembre 1951, in È Gesù che passa, Ares, Milano 1981, n. 10.