Che cos’è la transizione digitale?

Michele Crudele

È il passaggio da metodi manuali o meccanici a sistemi elettronici per svolgere determinati compiti: ad esempio, dalla calcolatrice manuale o elettrica, che utilizza ruote e ghiere per fare i calcoli stampandoli su un rotolo di carta, si è passati a quella elettronica, che trasforma la pressione del tasto di una cifra in una sequenza di bit (0 e 1, rappresentazione binaria del numero). Più in generale, è il passaggio da un modo di informare, decidere, agire, basato sul linguaggio analogico, ad un modo di farlo grazie all’impiego di conoscenze interamente digitalizzate. Poiché l’uso generalizzato dei computer e, soprattutto, di Internet, influenza tutta la nostra vita quotidiana, possiamo ormai parlare di transizione digitale.

Perché la transizione digitale?

L’impiego di tecnologie digitali al posto di quelle analogiche fa risparmiare tempo e fatica in vari ambiti, sostituendo però alcuni rapporti interpersonali: basti pensare alla banca online rispetto allo sportello. In alcuni casi questo non crea particolari problemi, ma in altri si può incorrere in un impoverimento delle relazioni umane: si pensi, ad esempio, ad alcuni lavori che si giovano della prossimità fisica tra le persone, come le professioni educative o di cura.

Un vantaggio della transizione digitale è la capacità di quantificare fenomeni in modo preciso, accanto allo svantaggio di perdere valutazioni qualitative: per esempio, nel valutare il personale di un’impresa o nel giudicare lo stato di salute della società, gli indicatori numerici possono offuscare questioni importanti non direttamente misurabili.

Organizzare numerosi aspetti del lavoro e della vita (commercio, pubblica amministrazione, servizi, istruzione, ecc.) mediante processi digitali richiede la disponibilità di un'ingente quantità di informazioni raccolte nei nostri profili personali, nelle banche dati che immagazzinano le nostre conoscenze e i nostri comportamenti e, in generale, in tutti gli archivi elettronici che accumulano dati di fenomeni di tutti i tipi. In tal modo si rendono possibili analisi digitali basate su big data.

Un motivo che ha favorito la transizione digitale è l'efficacia pragmatica con cui il calcolo automatico, basato sulla formulazione di algoritmi e la disponibilità di molti dati, può giungere a risultati e decisioni in modo molto più rapido di quanto possa fare la mente umana. Poiché il modo di operare di un calcolatore elettronico (intelligenza artificiale) è sostanzialmente diverso da quello della mente umana (intelligenza analogica, creativa, sintetica, ecc.), quando deleghiamo i processi e le decisioni ai sistemi automatici e agli algoritmi che vi operano, guadagniamo in velocità ma perdiamo in qualità. Infatti, vengono trascurati quegli aspetti specifici della mente umana che, di per sé, non è riducibile ai modi di funzionare degli algoritmi. In particolare, la transizione digitale favorisce la proposta di analisi e la formulazione decisioni basate sull'impiego di "correlazioni" (B accade abitualmente quando accade A), ma non sulla conoscenza di "relazioni causali" (A causa B). In sostanza, la deduzione logica viene sostituita dalla semplice inferenza statistica.  

In quali aspetti della vita osserveremo maggiori cambiamenti?

Innanzitutto nell’istruzione, che è alla base dello sviluppo di una società. La possibilità di accedere a risorse didattiche remote è un potente amplificatore di formazione: attraverso Internet, una videolezione di un ottimo docente diventa disponibile anche a chi non ha soldi sufficienti per frequentare una scuola o un’università prestigiosa (cfr. digital divide). Non c’è bisogno di attendere sviluppi ulteriori come l’intelligenza artificiale o il metaverso per raccogliere i frutti di questa transizione: bastano strumenti molto semplici, come una connessione a Internet e un computer, anche di seconda mano, regalato perché apparentemente obsoleto. Nel campo editoriale poi, nonostante l’ampia offerta di libri digitali, la stampa di volumi continua in tutto il mondo. C’è una differente esperienza nella lettura di un libro stampato: per molti è preferibile rispetto a un e-book, nonostante alcuni vantaggi di quest’ultimo, ad esempio la possibilità di ricerca di parole e la riduzione dello spazio fisico necessario per conservare numerosi volumi.

Conseguenza della maggiore estensione dell’istruzione sarà l’accesso alle nuove professioni generate dalla transizione digitale: molti lavori ripetitivi manuali sono già stati sostituiti e molti altri, anche intellettuali, lo saranno attraverso l’impiego dell’intelligenza artificiale. Ciò implicherà la necessità di adattarsi ai cambiamenti, anche radicali, dei modi di lavorare, pena il rischio di rimanere tagliati fuori. La robotica influirà notevolmente sull’impiego di personale addetto a compiti semplici: sono già di uso diffuso i robot a basso costo che sollevano le famiglie dalla pulizia dei pavimenti.

Nella comunicazione vediamo già da tempo cambiamenti caratterizzati soprattutto dalla rapidità della diffusione delle informazioni (non a caso si parla di infosfera) e dalla possibilità per chiunque di diffondere notizie vere o false, purtroppo. Le relazioni interpersonali, attraverso sistemi audiovisivi per gruppi, hanno avuto un cambiamento quantitativo e qualitativo. Le trasmissioni digitali hanno reso possibili, a bassissimo costo, dialoghi frequenti tra persone lontane ma hanno anche sostituito interazioni personali con dialoghi telematici che non riescono ancora a riprodurre esattamente l’esperienza del rapporto fisico: basti pensare che, dei cinque sensi, in una videoconferenza utilizziamo solo vista e udito. Con l’olografia, cioè la trasmissione tridimensionale completa dell’immagine, senza dover utilizzare occhiali speciali, faremo un passo avanti nella percezione dell’interlocutore ma ci mancherà ancora qualcosa rispetto al contatto fisico.

Quasi tutti i servizi pubblici sono stati digitalizzati e sempre meno è necessario recarsi fisicamente a uno sportello per ottenere certificati o documenti. In Italia non siamo ancora arrivati al principio del “once only”, cioè fare in modo che il cittadino fornisca una sola volta un dato e la Pubblica Amministrazione lo condivida tra tutte le sue funzioni senza mai richiedergli informazioni di cui è già in possesso. L’esempio più clamoroso è la mancata transizione digitale della sanità: non c’è interoperabilità tra i diversi ospedali e il fascicolo sanitario personale completo disponibile in qualsiasi struttura clinica autorizzata dal paziente, è ancora lontana per mancanza di standard e di coordinamento. Anche la telemedicina, pur avendo fatto passi avanti, ha molta strada da fare per essere disponibile a tutti. Continua invece ad aumentare il numero di persone che utilizza moneta digitale per tutte le transazioni, con vantaggi di flessibilità, sicurezza e rispetto delle norme fiscali. Nel 2019 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha istituito in Italia il Dipartimento per la trasformazione digitale per accelerare e governare questo processo nel rapporto dei cittadini con la Pubblica Amministrazione e nello sviluppo economico.

Nell’intrattenimento è evidente la transizione digitale in atto: cinema, radio, TV, musica sono diffuse attraverso la rete per essere fruite con qualsiasi strumento, anche portatile, in qualsiasi momento. Anche gli acquisti online sono notevolmente aumentati: l’ampiezza dell’offerta unita alla facilità di scelta con prezzi di tutti i livelli e la disponibilità di oggetti provenienti anche da molto lontano non temono concorrenza dei negozi tradizionali.  

Quali questioni etiche e sfide ci pone la transizione digitale? 

La facilità di comunicazione globale ha come conseguenza anche la diffusione di informazioni fasulle (fake news, deep fake) rese maggiormente credibili dalla manipolazione digitale sofisticata di immagini e filmati, con eventi mai avvenuti, doppiaggi alterati, frasi inventate.

L’utilizzo di algoritmi di profilazione dell’utente in rete, sia per l’informazione e l’intrattenimento che per gli acquisti, può produrre distorsioni di vario tipo: creazione di una "bolla" di contenuti e relazioni, per cui si resta in contatto solamente con chi la pensa nello stesso modo, amplificando ad esempio i pregiudizi; stimolo di bisogni non necessari attraverso la continua proposta di offerte speciali di oggetti di proprio interesse; manipolazioni del comportamento indotte attraverso contenuti reali o alterati.

La disponibilità di dati personali, anche sensibili, in rete comporta l’adozione di sistemi di protezione che consentano l’accesso solamente a chi è debitamente autorizzato. La pirateria informatica sottrae questi dati e ne fa oggetto di riscatto minacciandone la distruzione o la diffusione indiscriminata. C’è anche il rischio che i governanti approfittino della capacità di controllo quasi totale dei cittadini attraverso il monitoraggio delle transazioni, dei movimenti, delle abitudini, per imporre comportamenti lesivi della libertà personale senza nessun riferimento al bene comune.

Nella robotica si pongono seri problemi decisionali nelle situazioni critiche: il progetto Moral Machine del MIT mostra scenari possibili nella guida autonoma in cui è necessario scegliere tra diverse situazioni con esiti fatali. La valutazione etica della scelta è certamente problematica e non è facile automatizzarla a priori sulla base di algoritmi. Se si utilizzano sistemi di intelligenza artificiale che non sono basati su procedure prefissate ma impiegano connessioni multiple di dati che non permettono di ricostruire il processo decisionale, si pone il problema della responsabilità dell’azione finale.

I robot antropomorfi creano un ulteriore problema perché possono ingannare simulando comportamenti umani: si discute perciò se sia necessario che abbiano fattezze umanoidi oppure debbano essere chiaramente distinguibili e anche facilmente disattivabili in caso di necessità.

Infine, una delega incondizionata e totale delle decisioni umane a processi digitali governati da algoritmi ha come conseguenza una progressiva separazione fra "intelligenza basata su processi digitali" e "intelligenza basata sulla capacità umana di agire". La capacità di risolvere un compito o un problema, propria delle macchine, non esaurisce la ricchezza e la complessità dell'intelligenza umana. Essa è capacità di 'intus legere', leggere in profondità, e va considerata non solo nei suoi aspetti cognitivi o pratici, ma anche affettivi ed esperienziali.     

         

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