Prima o poi avrai fatto anche tu l’esperienza della delusione. Qualcuno di cui ti fidavi non ha saputo restarti accanto. Ti sei sentito tradito. Avevi delle aspettative, avevi fatto dei progetti, ma non hai potuto realizzarli perché qualcuno ha mancato, non ha fatto ciò che doveva. Hai subito dei danni. Danni che hanno lasciato il segno. E quando lo vedi ti ricorda chi ti ha fatto soffrire. Nella vita succede, e succederà ancora. Soffriamo di più quanto più intensi sono i legami, più grandi le aspettative. Qualcuno ti ha parlato di perdono e della possibilità di perdonare. Ti è sembrata una parola retorica, qualcosa di impossibile da realizzare nella pratica.
Ora prova a pensare che forse anche tu, in alcune circostanze, hai fatto soffrire qualcuno, hai deluso delle aspettative. Talvolta lo hai fatto volontariamente, per ripicca, per “pareggiare i conti” con chi si era comportato male con te. O forse lo hai fatto per superficialità: troppo concentrato sulle tue cose, non vedevi nessun altro e
tiravi dritto per la tua strada. O infine hai deluso qualcuno involontariamente, per incomprensione o per equivoco.
Ciò che voglio dirti è che tutti sbagliamo: altri sbagliano verso di te e anche tu sbagli verso di loro. Ma se tutti sbagliamo, allora tutti abbiamo bisogno di perdono. Prima o poi tutti dobbiamo considerare la possibilità, anzi la necessità, di perdonare e di farci perdonare. Forse avrai già sentito il detto “errare humanum est”: in fondo, da esso discende che anche perdonare sia umano, ci coinvolga tutti.
Ci siamo, potresti dire: conviene perdonare perché tutti sbagliamo. In sostanza, conviene dar da bere a tutti, perché prima o poi anche noi un giorno avremo sete. Questo teorema di reciprocità è senza dubbio vero, ma non ci dice ancora la cosa più importante sul perdono. Sarebbe solo una questione di uguaglianza umana: tutti siamo caduti con la bici, tutti abbiamo rotto, giocando, un oggetto di valore, tutti abbiamo trattato male qualcuno. L’esperienza del perdonare, in verità, ci dice qualcosa di più. Essa va oltre il riconoscimento dei propri limiti e delle proprie inadempienze. Il perdono ha a che vedere con l’amore: se davvero vogliamo bene a qualcuno, allora dobbiamo imparare a perdonare. In un certo senso, è il perdono che rende eterno l’amore, lo recupera, lo fa rifiorire, lo rialza. Chi ama davvero, desidera un amore fedele, capace di resistere al tempo, di attraversare le difficoltà della vita. Poiché prima o poi tutti sbagliamo, la fedeltà dell’amore e nell’amore potrà darsi solo se saremo disposti a comprendere gli errori di chi amiamo, se saremo disposti a perdonare. Come ci insegnano tutti i romanzi d’amore, chi ama sa che dovrà soffrire, ma proprio attraverso la sofferenza potrà dimostrare la sincerità del suo amore. Con il perdono accade qualcosa di simile: è attraverso il perdono che dimostriamo la sincerità dell’amore, quando aiutiamo la persona amata a rialzarsi, continuando a credere in lei, correggendola in modo rispettoso e delicato, se necessario.
Perdonare non è mancare alla giustizia. Perdonare chi ha fatto qualcosa di male, non vuol dire approvare il male compiuto né le sofferenze recate, non equivale a coprire il male, né a qualificare come bene, ciò che bene non è. Ciò che giudichiamo sono prima di tutto i reati, cioè le cose (res). Le persone possono scontare una pena per i reati commessi, ma hanno il diritto ad essere aiutate, accolte, redente.
Perdonare è fonte di pace, anche con se stessi. Se non perdoniamo, cediamo al risentimento, e dal risentimento si può scivolare nel desiderio di vendetta. Entriamo così in un circolo vizioso, quello di chi risponde al male con il male, al tradimento con il tradimento, alle ferite subite con altre ferite che vuole causare. Perdonare, invece, crea finalmente una storia nuova, fa voltare pagina, consente di continuare a scrivere e a vivere. Il perdono rompe il cerchio del passato e apre alla speranza.
Perdonare è certamente difficile, a volte, e richiede un supplemento di aiuto, qualcuno che ci dia la forza di farlo. Quando ci riteniamo superiori agli altri è più difficile perdonare i loro errori. Quando la distanza è grande, come un gran re con l’ultimo dei suoi sudditi, perdonare può sembrare impossibile: richiederebbe scendere dalla scala sociale, perdere i propri privilegi, mettere a rischio la propria autorità.
I cristiani, lo avrai sentito, duemila anni fa cominciarono a diffondere un annuncio, giunto fino ai nostri giorni: Dio, Creatore del cielo e della terra, si è fatto uomo ed è morto in croce per perdonare i peccati degli uomini. Annunciano che questo Dio, per amore degli uomini, si è messo sul loro piano, si è fatto uno di loro, è morto per i peccati di tutti. I cristiani trasmettono alcuni insegnamenti di Gesù di Nazaret proprio su questo tema: non giudicate – diceva – e non sarete giudicati, perdonate e sarete perdonati; perdona fino a settantasette volte sette chi ti offende o sbaglia con te; nella preghiera che ha insegnato ai suoi discepoli diceva di chiedere al Padre che è nei Cieli di perdonare i nostri debiti come noi sappiamo perdonarli ai nostri debitori. Le parabole che Gesù insegnava e gli episodi della sua vita ci parlano di un Dio capace di perdonare ogni peccato, di sanare ogni male, di ridare fiducia e speranza a chiunque, anche al ricco più corrotto, al figlio che scappa di casa e dilapida tutti gli averi della proprietà paterna, alla prostituta che ha conosciuto cento uomini, a chi è condannato a morte, come lui, sulla croce. Il perdono non ha misura perché l’amore di Dio per noi non ha misura. Egli però attendeva un gesto di conversione, di umiltà: desiderava che l’uomo facesse un piccolo passo verso Dio, chiedendo di essere perdonato.
Gesù, ci dicono i Vangeli, non rispose mai alla violenza con la violenza. Perdonò anche i suoi persecutori. Guardando a lui, forse puoi trovare la forza per perdonare anche tu, chi ancora non riesci a perdonare. E trovare la forza per chiedere tu stesso perdono, quando è necessario. Sapendo che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio per noi, puoi trovare la speranza per uscire dall’esperienza del fallimento che ti atterra, dalla disperazione che ti blocca, dalla vergogna che ti impedisce di riprendere il cammino con chi amavi. Puoi sempre chiedere perdono, e ricominciare a vivere.