Tra il 1866 e il 1876 il Beato Francesco Faà di Bruno e Padre Angelo Secchi tennero un’interessante corrispondenza in cui dialogarono dei loro studi, di spiritualità e di come lavorare per promuovere una scienza amica della fede. Questo scambio di lettere, oltre a mostrarci lo spessore e la profonda umanità dei due scienziati, è prezioso per comprendere il panorama culturale del periodo e per scoprire la volontà di promozione della conoscenza scientifica nella società. I due si conoscevano "per fama" e provenivano da contesti molto differenti: Secchi era sacerdote gesuita, astronomo di fama internazionale, professore e cittadino dello Stato Pontificio. Faà di Bruno matematico, laico e poi sacerdote, si trovava invece a Torino, dove lavorava come professore e instancabile promotore di opere sociali e religiose, tra cui la costruzione di una chiesa da dedicare alla Nostra Signora del Suffragio in cui desiderò organizzare delle serate di scienza, musica e arte. Proprio in questo progetto cercò con tutte le sue forze di coinvolgere Secchi. Nonostante le peculiarità di ognuno, come scienziati avevano un ideale in comune: dimostrare con la vita e con gli scritti che la scienza è alleata e non nemica della fede. Un esempio di questa volontà, si riscontra chiaramente in una delle lettere con cui Faà di Bruno parla al Secchi delle conferenze di scienza che vuole organizzare e in cui spiega: “Proviamo una volta al cospetto del mondo, mio caro Rev. padre, che la scienza sa trasformarsi in carità». Padre Secchi confermò la sua disponibilità a partecipare, ma l’impresa trovò davanti a sé molti ostacoli, quali la distanza, la lentezza e precarietà di comunicazioni inviate per lettera, la difficoltà di mettere insieme nello stesso periodo scienziati del calibro di Angelo Secchi, Francesco Denza, Antonio Stoppani e il padre Moigno. Infine, quando le difficoltà sembravano superate un malore di Secchi fece annullare tutto e le serate di scienza non furono mai organizzate. Resta però la testimonianza storica di una situazione eccezionalmente peculiare, almeno rispetto a quello che sembra essere l’immagine collettiva: le lettere infatti, oltre a mostrarci la semplicità di una sintesi viva tra scienza e religione in grandi personaggi internazionali, ci raccontano anche il volto di una società, come quella torinese di fine Ottocento, in cui si promuoveva un’attività divulgativa di stampo scientifico individuando come sede l’interno di una chiesa. Di seguito vi proponiamo una selezione della corrispondenza avvenuta tra i due scienziati.
Faà di Bruno era impegnato da tempo nella costruzione di una chiesa a Torino da dedicare a Nostra Signora del Suffragio, in favore delle anime del Purgatorio. La chiesa venne iniziata nel 1867 e terminata nel 1876. Nel 1869 lo scienziato torinese desidera presentare a Pio IX il suo progetto e chiede a Secchi di fare da tramite.
11 aprile 1869
Molto Rev.do Padre,
Le invio una copia del mio «Calcolo degli Errori» arrivatomi ora da Parigi e che ebbe la fortuna di trovar colà una traduzione. (…) Memore ancora di sua pietà ed influenza io La prego caldamente a compiere un grande atto di carità per me e per la nostra Chiesa del Suffragio. La prego caldamente di recarsi espressamente dal S. Padre e recarle questa mia supplica, in cui Lo prego di un favore per la nostra nascente Chiesa. Preghi S. Santità di volerla leggerla e poi dirò cum spiritu tuo. È una breve pagina e non perderà tempo per me (…) Discenda adunque, Rev.do Padre un momento dal sole ove, secondo Les Mondes, Ella ci rivela ognora qualche meraviglia; vada dal S.to Padre e pensi un istante al mondo del Purgatorio, a quell’atmosfera terribile ove nuotano tante milioni di anime (…).
Fra i due uomini di scienza non mancarono lettere di informazione scientifica. Scrive Faà di Bruno a Secchi:
22 aprile 1870
Fidente della sua preclarissima bontà La prego notificarmi con suo agio qual sia l’intensità orizzontale magnetica a Roma dietro le ultime osservazioni da lei fatte, avvertendomi se le unità adottate siano come nella maniera di Gauss il secondo per l’unità di tempo e l’accelerazione = 1 millimetro. In secondo luogo le sarei ben tenuto di dirmi se in codesti uffizii telegrafici hanno adottato l’unità di resistenza di Siemens o quella dell’Associazione Britannica. Spero avrà ricevuto un mio piccolo articolo sopra un nuovo barometro. Ora le mando un piccolo trattatello di morale, che mi pare dovrà piacere ai suoi RR. colleghi.
Mentre la chiesa è in costruzione, Faà di Bruno ha l’idea di radunare a Torino sotto la sua chiesa un gruppo di scienziati suoi amici, per dare lezioni scientifiche con esperimenti tra i più avanzati, abbinati a concerti. Faà di Bruno propone questa idea innanzitutto a Padre Secchi, in una lettera che contiene anche gli auguri di Natale
24 dicembre 1873
Mentre tutti s’affollano alla Capanna di Betlemme per ottenere ai loro cari mille benedizioni, io mi accosto eziando in ispirito per pregare Gesù Bambino che ispiri V.S.R. a nostro riguardo, tanto più che trattasi unicamente della sua gloria. (…) Si vorrebbe prima di aprir la Chiesa, munita già d’organo e di quanto occorre per fare éclat , dare delle serate o lezioni scientifiche splendide quanto mai per mezzo de’ migliori scienziati buoni cattolici d’Europa, e ciò nel fine di raccogliere danaro per pagare le ultime decorazioni della Chiesa stessa. La Chiesa è magnifica, sormontata di cupola, capace di 2.000 persone. Gli scienziati saranno spesati del viaggio, qui alloggiati e mantenuti, e corredati di quanto occorre per esperienze ecc. Colla teoria dinamica del calore si è provato che tutto è trasformazione. Proviamo una volta al cospetto del mondo, mio caro Rev. Padre, che la scienza sa trasformarsi in carità. Sarà uno spettacolo unico al mondo, quello di 8-10 scienziati riuniti per rendere omaggio colla loro intelligenza alla fede, e ciò in luogo che ben presto mercé loro si trasformerà in sontuoso Tempio. Sarà uno spettacolo che confonderà l’Europa miscredente, e farà con tutto brillare in molte menti la forza, la verità, l’unità del Cattolicesimo. Sarà un meeting, un trionfo della scienza cattolica. Ciascuno darebbe 4-5 serate come crederà; e si farà in modo che le sposizioni siano sulle varie scienze. Ciò tutto, se nulla di contrario, sarebbe per l’inverno 1875. (…)
31 dicembre 1873
Mille grazie per quanto sa, Iddio sia benedetto!
Ove a V. S. Rev. non osti, preferirei lezioni d’Astronomia fisica sul sole o sulla luna, le stelle ecc., s’intende colle più brillanti esperienze, che abbagliano la moltitudine. Si potrebbe per es., projettare degli spettri parlando della composizione degli astri; si potrebbe projettare la luna proprio dinanzi all’uditorio. Che le ne pare di questa mia idea, che credo nuova?
Per mezzo della cupola che ha 16 finestre e con qualche apparecchio parallattico si potrebbe servendosi di specchi a 45° far scendere l’immagine della luna sopra un diaframma a vista del pubblico. Io conterei già con questo, facendo all’uopo delle spese, di attirare molta gente. Si potrebbe (in fuori delle serate scientifiche) celiando, pubblicare che si farà vedere la luna nel pozzo, cosa mai più aspettata.
Per mezzo d’apparecchi d’ottica che già mi fece vedere Dubosq a Parigi, farei una gran fontana che (pare) getti vino, ecc. cose consimili, a parte le serate scientifiche, che saranno serie e non a giuochi i quali saranno prima o dopo la saison. (…)
La preparazione dell'evento richiedeva materiale e allestimenti scenografici. Ecco come Faà di Bruno procede, rispondendo a Secchi, nell'organizzazione:
2 dicembre 1874
Ho il piacere di partecipare che qui, mercè la bontà del distinto Prof. Bosso, Professore di Fisica all’Università, potrò avere la pila di Busen a 50 od anche a 100 elementi come desidera. Così pure l’apparecchio fotoelettrico: ma non so se sarà della bontà del Suo. In ogni modo Ella mi favorisca darmi una nota dettagliata degli strumenti per dimensioni e qualità che Le occorrrono, ed io Le saprò minutamente dire che cosa può trovarsi qui. In una parola, l'intero Gabinetto è a sua disposizione, meno quello che manca o non Le conviene. Un suo riscontro ci permetterà di saperci regolare. Il P. Denza mi scrisse gli argomenti di sue sedute, aggiungendo averli a Lei comunicati. Già ne parlai all’Ab. Moigno per lettera, per evitare coincidenze; sicché tutti trattino cose disparate. In quanto al pendolo, l’Arsenale di Torino gentilmente mi fece fornire una palla di 24 Kilog; e spero ottenere buoni risultati. Il suo filo che diametro aveva? Penso che un diametro di 1 mm ½ debba bastare. Che le ne pare?
4 novembre 1875
Seguendo il suo consiglio, già scrissi al Dubosq in modo che potesse essere la sua parte secondaria, profittando delle stesse sue parole, cioè che era lieto di secondare il P. Secchi, e ciò nel modo più delicato. Spero avrò dato nel segno.
Intanto per sua norma io La prevengo che io aveva scritto al Dubosq (credo che aiutasse già l’Ab. Moigno nella Salle du progrés), per esperienze d’ottica quali
polarizzazione cromatica,
fusione del ghiaccio e cristallizzazione fluida rischiarata,
effetti di storia naturale.
Non gli parlai punto di analisi spettrali, pensando ch’Ella se ne occupava. Ora attendo di sapere da lui quali strumenti ha disponibili a Parigi per trasmettere la notizia a V. S. Rev. da. Tosto ne l'informerò. Ma entrando ognor più nel suo divisamento, giacché ci mancò l'Ab. Moigno (che Ella conobbe appuntino), mi dica se per fare una terna di professori e diminuire a Lei le fatiche, potrei invitare il Padre Serpieri, fisico credo ad Urbino e l'Ab. Stoppani, geologo a Milano. Non Le pare, Rev. Padre, che per soddisfare la curiosità del pubblico (il successo finale è tutto lì) vi andrebbero le esperienze d'elettricità così imponenti oltre quelle di ottica? Delle belle scintille, dei tubi Geissler, l'aurora boreale di De la Riva, ecc. Bisogna fare una cosa d'éclat e che faccia onore a la scienza popolare, ed insomma non riservare nessuna parte della scienza che non possa colle sue magnificenze render gloria a Dio e trasformarsi in carità per la Madonna del Suffragio col pubblico diletto. (…) Coi sensi della massima stima e riconoscenza,
Suo Dev.mo Servo Faà di Bruno
L’anno successivo Faà di Bruno scrisse nuovamente a Padre Secchi ma questa volta il tema è differente: due giorni prima di essere ordinato sacerdote, seppe di essere stato nominato professore straordinario all’Università di Torino. A sette anni dalla vicenda della rinuncia di Secchi alla cattedra di Astronomia alla Sapienza, Faà di Bruno chiede consiglio proprio a chi si era già trovato in una situazione simile non sapendo se, ordinato sacerdote, sarebbe stato opportuno accettare un posto offerto da un Governo ostile alla Chiesa.
21 ottobre 1876
M. Rev. Padre,
Fui nominato Professore all’Università di Torino d’analisi superiore con L. 3.000. Debbo accettare o rifiutare come Ecclesiastico? Qual è il suo parere? L’aspetto da lungo tempo, ma oggi più che mai. Preghi tanto per me, perché lunedì, favendo Deo, dirò la prima Messa.
Con ogni rispetto Suo dev.mo Faà di Bruno
22 ottobre 1876
Chiarissimo Signor Professore,
Godo sommamente in sentire che Lunedì prossimo V. S. dirà la prima Messa: un memento! Questa sua consacrazione alla Chiesa nello stato sacerdotale, è per il clero un grande guadagno e ne sia lodato il Signore che glielo ha ispirato. Ella mi domanda se in questo nuovo stato ha da rinunziare all’Università ed abbandonare la Cattedra o continuare nella Scuola? Il mio sentimento non è punto esitante su questo punto. Ella deve continuare come prima . Ella rea decoro dell’Università Italiana e stimato da tutti i professori, perché ha trafficato industremente il talento delle matematiche le più astratte e difficili che il Signore le ha dato, e or sarà nuovo decoro del clero insieme e del paese. Potremmo così aggiungere uno alla scarsa lista delle notabilità scientifiche le quali onorarono la Chiesa. Si aggiunga che Ella è già vecchio membro della Università e non entra in essa in un momento di crisi e per la grazia di Dio l’Università di Torino, se non manca di qualche persona che pensa un po’ troppo liberamente, non ha però commesso quegli scandali in corpo che ha commesso l’Università di Roma, onde qui ad un cattolico e sacerdote non sarebbe decoroso starvi in mezzo come è accaduto a me, onde mi ritirai. Ella, invece, non solo ha il diritto acquisito, ma anche la sua presenza può essere di sostegno a qualche fiacco collega onde non precipiti più in basso.
Angelo Secchi S.J.
La corrispondenza, a partire dalle lettere conservate nell'Archivio della Pontificia Università Gregoriana, è tratta da: P. Palazzini, Al margine di due centenari: Pio IX e P. Angelo Secchi. Una corrispondenza inedita fra il ven. Francesco Faà di Bruno e P. Angelo Secchi, «Pio IX» 9 (1980), pp. 4-25.