I. Che cos'è il New Age? 1. Significato dell'espressione e natura del fenomeno. 2. Il problema dell'unità del fenomeno ed il suo impatto sociale. - II. Alcuni cenni storici 1. Alla ricerca di un inizio. 2. La progressiva esplicitazione dell'identità New Age. 3. L'idea di una "cospirazione planetaria". - III. Principali lineamenti dottrinali del New Age 1. Un relativismo antidogmatico. 2. All is One. 3. L'uomo è parte del divino. 4. Il destino dell'uomo tra risveglio della consapevolezza e reincarnazione. 5. Un grande spazio per le "tecniche spirituali". 6. Una trasformazione globale su scala planetaria … e non solo. - IV. New Age e scienza contemporanea 1. La rivoluzione dei paradigmi scientifici. 2. Medicine alternative e terapie olistiche. 3. Movimenti ufologici. - V. New Age e gnosi: elementi per un confronto fra le due dottrine 1. Una "vexata quaestio" dalle radici antiche. 2. Criteri per una "comparazione dinamica" tra i due contesti culturali. 3. Dal rifiuto della cultura occidentale all'autoredenzione della nuova gnosi. - VI. New Age e fede cristiana. 1. Due visioni radicalmente diverse di Dio, dell'uomo, della salvezza. 2. La necessità di un atteggiamento pastorale equilibrato.
I. Che cos'è il New Age?
1. Significato dell'espressione e natura del fenomeno. Con l'espressione New Age, che letteralmente significa «Nuova Era», si vuole suggerire il senso di una renovatio mundi legato ad un cambiamento della mentalità generale di cui i vari movimenti che si collocano all'interno di tale prospettiva sarebbero artefici e portavoce. Vi sono altre espressioni, più o meno equivalenti, come Nouvelle Age nella lingua francese, e quella di «Età dell'Acquario», che allude a coordinate di tipo astrologico, ossia ad una transizione dalla vecchia Età dei Pesci ad una nuova Età, intesa appunto come un passaggio da unaOld Age alla New Age. In tempi recenti alcuni autori hanno introdotto anche l'espressione Next Age (la prossima Era), che fu in origine lanciata dai pubblicitari di una grande casa automobilistica americana per reclamizzare una vettura particolarmente innovativa, mentre viene oggi utilizzata da alcuni studiosi delle nuove forme di religiosità per indicare una sorta di crisi del fenomeno New Age ed una sua rinascita sotto nuove forme.
A partire dagli anni '80 del XX secolo, nell'indicare il complesso mondo del New Age nella sua globalità, si iniziò ad usare anche la formula New Age Movement (NAM), per sottolineare il ruolo attivo e convergente dei diversi gruppi e soggetti nella costruzione della Nuova Era. In realtà il New Age non è un vero e proprio “movimento”, dai confini chiaramente definiti, né lo si potrebbe qualificare come una “setta” in senso stretto (pur collocandosi a pieno titolo tra le tematiche di cui deve occuparsi chi studia il fenomeno delle sette), ma piuttosto un’atmosfera, una mentalità, una “rete” in cui si intrecciano vari modi di pensare, talora simili, talora diversi, ma legati da un denominatore comune. Per rispondere alla domanda sull'identità sociologica del NAM potremmo utilizzare un'espressione che ha avuto grande fortuna nella pubblicistica nordamericana, definendo il NAM come un metanetwork (network of networks). La definizione è interessante, soprattutto se si tiene presente il senso della parola network, che può essere inteso come una creazione spontanea, volta a indirizzare e orientare gli interessi e le scelte della gente, offrendo direttamente delle possibilità, anche al di fuori dei canali istituzionalmente stabiliti. A conferma di tale visione depone la grandissima quantità di siti Internet dedicati al New Age o che riprendono le sue tematiche più in voga, fino a diventarne uno dei principali strumenti di diffusione e di sussistenza. Il New Age può essere pensato come un metanetwork se lo concepiamo come una “atmosfera culturale” che raccoglie, coordina, armonizza, fonde o giustappone un insieme di esigenze che hanno il maggior denominatore comune proprio nel fatto di voler essere alternative rispetto alle proposte delle istituzioni ufficiali, in tutti i campi. Per questo possiamo parlare del fenomeno in ambiti diversissimi della società contemporanea: a partire dal mondo medico (centri naturisti ed alcuni aspetti delle medicine “alternative”), per proseguire nel mondo dei beni di consumo (dai prodotti rigorosamente “naturali” alla musica, libri o vacanze presentati con l'etichetta New Age), per poi terminare nell'ambito più propriamente antropologico e “religioso”, che qui toccheremo da più vicino, ed in cui si registra la più alta varietà di proposte (vedi infra, V-VI). In tale contesto si colloca anche il problema del rapporto tra mentalitàNew Age e scienza moderna (vedi infra, IV).
2. Il problema dell'unità del fenomeno ed il suo impatto sociale. Se l'espressione New Age può essere considerata una sorta di “ombrello” che copre una pluralità di entità tra loro differenti, pur con un certo denominatore comune, quando ci interroghiamo sui rapporti tra New Age, scienza moderna e fede cristiana, ci poniamo delle domande che riguardano direttamente l'identità dottrinale del fenomeno. Ma si può parlare in modo unitario delle dottrine New Age? La questione — da un punto di vista epistemologico — risulta doppiamente problematica: da un lato vi è infatti la questione delle fonti (non vi è un “canone” di testi riconosciuti come rappresentativi della mentalità New Age in senso globale, né singoli testi considerati tali da tutti coloro che si ritrovano sotto l'ombrello in questione), dall'altro lato, l’affermazione che troviamo per prima nelle opere prodotte in ambiente New Age, a proposito dell'identità dottrinale del medesimo, è che in tale orizzonte di pensiero non vi sono dogmi universalmente riconosciuti. I diversi autori utilizzano differenti forme espressive per affermare il relativismo dottrinale proprio del New Age, ma su questo punto la convergenza è totale. Dunque potremmo dire che si tratta di un relativismo “assolutizzato” e — al di là della contraddittorietà di tale posizione, che comunque appartiene anche ad alcune scuole filosofiche — tale considerazione ci offre un criterio abbastanza solido per l'identificazione dei lineamenti dottrinali in qualche modo comuni ai diversi gruppi New Age: se è abbastanza difficile individuare ciò che tutti affermano, è più facile individuare ciò che tutti negano (ad esempio, l'affermazione che non vi possano essere “dogmi” è condivisa in modo pressoché unanime) e quindi delineare i tratti emergenti di un'identità dottrinale che, in ogni caso, non tollera di essere confusa con le prospettive da cui prende le distanze.
L'organizzazione sociale di questo “movimento” è, si è detto, estremamente fluida, nel senso che non vi è una struttura unitaria gerarchicamente organizzata, né vi sono punti di riferimento ufficiali o portavoce riconosciuti come tali, ma proprio il fatto di caratterizzarsi come un metanetwork (un sistema complesso di strutture a loro volta organizzate “a rete”) ne rende le idee particolarmente pervasive. Il carattere spesso informale delle modalità con cui si entra in contatto con l'atmosfera New Age, infatti, induce ad “abbassare la guardia”, nel senso che è spesso difficile per i singoli soggetti riconoscerne i connotati e accorgersi del processo di evoluzione della mentalità che facilmente può avere inizio senza che sia chiaro dove potrebbe condurre. Possono essere esemplificative, in tal senso, le parole con cui praticamente si apre un libro che possiamo ormai considerare un “classico” del New Age, La profezia di Celestino: «Da almeno mezzo secolo una nuova consapevolezza è entrata a far parte dell'universo umano, una presa di coscienza che può essere definita trascendente, spirituale. Se vi ritrovate a leggere questo libro, forse vi siete già accorti di cosa sta succedendo perché lo sentite dentro di voi. In questo momento della storia noi sembriamo particolarmente sintonizzati con lo sviluppo stesso della vita, con quegli avvenimenti fortuiti che accadono proprio al momento giusto e ci fanno incontrare le persone capaci di avviare la nostra esistenza in una direzione nuova e ispiratrice. Forse riusciamo a intuire il significato elevato di questi misteriosi avvenimenti più di quanto abbiano mai fatto le persone vissute prima di noi. Sappiamo che per ognuno di noi la vita è una rivelazione spirituale, seducente e magica, che nessuna filosofia o religione è riuscita finora a chiarire del tutto. E siamo a conoscenza anche di qualcos'altro: sappiamo che nel momento in cui comprendiamo ciò che sta succedendo, mettendo in moto questa forma di crescita e mantenendola in vita, il genere umano effettuerà un incredibile balzo in avanti raggiungendo finalmente il nuovo stile di vita che ha inseguito nell'arco di tutta la sua storia. Questa storia vi è offerta per conseguire la nuova comprensione. Se vi colpisce, esprimendo qualcosa che già percepite nella vita, passate questa vostra esperienza a qualcun altro — perché io credo che la nostra nuova consapevolezza della spiritualità si stia espandendo esattamente in questa direzione, non più tramite mode passeggere o pubblicità strampalate bensì a livello personale, attraverso una sorta di positivo contagio psicologico fra le persone» (Redfield, 1994, p. 6).
Il livello di coinvolgimento, in molti casi, può rimanere ad uno stadio molto superficiale, limitandosi, per esempio, alla fruizione di alcuni prodotti o servizi, anche se può invece accadere che a questo primo livello di coinvolgimento ne seguano altri, sempre più radicali, in una sorta di moto a spirale discendente in cui non è facile individuare delle “soglie” chiaramente distinguibili. Per questo è difficile tentare di disegnare una “mappa” della diffusione del New Age e più ancora fare delle stime relative al numero di persone coinvolte, perché molto dipenderebbe dagli indicatori prescelti ed il margine di approssimazione rimarrebbe sempre molto ampio. Ciò che si può dire, per dare una valutazione globale dell'impatto del fenomeno nella cultura di oggi, è che vi sono notevoli consonanze tra alcuni degli elementi psicologici e dottrinali che rientrano nel panorama del New Age ed alcune linee di tendenza che appaiono emergenti nella mentalità corrente delle società industriali avanzate, con un rafforzamento reciproco delle une grazie agli altri e viceversa.
II. Alcuni cenni storici
1. Alla ricerca di un inizio. La sfuggente indefinibilità del fenomeno New Age che abbiamo appena segnalato ci impedisce di indicare una sorta di “data di nascita” univoca per qualcosa che unisce realtà molteplici, ciascuna delle quali con una propria storia e dei propri “precedenti”. Sul piano dell'analisi dottrinale avremo modo di sottolineare le profonde analogie tra mentalità gnostica e cultura New Age, ma dal punto di vista storico non possiamo certo spingerci così indietro nella ricerca della genesi di quello che è oggi tale mentalità, quasi ci fosse una sorta di segreto filo rosso che unisca tutte le grandi eresie facendole risalire alla gnosi come “madre” della loro numerosa famiglia. Se invece pensiamo che ciò che caratterizza il New Age come tale sia la centralità attribuita all’imminente avvento di una Nuova Era, caratterizzata da pace, prosperità e armonia, garantite sulla base di una diffusa consapevolezza di tipo panteistico, non senza significativi riferimenti di tipo astrologico, allora possiamo indicare nell’opera L’Ére du Verseau (pubblicata dall’esoterista francese Paul Le Cour nel 1937) un precedente significativo di quello che oggi chiamiamo New Age. Egli, però, può essere a sua volta considerato erede di tradizioni esoteriche precedenti e rischieremmo così di dover risalire fino ad epoche troppo lontane dall’ambiente storico-culturale del fenomeno di cui ci stiamo occupando. Possiamo altresì assumere come punto di partenza la nascita di alcuni di quelli che oggi possono considerarsi tra i più noti e indiscussi punti di riferimento della mentalità New Age, considerandoli come le prime “punte d’iceberg” di un fenomeno magari già presente a livello sotterraneo, ma ancora incapace di emergere alla superficie. Possiamo, allora, simbolicamente prendere come punto di riferimento il 1962, a motivo della concomitanza della fondazione della Comunità di Findhorn in Scozia (ad opera di Peter ed Eileen Caddy e Dorothy Maclean) e dell’Istituto di Esalen in California (ad opera di Michael Murphy e Richard Price).
2. La progressiva esplicitazione dell'identità New Age. Nella storia del movimento possiamo individuare una seconda linea di spartiacque a partire dal momento in cui inizia a prendere forma una sorta di “autocoscienza esplicita” della consistenza del NAM inteso come metanetwork, cioè come “rete di strutture a rete” aventi tra loro relazioni reali esplicitamente colte come tali. Un ruolo importante in tal senso viene giocato da David Spangler, che iniziò una significativa opera di divulgazione, attraverso conferenze ed opuscoli, a partire dalla fine degli anni '60, finché nel 1973 una parte del materiale da lui elaborato viene raccolto in un importante volume, The New Age Vision, pubblicato in Scozia, presso la comunità di Findhorn. Sempre in quegli anni si afferma anche l'altra espressione in qualche modo equivalente, ossia quella di Età dell'Acquario, di cui si parla anche nel noto musical, Hair (1968), dove la canzone The Age of Aquarius esprime esplicitamente alcuni dei nodi essenziali della mentalità New Age. Sempre all'inizio degli anni '70 possiamo collocare la pubblicazione delle prime “guide” New Age, con elenchi di librerie, negozi, centri di spiritualità o luoghi di cura alternativi, scuole di yoga e quant'altro venisse percepito in sintonia con le attese di rinnovamento epocale di cui il “movimento” si iniziava a riconoscere portatore. In ogni caso, possiamo storicamente inquadrare il sorgere del New Age nel quadro di quella più ampia e complessa crisi culturale e generazionale che ha attraversato e ancora attraversa le società occidentali avanzate nel secondo dopoguerra. Ad essa contribuiscono una molteplicità di fattori che hanno trovato espressione in una grande varietà di movimenti “di rottura” (si pensi solo agli eventi del ‘68), sia nella forma di gruppi fortemente orientati verso l’impegno sociale, sia nella forma di esperienze “di fuga” da una realtà in cui ci si sente a disagio, sia nella forma del risveglio di sette fondamentaliste e millenarismi apocalittici vecchi e nuovi, sia nella forma di una indefinita ma consistente “rete” di relazioni sottili che uniscono in modo più o meno forte tutti coloro che (singoli o organizzati) esercitano atteggiamenti o professano credenze che, a torto o a ragione, si crede potrebbero contribuire alla costruzione di un “nuovo paradigma culturale e sociale”, come nel caso del New Age.
3. L'idea di una “cospirazione planetaria”. Un passo successivo nella nostra sommaria ricostruzione è rappresentato dall'idea che tutti i vari movimenti spontanei, di fatto accomunati da alcune credenze e da un sentire comune, siano in realtà tanti tasselli di un unico mosaico, parte di un disegno più ampio. The Aquarian Conspiracy è il titolo di un noto libro di Marilyn Ferguson, pubblicato nel 1980, che sottolinea, già nella scelta del titolo, il desiderio di trionfare sulla cultura dominante e sulle religioni tradizionali, sovvertendone l'ordine e le strutture. L'impegno dei “cospiratori” si rivolge principalmente a due obiettivi: il primo passo consisterebbe nel promuovere la “trasformazione personale” di quanti più individui possibile, attraverso un messaggio rivolto direttamente all'intimo di ogni uomo; in secondo luogo si ripropongono una “trasformazione planetaria”, operando direttamente all'interno dei movimenti d'opinione e delle strutture della nostra società. In realtà, questa “cospirazione” non va immaginata come se fosse realmente in atto una sorta di segreto complotto, già freddamente elaborato nei minimi dettagli e gestito dalla sapiente regia di ipotetici centri occulti di potere: si tratta piuttosto di un fenomeno di vaste proporzioni che si diffonde secondo lo stile proprio di un metanetwork, facendo cioè perno sia su fenomeni spontanei e tra loro scollegati (che sorgono comunque in un certo clima culturale), sia su vere e proprie “strategie” elaborate e portate avanti da alcuni gruppi all'interno del movimento. In ogni caso è evidente il tentativo di realizzare un nuovo establishment (una New Age) nutrito di misticismo e di occultismo.
Un fenomeno che può aiutare a comprendere le modalità di espansione di questa mentalità è costituito dalle “comunità” New Age, sorte in varie parti del pianeta. Capostipite di questo tipo di comunità è quella già citata di Findhorn, in Scozia, fondata nel 1962, ma esperienze analoghe sono sorte un po' in tutto il mondo. A titolo esemplificativo possiamo citare la comunità di Christiania, fondata nel 1971 alla periferia di Copenaghen, con l'occupazione abusiva di un'area militare abbandonata e che oggi conta circa un migliaio di abitanti, oppure Arcosanti, una “città ideale” costruita in Arizona secondo criteri ecologici, capace di ospitare circa cinquemila abitanti. In Italia sono attive le comunità di Damanhur, fondata nel 1979 da Oberto Airaudi presso Baldissero Canavese, in Valchiusella, ed il Villaggio Verde di Cavallirio, in provincia di Novara, guidato da Bernardino Del Boca. La città di Damanhur, che si presenta come un insieme di costruzioni neo-pagane, si è notevolmente ampliata negli anni Ottanta, generando una molteplicità di centri paralleli in altre località del Canavese. La comunità possiede una significativa struttura economica e commerciale comprendente una casa editrice, un'agenzia viaggi, un sontuoso centro convegni, numerose iniziative di promozione di immagine e di diffusione delle idee che in essa circolano. L'aspirazione di Damanhur è quella di divenire una vera e propria “città stato”, persino con una moneta ad uso interno.
Vi sono infine alcuni autori, soprattutto tra i sociologi, che tendono a “sdrammatizzare” il fenomeno presentandolo come un movimento che attraversa una sua parabola evolutiva, di cui pare di poter intravedere la fase di declino, o quanto meno di evoluzione: la commercializzazione di molti simboli del New Age sembra far presagire più una sua metabolizzazione all’interno della civiltà consumistica, piuttosto che una trasfigurazione di quest’ultima grazie alle idee New Age. Per questo motivo alcuni gruppi, forse suggestionati dalle stesse parole di quanti li descrivevano, hanno assunto la denominazioneNext Age, intendendo così marcare la distanza rispetto ad un New Age in parte inquinato dai rapporti con la società consumistica.
III. Principali lineamenti dottrinali del New Age
1. Un relativismo antidogmatico. Abbiamo già osservato che uno degli elementi ricorrenti dell’impianto dottrinale dei vari portavoce del New Age è la recisa negazione del fatto che vi possano essere certezze affermate in modo dogmatico: “l’unico dogma è che non ci sono dogmi”, potremmo dire parafrasando diverse espressioni di larga diffusione nell’ambiente. A dire il vero questa stessa affermazione viene posta senza quella serena equidistanza dalla sua contraddittoria, tanto da far sospettare che — come ogni relativismo che pretenda di essere assertivamente radicale — si autodistrugga. Essa ci aiuta però a delineare l’orizzonte globale in cui si collocano le altre dottrine New Age: una visione del mondo in cui ogni singolo individuo è “misura” della propria verità, sia dal punto di vista dei contenuti, sia dal punto di vista delle modalità con cui approda alle proprie soggettive convinzioni, salvo alcune “esclusioni” che sono abbastanza nette. Prima fra tutte è quella di una prospettiva religiosa rivelata, in cui vi siano contenuti di fede dogmatici. Inoltre vale la pena di osservare come i singoli elementi della mentalità New Age, presi ad uno ad uno, non manifestano un carattere di particolare novità: molte credenze si ritrovano nelle religioni e culture orientali, in altri gruppi di area gnostico-esoterica che si sono affacciati sulla scena della cultura occidentale nei secoli scorsi, nei cosiddetti Movimenti del Potenziale Umano (si pensi, per esempio, a Scientology o al gruppo EST-The Forum, nel cui alveo nasce la tecnica del rebirthing). Ciò che è caratteristico del New Age è il modo in cui tutti questi elementi si inquadrano in un insieme, in un’architettura, che ha caratteristiche sostanzialmente convergenti e di cui si può offrire una chiave di lettura.
2. All is One. Tutto ciò che esiste non è che un frammento dell'unica sostanza o realtà: il mondo, in altri termini, non è costituito né da materia inerte né da energia inconscia, ma da un’unica realtà, divina e consapevole, ancorché impersonale. I termini utilizzati per designarla, infatti, sottolineano tale impersonalità: Principio, Mente, Potere, Unità e, in particolar modo, Energia. Quest’ultimo termine si presta particolarmente ad una pluralità di metafore evocative nella spiegazione dei diversi livelli in cui si strutturerebbe la realtà: diversi livelli di energia, con diversi gradi di “consapevolezza” del proprio essere parte dell’unica energia cosmica, ovvero dell’unica realtà “divina”. Anche le diverse forme di misticismo ecologico, di cui avremo a dire tra breve, si inquadrano in modo molto lineare all’interno di tale orizzonte esplicativo. Vale la pena di precisare come una tale concezione del divino, basata su un panteismo radicale positivamente affermato, anche se sembra tradursi in una sorta di esaltazione del carattere prezioso e sacrale di ogni realtà esistente, si traduce in realtà in una negazione del divino, così come siamo avvezzi a concepirlo nella nostra cultura: se tutto è divino (nel senso di una divinità immanente), allora niente si caratterizza come divino (nel senso di una realtà trascendente). Si può anche dire che il punto di partenza delle teorizzazioni New Agenon va cercato né a livello teologico, né a livello metafisico o cosmologico, ma piuttosto a livello antropologico. Propriamente parlando, il punto di partenza è legato ad alcune istanze esistenziali che possono essere anche molto diverse, ma che hanno un denominatore comune; sulla base di tali istanze si elabora una riflessione di tipo antropologico che le ricolloca in un orizzonte di tipo olistico ed è in tale orizzonte che trova spazio la teorizzazione di tipo panteistico che corrisponde alla visione New Age del “divino”.
3. L’uomo è parte del divino. L’affermazione che l’uomo è parte del divino è molto vicina al punto di partenza delle teorie New Age. Logica conseguenza della dottrina per cui “tutto è uno”, da un punto di vista esistenziale si tratta di una prospettiva che, specialmente in Occidente, ha avuto un impatto notevole sulla mentalità e sulla condotta degli individui. L’uomo New Age ha una struttura “stratificata” composta di vari elementi: dimensione fisica, psichica, pneumatica (spirituale in senso forte), più una trama indefinita di livelli di relazioni misteriose con l’ambiente in cui vive, inteso a sua volta come una realtà vivente intessuta di molteplici energie a diversi gradi di “consapevolezza”. Il risveglio della consapevolezza di tale prossimità tra l’uomo e l’ambiente naturale, quali diversi aspetti di un’unica realtà divina, rappresenta il compito quasi “statutario” della più famosa comunità New Age, quella di Findhorn. Partendo dalla dottrina biblica dell'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, afferma un esponente del movimento: «senza capirne l'autentico significato abbiamo fatto il possibile per realizzare sul piano materiale queste parole [cfr. Gen 1,26-28]. La terra e ogni cosa vivente non hanno avuto altra scelta che sottomettersi alla nostra superiorità tecnica. L'idea di un'intelligenza, di uno spirito o di una divinità che agisce in natura e dà un ordine a ogni sua manifestazione, fu liquidata come un mito delle civiltà semplici e primitive. Compito di Findhorn è far rivivere il mito» (Giovetti, 1990, p. 71).
Per dare un’idea del contesto in cui tale comunità opera basti un cenno alla sua storia: essa nasce nel nord della Scozia per iniziativa di Eileen Caddy e di un gruppo di persone che si erano raccolte attorno a lei (tra cui il marito, i figli, l’amica Dorothy); inizio della sua “missione spirituale” sarebbe stata una “chiamata” in cui Dio in persona le avrebbe rivolto — con parole chiare e comprensibili — l’invito a rendergli testimonianza trasformando le dune sabbiose della zona in un florido giardino, non senza l’aiuto delle “energie positive” particolarmente abbondanti in quel luogo. Tra le peculiarità dell’esperienza, molto indicativa della mentalità New Age, vi sono le frequenti comunicazioni tra i bio-agricoltori di Findhorn e gli spiriti vitali (deva) delle diverse specie di piante. Possiamo cogliere il tono di tali comunicazioni nel messaggio che il “deva delle pere” avrebbe trasmesso a Dorothy: «Per te io sono un essere di grande bellezza, perché tu constati la mia realtà, che è libera e divina e rappresenta la vita perfetta. Questo piccolo albero in giardino è la mia espressione. Tu sai naturalmente che la bellezza interiore diviene più manifesta nel momento della fioritura, e anche il frutto ha una forma unica e particolare. Tuttavia tu pensi che quest'albero possa rappresentarmi soltanto in misura limitata. Avvicinati e cerca di sentirti una cosa sola con l'albero. Insinuati in lui e senti di essere una cosa sola con lui, come lo sente lo spirito dell'albero. Senti l'amore dello spirito per l'albero, lo spirito è l'albero e noi siamo una cosa sola. In questo momento tu sei una cosa sola con noi. Noi crediamo che il cielo si pieghi verso la terra quando tu partecipi della nostra vita: allora la nostra unità diviene più grande» (cit. in Giovetti, 1990, pp. 48-49).
4. Il destino dell’uomo tra risveglio della consapevolezza e reincarnazione. Il cammino dell’uomo è un cammino di “risveglio della consapevolezza”, in particolare della consapevolezza di essere parte di un “tutto” divino. In un universo che non è altro che espressione di un unico Sé infinito e divino ogni criterio di validità oggettiva perde di significato, anzi diviene agli occhi dei New Agers una mistificazione dell'unico criterio di verità possibile (che è l'immergersi del proprio sé in quell'unico Sé divino). Il risveglio della consapevolezza è possibile se si abbraccia un nuovo modo di pensare e, in tal senso, è indicativo l’uso simbolico che viene fatto di una scoperta scientifica riguardante la distinzione delle funzioni tra l'emisfero sinistro (in cui si collocano le funzioni relative al pensiero logico) e quello destro (responsabile della dimensione emotiva, creativa, artistica). A partire dalla constatazione che la cultura occidentale avrebbe sempre privilegiato in modo eccessivo il left brain thinking, prende infatti corpo la proposta di assumere come nuovo modello mentale il right brain thinking, il “pensare con la parte destra del cervello”, capace di favorire l’emergere di una mentalità nuova caratterizzata dalla profonda presa di distanze rispetto alle consuetudini della cultura occidentale in genere e di quella moderna in particolare. Criterio fondamentale di certezza e di verità divengono dunque l'esperienza e l'intuizione: si tratta naturalmente di un'esperienza e di un'intuizione “sovraconcettuali”, che scavalcano e rifiutano consapevolmente i normali canali razionali di conoscenza.
In tale contesto si colloca la dottrina della reincarnazione che, da un lato, richiama evidenti influssi delle religioni orientali, ma dall’altro lato manifesta caratteristiche del tutto peculiari che ne definiscono la fisionomia secondo un modello tutto “occidentale”. In primo luogo la dottrina della reincarnazione in ambito New Age non evoca una sorta di impersonale giustizia cosmica a cui l’uomo è suo malgrado sottoposto, ma richiama l’occidentalissima idea di una “seconda opportunità” per realizzare quella crescita di consapevolezza interiore che molto spesso una sola vita non basta a compiere: allora è possibile pensare ad un cammino di lunghezza indefinita, in cui se non basta una vita se ne possono avere a disposizione quante se ne vuole, finché il cammino di maturazione di una consapevolezza globale non sarà concluso. Si vede chiaramente come tale modo di concepire la reincarnazione sia imbevuto del mito illuministico-positivistico del progresso illimitato dell’umanità, trasferito sul piano individuale (in un’ottica etica che dovremmo chiamare più propriamente “pedagogica”: si continua a sbagliare finché non si è raggiunta una piena comprensione del proprio errore). In secondo luogo, come giustamente osservato da Julien Ries, la dottrina della reincarnazione si incontra con la cultura di massa di un uomo secolarizzato a caccia di nuovi miti che vadano a sostituire quelli in cui non crede più, meglio se adeguati ad una mentalità di tipo individualistico: «Le storie delle vite precedenti sono nuovi miti in cui sono mescolati degli aneddoti di sessualità bizzarra e violenza selvaggia. Ognuno ha diritto a un proprio mito, ognuno può concepire la propria origine, il proprio destino, le proprie reincarnazioni. Ogni individuo può costruirsi il proprio mito di creazione e fare la propria genesi. Al mercato del New Age i figli dell’Acquario trovano delle guide turistiche per le vite precedenti con un insieme di ricette e di tecniche: autoipnosi, meditazione profonda, viaggio astrale, ecc. Con l’aiuto di queste guide il fruitore di reincarnazione può ricostruire la storia delle sue vite precedenti e, cominciando da qui, creare il suo Io attuale» (J. Ries, New Age e reincarnazione, “Religioni e sette nel mondo”, 1996, n. 5, p. 54).
5. Un grande spazio per le “tecniche spirituali”. La crescita della consapevolezza interiore di essere parte del divino suppone l’uso di tecniche che possiamo schematicamente distinguere in tre grandi categorie: le tecniche di controllo del Sé (con una certa alterazione della coscienza), le tecniche che regolano le relazioni con gli altri, e le tecniche per “comunicare” con altri livelli di consapevolezza. La prima tipologia di tecniche, di cui un esempio classico può trovarsi in uno dei testi più rappresentativi del movimento (cfr. MacLaine, 1985, p. 281), si basa principalmente sul controllo della respirazione e delle sensazioni, non escluso il ricorso a sostanze allucinogene o comunque la pratica di esercizi miranti a produrre un’alterazione dello stato di coscienza vigile. Riportiamo il racconto che Shirley MacLaine offre di una sua “esperienza mistica” realizzatasi nell’esotica cornice di una sorgente sulle Ande, mentre l’attrice stava adagiata in una pozza di acqua sulfurea e frizzante: «Respiravo più lentamente, lo sentivo, e un po’ alla volta mi rendevo conto che il battito del mio cuore aveva lo stesso ritmo del respiro, tanto che sembravano sincronizzati. Pian piano, il tempo scivolò via finché non ne ebbi più coscienza. La fiamma della candela continuava a vacillare, ma ormai cominciava a essere il centro della mia mente. Avevo l’impressione che il mio corpo galleggiasse: non soltanto le braccia, ma tutta me stessa. Lentamente divenni l’acqua, e ogni singola bollicina ne era parte integrante. Una duplice, meravigliosa sensazione: ero pienamente cosciente, presente a me stessa e tuttavia parte di quanto mi circondava. […] Poi, sentii il legame tra il mio respiro e la pulsante energia che mi circondava. Era come se l’aria stessa pulsasse, e in effetti l’aria ero io. Ero l’aria, l’acqua, l’oscurità, le pareti, le bollicine, la candela, i sassi scivolosi del fondo, persino l’impetuoso fiume che scorreva all’esterno» (MacLaine, 1985, p. 281). Il secondo gruppo di tecniche, quello del controllo delle dinamiche relazionali, corrisponde in buona parte alle metodologie messe a punto da diverse scuole psicologiche, come quella di Esalen (il cui posto nell’ambito del New Age, fin dal suo sorgere, è stato già sottolineato). La terza tipologia riguarda delle “tecniche spirituali” che dovrebbero consentire di entrare in comunicazione con dimensioni della realtà diverse da quella in cui viviamo la nostra vita cosciente.
Queste ultime tecniche potrebbero essere sinteticamente collocate nell’ambito di quello che prende il nome di Channeling, una sorta di naturale evoluzione delle pratiche spiritiste ricondotte nell’ambitoNew Age (cfr. Porcarelli, 1998). L’ambizione dei suoi portavoce è quella di comprendere, all'interno del Channeling, non solo tutti i fenomeni propri dello spiritismo classico ma ogni forma di manifestazione “divina” in qualsiasi contesto religioso sia sorta: si tratterebbe di tante “facce” della medesima realtà che, nel suo profondo, si rivelerebbe sostanzialmente unitaria. In pratica il Channeling vuole “impadronirsi” di tutti i fenomeni “mistici” di tutte le religioni a partire dall’antichità, facendone multiformi manifestazioni dello stesso principio divino che tutto pervade e che sempre tende a manifestarsi; risulta qui evidente l'influsso del New Age. A differenza dello spiritismo classico, infatti, il Channeling si inserisce in una prospettiva olistica in cui non solo si dà sempre meno importanza ai “fenomeni” fisicamente verificabili, ma si può anche notare una preferenza accordata a “entità” di natura non umana: spiriti collettivi, “maestri misteriosi”, angeli, fate, esseri extraterrestri, divinità pagane e non. Ecco, ad esempio, come l’entità multipersonale che si sarebbe presentata con il nome di Seth, risulta esprimersi in un “classico” del Channeling moderno scritto da Jane Roberts: «Il sé che conoscete non è altro che un frammento della vostra intera identità. Questi frammenti del sé non sono collegati assieme, comunque, come i grani di un rosario. Assomigliano invece molto di più agli strati di una cipolla, o agli spicchi di un’arancia, intercorrelati tutti tramite un’unica vitalità ed evolventisi in varie realtà pur originando dalla stessa fonte. [...] Non esiste niente — rocce, minerali, piante, animali o aria — che non sia compenetrato da un suo specifico tipo di coscienza. Perciò vi trovate in una continua agitazione vitale, un campo di energia cosciente, e siete voi stessi composti fisicamente di cellule coscienti che portano in se stesse la realizzazione della propria identità, che cooperano volentieri per formare la struttura corporea che è il vostro corpo fisico» (Roberts, 1987, p. 30).
6. Una trasformazione globale su scala planetaria… e non solo. Se è vero che l'uomo è, per natura, parte del divino, come mai non tutte le persone colgono tale “evidenza”? L'umanità ha un problema: soffre di una sorta di “amnesia metafisica” che le ha fatto perdere di vista la propria vera identità. Si tratta forse della più importante delle credenze che troviamo nel complesso panorama del New Age, anzi si tratta precisamente della credenza più “qualificante”, quella da cui l'intero movimento trae la sua stessa ragion d'essere e si basa sull'assunto che la trasformazione personale degli uomini (attraverso la presa di coscienza del loro appartenere all'Uno-Tutto) porti necessariamente ad una trasformazione cosmica, di cui si vedrebbero già i segni evidenti e che coinciderebbe con l'era astrologica dell'Acquario. A causa del fenomeno della precessione degli equinozi (che non è una congettura astrologica, ma un fenomeno astronomico dovuto ad un moto fisico di rotazione “a trottola” della terra), il punto di intersezione fra i cerchi massimi dell’eclittica e dell’equatore celeste “precede”, cioè si sposta lentamente nel tempo, passando da una costellazione all’altra dello Zodiaco. Interpretando tali spostamenti come un “grande anno del mondo”, ogni duemila anni circa scatterebbe una sorta di “nuova era”. Noi ci troveremmo proprio sulla linea di spartiacque di un tale passaggio epocale, dalla “vecchia” era dei Pesci (caratterizzata da divisioni, violenze, sfruttamento dissennato della natura) alla “nuova” età dell’Acquario (caratterizzata da pace, fratellanza, rispetto per l’ambiente, armonia interiore). In tale epoca confluirebbero e si armonizzerebbero tutte le attese escatologiche di tutte le religioni e di tutte le culture del mondo: ciascuna “ricollocata” al suo giusto posto (cioè come anticipazione di questa unica grande era che ci apprestiamo a vivere) e ricompresa alla luce di un superiore grado di “consapevolezza”.
Perché tale “rivoluzione dolce” si possa finalmente attuare sarebbe necessaria, per i seguaci del movimento, una grande mobilitazione delle coscienze. Occorrerebbe cioè che un gran numero di persone abbracci lo stile di vita acquariano e si adoperi per diffonderlo, finché il loro numero non raggiungerà una “massa critica” tale da far scattare una trasformazione globale, cioè uno “slittamento” di paradigma mentale in tutta l’umanità. Non ci sarà bisogno di una vera e propria rivoluzione, meno ancora di azioni violente, ma solo il progressivo modificarsi del modo di pensare degli uomini nei diversi campi “strategici” per il New Age porterà all’effetto voluto. I predetti ambiti strategici possono essere così individuati, limitandoci a quelli più significativi e universalmente ritenuti di importanza cruciale: la sensibilità ai problemi ecologici (si può vedere anche qualche legame tra il mondo New Age e la nascita e diffusione di alcuni potenti movimenti ambientalisti), una cultura pacifista avversa ad ogni forma di guerra e di imperialismo, il femminismo inteso come reazione ad una cultura troppo “maschilista”, i cui tratti si ritrovano tutti nella “old age” (la violenza, la sopraffazione, il privilegiare la razionalità sulla creatività e l’emotività, ecc.).
IV. New Age e scienza contemporanea
1. La rivoluzione dei paradigmi scientifici. L’idea di un mutamento di paradigma culturale si lega all’introduzione di alcune innovazioni che hanno avuto un peso “epocale”: l’invenzione della ruota, la scoperta della scrittura, l’invenzione della stampa, la “rivoluzione copernicana”, ecc. Non è difficile capire come in ambiente New Age si tenda a ritenere che anche nel mondo delle scienze si stia oggi verificando un analogo mutamento di paradigma: vanno però attentamente considerate le vie con cui si pretende di provare tale affermazione. Le riflessioni degli epistemologi moderni, come ad esempio quelle di Thomas Kuhn ed altri, vengono rilette in ambiente New Age come una sorta di “profezia” di un imminente ribaltamento dell’intero paradigma di riferimento dell’insieme delle scienze moderne. Una prima espressione di tale atteggiamento la possiamo trovare nella cosiddetta «Gnosi di Princeton», espressione con cui, a partire dal 1969, vennero indicati alcuni scienziati, inizialmente raccolti attorno alla prestigiosa università americana, che esprimevano posizioni di tipo olistico. Le radici culturali sono comuni a quelle del fenomeno hippy, soprattutto per quanto riguarda gli influssi di matrice orientale e la prospettiva di tipo panteistico, anche se lo stile e i metodi risultano diversi, con i tratti di quell’aristocrazia intellettuale che caratterizzavano i maggiori protagonisti. Per indicarne sinteticamente i caratteri li riprendiamo da un testo di R. Ruyer, il quale illustra i tratti della nuova gnosi, dopo essersi premurato di ottenere anche l’approvazione dei diretti interessati: «La Nuova Gnosi ha cercato di ridurre i miti all’indispensabile e contemporaneamente a rinnovarli, però con estrema sobrietà. Essa non ha niente in comune con le fantasie pseudo-scientifiche o “iniziatiche”. La sobrietà della Nuova Gnosi è anche tale che si potrebbe piuttosto rimproverarle di essere poco distinguibile dal puro scientismo, e di soffocare, come quello, ogni risonanza religiosa. […] Sembra nondimeno che la Nuova Gnosi, trasponendo l’universo della scienza, mettendolo dal dritto, lo trasfiguri. È la stessa cosa, e tuttavia è diversa. […] L’universo della Gnosi non differisce in alcun dettaglio dall’universo della scienza, ma fra i due universi vi è la stessa differenza che vi è fra un essere vivente ed amato ed un robot, che lo imita perfettamente, ma del quale sappiamo che non sente niente» (Ruyer, 1980, pp. 332-333).
Tra i portavoce più significativi di una ri-visitazione in senso panteistico della scienza moderna figura indubbiamente il fisico Fritjof Capra, autore di opere (Il tao della fisica, 1975 ed Il punto di svolta, 1982) molto amate in ambiente New Age. Per intendere la peculiarità del suo approccio possiamo prendere le mosse dalle parole con cui introduce l’esperienza “mistica” che inaugura The Tao of Physics: «in un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza cosmica. Essendo un fisico, sapevo che la sabbia, le rocce, l’acqua e l’aria che mi circondavano erano composte da molecole e da atomi in vibrazione, e che questi a loro volta erano costituiti da particelle che interagivano tra loro creando e distruggendo altre particelle. Sapevo anche che l’atmosfera della Terra era continuamente bombardata da una pioggia di raggi cosmici, particelle di alta energia sottoposte a urti molteplici quando penetrano nell’atmosfera. Tutto questo mi era noto dalle mie ricerche nella fisica delle alte energie, ma fino a quel momento ne avevo avuto esperienza solo attraverso grafici, diagrammi e teorie matematiche. Sedendo su quella spiaggia, le mie esperienze precedenti presero vita; “vidi” scendere dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si creavano e si distruggevano particelle con ritmi pulsanti; “vidi” gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica di energia; percepii il suo ritmo e ne “sentii” la musica; e in quel momento seppi che questa era la danza di Siva, il Dio dei Danzatori adorato dagli Indù. Per lungo tempo avevo studiato la fisica teorica e per parecchi anni mi ero occupato di ricerca. Contemporaneamente, mi ero anche interessato molto del misticismo orientale e avevo cominciato a vederne le analogie con la fisica moderna. Ero particolarmente attratto dagli aspetti sconcertanti dello Zen che mi ricordavano gli enigmi della meccanica quantistica. Dapprima, tuttavia, il tentativo di metterli in relazione tra loro era stato un esercizio puramente intellettuale. Superare la frattura che c’è tra il pensiero razionale, analitico, e l’esperienza meditativa della verità mistica fu per me molto difficile, e lo è tuttora» (tr. it. Milano 19893, pp. 11-12).
Può essere utile precisare che se la via con cui Capra raggiunge soggettivamente la certezza di ciò che afferma è quella della sua esperienza personale, i contenuti della sua riflessione non vengono presentati come il puro frutto di una percezione soggettiva della realtà, bensì come l’esplicitazione di una sorta di destino storico della cultura occidentale. Il volume citato ripercorre, con un linguaggio avvincente, sia alcuni tratti della storia della cultura occidentale intesa come una sorta di eclissi dell’originaria esperienza mistica, sia la storia della scienza nel XX secolo, di cui si mette in luce la progressiva “crisi”, intesa come crisi del paradigma scientista e determinista. Tutto il percorso è costellato di citazioni dai testi delle grandi tradizioni religiose dell’oriente (induismo, buddismo, taoismo, ecc.), ma il grande messaggio comune a tutte è, in sostanza, il cuore della dottrina New Age: all is One — tutto è l’Uno. «La caratteristica più importante della concezione del mondo orientale — si potrebbe quasi dire la sua essenza — è la consapevolezza dell’unità e della mutua interrelazione di tutte le cose e di tutti gli eventi, la constatazione che tutti i fenomeni del mondo sono manifestazioni di una fondamentale unicità. […] Nella vita ordinaria, non siamo consapevoli di questa unità di tutte le cose, ma dividiamo il mondo in oggetti ed eventi separati. Naturalmente, questa divisione è utile e necessaria per muoverci nel nostro ambiente quotidiano, ma non è un aspetto fondamentale della realtà. È un’astrazione ideata dal nostro intelletto che distingue e classifica. […] La fondamentale unicità dell’universo non è solo la caratteristica principale dell’esperienza mistica, ma è anche una delle più importanti rivelazioni della fisica moderna. Essa diviene evidente a livello atomico e si manifesta tanto più chiaramente quanto più si penetra in profondità nella materia, fino al mondo delle particelle subatomiche» (ibidem, pp. 147-149). A supporto di tale tesi vengono portati esempi tratti dall’osservazione fisica ed alcune frasi di Heisenberg, di cui si riporta questa espressione: «Il mondo appare così come un complicato tessuto di eventi, in cui diverse specie di connessioni si alternano, si sovrappongono e si combinano, determinando la struttura del tutto» (ibidem, p. 158).
Sulla stessa linea si colloca una seconda opera di Capra, The Turning point. Science, Society and the Rising Culture (1982), il cui nome stesso (Il punto di svolta) è desunto da un’opera orientale e, più precisamente, riporta la denominazione di un esagramma dell’opera cinese I’ Ching. L’opera si divide in quattro parti: la prima introduce i temi fondamentali del testo, la seconda e la terza rappresentano un’analisi storica ed una serrata critica della mentalità riduzionistico-cartesiana, la quarta parte espone la nuova visione della realtà proposta dall’autore, la “rivoluzione culturale” capace di cambiare il mondo. Dopo avere preso in esame medicine olistiche, psicologia transpersonale, approcci sistemici all’economia e all’ecologia, Capra chiarisce come il “punto di svolta” in cui si troverebbe la nostra civiltà si stia traducendo nel passaggio ad un’epoca definita “solare”: «La transizione all’epoca solare è oggi realmente avviata, non semplicemente in termini di nuove tecnologie ma, in un senso più ampio, nei termini di una profonda trasformazione della nostra intera società e cultura. Il passaggio dal paradigma meccanicistico al paradigma ecologico non è qualcosa che accadrà a un certo punto in futuro, ma è in corso proprio oggi nelle nostre scienze, nei nostri atteggiamenti e valori individuali e collettivi, e nei nostri modelli di organizzazione sociale. Il nuovo paradigma viene compreso meglio da individui e piccole comunità che da grandi istituzioni accademiche e sociali, le quali spesso tendono a essere bloccate nel pensiero cartesiano. Per facilitare la trasformazione culturale sarà perciò necessario ristrutturare il nostro sistema di informazione e di istruzione, in modo che nuove conoscenze possano essere presentate e discusse in modo appropriato. […] La nuova visione della realtà è una visione ecologica in un senso che va molto oltre le preoccupazioni immediate della protezione dell’ambiente. Per sottolineare questo significato più profondo dell’ecologia, filosofi e scienziati hanno cominciato a fare una distinzione fra “ecologia profonda” e “ambientalismo superficiale”. Mentre l’ambientalismo superficiale è interessato a un controllo e a una gestione più efficienti dell’ambiente naturale a beneficio dell’uomo, il movimento dell’ecologia profonda riconosce che l’equilibrio ecologico esige mutamenti profondi della nostra percezione del ruolo degli esseri umani nell’ecosistema planetario. In breve, esso richiederà una nuova base filosofica e religiosa» (tr. it. Milano 1984, pp. 337-340).
Sullo sfondo di tale visione “ecologica” della Nuova Era, si colloca anche la cosiddetta Ipotesi Gaia, lanciata a partire dal 1969 dallo scienziato inglese James Lovelock e da una biologa dell’Università di Boston, Lynn Margulis. Basandosi su alcune osservazioni che potrebbero essere interpretate come fenomeni di omeostasi e di autoregolazione su grande scala, al limite anche su scala planetaria, tale ipotesi descrive la Terra (sempre con l’iniziale maiuscola) come una sorta di “essere vivente” con cui l’uomo deve relazionarsi in modo attento e rispettoso. L’ipotesi ha avuto una certa fortuna soprattutto a livello didattico — nelle scuole degli ordini inferiori — perché si presta molto bene per illustrare l’ecologia ai bambini. In alcune opere di divulgazione scientifica esistono ormai tentativi di estendere questo medesimo paradigma su scala cosmica (cfr. L. Smolin, La vita del cosmo, Torino 1998).
2. Medicine alternative e terapie olistiche. La storia della medicina scientifica comincia, come è noto, con Ippocrate e nel corso dei secoli i rimedi e le terapie che sono stati sperimentati, con alterne fortune, sono innumerevoli. Il fenomeno delle “medicine alternative”, però, ha radici più recenti e nasce nel contesto di una reazione alle tecnologie sempre più invasive, soprattutto nel XIX e XX secolo. Può essere utile, in tale direzione, fare riferimento alla figura del medico viennese Franz Anton Mesmer (1734-1815), che studiò gli effetti terapeutici dell’applicazione di magneti alle parti del corpo malate, nella convinzione che le malattie non fossero altro che uno “squilibrio magnetico” interno che sarebbe stato sufficiente “compensare” per ottenere cure efficaci. Gli studi sul magnetismo minerale furono semplicemente un punto di partenza, perché ben presto Mesmer ipotizzerà l’esistenza di un “fluido” diffuso, simile a quello delle calamite, che si sprigiona da molti esseri viventi e, in particolar modo, dal corpo di uomini particolarmente predisposti (tra cui, ovviamente, lui stesso) che potremmo definire “guaritori”. Convinto di avere messo a punto in termini scientificamente ineccepibili la propria tecnica di “cura”, invia nel 1775 una memoria all’Accademia delle Scienze di Parigi, alla Royal Society di Londra e all’Accademia di Berlino, senza sortire alcun effetto. Molti anni più tardi, i fondatori di tre note medicine alternative: Samuel Christian Hahnemann, per l'omeopatia, Daniel David Palmer, per la medicina chiropratica e Andrew Taylor, per l'osteopatia, si richiameranno a lui in modo abbastanza consistente anche se — va precisato — le loro discipline confluiranno progressivamente nell’ambito della scienza tradizionale, pur mantenendo la propria specificità. Già più simile alla mentalità New Agefin dal suo sorgere appare il Movimento per la medicina olistica, che reagisce in modo esplicito al modello positivista in cui si colloca – soprattutto nel XIX secolo – la scienza medica occidentale: questa curerebbe il corpo considerandolo come una macchina, di cui prende in esame di volta in volta i singoli “pezzi” senza considerare le profonde interrelazioni tra il corpo (nella sua globalità), la psiche e lo spirito. Sul comune terreno della reazione agli eccessi del positivismo meccanicistico, si stagliano però scuole di pensiero che si ispirano ad orizzonti teorici profondamente differenti. Per esempio, l'organizzazione ufficiale americana del movimento per la medicina olistica (American Holistic Medical Association) riconosce tra le istituzioni sanitarie che considera accreditate anche centri che dichiarano, quali fondamenti teorici delle loro pratiche cliniche, la dottrina della reincarnazione ed il ricorso alla lettura della «memoria akashica».
Il ricorso alle medicine alternative non può tuttavia considerarsi una pratica New Age, trattandosi di terapie ritenute culturalmente equidistanti dalle diverse prospettive filosofiche o religiose, che si sono gradualmente inserite, come già osservato, nella prassi della medicina comunemente intesa. Ciò che vogliamo qui sottolineare è come il ricorso a tali pratiche, in ambiente New Age, venga rivestito di un ulteriore significato, nel senso che esse sono considerate uno strumento di riappropriazione del proprio sé corporeo, liberandolo dalla schiavitù della medicina tradizionale e consumando i “rituali” propri delle terapie alternative quasi come gesti che magicamente e misticamente portano ad una crescita della “consapevolezza globale”, obiettivo primario del movimento.
Lo stesso Capra, nel prospettare la sua visione del mondo, vi include un approccio olistico alla cura della salute, riprendendo le tradizioni delle culture prive di scrittura, a partire da quelle sciamaniche. Dopo avere passato in rassegna anche l’approccio ippocratico ed essersi soffermato a lungo sulle caratteristiche della medicina tradizionale cinese, lo scienziato si chiede come poter “incarnare” un modello di tipo olistico nella nostra cultura. Crede quindi di individuare una significativa mediazione “di cerniera” nella cultura giapponese, che appartiene alla tradizione orientale e che proprio ora, dopo aver accettato circa un secolo fa l’introduzione della mentalità occidentale, starebbe riscoprendo sistemi di cura più legati alle proprie particolari origini: «una differenza molto vistosa fra l’approccio orientale e quello occidentale ai problemi della salute è che, nella società dell’Estremo Oriente in generale, la conoscenza soggettiva è molto apprezzata. Persino in un paese scientifico moderno come il Giappone si attribuisce un grande valore all’esperienza soggettiva, e la conoscenza soggettiva è considerata non meno importante del pensiero deduttivo razionale. […] Una conseguenza di questo atteggiamento è una tipica mancanza di interesse, nei medici dell’Asia Orientale, per la quantificazione, sostenuta dalla consapevolezza che il medico si occupa di sistemi viventi in continuo flusso per cui sono considerate sufficienti misurazioni qualitative» (Il punto di svolta, 1984, p. 265). Il trasferimento di tali idee nella nostra cultura comporta una critica al modello meccanicistico della “vecchia era”, per aprire la strada al modello olistico proprio della nuova: «negli ultimi trecento anni la nostra cultura è stata dominata dalla concezione del corpo umano come macchina, da analizzarsi nelle sue varie parti. La mente è separata dal corpo, la malattia è vista come un cattivo funzionamento di meccanismi biologici, e la salute è definita come l’assenza di malattia. Questa concezione viene oggi lentamente eclissata da una concezione olistica ed ecologica del mondo che vede nell’universo non una macchina, ma piuttosto un sistema vivente, concezione che insiste sull’essenziale interrelazione e interdipendenza di tutti i fenomeni e si sforza di capire la natura non solo in funzione di strutture fondamentali, ma anche di processi dinamici sottostanti. La visione sistemica degli organismi viventi sembrerebbe in grado di fornire la base ideale per un nuovo approccio alla salute e alla cura sanitaria che fosse pienamente compatibile col nuovo paradigma e radicato nella nostra eredità culturale» (ibidem, p. 267).
3. Movimenti ufologici. La letteratura e i fenomeni associativi che si occupano, essenzialmente in ambito extra-scientifico, della ricerca di misteriosi oggetti volanti di origine extraterrestre e dei contatti ravvicinati che ne seguirebbero con fortunati rappresentanti della specie umana si inquadrano anch’essi perfettamente nell'atmosfera New Age. Ancora una volta, ad interessare i suoi adepti non sono gli aspetti puramente scientifici (sui quali ci si potrebbe limitare a sospendere prudentemente il giudizio), quanto piuttosto una serie di elementi facilmente riconducibili al misticismo della Nuova Era, come attestano i racconti e le dottrine dei diversi movimenti «ufologici» (dalla sigla: UFO, Unidentified Flying Object, ovvero «oggetto volante non identificato»).
Un primo esempio in tal senso può essere rappresentato dal gruppo denominato Mark-Age, fondato nel 1960 da Charles Boyd Gentzel e Pauline Sharpe, due medium che dichiarano di essere in contatto con un “Corpo Gerarchico”, costituito da entità interstellari che si servirebbero di dischi volanti “eterici” ed incaricato di governare il sistema solare nel quarantennio (1960-2000) di passaggio dall'Età dei Pesci a quella dell'Acquario. Sulla stessa linea si colloca anche il gruppo denominato proprio degli Heralds of the New Age, sempre collocabile nel contesto del channeling, che dichiara di ricevere messaggi dalla defunta Gloria Lee, un'altra medium che aveva operato in seno al gruppo Mark Age e si era lasciata morire durante uno sciopero della fame condotto per indurre le autorità americane a prestare ascolto alle sue “rivelazioni” extraterrestri. Il gruppo più famoso tra questi è il Movimento Raeliano, fondato nel 1975 dal giornalista francese Claude Vorilhon, che prese a farsi chiamare Raël. Si tratta di un movimento ateo il quale, negando esplicitamente l’esistenza di Dio, afferma che gli uomini sarebbero stati prodotti in laboratorio in un lontano passato dagli scienziati di un avanzatissimo popolo residente su un altro pianeta (gli Elohim). Al di là di una serie di fantasiose dottrine, per cui Satana sarebbe il capo di un partito di opposizione su quel lontano pianeta e tutta la storia biblica dovrebbe essere riletta come sapientemente guidata dalla regia di questi extraterrestri, va qui notato l'elemento più caratteristico dell'impianto dottrinale raeliano, quello secondo cui gli uomini sarebbero guidati mediante sofisticate apparecchiature elettroniche dagli stessi Elohim. Il premio dei giusti (cioè di quanti si lascerebbero docilmente guidare) consisterebbe in una sorta di “ri-creazione” per una vita felice nel pianeta degli Elohim, dove il fortunato Raël avrebbe avuto il privilegio di fare una sorta di visita ispettiva che egli riferisce con dovizia di particolari, anche in riferimento all'intensa soddisfazione sessuale che la premurosa accoglienza extraterrestre gli avrebbe consentito. Del resto viene raccomandata agli adepti la massima libertà sessuale, quale “via” privilegiata per il raggiungimento di una condizione di armonia e di pace.
I movimenti ufologici svelano, in un certo senso, l'altra anima del rapporto a dir poco bizzarro tra New Age e scienza moderna: in questo caso non si ha una pura e semplice opposizione al diffondersi delle sue ricerche e delle tecnologie che ne derivano, ma semplicemente una sorta di trasfigurazione dottrinale, in cui la scienza si muta in fantascienza, ma non per un puro gioco dello spirito — come avviene nei romanzi di fantascienza consapevolmente costruiti come tali — bensì nell'intenzione di affermare la realtà di fatti ed episodi (i seguaci dei movimenti ufologici credono davvero che i responsabili dei movimenti, abbiano incontrato le guide extraterrestri). Il rapporto conflittuale con la scienza moderna, in questo caso, si consuma attraverso un'operazione concettuale che porta ad una voluta confusione dei confini di realtà e fantasia, con una totale rinuncia, da parte dei soggetti dei movimenti, all'uso dei parametri effettivi del rigore scientifico come tale.
V. New Age e gnosi: elementi per un confronto fra le due dottrine
1. Una “vexata quaestio” dalle radici antiche. Per trarre un bilancio speculativo sulla mentalità New Age è opportuno fare riferimento ad una specifica questione di tipo storico-epistemologico oggi abbastanza dibattuta riguardo alla sua matrice ideale di fondo: si tratta o meno di una forma di gnosticismo moderno? La domanda non è puramente accademica, perché la risposta suppone una migliore esplicitazione della mentalità New Age. Il lettore interessato può trovare approfondimenti sui tratti salienti delle dottrine dei principali sistemi gnostici in altri lavori (cfr. A. Porcarelli, Il New Age: una forma di gnosticismo moderno, “Religioni e sette nel mondo”, 1996, n. 6, pp. 51-77); qui ci limiteremo a riepilogarne perlomeno tre: a) la “ribellione radicale di fronte al male” (se Dio è buono perché il male?) che si traduce in una mentalità sostanzialmente dualistica espressa in modi diversi (dal dualismo “originario” della tradizione persiana, al dualismo “derivato” della gnosi di area culturale siro-egizia), ma avendo in comune b) un profondo “anti-cosmismo”, inteso come forma di reazione rispetto alla visione classica dell’uomo greco, per cui il cosmo è ordinato, armonioso e sostanzialmente “buono”, mentre per gli gnostici è il frutto dell’azione di un demiurgo maldestro; c) la “divinizzazione dell’uomo” con la conseguente idea di una “auto-redenzione” che si realizza mediante l’acquisizione della «gnosi» (cioè della vera conoscenza), della consapevolezza di essere, di diritto e per natura, salvo dalla presente condizione di miseria e chiamato ad un destino splendente. Gli interpreti moderni delNew Age discutono circa il carattere gnostico dell’impianto dottrinale, sulla base di considerazioni che in genere dipendono dalla più forte sottolineatura dell’uno o dell’altro degli elementi sopra indicati: se si sottolineano prevalentemente il primo e il terzo dei tratti distintivi della gnosi, allora le affinità con il New Age appaiono evidenti, se invece si sottolinea in modo prevalente il secondo, allora si evidenziano maggiormente le differenze.
In uno dei suoi lavori, Giovanni Filoramo (1990), il maggiore studioso italiano della cultura gnostica, sottolinea esplicitamente «la struttura e la natura gnostiche delle concezioni di New Age», riferendosi in primo luogo proprio a quella «“coscienza ecologica” o, meglio, a quella coscienza propria della deep ecology, in grado di superare le dicotomie tipiche del paradigma tradizionale: materia-spirito, corpo-anima. La “coscienza spirituale” è, dunque, una coscienza olistica, che riconosce l’unità del Tutto perché sa di farne parte. [...] La particolare divinità dell’uomo consiste, di conseguenza, nel fatto che egli possiede per nascita una scintilla divina, che lo apparenta alla divinità del Tutto. Ne deriva la necessità di ridestare, di ricuperare questa dimensione, che l’Io empirico e sociale tende a farci obliare» (p. 38). Su una linea diversa si colloca Massimo Introvigne (1994) il quale, seppure in modo abbastanza sfumato, contrappone il “dualismo” dei sistemi gnostici antichi al “monismo” del New Age: «Certamente non mancano agganci, e il New Age si situa in un clima più generale di moderno “ritorno dello gnosticismo”. Tuttavia i sistemi dello gnosticismo antico, se da un certo punto di vista sono monisti — perché il nostro mondo e la materia hanno un’esistenza filosoficamente precaria —, per un altro verso sono dualisti perché il mondo e la materia sono considerati il risultato di una “caduta” o dell’attività di creazione di un Dio inferiore quando non malizioso, il Demiurgo. La materia e il mondo sono quindi il regno del male e delle tenebre da cui l’iniziato gnostico deve faticosamente risalire. [...] Il New Agevede invece la sua “unificazione” dello spirito e della materia come alternativa al dualismo. [...] Il New Age può essere ancora fatto rientrare in una nozione più larga di “neo-gnosticismo”: ma a patto di precisare che si tratta di una forma di neo-gnosticismo il cui atteggiamento psicologico nei confronti del mondo, del corpo e della materia è diverso rispetto a gran parte delle scuole gnostiche antiche» (pp. 98-99).
2. Criteri per una “comparazione dinamica” tra i due contesti culturali. Possiamo chiederci se e in che termini si possa parlare del New Age come di una forma di “ritorno” dello gnosticismo che, mutatis mutandis, tenderebbe a inserirsi nella nostra cultura con profonde analogie rispetto al modo in cui ebbe diffusione la gnosi antica. Trattandosi di un fenomeno “di rottura” rispetto ad una cultura determinata contro cui assume accenti fortemente critici, ogni forma di gnosi (antica o moderna) non può essere considerata “in assoluto”, per pura e semplice giustapposizione fenomenologica delle caratteristiche descrittive, ma deve venire considerata in modo dinamico e in senso “relativo”, cioè in rapporto alla cultura a cui dialetticamente si oppone, per cui potremmo ipotizzare una sorta di confronto analogico incrociato tra gnosi antica e gnosi moderna, in relazione alle rispettive culture di riferimento. In primo luogo si dovrebbero rilevare le significative analogie a livello di contesto storico-culturale: come nel mondo tardo antico, quando si affermano le sette gnostiche propriamente dette, si attraversava un periodo di crisi dal punto di vista sociale, culturale e religioso, così anche oggi (da qualche decennio) ci troviamo in un mondo nato e sviluppatosi tra opposti nazionalismi e profonde tensioni etniche, con lo spettro non del tutto scomparso di catastrofi a livello planetario che l’uomo potrebbe ancora provocare. A ciò si aggiungano la crisi delle grandi ideologie, un diffuso relativismo, sia in campo filosofico che in campo religioso, e una mentalità sempre più individualistica a tutti i livelli.
In secondo luogo, andrebbero osservate le analogie a livello dottrinale e strutturale tra gnosi antica e New Age. Riteniamo che le differenze fondamentali si collochino più a livello di forme espressive e simboliche contingenti che a livello di strutture teoretiche di base, sia in rapporto alla visione globale del mondo, sia in rapporto alle profonde omologie strutturali, sia in rapporto al principium redemptionis che è in entrambi i casi una forma di gnosi. Il parallelismo potrebbe essere così visualizzato:
Gnosi antica | New Age |
Atteggiamento nei confronti della “cultura dominante” | |
profondo disagio nei confronti della cultura del proprio tempo, espressa fondamentalmente da visioni filosofiche del mondo poggianti sull’intuizione di un “cosmo ordinato e armonioso” retto da leggi razionali e intelligibili | profondo disagio nei confronti della cultura del proprio tempo, espressa fondamentalmente da una mentalità di tipo economicistico e scientista, che ha perso una visione globale delle cose e tende a “dividere” e “dominare” ciò che in natura è unito e va rispettato |
reazione di fronte alla cultura del proprio tempo che, in quel contesto, assume le forme di un “anti-cosmismo”, talora apertamente dualistico | reazione di fronte alla cultura del proprio tempo che, in questo contesto, assume le forme di un “monismo di rottura”, in aperto contrasto con lo scientismo occidentale moderno |
Strutture teoriche fondamentali | |
Armonia perfetta del pléroma divino | All is One (Tutto è Uno, per natura e di diritto) |
Rottura con quell’armonia ad opera di un “dio minore” che si trova così escluso dal pléroma | “Di fatto” è nata l’attuale cultura della divisione, frammentata, disorganica, che perde di vista l’unità originaria del tutto |
In conseguenza di tale rottura nasce questo mondo materiale, corrotto e malvagio, dove l’uomo (eone superiore di natura divina purissima) si ritrova “prigioniero” | L’attuale cultura occidentale cristiana (tipica dell’Età dei Pesci) è il frutto di questo oblio metafisico e i suoi frutti sono odio, violenza, sopraffazione, distruzione dell’ambiente... |
Si rende necessaria una missione redentrice, mediante il “risveglio” operato da una divinità superiore (es. il Logos) | È urgente produrre un “risveglio della consapevolezza”, tramite la “cospirazione dolce” dellaNew Age che porterà a un radicale mutamento di paradigma culturale |
Esito soteriologico della gnosi è il ritorno dell’uomo alla perfetta armonia nel plèroma divino da cui proviene e di cui fa parte, di diritto | Esito soteriologico di questo risveglio della consapevolezza sarà l’incipiente avvento dell’Età dell’Acquario, caratterizzata da pace, prosperità, armonia e amore |
“Principio di redenzione” | |
È la gnosi, la “conoscenza salvifica” che si può acquisire per iniziazione e consiste nella riscoperta della propria natura divina. | È la “consapevolezza globale”, una “conoscenza salvifica” che dovrà affermarsi grazie all’apporto di tutti coloro che già hanno scoperto che “tutto è uno”. |
Le forme espressive della gnosi salvifica sono per lo più interne a un fiorito orizzonte mitopoietico | Le forme espressive di tale risveglio della consapevolezza (pur non disdegnando espressioni immaginifiche) sono per lo più in forma di critica esplicita ad aspetti culturalmente determinati del paradigma dominante |
3. Dal rifiuto della cultura occidentale all’autoredenzione della nuova gnosi. Il tratto più forte che accomuna gnosticismo e New Age è probabilmente la profonda ribellione nei confronti del male. Questo atteggiamento si traduce soprattutto nel rifiuto della cultura dominante, che per gli gnostici del mondo antico era rappresentata dai grandi sistemi filosofici e religiosi di età ellenistica, mentre nell’orizzonteNew Age è rappresentata dalla cultura scientifica occidentale (profondamente razionalista e virtualmente meccanicistica), da un lato, e dalle religioni tradizionali, con quella cristiana in testa, dall’altro lato. La forte insistenza sulla necessità di un profondo mutamento di paradigma mentale, quale condizione ineludibile per l’avvento di un’era di pace e prosperità, significa esprimere nei confronti della nostra cultura un giudizio, neppure troppo velato, di condanna senz’appello, che equivale a una moderna versione dell’anticosmismo proprio della gnosi antica. Il secondo tratto propriamente gnostico è quello della promessa di un’autoredenzione attraverso la fruizione di specifiche “tecniche” spirituali. In tal modo il soggetto (o il suo guru di riferimento) mantiene sempre il “controllo” dei vari stadi del cammino di crescita interiore, salvo rinunciare coscientemente ad esercitarlo nel momento in cui si afferma che il nuovo paradigma mentale deve privilegiare la dimensione istintiva e irrazionale dell’esperienza.
In tale prospettiva, ogni esperienza può venire compresa e accolta senza bisogno di forme particolari di autocritica e, soprattutto, senza il fastidio di dover fare i conti con l’esperienza del peccato. Come nella gnosi antica, infatti, l’uomo del New Age si sente “incolpevole” dei suoi eventuali errori, perché essi dipenderebbero da una mancanza di “consapevolezza” di quello che avrebbe dovuto essere il comportamento corretto e, in ogni caso, tutte le esperienze, anche quelle negative, aiutano a crescere in un determinato cammino: se “ci si sente” di mettere in atto una certa condotta, bisogna agire di conseguenza con spontaneità, perché con la crescita spirituale che ogni uomo certamente realizza si accompagna anche quel miglioramento etico che è sufficiente auspicare. Particolarmente incisive sono in tal senso le parole del card. G. Danneels, che in una lettera pastorale dal titolo Cristo o l’Acquario. L’anticristo è già fra noi? (Malines-Bruxelles, 1990) offre un’analisi lucida e puntuale dei tratti salienti della mentalità acquariana: «Secondo la New Age, l'uomo è buono: egli è in se stesso portato il bene. A dire il vero, egli non è libero e non c’è da parlare propriamente di bene o di male. L'uomo basta a sé stesso; è indipendente; non ha bisogno di rivelazione, né di redenzione, né di alcun aiuto esterno. Il cristianesimo parla un altro linguaggio. […] Nessuna ricetta esoterica di salvezza, nessun flusso di concentrazione psichica, nessuno sforzo comunitario di milioni di coscienze può salvare l'uomo. La nostra unica via di salvezza è la nostra fede in Cristo, che è venuto e che è entrato nella nostra storia “per noi (uomini) e per la nostra salvezza”» (tr. it. “Il Regno Documenti” 36 (1991) p. 423).
VI. New Age e fede cristiana
1. Due visioni radicalmente diverse di Dio, dell’uomo, della salvezza. Le riflessioni sulla dottrina gnostica dell’autoredenzione che caratterizza la mentalità New Age ci hanno già introdotti nel cuore del confronto tra New Age e fede cristiana. L’idea di Dio che viene proposta dai movimenti New Age, un dio impersonale ed immanente, è la negazione lineare e diretta del Dio personale e trascendente che caratterizza le grandi religioni monoteiste in genere e quella cristiana in particolare (per i testi di natura pastorale, cfr. Bibliografia, spec. la raccolta curata da R. Maciás Alatorre, 1995). Al mistero della Trinità e alla divinità di Gesù Cristo, si contrappone poi la non troppo originale dottrina comune alle diverse forme di esoterismo, per cui Gesù sarebbe semplicemente una creatura di particolare evoluzione intellettuale e morale, un maestro, un guru, ma non il salvatore dell’umanità. Del resto, se l’uomo non è in alcun modo considerato peccatore e men che meno rispetto ad un dio che non è persona, non si vede da che cosa dovrebbe essere “salvato”, se non da quell’ignoranza (difetto di consapevolezza) da cui si può salvare da solo, semmai con l’aiuto di qualche tecnica o di un guru; la dottrina della reincarnazione, inoltre, nega direttamente la visione cristiana della vita eterna. Possiamo sinteticamente rimarcare questa distanza sul piano teoretico richiamando alcune espressioni lapidarie del vescovo Edward A. McCarthy in un’altra lettera pastorale, The “New Age” Movement (Miami, 1992): «C'è l'omissione totale di un Dio personale. C'è un'omissione totale della rivelazione di Dio per mezzo di Gesù Cristo, un'ignoranza totale del mistero dell'amore di Dio, dell'incarnazione, di Dio che diventa uomo in Gesù Cristo. C'è una negligenza totale della redenzione per mezzo di Gesù Cristo dello Spirito Santo, della Chiesa stabilita da Gesù, del giudizio dopo la morte, del cielo o dell'inferno» (cit. in Maciás Alatorre, 1995, p. 53).
Anche sul piano dei comportamenti concreti la distanza appare notevole. Il capovolgimento di paradigma mentale, rispetto alle dinamiche della preghiera, ad esempio, è radicale: mentre nella preghiera cristiana l’orante si dispone ad accogliere come un dono il rapporto con un “Tu” che ontologicamente lo supera e nelle cui mani si affida, l’uso di tecniche di meditazione che in modo più o meno automatico “producano” effetti di tipo spirituale comporta un’autoreferenzialità nei rapporti con Dio, che fatalmente si traduce in un’analoga autoreferenzialità nei rapporti con gli altri. Tradito il precetto dell’amore di Dio sopra ogni cosa (quindi anche sopra se stessi), anche il secondo precetto dell’amare il prossimo come se stessi, rischia di venire a sua volta “filtrato” dalle proprie esigenze soggettive, ovvero dalle esigenze del proprio cammino di auto-liberazione, che può anche prevedere un più o meno temporaneo disinteresse per la sorte altrui: del resto, poiché anche gli altri — nell’ottica New Age — stanno seguendo un loro personale percorso di autoredenzione che fatalmente, prima o poi, porterà ad una sorte necessariamente felice, perché dunque crucciarsi della temporanea infelicità di qualcuno? Probabilmente essa è “scritta” nel libro del suo destino come una tappa fondamentale per purificarsi da errori commessi in passato.
2. La necessità di un atteggiamento pastorale equilibrato. Le problematiche pastorali che si legano al confronto con la cultura New Age si collocano fondamentalmente su due versanti: la chiarezza delle rispettive identità e le modalità con cui ricercare un dialogo proficuo. Sul primo versante è bene non nascondersi alcune difficoltà. Il fatto che il cristianesimo, come del resto tutte le altre religioni, venga compreso nell’orizzonte New Age come una delle tante forme di elevazione spirituale — il cui vero significato non sarebbe quello affermato dalla Chiesa, bensì quello che di volta in volta i diversi guru ritengono di volergli attribuire — pone problemi abbastanza significativi. Uno è quello della cosiddetta “doppia appartenenza” (cioè il fatto di essere simultaneamente cristiani e seguire la mentalità New Age) cosa peraltro pienamente in linea con la logica del movimento, ma per nulla in linea con la logica di Cristo. Tenendo conto, poi, delle peculiari caratteristiche del metanetwork, si può anche considerare il caso di una sorta di “doppia appartenenza parziale”, assistendo così al convivere di una fede cristiana — magari un po’ intiepidita — con elementi dottrinali che appartengono al panoramaNew Age: credenza nella reincarnazione, considerare il mondo come una sorta di unico essere vivente, ritenere superflua la mediazione della Chiesa, dei suoi sacramenti e dei suoi ministri, nelle diverse tappe della propria vita spirituale. Su tutti questi punti problematici è necessario fare chiarezza, in modo che i cristiani abbiano piena consapevolezza di ciò che è sintonico e di ciò che è distonico rispetto all’identità della propria fede: in tal senso, «la New Age rappresenta una grande sfida per il cristianesimo. Non soltanto perché essa si diffonde con tanta intensità, ma soprattutto perché se la prende espressamente con il cristianesimo, benché essa incorpori intere porzioni del patrimonio cristiano, a cominciare dalla Bibbia. Inoltre, la New Age si atteggia a religione nuova, planetaria, universale, la religione che succede a tutte le religioni precedenti e le conduce alla perfezione; la New Age è straordinariamente abile nel lusingare i sogni dell'uomo moderno» (Danneels, 1991, p. 422).
Una volta sgombrato il campo da ogni possibile equivoco si potranno rilevare le possibili convergenze fra alcuni contenuti del cristianesimo e le idee veicolate dall’Età dell’Acquario (cosa che non dovrà sorprendere, in quanto varie di esse — come avviene nel caso di molti movimenti religiosi alternativi — derivano da trasposizioni del messaggio cristiano). Andrebbe inoltre precisato se il contesto di tale confronto debba essere quello del dialogo interreligioso o meno, dati i caratteri sincretisti e soggettivisti mostrati dal movimento che, per questo, assume piuttosto il carattere di un’atmosfera culturale di natura settaria, e solo in senso assai lato quelli di una religione. In ogni caso, si tratterebbe pur sempre di un confronto e di un dialogo su valori comuni a tutti gli “uomini di buona volontà”. Un maggiore rispetto per la natura, una saggia cura per la propria salute, il desiderio di una spiritualità che non si limiti a formalismi estrinseci o abitudinari, l’auspicio di un mondo privo di conflitti ed in cui siano possibili pace, uguaglianza e fratellanza, fatte le debite puntualizzazioni sull’origine e la ragione ultima di tali aspirazioni, rappresentano pur sempre un proficuo terreno di dialogo. Ma ancor più importante è un’evangelizzazione capace di svelare l’autentica origine antropologica, culturale e religiosa di tali aspirazioni ed il loro compimento nel mistero del Verbo incarnato, nei suoi rapporti con la vicenda storica ed esistenziale di ogni essere umano e con il senso di tutto l’universo.
Documenti della Chiesa Cattolica correlati:
Segretariato per l'Unione dei cristiani, Segretariato per i non cristiani, Segretariato per i non credenti e Pontificio Consiglio della Cultura, Il fenomeno delle sètte o dei nuovi movimenti religiosi, 7.5.1986, EV 10, 371-442; Pontificio Consiglio per la Cultura, Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Gesù Cristo portatore dell'acqua viva. Una riflessione cristiana sulla "New Age", 3.2.2003.
Documenti pastorali: A. GRAP, La new Age e la ricerca ella felicità, "Il Regno Documenti" 34 (1989), pp. 615-619; G. DANNEELS, Cristo o l'Acquario. L'anticristo è già fra noi? [or. "Documentation Catholique", 3.2.1991, 73 (1991), pp. 117-129], "Il Regno Documenti" 36 (1991), pp. 414-424; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, a cura del Segretariato per l'ecumenismo e il dialogo, La Chiesa di fronte alle sètte, nota pastorale, EDB, Bologna 1993, R. MACIÁS ALATORRE (a cura di) Sètte e nuovi movimenti religiosi. Testi della Chiesa Cattolica (1986-1994), Città Nuova, Roma 1995.
Alcuni studi sul New Age e fenomeni ad esso collegati: M. ELIADE, Occultismo, stregoneria e mode culturali. Saggi di religioni comparate (1976), Sansoni, Firenze 1982; H.-C. PUECH, Fenomenologia della Gnosi, in Sulle tracce della Gnosi, Adelphi, Milano 1985; G. FILORAMO, L'attesa della fine, storia della gnosi, Laterza, Roma-Bari 1987; J. ANKERBERG, J. WELDON, The facts on the New Age Movement, Harvest House Publishers, Eugene (OR) 1988; R. CHANDLER, Understanding the New Age, Word Publishing, Dallas-London-Sidney-Singapore 1988; E. MILLER, A Crash course on the New Age Movement, Baker Books, Grand Rapids (MI) 1989; G. FILORAMO, Il risveglio della gnosi ovvero diventare dio, Laterza, Roma-Bari 1990; M. INTROVIGNE, J.F. MAYER, E. ZUCCHINI, I nuovi movimenti religiosi, LDC, Torino 1990; M. INTROVIGNE, Il Cappello del Mago, SugarCo, Milano 1990; J.G. MELTON, New Age Encyclopedia, Gale Research, Detroit (MI) 1990; R. GIBELLINI, La dolce svolta, "Il Regno Attualità" 36 (1991), pp. 425-429; G. SCHIWY, Lo spirito dell'Età Nuova. New Age e cristianesimo, Queriniana, Brescia 1991; J. VERNETTE, Il New Age. All'alba dell'era dell'Acquario, Paoline, Cinisello Balsamo 1992; D.I. MENDELEEV, Sullo Spiritismo, Bollati Boringhieri, Torino 1992; R. BOSCA, New Age. La utopía religiosa de fin de siglo, Atlántida, Buenos Aires 1993; H. MARTENSEN, Reincarnazione e dottrina cattolica, Cristianità, Piacenza 1993; A.N. TERRIN, New Age. La religiosità del postmoderno, EDB, Bologna 1993; M. INTROVIGNE, Storia del New Age 1962-1992, Cristianità, Piacenza 1994; J. VERNETTE, Che cos'è il New Age, SugarCo, Milano 1994; V. STRAPPAZZON, Comunicare con l'Aldilà, Ancora, Milano 1995; B. RIVA Il New Age fra secolarizzazione e nostalgia, Il Ponte Vecchio, Cesena 1997; A. PORCARELLI,Spiritismo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998; C. SINISCALCHI, Il Dio della California. La New Age cinematografica, Ente dello Spettacolo Editore, Roma 1998. Segnaliamo infine due numeri monografici,New Age 1 e New Age 2, della rivista "Religioni e sette nel mondo" (Gris, Bologna) 2 (1996), nn. 5-6, con contributi di P. Poupard (Editoriale), G. Ferrari (Che cos'è il New Age), A. Olivieri Pennesi (Il Cristo del New Age), J. Ries (New Age e reincarnazione), J. Vernette (Dai cambiamenti nella coscienza e nel cervello al risveglio interiore e L'avventura spirituale dei figli dell'Acquario), R. Bergeron (Il New Age nel Québec), S. Ferrari e G. Trapletti (L'enneagramma: alcune domande per un dibattito), C. Maccari (La mistica cosmica del New Age), A. Porcarelli (Il New Age: una forma di gnosticismo moderno), M. Roventi Beccari (Rei-ki, energia che guarisce), D. Gagnon (Gli angeli e il New Age).
Alcuni fra i principali testi di area New Age: C. CASTANEDA, A scuola dallo stregone. Una via yaqui alla conoscenza, Astrolabio, Roma 1970; R. RUYER, La gnosi di Princeton. La scienza alla ricerca di una religione (1974), Nardini, Firenze 1980; M. FERGUSON, The Aquarian Conspiracy. Personal and Social Transformatione in the 1980s, P. Tarcher, Los Angeles 1980 (edizione riveduta: Los Angeles 1987); F. CAPRA, Il punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente (1982), Feltrinelli, Milano 1984; S. MACLAINE, Là fuori su un ramo, Sperling & Kupfer, Milano 1985; J. ROBERTS, Dialoghi con Seth. Messaggi da un'altra dimensione (1970), Mediterranee, Roma 1986; J. KLIMO, Channeling, P. Tarcher, Los Angeles 1987; J. ROBERTS, Le comunicazioni di Seth. Create il vostro mondo (1972), Mediterranee, Roma 1987; F. CAPRA, Il tao della fisica (1975), Adelphi, Milano 1989; S. MACLAINE, Cercarsi dentro, Sperling & Kupfer, Milano 1989; P. GIOVETTI, Findhorn. Un modello di vita per l'uomo del Duemila, Mediterranee, Roma 1990; S. MACLAINE, Tutto sta nel recitare la vita, Sperling & Kupfer, Milano 1994; J. REDFIELD, La profezia di Celestino, Corbaccio, Milano 1994.