La divina Provvidenza supera il male in Gesù redentore

1. La risposta globale nel mistero della Pasqua. 2. Il valore e la potenza redentiva e salvifica della sofferenza. 3. Una sapienza piena di amore. 4. Il passaggio della Grazia di Dio. 5. «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio». 6. La fede e la preghiera aiutano a scoprire il vero valore della sofferenza. 7. Provvidenza e predestinazione dell’uomo e del mondo in Cristo.

 

1. Nella precedente catechesi abbiamo affrontato l'interrogativo dell'uomo di ogni tempo circa la Provvidenza divina, di fronte alla realtà del male e della sofferenza. La parola di Dio luminosamente e perentoriamente afferma che «contro la sapienza (di Dio) la malvagità non può prevalere» (cf. Sap 7,30), e che Dio permette il male nel mondo per fini più alti, ma che non lo vuole. Oggi desideriamo metterci in ascolto di Gesù Cristo, il quale nel contesto del mistero pasquale, offre la risposta piena e completa a tale tormentoso interrogativo.

Riflettiamo anzitutto sul fatto che san Paolo annunzia il Cristo crocifisso come «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24), in cui la salvezza viene data ai credenti. Certamente la sua è una potenza mirabile, se si manifesta nella debolezza e nell'abbassamento della passione e della morte di croce. Ed è una sapienza eccelsa, sconosciuta al di fuori della rivelazione divina. Nel piano eterno di Dio, e nella sua provvidenziale azione nella storia dell'uomo, ogni male, e in particolare il male morale - il peccato - viene sottomesso al bene della redenzione e della salvezza proprio mediante la croce e la risurrezione di Cristo. Si può dire che in lui Dio trae il bene dal male. Lo trae in un certo qual senso dal male stesso del peccato, che è stato la causa della sofferenza dell'Agnello Immacolato e della sua terribile morte sulla croce come vittima per i peccati del mondo. La liturgia della Chiesa non esita addirittura a parlare, a questo proposito, di «felix culpa» [1] .

2. Così alla domanda: come conciliare il male e la sofferenza che è nel mondo con la verità della Provvidenza divina, non si può dare una risposta definitiva senza fare riferimento a Cristo. Da un lato, infatti, Cristo - il Verbo incarnato - conferma mediante la propria vita - nella povertà, nell'umiliazione e nella fatica - specialmente mediante la sua passione e morte, che Dio è con ogni uomo nella sua sofferenza, e che anzi egli stesso prende su di sé la multiforme sofferenza dell'esistenza terrena dell'uomo. Nello stesso tempo Gesù Cristo rivela che questa sofferenza possiede un valore e una potenza redentiva e salvifica; che in essa si prepara quell'«eredità che non si corrompe», di cui parla san Pietro nella sua prima lettera: l'eredità che è conservata nei cieli per noi» (cf. 1Pt 1,4). Così la verità della Provvidenza acquista mediante la «potenza e sapienza» della croce di Cristo il suo definitivo senso escatologico. La risposta definitiva alla domanda sulla presenza del male e della sofferenza nell'esistenza terrena dell'uomo viene offerta dalla rivelazione divina nella prospettiva della «predestinazione in Cristo», nella prospettiva cioè della vocazione dell'uomo alla vita eterna, alla partecipazione alla vita di Dio stesso. E proprio questa la risposta che Cristo ha portato, confermandola con la sua croce e la sua risurrezione.

3. In questo modo tutto, anche il male e la sofferenza presenti nel mondo creato, e specialmente nella storia dell'uomo, sono sottoposti a quella inscrutabile Sapienza, circa la quale san Paolo esclama con trasporto: «O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie...» (Rm 11,33). Essa, infatti, nell'intero contesto salvifico, è quella «sapienza contro la quale la malvagità non può prevalere» (cf. Sap 7,30). E una Sapienza piena d'amore, poiché «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito...» (Gv 3,16).

4. Proprio di questa Sapienza, ricca di amore compassionevole verso l'uomo sofferente, si interessano gli scritti apostolici per aiutare i fedeli tribolati a riconoscere il passaggio della grazia di Dio. Così scrive san Pietro ai cristiani della prima generazione: «Siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po' di tempo afflitti da varie prove». E aggiunge: «perché il valore della vostra fede molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia, si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo» (1Pt 1,6-7). Queste ultime parole fanno riferimento all'Antico Testamento, e in particolare al libro del Siracide, nel quale leggiamo: «con il fuoco si prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiolo del dolore» (Sir 2,5). Pietro, riprendendo lo stesso tema della prova, continua nella sua lettera: «Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1Pt 4,13).

5. In modo analogo si esprime l'apostolo san Giacomo quando esorta i cristiani ad affrontare le prove con letizia e pazienza: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l'opera sua in voi» (Gc 1,2-4). Infine san Paolo nella lettera ai Romani, paragona le sofferenze umane e cosmiche a una sorta di «doglie del parto» di tutta la creazione, sottolineando i «gemiti» di coloro che possiedono le «primizie» dello Spirito e aspettano la pienezza dell'adozione, cioè «la redenzione del nostro corpo». Ma aggiunge: «Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio...» e più oltre: «Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?», fino a concludere: «Io sono infatti persuaso che né morte né vita... né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,22-39). Accanto alla paternità di Dio, manifestata dalla Provvidenza divina, appare anche la pedagogia di Dio: «E per la vostra correzione («paideia», cioè educazione) che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto (educato) dal padre?... Dio lo fa per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità» (Eb 12,7.10).

6. Vista dunque con gli occhi della fede la sofferenza, anche se può ancora apparire come l'aspetto più oscuro del destino dell'uomo sulla terra, lascia però trasparire il mistero della divina Provvidenza, contenuto nella rivelazione di Cristo, e in particolare nella sua croce e nella sua risurrezione. Senza dubbio può ancora accadere che, ponendosi gli antichi interrogativi sul male e sulla sofferenza in un mondo creato da Dio, l'uomo non trovi una risposta immediata, specialmente se non possiede una fede viva nel mistero pasquale di Gesù Cristo. Gradualmente però e con l'aiuto della fede alimentata dalla preghiera, si scopre il senso vero della sofferenza che ciascuno sperimenta nella propria vita. E una scoperta che dipende dalla parola della divina rivelazione e dalla «parola della croce» (cf. 1Cor 1,18) di Cristo, che è «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24). Come dice il Concilio Vaticano II: «Per Cristo e in Cristo si illumina l'enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci schiaccia» [2] . Se scopriamo mediante la fede questa potenza e questa «sapienza», ci troviamo sulle vie salvifiche della divina Provvidenza. Si conferma allora il senso delle parole del salmista: «II Signore è il mio pastore... Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23,1.4). La Provvidenza divina si rivela così come il camminare di Dio a fianco dell'uomo.

7. In conclusione: la verità sulla Provvidenza, che è intimamente legata al mistero della creazione, deve essere compresa nel contesto di tutta la rivelazione, di tutto il «Credo». Si vede così che, in modo organico, nella verità della Provvidenza entrano la rivelazione della «Predestinazione» («praedestinatio») dell'uomo e del mondo in Cristo, la rivelazione dell'intera economia della salvezza e la sua realizzazione nella storia. La verità della Provvidenza divina è anche strettissimamente legata alla verità del regno di Dio, e perciò hanno un'importanza fondamentale le parole pronunciate da Cristo nel suo insegnamento sulla Provvidenza: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia... e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33; cf. Lc 12,13). La verità circa la divina Provvidenza, cioè circa il trascendente governo di Dio sul mondo creato, diventa comprensibile alla luce della verità sul regno di Dio, su quel regno che Dio ha eternamente inteso realizzare nel mondo creato in base alla «predestinazione in Cristo», che è stato «generato prima di ogni creatura» (Col 1,15).

 

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[1] cf. «Exsultet» della Veglia pasquale.

[2] «Gaudium et spes», 22.