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La divina Provvidenza e la crescita del regno di Dio

Papa Giovanni Paolo II
25 giugno 1986

1. Il peccato, ostacolo al vero progresso. 2. L’«altra dimensione» dell’evoluzione storica del mondo. 3. La missione globale della Chiesa e del Regno. 4. Evoluzione del mondo e vero bene dell’umanità. 5. Una lotta drammatica tra il bene e il male. 6. Il Regno di Dio è nel mondo e nell’uomo.

 

1. Come nella precedente catechesi, anche oggi attingeremo con abbondanza alla riflessione che il Concilio Vaticano II ha dedicato al tema della condizione storica dell'uomo di oggi, il quale è, da una parte, inviato da Dio a dominare e assoggettare il creato, e dall'altra è soggetto lui stesso, in quanto creatura, all'amorosa presenza di Dio Padre, Creatore e Provvidente.

L'uomo, oggi più che in ogni altro tempo, è particolarmente sensibile alla grandezza e all'autonomia del suo compito di investigatore e dominatore delle forze della natura. E' tuttavia doveroso notare che vi è un grave ostacolo nello sviluppo e nel progresso del mondo. Esso è costituito dal peccato e dalla chiusura che esso comporta, cioè dal male morale. Di questa situazione dà ampia testimonianza la costituzione conciliare «Gaudium et spes» (n. 13). Riflette infatti il Concilio: «Costituito da Dio in uno stato di santità, l'uomo, tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio».

Per cui, come inevitabile conseguenza «il progresso umano, che pure è un grande bene dell'uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l'ordine dei valori e mescolando il male con il bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri. E così che il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l'aumento della potenza umana minaccia di distruggere lo stesso genere umano». Giustamente l'uomo moderno è consapevole del proprio ruolo, ma, «se... con l'espressione autonomia delle realtà temporali si intende che le cose create non dipendono da Dio, e che l'uomo può disporne senza riferirle al creatore, allora la falsità di tale opinione non può sfuggire a chiunque crede in Dio. La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce... Anzi, l'oblio di Dio priva di luce la creatura stessa» [1] .

2. Ricordiamo anzitutto un testo che ci consente di afferrare l'«altra dimensione» dell'evoluzione storica del mondo, a cui guarda sempre il Concilio. Dice la costituzione: «Lo Spirito di Dio che, come mirabile provvidenza, dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a questa evoluzione» («Gaudium et spes», 26). Superare il male è insieme volere il progresso morale dell'uomo, da cui la dignità dell'uomo viene salvaguardata, e dare una risposta alle essenziali esigenze di un mondo «più umano». In questa prospettiva, il regno di Dio che si va sviluppando nella storia trova in certo modo la sua «materia» e i segni della sua efficace presenza.

Con molta chiarezza il Concilio Vaticano II ha posto l'accento sul significato etico dell'evoluzione, mostrando come l'ideale etico di un mondo «più umano» è congeniale all'insegnamento del Vangelo. E pur distinguendo con precisione lo sviluppo del mondo dalla storia della salvezza, cerca in pari tempo di rilevare in tutta la loro pienezza i legami che esistono tra di essi: «pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio. E infatti i beni, quali la dignità dell'uomo, la fraternità e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre «il regno eterno e universale: che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace. Qui sulla terra il regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a perfezione» [2] .

3. Il Concilio afferma il convincimento nei credenti quando proclama che «la Chiesa riconosce tutto ciò che di buono si trova nel dinamismo sociale odierno: soprattutto l'evoluzione verso l'unità, il processo di una sana socializzazione e della solidarietà civile ed economica. La promozione dell'unità, infatti, corrisponde all'intima missione della Chiesa, la quale è appunto «in Cristo come un sacramento, segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano»... Infatti, l'energia che la Chiesa è capace di immettere nella società umana contemporanea, consiste in quella fede e carità effettivamente vissute e non nell'esercitare un dominio esteriore con mezzi puramente umani» [3] . Per questo motivo si crea un profondo legame e perfino una elementare identità tra i principali settori della storia e dell'evoluzione del «mondo» e la storia della salvezza. Il piano della salvezza affonda le radici nelle aspirazioni più reali e nelle finalità degli uomini e dell'umanità. Anche la redenzione è continuamente rivolta verso l'uomo e verso l'umanità «nel mondo». E la Chiesa si incontra sempre col «mondo» nell'ambito di queste aspirazioni e finalità dell'uomo-umanità. In ugual modo la storia della salvezza scorre nell'alveo della storia del mondo, considerandolo in certo modo come proprio. E viceversa: le vere conquiste dell'uomo e dell'umanità, autentiche vittorie nella storia del mondo, sono anche il «substrato» del regno di Dio sulla terra [4] .

4. Leggiamo a questo proposito nella costituzione «Gaudium et spes»: «l'attività umana come deriva dall'uomo, così è ordinata all'uomo... Lo sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare. L'uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Parimenti tutto ciò che gli uomini fanno per conseguire una maggiore giustizia, una più estesa fraternità e un ordine più umano nei rapporti sociali, ha più valore dei progressi in campo tecnico... Pertanto questa è la norma dell'attività umana: che secondo il disegno e la volontà di Dio essa corrisponda al vero bene dell'umanità, e permetta all'uomo singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione». Così continua il medesimo documento: «L'ordine (delle cose) è da sviluppare sempre di più, è da fondarsi sulla verità, edificarsi sulla giustizia, esser vivificato dall'amore; deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà. Per raggiungere tale scopo si deve lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere vaste trasformazioni sociali. Lo Spirito di Dio, che rinnova la faccia della terra, è presente a questa evoluzione» [5] .

5. L'adeguamento alla guida e all'azione dello Spirito di Dio nello sviluppo della storia avviene mediante l'appello continuo e la risposta coerente e fedele alla voce della coscienza: «Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e risolvere secondo la verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale. Quanto più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità» [6] .

Con realismo il Concilio rammenta la presenza, nell'effettiva condizione umana, dell'ostacolo più radicale al vero progresso dell'uomo e dell'umanità: il male morale, il peccato, per effetto del quale «l'uomo si trova in se stesso diviso. Per questo, tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi, l'uomo si trova incapace di superare efficacemente da se medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato». Quella dell'uomo è una «lotta cominciata fin dall'origine del mondo e che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno. Inserito in questa battaglia l'uomo deve combattere senza soste per aderire al bene, né può conseguire la sua unità interiore se non a prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio» («Gaudium et spes», 13.37).

6. In conclusione possiamo dire che, se la crescita del regno di Dio non si identifica con l'evoluzione del mondo, è però vero che il regno di Dio è nel mondo e prima di tutto nell'uomo, il quale vive e opera nel mondo. Il cristiano sa che con il suo impegno per il progresso della storia e con l'aiuto della grazia di Dio coopera alla crescita del regno, verso il compimento storico ed escatologico del disegno della divina Provvidenza.

 

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[1] «Gaudium et spes», 37.36.

[2] «Gaudium et spes», 39.

[3] «Gaudium et spes», 42.

[4] cf. Card. Karol Wojtyla, «Alle fonti del rinnovamento. Studio sull'attuazione del Concilio Vaticano II», LEV, Città del Vaticano 1981, pp. 150-160.

[5] «Gaudium et spes», 35.26.

[6] «Gaudium et spes», 16.