Tu sei qui

Archivio segnalazioni e notizie

14 marzo 2018


Stephen Hawking ci ha lasciato. È deceduto nelle prime ore di oggi nella sua casa di Cambridge. Fisico-matematico di fama internazionale e apprezzato divulgatore scientifico, ha lottato la maggior parte dei suoi anni con una malattia, la SLA, che gli aveva impedito autonomia e movimenti, ma non aveva diminuito la sua grande passione per lo studio e la ricerca. Non aveva mai rinunciato a porsi domande, quelle che emergono quando, come accadeva nei suoi studi, si lascia che le formule matematiche giungano fino all’origine di tutte le cose. Domande importanti, sulle quali era tornato anche negli ultimi anni, con interessanti evoluzioni del suo pensiero. Ma andiamo con ordine.

Nato a Oxford l'8 gennaio del 1942, proprio nel giorno in cui, esattamente 300 anni prima, si spegneva ad Arcetri Galileo Galilei, Stephen Hawking aveva studiato fisica all’University College di Oxford. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze naturali si era trasferito a Cambridge, dove ottenne il Ph.D. in cosmologia. Spostati progressivamente i suoi interessi dall’astrofisica alla fisica matematica, divenne a partire dal 1979 Lucasian Professor of Mathematics, ricoprendo la cattedra istituita nel 1663 dal Rev. Henry Lucas, e occupata in passato da Isaac Newton.

Noto già all’inizio della sua carriera per le sue idee pionieristiche, i suoi maggiori contributi scientifici riguardano la cosmologia teorica e lo studio dei collegamenti tra relatività generale e fisica quantistica, al quale egli si applicò nel tentativo di formulare una Grand Unified Theory, ovvero una teoria capace di unificare le quattro forze fisiche fondamentali. Insignito di numerose lauree honoris causa e di vari premi di prestigio, fra cui l’Albert Einstein Award, Stephen Hawking è senza dubbio da annoverare fra i maggiori scienziati del XX secolo. Nonostante la sua malattia, è stato in grado di occupare un ruolo di primo piano nella comunità scientifica e di raggiungere il grande pubblico sia attraverso numerosissime conferenze date in tutto il mondo, sia, soprattutto, attraverso i suoi libri divulgativi, divenuti best-sellers, come Dal Big Bang ai Buchi Neri (1988), Buchi Neri e universi neonati (1993), L’universo in un guscio di noce (2001), La teoria del tutto: origine e destino dell’universo (2003), Il grande disegno (2010). Con sua figlia Lucy, aveva scritto e presentato in Italia il suo libro La chiave segreta dell’universo (2007), preparato al fine di spiegare la cosmologia anche ai giovanissimi.


Ai tanti motivi di interesse per la vita e l’opera scientifica di Hawking ne va subito aggiunto uno. Non sono stati molti (in verità non ne ricordiamo altri) i personaggi che hanno visto inginocchiarsi di fronte a loro un Romano Pontefice. Ad Hawking era successo il 19 aprile 1975, quando il giovane ricercatore di Cambridge, all’età di 33 anni, si era visto consegnare da Paolo VI la medaglia Pio XI per i suoi studi sulla fisica dei black holes. Per consegnare il premio ad Hawking e poter parlare con lui — all’epoca già immobilizzato su una sedia a rotelle dal morbo di Lou Gehrig, una sclerosi laterale amiotrofica diagnosticatagli all’età di 21 anni — il Pontefice restò accanto a lui, per terra su ambo le ginocchia, per un paio di minuti. Membro della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1986, Hawking aveva ascoltato ed incontrato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, potendo scambiare con loro qualche parola, come era accaduto ad esempio il 31 ottobre 2008, in occasione di una udienza concessa da Benedetto XVI agli Accademici riuniti per una settimana di studio su “La comprensione scientifica dell’evoluzione del cosmo e della vita”. Più recentemente aveva incontrato papa Francesco in occasione di un’altra riunione della Pontificia Accademia delle Scienze, lo scorso 29 novembre 2016, ma i due avevano potuto scambiarsi solo qualche sguardo.

Ricercatore appassionato che non evitava di scrutare anche gli interrogativi filosofici che sorgevano all’interno della sua riflessione scientifica, Hawking conduceva con un’ammirabile forza di volontà la sua attività scientifica, servendosi di un sofisticato computer che traduceva in parole e in frasi, esponendole poi oralmente mediante un sintetizzatore vocale, i segnali da lui inviati prima con i movimenti della mano e poi, a partire dall’aggravarsi del male, mediante piccoli movimenti del volto. In un’epoca in cui la sensibilità verso la qualità della vita corre spesso il rischio di far cadere in oblio la ricchezza di umanità, ma anche di vita intellettuale e spirituale, che anche un disabile in condizioni analoghe alle sue può sperimentare e comunicare a chi gli sta intorno, il prof. Hawking ci ha lasciato un esempio di rara intensità. Egli ha affrontato la sua malattia con coraggio e speranza, non rinunciando né alla ricerca né all’insegnamento, infondendo in tutti passione per la ricerca, fino ad ottenere risultati scientifici di altissimo livello. Posso testimoniare il clima di interesse e di rispetto con cui nel 2008, durante una settimana di studio della Pontificia Accademia delle Scienze alla quale ero anch’io presente, i partecipanti al Convegno seguirono il suo intervento. Fu per me anche l’ultima volta in cui ebbi occasione di incontrarlo personalmente. Tutti ascoltavamo con un grande silenzio le frasi che giungevano dal sintetizzatore vocale e che offrivano il frutto della sua vivacissima riflessione intellettuale. Sua figlia e i suoi assistenti gli erano accanto facilitandogli con cura singolare il compito ricevuto. Esponendo gli enormi balzi in avanti effettuati dalla cosmologia negli ultimi decenni, Hawking concludeva la sua relazione affermando che «ci stiamo ormai avvicinando a poter rispondere alle antiche e sempre attuali domande: Perché siamo qui? Da dove veniamo? Io credo — egli aggiungeva — che a queste domande si possa rispondere entro l’ambito delle scienze». Al di là delle questioni metodologiche che tale posizione può suscitare, e che altri illustri scienziati presenti nell’Accademia, come ad esempio il direttore del Progetto Genoma, Francis Collins, gli fecero opportunamente osservare in quell’occasione, Hawking esprimeva una percezione reale, quella che la scienza contemporanea, proprio a motivo della profondità e della unitarietà delle sue ricerche, punta oggi con naturalezza verso domande di carattere filosofico ed esistenziale. Lo scienziato, come uomo, le percepisce e le pone in luce. E anche se a volte può rischiare di pensare che il metodo empirico sia sufficiente, da solo, a dar loro una risposta, in un’epoca di scetticismo e di pensiero debole contribuisce tuttavia a tenerle vive, a riproporle senza sosta, ad additarle a tutti come le domande che contano veramente, per cercare una risposta alle quali vale la pena investire tutte le proprie energie, come nel suo caso, fino a giocarsi un’esistenza. È interessante notare che su temi di natura religiosa la posizione di Hawking non fu mai ideologica, né avrebbe potuto esserlo come scienziato quale era. Scriveva in occasione del centenario della nascita di Paul Dirac, in una conferenza tenuta a Cambridge nel 2002 intitolata Gödel and the end of physics: «Se ci sono risultati matematici che non possono essere dimostrati, ci sono anche problemi fisici che non possono esserlo… Alcuni saranno molto delusi per il fatto che non ci sia una teoria formulabile a partire da un numero finito di principi. Io ero solito essere uno di quelli, ma ho cambiato idea. Ora sono contento che la nostra ricerca di comprensione non finirà mai e che avremo sempre la sfida di una nuova scoperta».

Le domande di ambito filosofico avevano accompagnato Hawking fin dall’esordio della sua attività scientifica. Fra i risultati che lo portarono alla ribalta internazionale vi furono infatti, negli anni 1970, le sue ricerche sulle singolarità gravitazionali, che condussero ai teoremi di Hawking-Penrose, capaci di rispondere alla domanda se e quando, all’interno delle equazioni di campo della relatività generale, la gravità fosse in grado di produrre delle singolarità spazio-temporali. La necessaria esistenza di tali singolarità fu riconosciuta in tutti i modelli canonici di universo in espansione e rafforzò dunque il quadro cosmologico noto come modello del Big Bang. Successivamente, a partire dal 1983, Hawking cercò di formulare dei modelli i quali, rispettando ugualmente le leggi della fisica, potessero invece prescindere da tali singolarità e li trovò nell’applicazione dei criteri delle funzioni d’onda della meccanica quantistica all’universo nel suo insieme. Nasceva così il modello di Hartle-Hawking, e quelli da questo derivati, capaci di rappresentare un universo senza condizioni al contorno, in cui la variabile temporale scompare verso il suo tendere a zero, una sorta di universo auto-contenuto, senza un inizio. Il collegamento con le questioni filosofiche fu spontaneo, come mostrava lo stesso Hawking nei libri con i quali divulgava presso il grande pubblico i suoi modelli cosmologici: erano questi modelli compatibili con quanto una teologia della creazione avrebbe affermato sull’origine dell’universo? Se per dimostrare tale compatibilità e, più in generale, per illustrare l’autonomia che tali modelli posseggono rispetto alla conclusione filosofica di un universo che mantenga una dipendenza ontologica dal suo Creatore, si necessita di un’adeguata riflessione epistemologica, la divulgazione scientifica ne ha spesso fatto purtroppo a meno, generando qualche confusione.

Lo stesso Hawking avvertì assai vivo il problema e volle offrire commenti filosofici a quanto le sue ricerche andavano mettendo in luce. La tesi centrale del saggio Dal Big Bang ai Buchi Neri, la sua opera divulgativa più diffusa, ipotizza infatti che un modello matematico ove si evitasse la singolarità spazio-temporale, tipica di tutti i modelli cosmologici standard, voleva dire poter prescindere anche dal problema dell’origine del tempo e, secondo l’interpretazione datane dall’autore, porre la domanda sulla necessità o meno di un Creatore. In realtà il problema dell’inizio del tempo restava al di là delle speculazioni dello scienziato scomparso, ma una certa estrapolazione delle tesi di Hawking, specie attraverso la prefazione al volume che ne offrì Carl Sagan e i successivi commenti di questo divulgatore americano, diffusero l’idea che il modello di Hawking fosse la dimostrazione scientifica di un universo che non avesse più bisogno di alcun Creatore. In realtà, l’esistenza di un Creatore quale causa ontologica fondante del cosmo, non risultava coinvolta dalle descrizioni matematiche di questo o di altri modelli cosmologici, i quali, per poter essere significativi, devono pur sempre partire dall’esistenza di leggi scientifiche o di qualche formalismo fisico-matematico previo, e pertanto non riguardano mai quanto la filosofia o la teologia chiamano una creazione ex nihilo. In alcuni suoi commenti, lo stesso Hawking riconosce con stupore il mistero dell’essere e dell’esistenza delle leggi della natura, per le quali egli, in realtà, esitò a proporre un’interpretazione totalmente riduzionista e fisicalista. Proprio al termine del libro Dal Big Bang ai Buchi Neri, il fisico inglese si chiedeva: «quand’anche ci fosse una sola teoria unificata possibile, essa sarebbe solo un insieme di regole e di equazioni. Che cos’è che infonde la vita nelle equazioni e che costruisce un universo che possa essere descritto da esse? L’approccio consueto della scienza, consistente nel costruire un modello matematico, non può rispondere alle domande del perché dovrebbe esserci un universo reale descrivibile da quel modello. Perché l’universo si dà la pena di esistere? La teoria unificata è così cogente da determinare la sua propria esistenza?» (Rizzoli, Milano 1994, pp. 196-197). Sono domande che per noi continuano a restare un enigma, ma per Stephen Hawking, ormai alle porte del mistero, assai probabilmente, adesso non lo sono più.

 

Giuseppe Tanzella-Nitti

© 2018 Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede

6 marzo 2018

L’Università di Edinburgh (College of Arts, Humanities and Social Sciences - Divinity) apre una posizione per Lecturer in Theology and Science. Le candidature dovranno pervenire entro le 17:00 (ora di Greenwich) di martedì 6 marzo 2018. Informazioni complete e modalità di candidatura a: http://www.jobs.ac.uk/job/BHN903/lecturer-in-theology-and-science/

31 gennaio 2018

La Fondazione Marco Vigorelli ha istituito un premio intitolato all’omonimo economista, senior partner di Accenture, scomparso nel 2002, a beneficio di giovani laureati o ricercatori. Il bando si rivolge agli studenti delle Facoltà di Economia, dei Corsi interfacoltà e dei Corsi di Laurea in Scienze economico-aziendali che abbiano redatto una tesi di laurea magistrale sulle seguenti aree tematiche:

- corporate family responsibility

la conciliazione famiglia-lavoro come leva strategica della responsabilità

sociale di impresa;

misurazione dei benefici azienda-dipendente nell’attuazione di politiche di

conciliazione (indici, sistemi e best practices);

- welfare aziendale

CSR e secondo welfare (o strumenti di welfare aziendale): analisi sulle medie

imprese italiane;

gestione del personale: talenti e benefit in ottica di conciliazione famiglialavoro;

- organizzazione aziendale

flessibilizzazione dei modelli di organizzazione del lavoro e work-life

balance;

nuove professioni e work-life balance: opportunità e problematicità;

gestione del cambiamento aziendale in ottica work-life balance: buone

pratiche e prospettive.

Il Premio è dell’importo complessivo di Euro 1.500,00 (al lordo delle ritenute di legge).

La scadenza per la presentazione delle domande è il 31 gennaio 2018. Le tesi di laurea partecipanti dovranno essere state discusse presso gli istituti accademici indicati non prima del 1° marzo 2016.

Il Bando

Il modulo di partecipazione

1 febbraio 2018

Si segnala il concorso "Godscience", indetto dalla Cattedra Cátedra Francisco José Ayala di Scienza, Teologia e Religione della Universidad Pontificia Comillas ICAI-ICADE.
Obiettivo del concorso è promuovere il dialogo tra scienza e religione approcciando diverse problematiche creando relazione tra i due ambiti: per esempio un caso storico come quello di Galileo o Darwin affrontato in un'ottica interdisciplinare tra scienza e fede.
I monologhi saranno valutati secondo contenuto, chiarezza e carisma.
Tutte le informazioni per la partecipazione

Scadenza: 1 febbraio 2018

19 Gennaio 2018
L'Università di Oxford bandisce un posto a tempo determinato per un ruolo di Post-Doctoral Research Fellow in Natural Theology presso il Centro Ian Ramsey, disponibile per due anni a partire dal 1 ° settembre 2018.
(£ 31,604 – £ 38,833 a discrezione fino a £42,418)
La nomina è parte integrante ed elemento chiave di un progetto di ricerca biennale, diretto dal Professor Alister McGrath, dal titolo "Renewal of Natural Theology: Academic Engagement and Church Outreach". Il Fellow si occuperà di portare avanti la ricerca nel campo della teologia naturale (con focus sulla valutazione della sua importanza accademica come interfaccia intellettuale tra scienza e fede), svolgere attività di insegnamento e supportare il Direttore del Centro nella gestione e nello sviluppo dello Ian Ramsey Center.
Il candidato dovrà possedere eccellenti capacità comunicative ed esperienza nella presentazione pubblica della ricerca accademica.
La scadenza per la presentazione della domanda è il 19 Gennaio 2018.
 
Maggiori informazioni sul sito dell'ISSR al seguente link:
1 dicembre 2017

Segnaliamo l'undicesima Edizione del Premio Prof. Paolo Michele Erede con cui si bandisce un concorso intitolato "La medicina tra scienze naturali e scienze umane. Le implicazioni filosofiche della medicina".
Il concorso è rivolto a quanti siano interessati al tema dei rapporti tra Filosofia, Medicina, Scienza e Cultura. Il termine per la consegna degli elaborati è fissato al 1 dicembre 2017.

La Fondazione ha lo scopo di promuovere, sviluppare e incrementare l'attività di studio nel campo filosofico, favorendo iniziative intese ad approfondire tale settore culturale, a far conoscere il pensiero di Paolo Michele Erede. 

I premi sono i seguenti:
1° premio: 1.500,00 €
2° premio: 1.000,00 €
3° premio: 500,00 €
4°, 5°, 6°: 200,00 € ex aequo (buoni libro)
Premio speciale per Cittadini Svizzeri 1.000 €

Scarica il bando

24 novembre 2017

L'Eni Award è un premio internazionale che ogni anno viene attribuito ai migliori progetti di ricerca nei campi dell’energia e della sostenibilità. E' stato creato nel 2007 per sviluppare un migliore utilizzo delle fonti energetiche, promuovere scienza e tecnologia applicate all'ambiente e valorizzare le nuove generazioni di ricercatori.

Il concorso è composto da tre sezioni tematiche destinate ai progetti esterni, due premi Giovane Ricercatore dell’Anno, due premi Debutto nella ricerca: Giovani Talenti dall’Africa e un’ulteriore sezione riservata ai ricercatori del gruppo.
Ognuna di esse prevede un premio e un bando specifico mentre le regole generali del concorso sono contenute nel Regolamento

Bandi Eni Award 2018:

Bando transizione energetica
Bando frontiere dell’energia
Bando soluzioni ambientali avanzate
Bando giovane ricercatore dell’anno
Bando debutto nella ricerca: giovani talenti dall’Africa
Bando innovazione Eni


Scarica il regolamento

Tutte le altre informazioni e i bandi online

18 gennaio 2018

L’Oréal Italia annuncia l’avvio della sedicesima edizione del premio “L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza”, promosso in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. <si confermano sei le borse di studio assegnate, ognuna del valore di € 20.000.

le candidature potranno essere inviate attraverso il sito http://forwomeninscience.com . Le domande dovranno essere presentate entro e non oltre il 15 gennaio 2018, data a partire dal quale il sistema verrà chiuso. I nomi delle vincitrici verranno comunicati durante la cerimonia di premiazione ufficiale che si terrà a giugno 2018. Il premio “L’Oréal Italia Per le Donne e la Scienza” fa parte del progetto internazionale L’Oréal UNESCO “For Women in Science”. Nato nel 1998 su iniziativa di L’Oréal e UNESCO, “For Women in Science” è stato il primo premio dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Oggi si inserisce nell’ambito di un vasto programma incentrato sulla promozione della vocazione scientifica a livello internazionale e volto a riconoscere l’operato delle ricercatrici di tutto il mondo.

24 novembre 2017

di Flavia Grossi
     

La proposta con cui si chiede di contemplare se sia possibile rimuovere il Monitum sulle opere di Pierre Teilhard de Chardin è stata consegnata a Papa Francesco. La lettera era stata accolta favorevolmente dai partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura durante i i lavori sul tema Futuro dell'Umanità. Nuove sfide all'antropologia e, in questo contesto, è sorta la proposta su iniziativa di Piero Benvenuti, professore Ordinario di Astrofisica dell'Università di Padova. Nonostante la lettera non sia stata sottoposta a votazione, questa è stata accolta dai presenti, alcuni dei quali hanno firmato la lettera indirizzata a Papa Francesco.
La proposta, come già spiegato in precedenza, nasce nel contesto particolare di questi lavori dell'Assemblea Plenaria, lavori durante i quali lo stesso Papa Francesco ha auspicato un «maggiore dialogo anche tra la Chiesa, comunità dei credenti, e la comunità scientifica».
Anche i membri della Plenaria, in pieno accordo con il papa, stanno lavorando in favore di un dialogo sempre più crescente e fecondo tra scienziati, umanisti e teologi per fondare una nuova antropologia che possa vantare un più ampio respiro interdisciplinare. La lettera, di cui mostriamo il testo, è composta da poche righe, nelle quali si spiega a Papa Francesco che, durante i lavori della Plenaria, sia emersa la sensazione che il pensiero di Teilhard de Chardin sia stato equivocato. Pur se concordi all'unanimità che alcuni dei suoi scritti possano essere sottoposti a critiche costruttive, si è sottolineato quanto la sua visione sia stata d'ispirazione per molti teologi e scienziati. Quindi, è nata la volontà di domandare al Papa se sia possibile prendere in considerazione la possibilità di rimuovere il Monitum del 1962.
Un atto del genere, secondo i promotori, avrebbe anche il merito di riconoscere lo sforzo di Teilhard per conciliare la visione scientifica dell'universo con l'escatologia cristiana, ma soprattutto avrebbe il merito di porsi come stimolo per tanti scienziati e umanisti che lavorano in un'ottica di dialogo e cooperazione per un'antropologia cristiana.
In una nota stampa emessa nella mattina del 24 novembre dal Pontificio Consiglio della Cultura, si spiega come il Monitum alle opere del gesuita paleoantropologo sia stato superato dalle conoscenze attuali sull'origine dell'uomo e sulla Bibbia e che, per tanto, i dubbi che hanno portato al decreto oggi avrebbero perso valore. Dal Pontificio Consiglio della Cultura restano però concordi nel confermare che alcuni punti del suo pensiero risultino difettosi e quindi resta chiaro che la vicenda del Monitum va inserita in un ampio contesto di comprensione e studio dell'autore e non sia statae  «un'affermazione di pura potenza su un uomo simbolo, per far capire al papa e al suo concilio che il Sant'Ufficio non era disposto a deporre le armi della serverità» come si è letto su un quotidiano nazionale. Quando si parla di punti difettosi, ci si riferisce in particolare al suo tentativo di interpretazione filosofica-teologica e all'imprecisione del suo linguaggio. Al di là di come proseguirà la vicenda, resterà comunque il segno, come già auspicato dal Papa, di una volontà sempre più forte da parte degli organismi ecclesiastici e dei propri Cardinali, Vescovi e laici di promuovere un dialogo sempre più fecondo tra scienza e fede. 

  

La lettera inviata a Papa Francesco

 

Comunicato stampa del Pontificio Consiglio della Cultura

  

Per approfondire i precedenti storici del Monitum rinviamo alla lettura de La vicenda disciplinare dell’opera teilhardiana e la necessità di una sua ermeneutica, estratto da G. Tanzella-Nitti, "Teologia della credibilità in contesto scientifico", Città Nuova, Roma 2015, vol. II, 479-483.

18 novembre 2017

di Flavia Grossi
           

L’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura ha accolto una proposta da far giungere a Papa Francesco, in cui si chiede di contemplare se sia possibile rimuovere il Monitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio sulle opere di P. Pierre Teilhard de Chardin, S.J.
La petizione è stata accolta sabato 18 novembre durante i lavori dell’Assemblea riunitasi sul tema Il futuro dell’umanità: nuove sfide all’antropologia. La proposta, come rilanciato dal quotidiano online S.I.R., è motivata così: “Riteniamo che un tale atto non solo riabiliterebbe lo sforzo genuino del pio gesuita nel tentativo di riconciliare la visione scientifica dell’universo con l’escatologia cristiana, ma rappresenterebbe anche un formidabile stimolo per tutti i teologi e scienziati di buona volontà a collaborare nella costruzione di un modello antropologico cristiano che, seguendo le indicazioni dell’Enciclica Laudato Si’, si collochi naturalmente nella meravigliosa trama del cosmo”.

Papa Francesco potrebbe ricevere la proposta nei prossimi giorni e questa si troverebbe in linea anche con il suo discorso pronunciato durante l’Assemblea Plenaria in cui ha auspicato un «maggiore dialogo anche tra la Chiesa, comunità dei credenti, e la comunità scientifica». Pierre Teilhard de Chardin non è certo figura nuova per il Papa che lo ha citato in una nota dell’Enciclica Laudato si' (cf. n. 83) cogliendone il contributo positivo a un cristocentrismo di respiro cosmico. Noto per l’alto valore apologetico della sua opera, soprattutto in ambito scientifico, considerato da molti un pioniere nell’analisi dell’evoluzione biologica alla luce della fede, Teilhard fu oggetto di disposizioni disciplinari da parte della Congregazione dei Gesuiti negli anni ’20 del secolo scorso e di un Monitum da parte dell’allora Congregazione del Sant’Uffizio.

Il Monitum arrivò il 30 giugno 1962, 7 anni dopo la morte del Gesuita. Nel documento, di una decina di righe, si spiegava che i suoi testi di carattere teologico e filosofico contenevano gravi errori per la dottrina cattolica. Non furono indicati però titoli o argomenti di riferimento. Le opere di Teilhard de Chardin erano state pubblicate da pochissimo tempo, infatti videro la luce solo dopo la sua morte avvenuta a New York nel 1955 ed ottennero un’inattesa risonanza. Fu allora che il Sant’Uffizio decise di imporre il Monitum. Monitum che arrivò molti anni dopo le sanzioni disciplinari da parte dei suoi superiori che comprendevano la sospensione dall’insegnamento di materie di carattere filosofico-teologico negli studentati gesuiti, nonché il divieto di pubblicare saggi su questi temi. Tutto nacque da alcuni appunti del 1922 che Teilhard preparò su richiesta di un confratello e nei quali espose una visione del peccato originale e dello stato di natura primitiva dei progenitori, ritenuta non conforme alla comprensione dogmatica dell’epoca. Gli appunti, pur se non destinati alla pubblicazione, furono inviati al Sant’Uffizio, che chiese ai suoi superiori di formalizzare un intervento nei riguardi del gesuita francese. Nacquero così i provvedimenti disciplinari e una successiva diffidenza verso le opere di Teilhard, che durò per tutta la sua vita. Nel 1927 e nel 1940 inviò alla Curia Generalizia dei Gesuiti a Roma due opere per l’approvazione ma furono entrambe respinte. Teilhard continuò a scrivere e i suoi testi circolarono per lo più privatamente nella sua cerchia di amici, fino alla sua morte quando i suoi manoscritti vennero dati alle stampe.

Dopo il Monitum del 1962, diversi autori hanno sottolineato l’importanza del suo lavoro, soprattutto da un punto di vista apologetico e per l’ispirazione che ha saputo portare agli interrogativi di tanti uomini di scienza. Un esempio su tutti è quello di Theodosius Dobzhansky, uno dei padri della teoria dell’evoluzione biologica che ha fatto sue le tesi del paleontologo gesuita dedicandogli l’ultimo capitolo del suo libro di riflessioni filosofiche sulla vita The Biology of Ultimate Concern.

Non sono mancati apprezzamenti dal lato ecclesiale. Poco prima del Monitum fu pubblicato il volume del teologo Henri De Lubac, Il pensiero religioso del Padre Teilhard de Chardin, in cui si offrono le chiavi per un’ermeneutica attenta al pensiero dell’autore. Papa Paolo VI, pochi anni dopo il Monitum, in un discorso sulle relazioni fra scienza e fede del 1966, parlò di Teilhard come di uno scienziato che aveva saputo, scrutando la materia, trovare lo spirito, e che aveva dato una spiegazione dell'universo capace di rivelare in esso la presenza di Dio, la traccia di un Principio Intelligente e Creatore (cfr. Allocuzione , 24.2.1966, Insegnamenti , IV (1966), pp. 992-993). Altre menzioni positive su quest’autore si riscontrano nel 1981, in occasione del centenario della sua nascita, in due lettere: una di Padre Arrupe, Superiore Generale della Compagnia di Gesù e un’altra dell’allora Segretario di Stato Agostino Casaroli, scritta a nome di Giovanni Paolo II e indirizzata all'allora Rettore dell’Institute Catholique di Parigi mons. Paul Poupard. Infine, nella enciclica Laudato si' (2015), papa Francesco cita Teilhard de Chardin alla nota n. 53 , nel n. 83 del documento, a proposito dell'idea, certamente presente nel pensiero del gesuita francese, che «il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale».

Aggiornamento: La lettera è stata consegnata a Papa Francesco nei giorni successivi

15-18 novembre 2017

Dal 15 al 18 novembre 2017, si terrà l'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della cultura dedicata al tema "Futuro dell'umanità. Nuove sfide all'antropologia".

L'Assemblea è suddivisa in quattro sessioni:
The Ground Map: Anthropological Models; Redesigning Human Nature: Medicine and Genetics; In the Society of Intelligent Machines: Artificial Intelligence. L'Assemblea plenaria non è aperta al public,o ma verranno resi noti gli interventi nell a rivista del Dicastero.
Tra gli altri saranno presenti il Card. Gianfranco Ravasi, Dominique Lambert, Professore di Logica, Epistemologia, Filosofia e Storia della Scienza, Université de Namur; Filippo Tempia, Professore di Fisiologia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Torino; Prof. Rev. Juan José Sanguinetti, Professore di Filosofia della conoscenza, Pontificia Università della Santa Croce, Roma.


Il programma degli interventi e dei relatori

16 maggio 2018

L'UNESCO ha proclamato il 16 maggio Giornata Internazionale della Luce (IDL). La decisione è stata presa in seguito al grande successo ottenuto con l'Anno Internazionale della Luce (IYL 2015).  Così, il 14 novembre 2017 la 39ª Sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO ha scelto questo giorno per celebrare ogni anno la "Giornata Internazionale della Luce" (IDL). La scelta della data non è stata casuale, per festeggiare si è scelto il giorno in cui, nel 1960, Theodore H. Maiman ottenne la prima luce laser.  
Come riportato sul sito dedicato all'evento: "La proclamazione di questa annuale Giornata Internazionale permetterà al mondo di apprezzare il ruolo centrale giocato dalla luce e dalle tecnologie luminose nella vita dei cittadini del mondo nelle aree della scienza, tecnologia, cultura, educazione e sviluppo sostenibile". La cerimonia ufficiale di inaugurazione è prevista per il 16 maggio 2018 e si svolgerà presso la sede dell'UNESCO a Parigi. Il 2015, invece, è stato proclamato dal Comitato esecutivo dell'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura) e dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite "Anno internazionale per celebrare le tecnologie basate sulla luce e la luce (IYL2015"). L'iniziativa ha raccolto un enorme consenso in tutto il mondo, con una lista impressionante di eventi di varie società scientifiche, istituzioni, gruppi e individui nella consapevolezza dell'importanza della luce in tutti gli aspetti della vita e della società. 

Il sito di Documentazione Interdisciplinare di Scienza & Fede ha dedicato diversi speciali a questo tema

1 ottobre 2017

L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Italo Mancini” dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e la Fondazione “Istituto di Studi Superiori Vincenzo Petrangolini” di Urbino, con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Filosofia della Religione (AIFR) e la collaborazione dell’Editrice Morcelliana di Brescia,

Con l'intento di ricordare la figura e l’opera di Italo Mancini (1925-1993), uno dei più importanti filosofi della religione italiani nonché fondatore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Università di Urbino Carlo Bo a lui intitolato, e al tempo stesso promuovere lo studio della filosofia della religione in ambito accademico italiano, si bandisce un Premio consistente nella pubblicazione di una tesi di dottorato, rivisitata con le opportune specifiche editoriali, nella Collana “Quaderni per l’Università” dell’Editrice Morcelliana.

Il premio è bandito dall'Istituto Superiore di Scienze Religiose “Italo Mancini” dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e la Fondazione “Istituto di Studi Superiori Vincenzo Petrangolini” di Urbino, con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Filosofia della Religione (AIFR) e la collaborazione dell’Editrice Morcelliana di Brescia.


Al Premio potranno concorrere studiosi che abbiano conseguito il titolo di dottorato di ricerca nel periodo 1° gennaio 2014 - 30 settembre 2017, discutendo una tesi su argomenti, tematiche e autori di filosofia della religione presso una Università italiana legalmente riconosciuta, una Università pontificia, una Facoltà Teologica Italiana, e non abbiano superato il trentacinquesimo anno di età.

La domanda, redatta secondo lo schema allegato al presente bando e debitamente sottoscritta dall’interessato, deve pervenire inderogabilmente, a pena di esclusione dal concorso, entro il 1 ottobre 2017

Scarica il bando

Scarica la domanda

24 settembre 2017

L'annuncio dello scorso 25 aprile sull'assegnazione del Premio Templeton al filosofo americano Alvin Plantiga è stato corredato, come di consueto, dalla celebre cerimonia di premiazione tenutasi il 24 settembre presso il Field Museum of Natural History di Chicago. Durante la premiazione si è voluto sottolineare sia il grande valore umano del vincitore sia il suo lavoro. Professore Emerito di filosofia alla University of Notre Dame e Presidente del Dipartimento di Filosofia del Calvin College, durante la sua lunga carriera, ha saputo fondare la filosofia della religione su basi rigorose e fruttuose, difendendo la razionalità della fede religiosa.

La consegna del premio, solitamente avvenuta a Londra, quest'anno ha visto un cambio di location in onore del vincitore, infatti Chicago è a poche ore di distanza sia dal Calvin College di Grand Rapids, Michigan, dove Plantinga si è laureato ed ha iniziato la sua carriera, sia dalla Università di Notre Dame, Indiana, dove ha insegnato per circa 28 anni. 

Alla cerimonia hanno partecipato membri della famiglia del vincitore, ex studenti di filosofia, allievi, amici della Templeton Foundation, illustri leader religiosi e accademici. Lungo la serata sono stati proiettati due cortometraggi che hanno raccontato l'attività del filosofo, la risonanza che il suo lavoro ha riscosso durante gli anni e interviste a filosofi di tutto il mondo.

Lo studioso islamico Sheikh Hamza Yusf, il teologo ebreo Yoram HAzony e la filosofa Meghan Sullivan hanno offerte tre differenti riflessioni sull'impatto del lavoro di Plantiga nella riflessione tra fede e ragione. 

Durante la cerimonia non è mancato il sottofondo musicale impreziosito da un'esibizione "familiare": il fratello di Alvin Plantiga, Leon Plantiga, professore emerito di musica all'Università di Yale, ha eseguito un movimento da una sonata di pianoforte di Beethoven dedicata al vincitore del premio Templeton.

F.G.

aprile 2017

Segnaliamo la pubblicazione di un numero della rivista trimestrale Paradoxa integralmente dedicato al rapporto tra la scienza e la società intitolato Scienziati, giù dalla torre d'avorio, a cura di Riccardo Pozzo. 

Pubblichiamo in visione l'indice

23-24 ottobre 2017

Presentare le recenti scoperte nell’ambito della Biologia Cellulare: questo l'obiettivo principale del Workshop della Pontificia Accademia delle Scienze, intitolato Biologia Cellulare e Genetica che si terrà il 23 ed il 24 ottobre 2017.

La sessione di lavori riunirà un gruppo di scienziati della Pontificia Accademia delle Scienze e dell’Accademia delle Scienze dell’America Latina (ACAL). Con l'occasione si discuterà anche su come superare le principali sfide della ricerca scientifica in America Latina. L'America Latina è un continente vasto che, negli ultimi decenni, ha visto un miglioramento significativo delle proprie competenze scientifiche, nonostante qualche battuta d'arresto e sfida strutturale.
La sessione conclusiva del workshop sarà dedicata ad una discussione generale finalizzata all’aumento della cooperazione internazionale nel vasto subcontinente e alla stesura di una dichiarazione finale con raccomandazioni per il futuro della scienza in questa importante regione. Gli argomenti di discussione comprenderanno collaborazioni scientifiche a livello intercontinentale con un ampio margine di miglioramento dovuto all’attuale enfasi sulle relazioni verticali con l'emisfero settentrionale, piuttosto che a quelle orizzontali tra paesi vicini. Altri argomenti includeranno elementi chiave come la cooperazione reciproca, lo scambio di studenti e ricercatori, e gli sforzi comuni per la creazione di infrastrutture. I risultati di queste discussioni saranno condivisi con i governi, le accademie e le società scientifiche dell’America Latina. ACAL è stata fondata nel corso di una riunione speciale indetta dal Presidente della PAS, Carlos Chagas, nel 1982. Il seminario PAS e ACAL esaminerà i progressi avvenuti in questi 35 anni, e guarderà avanti verso uno sviluppo continuativo nel campo della biomedicina. La PAS, con la sua prospettiva universale, si auspica di dare un impulso a molti altri decenni di collaborazione nel campo della scienza latinoamericana. 

30 aprile 2017

Il Centro Universitario Cattolico (CUC) indice il nuovo bando per l'assegnazione di Borse di Studio relative all'anno accademico 2017/18. La scadenza per presentare la domanda è il 30 aprile 2017. Il CUC eroga sedici borse di studio a giovani laureati che aspirano a proseguire gli studi e attività di ricerca per inserirsi nella carriera accademica e universitaria. La borsa di studio è annuale ed è rinnovabile fino a raggiungere una durata massima complessiva di tre anni. L’importo di ciascuna borsa è di € 6.000 annui, al lordo delle imposizioni fiscali previste dalla legge.

La borsa di studio viene assegnata su progetto triennale ed è sottoposta a verifica annuale da parte del Comitato Docenti, che può proporne la revoca al Presidente. A conclusione della ricerca, il borsista dovrà produrre un sintetico articolo scientifico o una breve monografia, rispetto a cui il CUC non assume alcun impegno di pubblicazione.
Possono presentare domanda tutti i laici (con esclusione di candidati agli ordini sacri, novizi e membri di Istituti di vita consacrata) in possesso di un diploma di laurea di secondo livello (o quadriennale/quinquennale del vecchio ordinamento), conseguito presso una Università italiana entro il 31 dicembre 2016 e con valutazione non inferiore a 104/110.

La documentazione dovrà essere presentata entro il 30 aprile 2017

Scarica il bando C.U.C. 2017/18 - Allegato 2

Per ulteriori informazioni: http://cuc.chiesacattolica.it

30 aprile 2017

Fr. Federico Lombardi, S.J., the new president of the Vatican Foundation Joseph Ratzinger/Benedict XVI and former spokesman for the Holy See, announced the Expanded Reason Awards that are being offered by the University Francisco de Vitoria in collaboration with the Foundation.

The meeting took place earlier this fall at the Chapter Room of the Cathedral of the Almudena in Madrid with the purpose of explaining the Awards; that is, to recognize the work of professors and researchers who in their professional labors seek to integrate their specific disciplines with philosophy and theology, because they recognize that “if scientific rationality becomes the only trusted form of knowledge, many vital questions for the human person will then be left out. The meaning of reality, and of science itself, is not the object of positivistic sciences but of the humanities, of philosophy and of theology. Widening the horizons of scientific rationality means to place man again in an important role as subject and beneficiary of the sciences.” 

The Awards, for a total of 100,000 Euros, are divided into two categories that will be given to four winners, two in research and two in teaching.

The Research Category should consist of a project that integrates a specific science with philosophy and/or theology, taking into account certain aspects of the humanities, as defined in the Award Conditions: an anthropological question, an epistemological one, an ethical one, and one concerning meaning, all in relation to one’s science or particular discipline in a way that seeks to enter into a deeper reality and that seeks interdiscliplinarity as a way of knowledge. The Teaching Category requires the same type of integration but asks not only how the project is carried out on paper, but actively in the teaching experience.

The Awards are of international scope and can be presented in English or Spanish. Various criteria are important as it is noted on the Awards web page. 

 Deadline for applications April 30, 2017 

Awards will be published on July 31, 2017

Please visit the website at : http://www.expandedreasonawards.org

To see Fr. Lombardi speaking of the Awards click here

For more information, please contact us at info@expandedreasonawards.org

25 aprile 2017

Il premio Templeton per il 2017 è stato assegnato lo scorso 25 aprile. A renderlo noto è stata la stessa Fondazione che ha comunicato il nome del vincitore: Alvin Plantinga, professore emerito di filosofia all’Università di Notre Dame e presidente del Dipartimento di Filosofia al Calvin College.

Il Templeton è un prestigioso premio internazionale che assegna il maggior numero di fondi, 1,4 milioni di dollari, ad un singolo vincitore e viene conferito a personalità di rilievo che si sono contraddistinte per il loro lavoro di servizio al dialogo tra i popoli e le culture, fra le scienze e le religioni del pianeta. In particolare si vuole premiare quanti hanno fornito un contributo di rilievo all’affermazione della dimensione spirituale della vita, attraverso le proprie intuizioni, scoperte e lavori.

Il premio è stato istituito nel 1972 da Sir John Templeton e da allora ogni anno viene assegnato ad un personaggio che si è contraddistinto nel panorama internazionale per il suo contributo intellettuale o sociale.  Il premio è stato assegnato anche a Madre Teresa che ha ricevuto il premio inaugurale nel 1973 ed a studiosi tra gli altri: Thomas Torrance, Stanley Jaki, Paul Davies, Ian Barbour, John Polkinghorne, Charles Hard Townes, Michael Heller.

Il riconoscimento sarà consegnato il 24 settembre prossimo durante la cerimonia di premiazione al The Field Museum in Chicago, Illinois.

Alvin Plantinga, filosofo di fama internazionale, ha conseguito il Ph.D a Yale e si occupa di epistemologia, metafisica e filosofia della religione. Studioso del pensiero di sant'Agostino, Plantinga ha approfondito tematiche riguardanti la conoscenza naturale di Dio, il rapporto tra fede e ragione, il significato di un discorso su Dio nel contesto scientifico. Fra i suoi interessi risalta la sensibilità verso l'unità del sapere ed il dialogo fra materie umanistiche e discipline scientifiche. Plantinga lecturer internazionale, è stato Presidente della Society for Christian Philosopher e Direttore, per  vent'anni presso l'Università di Notre Dame, del Centro di Filosofia della Religione.

Autore di numerosi saggi,  ha pubblicato, fra gli altri, i seguenti libri: Warranted Christian Belief (2000), Warrant and Proper Function(1993), Warrant: the Current Debate(1993), Does God Have a Nature? (1980), God, Freedom & Evil (1974), The Nature of Necessity (1974), God and Other Minds (1967).

Tra i libri pubblicati in lingua italiana si segnalano: Garanzia della fede cristiana (2014), Scienza e religione sono compatibili? (2012), Dio esiste. Perché affermarlo anche senza prove (2011).

di Flavia Grossi

23 ottobre 2017

Il 23 e il 24 ottobre 2017 si terrà un Workshop della Pontificia Accademia della Scienze su "Biologia Cellulare e Genetica" che riunirà un gruppo di scienziati della Pontificia Accademia delle Scienze e dell’Accademia delle Scienze dell’America Latina (ACAL).
Il suo obiettivo principale sarà quello di presentare le recenti scoperte nell’ambito della Biologia Cellulare. Si discuterà anche su come superare le principali sfide della ricerca scientifica in America Latina. L'America Latina è un continente vasto che, negli ultimi decenni, ha visto un miglioramento significativo delle proprie competenze scientifiche, nonostante qualche battuta d'arresto e sfida strutturale. La scienza è un motore per lo sviluppo e porta con sé molti benefici sociali; i progressi scientifici realizzati in molti campi stanno avendo un grande impatto a livello mondiale. È il caso della Biologia Cellulare, che sarà al centro di questo workshop, le cui sessioni scientifiche includeranno esperti di biologia delle membrane, genetica, segnalazione cellulare, neurobiologia e applicazioni biomediche di biologia cellulare.

La sessione conclusiva del workshop sarà dedicata ad una discussione generale finalizzata all’aumento della cooperazione internazionale nel vasto subcontinente e alla stesura di una dichiarazione finale con raccomandazioni per il futuro della scienza in questa importante regione. Gli argomenti di discussione comprenderanno collaborazioni scientifiche a livello intercontinentale con un ampio margine di miglioramento dovuto all’attuale enfasi sulle relazioni verticali con l'emisfero settentrionale, piuttosto che a quelle orizzontali tra paesi vicini. Altri argomenti includeranno elementi chiave come la cooperazione reciproca, lo scambio di studenti e ricercatori, e gli sforzi comuni per la creazione di infrastrutture. I risultati di queste discussioni saranno condivisi con i governi, le accademie e le società scientifiche dell’America Latina. ACAL è stata fondata nel corso di una riunione speciale indetta dal Presidente della PAS, Carlos Chagas, nel 1982. Il seminario PAS e ACAL esaminerà i progressi avvenuti in questi 35 anni, e guarderà avanti verso uno sviluppo continuativo nel campo della biomedicina. La PAS, con la sua prospettiva universale, si auspica di dare un impulso a molti altri decenni di collaborazione nel campo della scienza latinoamericana. 

Pagine