La domanda sulla vita nel cosmo fra scienza, filosofia e religione

Giuseppe Tanzella-Nitti
Particolare dello Square Kilometre Array, progetto di interferometria radio con migliaia di antenne, in corso di realizzazione in Sud Africa ed Australia.
In pillole

• La domanda circa l'esistenza di vita nel cosmo genera prospettive che arricchiscono la comprensione che l’essere umano ha di sé stesso. Non mancano discipline scolastiche che possono suscitare la tematica e raccoglierne le suggestioni.

• Sul tema della vita nel cosmo, è importante accedere in modo organico e scientificamente documentato alle informazioni disponibili, senza estrapolazioni frettolose o enfatizzazioni mediatiche.

• I nostri telescopi, in massima parte dallo spazio, cercano la presenza di pianeti extrasolari, il cui numero è ormai di diverse migliaia.

• La scoperta di condizioni ambientali necessarie alla vita (pianeta con atmosfera, temperature e massa adeguate, elementi chimici indispensabili per la vita, ecc.) non equivale ad affermare che la vita sia effettivamente presente in tali ambienti.

• Quando considerato entro uno scenario cosmico, il genere umano diviene più consapevole della sua identità e delle sue responsabilità, fra cui quelle di custodire il pianeta ed eliminare conflittualità potenzialmente distruttive per l’umanità stessa.

• Di fronte ad altre possibili forme di vita, il genere umano accrescerebbe la consapevolezza circa la propria eredità scientifica, culturale e religiosa, vedendosi obbligato a capire quale valore tale eredità avrebbe in uno scenario “allargato”.

• La filosofia e l’insegnamento della religione possono assumere alcune domande originate dalla possibile diffusione della vita nel cosmo. Tali quesiti meritano di essere esaminati, per enucleare cosa li suscita e quali dimensioni antropologiche essi rivelano.

• Occorre tener ben separato il tema scientifico e filosofico della ricerca della vita nel cosmo dal dibattito sulle presunte osservazioni di UFO (Unidentified Flying Objects), in quanto queste ultime, se interpretate come avvistamenti di esseri alieni, come incontri ravvicinati, ricezione di messaggi, ecc., non posseggono alcun fondamento scientifico.

• I rapporti fra vita nel cosmo e cristianesimo vanno affrontati mediante approfondimenti specifici, impiegando scritti non improvvisati e riflessioni meditate, verificando fonti e competenze scientifiche degli autori.

La domanda circa la possibile esistenza di vita nel cosmo, in luoghi e scenari diversi da quelli del pianeta Terra, potrebbe a prima vista sembrare insolita per un percorso educativo, forse perfino astrusa. Il tema è ritenuto di solito confinato ai romanzi di fantascienza o alle opere cinematografiche. In realtà, si scopre con sorpresa che la domanda sulla eventuale diffusione della vita oltre la Terra genera prospettive nuove, che arricchiscono la stessa comprensione dell’essere umano, della sua storia, della sua posizione nel cosmo.

In ambito scolastico le discipline che possono suscitare questo tema e raccoglierne le suggestioni non sono poche. La fisica e la geografia astronomica possono illustrare gli scenari ampi del cosmo fisico, a partire dai quali la domanda ha cominciato ad acquistare interesse; illustrare la tipologia dei corpi celesti che potrebbero ospitare la vita; soffermarsi in modo particolare sui lunghi tempi e le grandi distanze in gioco. La chimica potrebbe sottolineare quali sono gli elementi e le sostanze senza dei quali la vita non potrebbe sussistere, in quali ambienti cosmici vengono formati e con quali abbondanze (soffermandosi magari sulle singolari caratteristiche della molecola dell’acqua). La biologia è invitata adesso a riflettere entro una cornice cosmica, non solo più terrestre, per evidenziare quali caratteristiche dovrebbe avere un habitat per essere adeguato ad ospitare e far evolvere la vita.

Un ruolo speciale lo può svolgere anche la letteratura, che consegna significative opere di narrativa sulla nostra tematica: si pensi alla Trilogia di Clive Staples Lewis, che include il noto romanzo Perelandra, alle Cronache marziane di Ray Bradbury, alle opere di Arthur Clarke o Isaac Asimov. In questi o in altri scritti non si tratta tanto di soffermarsi sulla singolarità degli scenari proposti, quanto sulle domande filosofiche che le trame migliori suggeriscono: la lotta fra il bene e il male, la colpa e l’innocenza, le scelte con cui il genere umano determina il proprio futuro, il rapporto fra l’uomo e la tecnica, il desiderio di immortalità, ecc. Alcune buone opere cinematografiche, da scegliere con oculatezza entro un panorama fin troppo variegato, aiuterebbero a riprendere queste grandi domande, favorendone la riflessione comune.

La filosofia e l’insegnamento della religione possono assumere con serietà alcune delle precedenti domande e proporne uno sviluppo, facendo cogliere ad esempio le nuove prospettive che la possibile diffusione della vita nel cosmo reca con sé.  Proviamo a suggerirne qualcuna. Il genere umano accresce la propria comune identità quando è considerato in uno scenario cosmico; diviene più consapevole della sua fragilità e delle sue responsabilità, fra cui quelle di custodire il pianeta ed eliminare conflittualità potenzialmente distruttive per l’umanità stessa. Se il genere umano avesse di fronte altre forme di vita con cui confrontarsi, crescerebbe la sua consapevolezza circa l’eredità scientifica, culturale e religiosa, di cui esso è soggetto, vedendosi obbligato a capire quale valore tale eredità avrebbe adesso in uno scenario “allargato”. Acquisterebbe nuova rilevanza la domanda sullo scopo globale dell’universo, sul rapporto fra caso e finalità, sul ruolo che vita gioca all’interno dell’evoluzione cosmica, sulla Terra o in altri luoghi.

Sul piano della scienza e della tecnologia, ma anche culturale e di costume, si può mettere in luce che la ricerca di vita nel cosmo ha fornito, e continua a fornire, una spinta importante in molti ambiti della ricerca scientifica, motivando, almeno idealmente, buona parte delle missioni spaziali. L’immagine dell’uomo “nello spazio” e non più solo “sulla terra” rappresenta ormai un’icona consolidata del nostro modo di auto-comprenderci come soggetti della nostra storia.

Vale la pena orientare gli studenti ad accedere in modo organico e documentato alla grande messe di informazioni presenti in rete circa le imprese spaziali finalizzate alla scoperta della vita nel cosmo. Sono già vari i telescopi spaziali specializzati nella ricerca di pianeti extrasolari mediante l’impiego di sofisticate tecnologie fotometriche; abbiamo sonde costruite dall’uomo che estraggono materiale dai corpi celesti più vicini (Luna, Marte, comete) e ne esaminano il contenuto alla ricerca di tracce di vita; esistono radiotelescopi che ascoltano sistematicamente le onde radio provenienti da stelle e galassie cercando di decodificare segnali la cui origine possa ricondursi ad esseri intelligenti e non a fenomeni naturali. Non va dimenticato che la ricerca di segnali provenienti da intelligenze extra-terrestri sostiene oggi la progettazione e la costruzione di imponenti opere tecnologiche, come lo Square Kilometre Array (SKA), che prevede la realizzazione di migliaia di antenne coordinate per interferometria, in Sud Africa e Australia.

Interessanti esercizi di fisica e di chimica possono ricavarsi dall’esame accurato delle tecniche con cui oggi i nostri telescopi, in massima parte dallo spazio, cercano la presenza di pianeti extrasolari, il cui numero è ormai di diverse migliaia. La presenza di pianeti attorno alle stelle è rilevata con metodi indiretti: studiando perturbazioni gravitazionali sul moto della stella centrale, oppure variazioni di luminosità quando il pianeta passa davanti alla stella, occultandone un po’ della superficie luminosa. La vita media della stella deve essere sufficientemente lunga da consentire di evolvere alla vita eventualmente sorta su un pianeta che le ruota attorno; la massa del pianeta deve essere sufficientemente grande da tener legata gravitazionalmente un’atmosfera gassosa, ma non troppo grande da ritardare troppo il raffreddamento della sua superficie (i grandi pianeti del sistema solare, come Giove e Saturno, non hanno ancora una crosta solida).

Sempre in ambito scientifico, andrebbe offerto agli studenti il quadro oggettivo di questi studi, al netto delle estrapolazioni o delle enfasi tributate dai mezzi di comunicazione o da una divulgazione scientifica frettolosa. Non abbiamo al momento alcuna evidenza di tracce di vita al di fuori del pianeta Terra. Le analisi della superficie lunare, del pianeta Marte e i campioni provenienti da comete e meteoriti non hanno al momento sortito risultati positivi. Sappiamo che sulla Luna, su Marte e su altri corpi del sistema solare, c’è stata in passato o c’è tuttora acqua. Un satellite di Giove, Europa, ha una debole atmosfera con vapore acqueo. Nello spazio interplanetario e interstellare abbiamo osservato molecole che contengono composti del carbonio, a testimonianza del fatto che anche in condizioni estreme possono formarsi molecole complesse. Non abbiamo però al momento nessuna osservazione di elementi biologici, come cellule o tracce di acidi nucleici (DNA). Riveste anche un certo interesse chiarire che la scoperta di condizioni ambientali necessarie ad ospitare la vita (pianeta con atmosfera, temperature adeguate, massa adeguata, elementi chimici indispensabili per la vita, ecc.) non equivale ad affermare che la vita sia effettivamente presente in tali ambienti, in quanto non si tratta di condizioni necessarie e sufficienti. Non conosciamo al momento quali sono le condizioni sufficienti per avere la vita, semplicemente perché ignoriamo ancora cosa abbia causato la sua origine. Possiamo fare l’inventario dei luoghi adatti ad essere abitati, ma non quello degli abitanti.

Se dirigiamo l’attenzione alle possibili forme di vita intelligente, merita di essere menzionato l’importante tema della “comunicazione fra civiltà”. Escludendo l’esistenza di forme di vita intelligente nel nostro sistema solare (cosa di cui abbiamo una ragionevole certezza), l’enorme distanza che ci separa dalle stelle (e ancor più dalle galassie diverse dalla nostra) rende proibitiva l’idea di viaggi interstellari e intergalattici. Anche viaggiando alla velocità della luce avremmo viaggi della durata di decine, centinaia, migliaia di anni… Anche la comunicazione via radio – se pensiamo cioè alla possibilità di domande e risposte – resta per lo stesso motivo impraticabile, in quanto anche i segnali radio viaggiano alla velocità della luce. Tutto il grande tema della ricerca di vita intelligente nel cosmo si scontra, ed è bene farlo comprendere a tutti, con questo limite essenziale. Per quanto possiamo ragionevolmente pensare, con la fisica che conosciamo, potranno esserci eventualmente contatti, ma non conversazioni…

Un necessario chiarimento riguarda anche l’importanza di tener ben separato il tema della ricerca della vita nel cosmo, perché argomento scientifico con implicazioni filosofiche, dal dibattito di opinione pubblica sulle presunte osservazioni di Unidentified Flying Objects (UFO), perché tema non di rado ambiguo, facilmente soggetto a manipolazioni mediatiche. Se ne possono forse riprendere alcune risonanze (letteratura, cinema, giornalismo), ma sapendo bene che quanto tali osservazioni propongono (avvistamenti, contatti, messaggi, ecc.) non possiede fondamento scientifico.

La ricerca della vita nel cosmo genera domande filosofiche, esistenziali e religiose, che si suggerisce non tacitare, ma esaminare con interesse per enucleare cosa le muove e quali dimensioni antropologiche esse rivelano. Vi è il desiderio innato che eventuali contatti con civiltà più evolute di quella umana aiutino a rispondere alle grandi domande sull’origine, sul tutto, sul senso della vita, sullo scopo del mondo. Tale desiderio è stato qualificato da alcuni autori, fra i quali Paul Davies, come “religioso”. La domanda su Dio e il confronto sulle “narrazioni delle origini”, nel caso vi fosse possibilità di “conversazione fra civiltà” sarebbe senza dubbio un tema privilegiato. L’essere umano cerca di conoscere mediante una forma di “rivelazione”, la risposta alle grandi domande che, da solo, non ha potuto né può risolvere. Non è escluso che la ricerca di vita nel cosmo abbia come spinta inconscia anche questa motivazione. Infine, i rapporti fra vita nel cosmo e cristianesimo dovrebbero essere affrontati mediante approfondimenti specifici, impiegando scritti non improvvisati e riflessioni meditate. I documenti associati alla presente scheda didattica ne propongono alcuni.

Tracce di lavoro: 

Laboratorio interdisciplinare: I docenti organizzino la visione di un film di fantascienza di valore sul tema della vita nel cosmo (ad esempio Contact, 1997, diretto da R. Zemeckis, oppure Arrival, 2016, diretto da D. Villeneuve). Al termine, partendo dalla trama e dalle questioni suscitate, tre docenti espongano rispettivamente gli aspetti umanistici, scientifici e religiosi della tematica. Si lasci spazio ai commenti, alle domande e alle riflessioni degli studenti. In particolare li si aiuti a riconoscere quali domande posseggono una risposta e quali, invece, restano necessariamente aperte, perché non possediamo sufficienti informazioni, sia sul versante scientifico, sia su quello filosofico e religioso.

Discutiamone insieme: Il docente guidi gli studenti nella riflessione su quali potrebbero essere le motivazioni atte a sostenere l’esplorazione umana dello spazio, cioè la progettazione e la realizzazione di missioni guidate da esseri umani e non totalmente affidate a sonde automatiche.

Discutiamone insieme: Nell’ipotesi, totalmente immaginaria, di poter sostenere una conversazione con una civiltà aliena più avanzata di quella terrestre, il docente inviti gli studenti a formulare delle domande da far loro rivolgere da un loro rappresentante a nome dell’umanità.

Approfondisci e rifletti: Svolgi una ricerca su quali sono le principali tecniche astrofisiche per scoprire l’esistenza di pianeti abitabili attorno a stelle diverse dal sole.

Per approfondire

Giuseppe Tanzella-Nitti, Extraterrestrial life

voci tratte da DISF e INTERS