Progresso scientifico, aspetti etici della tecnologia e promozione umana

Luca Arcangeli
Il progresso tecnologico nella medicina ha dato origine a una nuova disciplina, la bio-ingegneria.
In pillole
  • La nozione di progresso, assente nella classicità, si afferma insieme alla concezione lineare della storia, propria della tradizione ebraico-cristiana.
  • Il moderno processo di secolarizzazione ha modificato l’idea di progresso morale e spirituale, tipico della concezione medievale, in progresso principalmente materiale e pragmatico.
  • La moderna fiducia nel progresso ha conosciuto una significativa battuta d’arresto nel Novecento a causa dei numerosi conflitti bellici, sociali e politici.
  • L’idea di progresso presuppone una direzione della storia e una valutazione etica dei fini in base ai quali valutare se si sta progredendo verso una meta oppure no.
  • La Dottrina sociale della Chiesa sottolinea la promozione umana integrale, ove al progresso tecnico, scientifico ed economico, devono affiancarsi la crescita della cultura e della dignità umana.
  • Secondo la tradizione ebraico-cristiana il vero progresso è misurato dalla carità, che rende la società umana solidale e fraterna, senza lasciare indietro nessuno.

La riflessione sui legami tra scienza, tecnologia ed etica alla luce delle nozioni di progresso e di promozione umana si presta a diversi percorsi di approfondimento. Cerchiamo di enucleare alcuni temi chiave.

Innanzitutto è bene riflettere sulle origini della nozione di progresso. Occorre notare che nell’età antica questa nozione è assente. Sia il pensiero classico greco-romano, sia il pensiero orientale arcaico, non conoscono una concezione lineare della storia, bensì ciclica: l’andamento delle civiltà sulla terra, come la vita del cosmo nel suo insieme, è segnata da una continua dinamica di ascesa e decadenza. L’irrompere di un fine della storia umana si deve alla tradizione ebraico-cristiana, che pone un’origine per tutte le cose e introduce un fine da raggiungere, un compimento escatologico.

Nel cristianesimo, il Regno dei cieli, pur presente oggi nel mistero, è un evento metastorico rispetto al quale la storia delle vicende umane si indirizza come compimento di senso. Nella sua opera De Civitate Dei (427), Agostino di Ippona elabora una filosofia cristiana della storia, che vede la prima realizzazione del Regno nello sforzo del singolo credente e in quello della Chiesa a conformarsi al messaggio evangelico sulla terra; un Regno certamente imperfetto e alla continua ricerca di miglioramento, in un compimento atteso al di là del tempo storico, e dunque non realizzabile solo con il lavoro dell’uomo.

Questa idea di progresso, che nel Medioevo cristiano è primariamente “progresso spirituale e morale”, diviene attraverso il processo di secolarizzazione moderno “progresso materiale, sociale e conoscitivo”. Grazie all’uso della ragione, l’essere umano può conoscere e migliorare la sua esistenza: ogni generazione non è condannata a ripartire da zero, ma può costruire sulle spalle di chi la ha preceduta. Nello scritto di Immanuel Kant Per la pace perpetua (1795), un ideale trattato universale di pace che avrebbe dovuto assicurare la concordia stabile fra tutti i popoli, vediamo dispiegata la fiducia dell’Illuminismo nella possibilità di edificare un mondo vivibile sulla base della ragione. Nell’idealismo di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), la civitas delineata da Agostino viene laicizzata: il compimento della storia non è più il Regno, bensì l’auto-comprendersi del divenire storico dello Spirito.

Infine, nel pensiero di Karl Marx (1818-1883) vediamo portare a termine il processo di secolarizzazione: la filosofia deve farsi prassi e il vero progresso è sapere interpretare il dinamismo dialettico dei processi storici concreti che porteranno in modo inevitabile al compimento del fine della storia. L’avvento del comunismo, concepito come società umana perfetta, sostituisce la nozione di Regno di Dio. Il Novecento, soprattutto per l’esperienza di due guerre mondiali e per le continue conflittualità politiche, economiche e sociali, è stato il secolo che ha determinato la fine di questa visione ottimista della storia e delle capacità della ragione umana di generare un vero progresso.

Negli stessi anni in cui la dottrina di Karl Marx si andava affermando, Friedrich Nietzsche (1844-1900) stava elaborando una visione nichilista dell’uomo e della storia. Il nichilismo di Nietzsche è una decostruzione dell’ottimismo proclamato dal razionalismo europeo fino a quel tempo: la storia non ha nessuno scopo (essa è, infatti, un circolare “eterno ritorno”) e la ragione è uno strumento a servizio dell’affermazione della volontà di potere del “super uomo”.

La visione di Nietzsche anticipa a livello teorico i disastri che i totalitarismi del Novecento realizzeranno a livello storico-sociale. Essi sono accomunati dalla pretesa di realizzare storicamente il compimento ultimo della storia a qualunque costo, e dunque anche mediante l’utilizzo arbitrario della violenza. Nei totalitarismi la ragione e la scienza vengono piegate dall’ideologia, non sono più libere ma asservite in modo strumentale. Lo hanno purtroppo mostrato l’impiego dei prigionieri ebrei come cavie per esperimenti di medicina nei lager nazisti, l’eugenetica e il culto della razza, l’uso propagandistico della comunicazione scientifica nella ex Unione Sovietica.

È interessante notare che la Seconda guerra mondiale finisce con la detonazione di un terribile ordigno bellico frutto delle incredibili scoperte della fisica dei primi del Novecento: lo studio dell’atomo mostra un inconsueto corollario tecnologico, lo sviluppo della bomba atomica, su cui si infrange l’ingenuo ottimismo del razionalismo occidentale. Il “progresso scientifico” sembra non significare più, automaticamente, la costruzione di un mondo più umano e vivibile, come voluto dall’Illuminismo. Si comprende che la nozione di progresso, e ancor più quella di promozione umana, hanno bisogno anche di altri elementi.

La nozione di progresso implica una direzione, quella lungo la quale si progredisce. Dunque, parlare di progresso significa porsi il problema dei fini dell’azione umana: verso dove ci si dirige? Quale fine motiva le scelte umane? Quali sono gli ideali per costruire un mondo migliore? Riconoscendo che il progresso implica tali domande, si entra allora in una dimensione squisitamente etica. La riflessione etica è intrinseca alla scienza, perché non ci si può non interrogare sui fini per i quali si fa ricerca e si produce conoscenza. Ogni attività scientifica e tecnica dovrebbe essere guidata dall’amore della verità e dalla ricerca del bene comune. In tal modo, il progresso si traduce in promozione umana. Sono la conoscenza della verità e la costruzione del bene comune a creare un reale progresso storico.

Su questa linea di pensiero, la Dottrina sociale della Chiesa consegna una nozione di “promozione umana” ove il progresso è determinato non solo dall’accumulo di nuove conoscenze, dalle accresciute capacità tecniche e dalla migliore situazione economica, ma anche dalle condizioni culturali, sociali ed etiche che consentono all’essere umano di vivere appieno la sua dignità, esercitare la sua libertà, attivare le sue relazioni. La promozione umana è promozione integrale, di tutto l’uomo e per tutti gli uomini: cultura, conoscenze, risorse economiche, arte, ambiente, salute e sicurezza di vita, relazioni familiari e sociali, solidarietà, apertura verso le grandi domande filosofiche, apertura verso la domanda su Dio. Dunque anche la libertà religiosa è parte integrante della dignità umana e della sua promozione.

Avendo in mente questi punti di riferimento, si possono aiutare gli studenti ad esercitare un sano spirito critico nei confronti di ciò che realmente fa progredire l’essere umano e ciò che, invece, lo penalizza. Ad esempio, si può pensare quanto spesso delle motivazioni estrinseche alla scienza inquinano una genuina ricerca del vero e una sincera pratica del bene. In tempi recenti, la corsa mondiale allo sviluppo di un vaccino per il Covid-19 è stata guidata da logiche di scontro geopolitico, al fine di ottenere uno strumento di potere ed eventualmente di ricatto nei confronti del vicino-nemico. Porre la ricerca della verità e la pratica del bene al centro dell’agire scientifico e tecnico significa avere un paradigma per operare un giudizio critico, su sé stessi e sui modelli imperanti nel presente. La dimensione etica è poi di massima importanza nelle applicazioni tecnologiche. Trattandosi di un dominio sulla prassi, essa richiede una riflessione sui fini e sui fondamenti e dunque, indirettamente, anche sui limiti delle applicazioni. Abbiamo già citato i casi della bomba atomica e dell’eugenetica.

Può essere istruttivo indirizzare anche le seguenti domande. Bioetica: è giusto sviluppare applicazioni tecnologiche ove la vita di un singolo essere umano venga vista non come fine da rispettare e difendere, ma come mezzo in favore di altri uomini? Fine della medicina è curare l’uomo e custodire l’umano oppure anche trasformare l’uomo, oltre l’umano? Informatica: quanto del nostro potere decisionale possiamo delegare agli algoritmi? È giusto pensare di affidare la nostra responsabilità morale alle macchine e a processi impersonali? Ecologia: cosa muove l’uomo al rispetto verso la natura? A fondare la responsabilità verso la natura è la dignità della natura stessa oppure il rispetto delle generazioni umane che verranno?

La riflessione sul rapporto tra etica e tecnologia pone sempre al centro il problema dei fini: non si tratta tanto di porre dei limiti all’agire tecnico quanto di capire verso quale scopo viene indirizzata la tecnica. Ogni applicazione tecnologica svela l’uomo a sé stesso, gli dice qualcosa in più della sua natura: l’invenzione della scrittura ha insegnato il valore della memoria e della sua comunicazione, l’invenzione del world wide web ha insegnato il valore dell’informazione e della sua condivisione. Se la tecnologia ha questo valore antropologico significa che l’uomo eccede la tecnica, la trascende, si rivela in essa ma non è determinato e definito da essa. Per questo la tecnica è a servizio dell’uomo: quando l’uomo lo dimentica, la tecnica diviene un idolo che non crea più reale progresso, ma pericolosi mezzi di schiavitù.

Il discorso sui fini offre, inoltre, un aggancio fra etica e morale. La tradizione ebraico-cristiana possiede una specifica visione morale circa i rapporti fra uomo e creato, fra essere umano e tecnica, fra individuo e società, mentre il principio dell’Incarnazione – che dichiara buona la materia, il corpo e la costruzione del progresso – illumina il valore del lavoro umano. Quest’ultimo è inteso come cooperazione al progetto di Dio, il quale affida all’uomo una creato incompleto, ancora in cammino, che deve essere condotto verso il suo compimento.

La misura del progresso non dipende solo dai beni materiali acquisiti, né la mera espansione del potere umano sul cosmo è indice di progresso. Si potrebbe considerare, ad esempio, il romanzo cyberpunk Bay City, da cui è tratta la celebre serie Netflix Altered Carbon. L’autore Richard Morgan immagina un futuro in cui l’umanità ha scoperto come realizzare l’immortalità della coscienza utilizzando i corpi come gusci intercambiabili. Se sconfiggere la morte appare una grande conquista per l’umanità, nel corso della narrazione questo progresso appare sempre più ambiguo: solo alcuni uomini possono permettersi le tecnologie per perpetuare la loro coscienza, di fatto si crea una casta di immortali che accumula sempre più potere, immortali annoiati da una vita che diviene nei secoli ripetitiva e che cercano di riempire con vizi sempre più sfrenati.

La distopia di Morgan rivela in controluce che il bisogno umano di sconfiggere la morte non mira al mero mantenersi in vita nel tempo, ma all’eternità che è un superamento del tempo stesso, eternità che al di là di qualsiasi capacità di comprensione scientifica e realizzazione tecnica. Questo confronto tra immortalità ed eternità ci riporta a quella eccedenza dell’umano rispetto ad ogni sua opera che rappresenta una caratteristica antropologica saliente: la trascendenza dell’essere umano sulla materia e sui beni meramente materiali, la sua apertura verso beni intellettuali e spirituali.

Tracce di lavoro

Laboratorio interdisciplinare: I docenti di scienze, filosofia, lettere e religione propongono agli studenti testi letterari, scene di film, pubblicità del passato per far vedere quale futuro era stato immaginato dalla science fiction, mettendo in luce analogie e differenze rispetto ai fenomeni contemporanei che si sono effettivamente verificati.

Discutiamone insieme: Accanto alla nozione di progresso, trova spazio anche quella di promozione umana (ad esempio nella Dottrina sociale della Chiesa). Il docente guidi un lavoro di gruppo per esaminare analogie e differenze tra questa due nozioni, tenendo conto delle diverse declinazioni del progresso (scientifico, economico, tecnologico).

Discutiamone insieme: In cosa consiste il “principio di precauzione”? Il docente esamini insieme agli studenti qualche applicazione di questo principio per la risoluzione di alcuni problemi di ambito bioetico.

Approfondisci e rifletti: Il Concilio Vaticano II (1965) ha prodotto, fra i suoi documenti, una costituzione il cui titolo è Gaudium et spes. Cerca di rintracciare in quali paragrafi di questo documento vi sono allusioni o affermazioni che riguardano il progresso scientifico e tecnologico, o il metodo scientifico, e descrivine il contenuto.

In pillole
  • La nozione di progresso, assente nella classicità, si afferma insieme alla concezione lineare della storia, propria della tradizione ebraico-cristiana.
  • Il moderno processo di secolarizzazione ha modificato l’idea di progresso morale e spirituale, tipico della concezione medievale, in progresso principalmente materiale e pragmatico.
  • La moderna fiducia nel progresso ha conosciuto una significativa battuta d’arresto nel Novecento a causa dei numerosi conflitti bellici, sociali e politici.
  • L’idea di progresso presuppone una direzione della storia e una valutazione etica dei fini in base ai quali valutare se si sta progredendo verso una meta oppure no.
  • La Dottrina sociale della Chiesa sottolinea la promozione umana integrale, ove al progresso tecnico, scientifico ed economico, devono affiancarsi la crescita della cultura e della dignità umana.
  • Secondo la tradizione ebraico-cristiana il vero progresso è misurato dalla carità, che rende la società umana solidale e fraterna, senza lasciare indietro nessuno.
Per approfondire
Dal Dizionario Interdisciplinare
Gualberto Gismondi,
Etica del lavoro scientifico
voci tratte da DISF e INTERS
Opere influenti
Martin Heidegger,
La questione della tecnica
(1957),
Claudio D’Aurizio
John Brockman,
La terza Cultura. Oltre la rivoluzione scientifica
(1995),
Valeria Ascheri
Kevin Kelly,
Quello che vuole la tecnologia
(2010),
Andrea Vaccaro
Indicazioni bibliografiche