Gesù di Nazaret

  Questo nome, lo hai già sentito. La storia di Gesù di Nazaret ha lasciato una traccia tangibile nel mondo che abitiamo. Contiamo gli anni a partire dal momento della sua nascita in Palestina, a Betlemme. Ordiniamo i giorni della settimana a partire dal giorno, una domenica, in cui i suoi discepoli annunciarono di averlo visto vivo, risorto dai morti, dopo la sua crocifissione avvenuta a Gerusalemme sotto il procuratore romano Ponzio Pilato. Molte delle opere che hanno accompagnato la cultura occidentale parlano di Gesù: ritratti e monumenti, dipinti e mosaici, templi e opere letterarie, ma anche film e romanzi. Qualcuno ha composto su di lui canzoni e musical. Ma c’è qualcosa di più. Egli è entrato nella vita di persone che hai conosciuto, persone che ti hanno parlato di lui come se lo avessero visto il giorno prima o avessero cenato con lui. Ti imbatti spesso in un segno che, direttamente o indirettamente, ti parla di lui: il segno di una croce. In cima a un campanile, sulla vetta di una montagna o nei crocicchi delle strade di campagna, nella corsia di un ospedale e sulla portiera di un’ambulanza; è il segno che una persona amica porta al collo, o lo trovi posto per indicare la tomba di qualcuno che non vive più fra noi. Forse, un crocifisso è appeso ad una parete della tua aula, a scuola.

  Questo nome, Gesù di Nazaret, incuriosisce te e me, come ha incuriosito innumerevoli persone prima di noi: imperatori romani e filosofi greci, politici e scrittori, illuministi e mistici, cantanti rock e monache di clausura. Giunge un momento, nella vita, in cui si desidera sapere qualcosa in più di lui; allora poniamo delle domande e forse riceviamo risposte che ci lasciano insoddisfatti. Domande sull’identità di Gesù le ponevano anche i suoi contemporanei. Chi sarà mai quest’uomo che trascina le folle, compie miracoli, fa andare su tutte le furie i sacerdoti e i farisei di Gerusalemme, sfida senza armi i potenti della terra, trasforma i ladri in benefattori, si lascia baciare i piedi dalle prostitute? Ma, soprattutto, chi sarà mai quest’uomo che chiama Dio suo Padre, si dice uscito da Dio e inviato da Dio nel mondo? Gesù stesso chiese una volta a un ristretto gruppo di persone che lo seguiva più da vicino: “Cosa dice la gente di me?”. Gli riferirono che alcuni vedevano in lui un profeta, un rabbino sapiente, un guaritore; a dirla tutta, qualcuno lo considerava anche un impostore e un ciarlatano. “Voi, invece – chiese subito dopo allo sparuto gruppetto di discepoli – chi dite che io sia?”. Se lo chiedesse oggi a te, cosa gli risponderesti? Troppe cose, attorno a noi, ci parlano di lui: non sarebbe ragionevole pensare che tale domanda, in fondo, non ci interessi. “Non mi sono ancora fatto un’idea di te”, o “non ti conosco abbastanza da poter dire chi tu sia”: se questa è oggi la tua risposta, allora continua a leggere queste righe e navigare in queste pagine, perché tu e io siamo cercatori di senso. Il cristianesimo, infatti, afferma che quest’uomo, Gesù di Nazaret, è Dio fatto uomo, che egli è il senso della nostra esistenza, anzi dell’esistenza dell’intero cosmo. E se fosse vero?

  Gesù di Nazaret non è un personaggio mitologico, ma una persona storica. Della sua vicenda parlano storici come Flavio Giuseppe e Tacito. L’imperatore Traiano chiede a Plinio il giovane dati sulla sua dottrina. I suoi primi seguaci lasciano testimonianze scritte sulla sua vita solo qualche decennio dopo la sua crocifissione, avvenuta sotto gli occhi di tutti, romani ed ebrei. Lo stile degli scritti che parlano di lui è ben lontano dai poemi e dalle opere che hanno per protagonisti gli dèi del politeismo greco e romano. Luoghi geografici, nomi di personaggi storici, reazioni e giudizi intrisi di realismo. Di fronte alle sue parole e alle sue opere i presenti reagiscono in modo umano, spesso disilluso, dubitando, non di rado criticandolo. Non abbiamo un poema su Gesù, ma la storia di Gesù, realistica quanto lo sono i chiodi con cui è stato crocifisso su una croce e le critiche di coloro che lo hanno rifiutato.

  Possiamo dire qualcosa sulla sua psicologia, sul suo modo di essere? Sappiamo che ha lavorato come falegname per una quindicina d’anni. Sappiamo che ama la vita e le relazioni umane: si ferma a tavola con persone importanti e con esattori delle tasse, sa farsi capire da pescatori e madri di famiglia. Conosce il lavoro nei campi e l’amministrazione del denaro. È un rabbino che spiega le Scritture, insegna. Cura i malati e consola i sofferenti. Non teme il giudizio dei potenti e degli avversari: opera il bene e denuncia il male, specie se fatto ai deboli e agli indifesi; perdona, comprende, risolleva, converte. Stando agli scritti su di lui, dovremmo anche aggiungere che Gesù di Nazaret compie miracoli e qualche volta risuscita i morti. Di lui incuriosisce il fatto che, pur essendo una persona psichicamente equilibrata e matura, afferma cose che nessun uomo ha mai detto. “Prima che Abramo fosse, io sono”; “Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avrete fatto a me”; “Padre voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria… poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo”; “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Verrebbe voglia di chiedersi: ma chi sei tu, davvero?

  C’e ancora un elemento della vicenda di Gesù di Nazaret che ha segnato la storia in cui viviamo. I suoi discepoli hanno predicato ai quattro venti di averlo visto risorto dai morti, vivo, la domenica successiva al venerdì della sua crocifissione, dopo la sua sepoltura. Il sepolcro è vuoto. La scoperta viene accolta con scetticismo, le donne che dicono di averlo incontrato, forse intravisto, vengono giudicate delle visionarie. Fino a quando egli stesso appare ai suoi, chiede di mangiare con loro, permette a Tommaso di toccare il suo corpo piagato, di mettere le dita nel suo costato aperto e nel posto dei chiodi. È qui che nasce il cristianesimo. Senza l’annuncio del Risorto, la vicenda di Gesù di Nazaret sarebbe stata, probabilmente, un avvenimento di portata locale, senza dubbio sorprendente, ma destinato a restare entro i confini dei movimenti religiosi sorti con certa frequenza, entro il popolo ebreo, durante la dominazione ellenica e poi romana. Ma la storia ha preso un’altra piega. Da quell’annuncio sono nati gli ospedali e le università, la Divina Commedia e i Promessi Sposi, la Cappella Sistina e le opere di Raffaello. Molti uomini e donne hanno fatto esperienza di lui. Coloro che lo credono Figlio di Dio e risorto dai morti lo considerano nostro contemporaneo, per sempre in mezzo a noi, e lo presentano a tutti con le proprie vite. È a qualcuno di loro che ti suggerisco oggi di chiedere: chi è Gesù di Nazaret?