Jean Guitton (1901-1999) fu professore di filosofia prima all’Università di Montepellier e, dopo alcuni anni di prigionia durante la Seconda guerra mondiale, a Digione e infine alla Sorbona. Allievo di Henri Bergson, il suo pensiero si impegnò sul terreno di un confronto tra il messaggio cristiano e la filosofia contemporanea. Fu un autorevole esponente del pensiero cattolico francese e partecipò come laico ai lavori del Concilio Vaticano II. Il saggio Il lavoro intellettuale viene presentato dall’A. come la continuazione di un’altra breve opera intitolata Arte nuova di pensare (1941). Articolato in undici capitoli, il volume è rivolto agli studenti e a tutti coloro che si accingono a svolgere un lavoro intellettuale, perché si lancino nell’impresa con coraggio, programmazione e senso di sicurezza, pur vivendo nel turbinio della vita contemporanea che rende più problematico trovare il tempo necessario per scrivere, leggere e pensare. Il metodo che Jean Guitton presenta, senza la pretesa di voler dare regole universali valide per tutti, ma solo dei suggerimenti basati sulla sua esperienza, è quello attivo dell’insegnare facendo. Il modello designato è quello del maestro di pittura (pratica artistica di cui Guitton era un appassionato esperto): l’allievo segue il tratto, lo stile, mettendo subito in pratica l’insegnamento del maestro e, in un certo senso, assimilandone il metodo. Saper rintracciare un metodo da seguire con cognizione di causa rispetto al proprio lavoro intellettuale è di fondamentale importanza per la crescita di un’autonomia interiore nello studio. Per questo, seguire le tracce metodiche di un maestro aiuta gli studenti più di ogni altra cosa. Dice Guitton nella prefazione: «Non creda il lettore di trovare in questo libro ricette miracolose. Io riporto alcune idee elementari che ritengo presenti nelle più antiche tradizioni dei maestri del mio paese. Apprenderete che lo spirito deve imparare a concentrarsi ed a trovare, in qualsiasi soggetto, una ragione d’applicarsi; deve far fruttare il riposo e lo svago per maturarsi; deve esprimersi per conoscersi, poiché la forma e la sostanza sono inscindibili (ed è per questo che si parlerà di stile); infine che non vi è condizione di vita nella quale non sia possibile pensare (e per questo si parlerà del lavoro dello spirito nella fatica e nel travaglio)».