A Brave New World, 1932 (trad. it. Il mondo nuovo e Ritorno al mondo nuovo, a cura di Lorenzo Gigli, che include un saggio del 1958), Arnoldo Mondadori, Milano 1991, pp. 340
Una distopia tecnologica e capitalista
“La versione di Huxley.”: potremmo intitolare così la presentazione di un caposaldo della letteratura fantascientifica del Novecento: "Il Mondo Nuovo", che periodicamente rifà la sua comparsa agli onori della lettura e dello studio da parte di scienziati, sociologi, filosofi della scienza, teologi, tecno-capitalisti e neo-umanisti. Sì, perché, ancora oggi, ad oltre 80 anni dalla sua prima edizione, l’opera di Aldous Leonard Huxley è quanto mai attuale, sebbene molto personale. È un viaggio, la sua lettura, e ben oltre quelle Porte della percezione (The Doors of Perception, 1954) che avrebbe varcato e delle quali avrebbe scritto sotto gli influssi più o meno effettivi di una assunzione controllata di allucinogeni.
Ma perché Il Mondo Nuovo, in originale A Brave New World (brave non nel senso di “coraggioso” ma, shakespearianamente e sarcasticamente, “eccellente”), lascia ancora oggi un segno profondo in chi vi si accosta anche per mera curiosità antropologica? Perché fin dal primo capitolo, quello di benvenuto all’incontro con una dimensione civilizzata tanto diversa dalla nostra, l'Autore ci offre la possibilità, sensazione che lui stesso prova nel momento di trasmettercela, di esperire un nuovo modo di stare al mondo quando tutto è crollato. Altamente discutibile fin dalle prime battute, quel Mondo, poiché la facoltà percettiva di cui la sua scrittura è mezzo è insieme ironica e tragica. È la percezione ipotizzata e neanche troppo lontana di un nuovo tipo di società: capitalistica, tecnologicamente avanzata, occidentalmente organizzata.
Scritto tra le due Grandi Guerre, nel 1932 (dieci anni dopo la Marcia su Roma di Mussolini e un anno prima che Hitler prendesse il potere in Germania, tanto per ricollegarsi ad eventi totalitaristi), Il Mondo Nuovo è un romanzo di fantascienza di genere detto distopico, ovvero l'esatto opposto di utopico. Se l'utopia considera in maniera idilliaca un tipo di società, in chiave ideale, cioè come la si vorrebbe in astratto, pur puntando a crearla davvero, per società distopica s'intende, al contrario, una società indesiderabile sotto ogni punto di vista. E capitolo dopo capitolo l'opera di Huxley, acuto e insieme visionario osservatore delle ipotesi futuribili di inizio XX secolo, procede a presentare esaltazioni ma, soprattutto, limiti, di tale società, in cui l'Uomo è inevitabilmente vittima di un Sistema di controllo totale, tecnocrate e repressivo o, quanto meno, oppressivo. Risulta illuminante già l'incipit del romanzo, con quella sorta di ideale “porta d'ingresso” che recita “Community, Identity, Stability”, ovvero il motto presente all'entrata del Central London Hatchery and Conditioning Centre (letteralmente: “Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale”), sede di un futuro possibile verso cui si incammina il lettore, incontrando poi i vari protagonisti, o meglio personaggi, perché ognuno è in qualche modo volutamente spersonalizzato, o meglio dotato di una pseudo doppia identità. Basti pensare al centro motore degli avvenimenti, quel John Il Selvaggio significativamente trasportato da una civiltà primitiva ad una cosiddetta moderna, che scopriremo poi essere figlio naturale di Linda Beta-Minus (una donna originaria dell'Inghilterra che si perde nella Riserva del New Mexico, è disprezzata sia dai selvaggi della Riserva sia presso il mondo civilizzato) e del Direttore del Centro, Thomas Tomakin, Alfa-Plus.
In questo Mondo Nuovo (da non confondere con il “Nuovo Mondo”, cioè gli Stati Uniti pre-colombiani cui allude sempre con sottile ma non troppo velata ironia Huxley) la società globale è divisa in nove macro-settori o Governatorati e si farà conoscenza con tale Mustapha Mond, Alfa-Plus, Governatore Mondiale per una allora (era il 1932) fantomatica Europa Occidentale. Ma chi sono gli esseri Alfa o Beta Plus e quelli Alfa o Beta Minus? Tale schematica, netta distinzione non è che la struttura stessa in cui l’Autore configura i rapporti gerarchici di questo nuovo tipo di universo-mondo, diverso da quello fino ad allora conosciuto perché diverse sono le competenze che vi devono portare i nuovi uomini e donne. Una società fondata su caste, dove il valore del prodotto-Uomo risiede esclusivamente nel saper fare. Così, abilità di tipo Alfa e Beta (maggiori o minori, plus o minus) sono mere categorie prassiche, del saper fare.
Le influenze sull'opera e i temi trattati
Le frequentazioni e gli stimoli di Huxley in quegli anni ci sono tutti, agglutinati in un’opera finlizzata a scardinare le certezze di una Scienza che cercava la Verità ma voleva anche prepotentemente affermarne il dominio assoluto sugli uomini. Ma la Scienza non è Dio. E qui dobbiamo necessariamente dirigerci alla vita dell'Autore, per potere afferrare l'essenza dei contenuti di quest’opera. Laureato in Lettere ed anche in Scienze Biologiche, Aldous Huxley rappresenta ancora oggi, mescolati insieme, l'umanista, il pacifista, ma anche il mistico, unitamente allo “scienziato” che si interroga sul senso della vita. In questo si conferma, a tanti anni dalla data della sua scomparsa (1964) un precursore del pensiero moderno; anticipatore di molta letteratura fantascientifica, profetica nel delineare gli aspetti disumanizzanti di certe derive aberranti del progresso. Senza trascurare, tra l’altro, una sicura influenza che, naturalmente a vario titolo, avranno giocato alcuni aspetti della parentela di Huxley: l’autore de Il Mondo Nuovo era infatti nipote di un noto zoologo materialista, Thomas Henry Huxley, nonché fratello sia di Julian Huxley, eminente biologo evoluzionista, presidente della British Eugenics Society, che di Andrew Huxley, premio Nobel per la medicina nel 1963. Ma tornando al suo romanzo, A Brave New World, le idee di Huxley trovarono ideale ed ininterrotto collegamento, come riporta Adriana Corrado in Da un'isola all'altra. Il pensiero utopico nella narrativa inglese da Thomas More ad Aldous Huxley (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1988), con il discorso che tenne nel 1961 alla California Medical School di San Francisco in merito ad un ordine sociale futuro dell’Umanità.
«In una delle prossime generazioni esisterà un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature»: così sottolineava, quasi parlando per bocca di uno dei protagonisti del suo romanzo, il dottor Tomakin, prefigurando una sorta di lager «indolore per intere società, in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici». Utopia e distopia si alternano, come si può notare, nell'inquieto Huxley, il quale ne Il Mondo Nuovo anticipa temi come lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione, l'eugenetica e il controllo della mente individuale e collettiva. Ma quale nuovo modello sociale emergerebbe da queste supposizioni? Siamo nell'anno di Ford 632, cioè, per l’Autore, nel 2540 d.C. C’è stata una guerra totale, definitiva, e il mondo è riunito in un unico Stato. La nuova società è basata sui principi della produzione in serie. A chi poteva ispirarsi, Huxley, se non a Henry Ford? Era lui il più grande imprenditore americano del periodo, padre dell’industria automobilistica e creatore del Modello T (lettera-simbolo nella quale molti videro una Croce privata della testa). Così il 1908, primo anno di produzione del Modello T, corrisponderebbe all’anno primo di una nuova era, di un Mondo assolutamente Nuovo. I giochi di parole e di concetto portate sulla pagina da Huxley con la stregonesca facilità di un illusionista arrivano perfino a raffrontare Ford con Freud, che proprio in quegli anni analizzava le pulsioni sessuali nel corso della storia dell'individuo, fin dalla nascita (attenzione a come sono trattati i bambini nel romanzo!). Nel nuovo universo la produzione in serie è trasferita anche alla riproduzione umana, di genere esclusivamente extrauterino. Gli embrioni generati nel Centro di incubazione e di condizionamento londinese vengono prodotti e sviluppati in apposite fabbriche secondo quote prestabilite e pianificate dai nove Governatori mondiali; per impedire nascite naturali, fuori controllo, sono usate specifiche pratiche contraccettive insegnate ai ragazzi a scuola; il cognome non indica più l'appartenenza a una famiglia ed ogni individuo può scegliere quello che preferisce. Più profetico e moderno di così… “Il Mondo Nuovo” di Aldous Huxley ha solo il limite di non aver tirato in ballo l’ingegneria genetica, ma solo perché è stato scritto una ventina d’anni prima che Watson e Crick scoprissero la struttura del DNA.
L'eredità di Huxley, tra critiche e influenza culturale
Nel tempo il romanzo subì pesanti critiche da parte di scrittori della levatura di Orwell (che con il suo romanzo 1984 avrebbe profetizzato un altro inquietante futuro), di Virginia Woolf e di Theodore Adorno, come riporta Krishan Kumar in Utopia e antiutopia. Wells, Huxley, Orwell (Longo Angelo, Ravenna 1995). Ma tanti trarranno ispirazione della vita e dall’opera di Huxley, tra i quali il poeta e cantante Jim Morrison, che diede alla sua rock band il nome The Doors proprio da “The Doors of Perception” o il cantautore Franco Battiato, che dedicò proprio ad Huxley il suo album d’esordio, dall’emblematico titolo Fetus. Nel caso specifico di The Brave New World, nel 1980 il regista Burt Brinckerhoff ne ha fatto un adattamento per la tv, andato poi in onda anche in Italia.
Ma aldilà delle note di cronaca, filosoficamente ispirato alle opere di William Blake o, drammaturgicamente, allo Shakespeare de La Tempesta, Huxley ci sorprende e ci fa pensare ancora, scettico, algido e concentrato sui comportamenti dei suoi simboli del Centro di Incubazione: come l'amministratore Henry Foster Alfa-Plus; Lenina Crowne Beta-Plus (sua partner, si innamorerà in seguito di John Il Selvaggio); Bernardo Marx, Alfa-Plus, psicologo ipnopedista; Fanny Crowne, Beta-Minus, addetta alla fecondazione degli embrioni ed amica di Lenina Crowne. Sinceramente divertente e punto fuori curva del romanzo è infine Helmholtz Watson, Alfa-Doppio-Plus, docente al Collegio di Ingegneria Emotiva (Reparto Scrittura!), amico intimo di Bernardo Marx e di John Il selvaggio.