Come io vedo il mondo

A. Einstein, Mein Weltbild, Querido Verlag, Amsterdam 1934.

trad. it. Remo Valori, Come io vedo il Mondo, Newton Compton Editori, Bologna 1993.


Breve biografia dell'autore

Albert Einstein nacque a Ulma (Wüttenberg) il 14 marzo 1879 da genitori ebrei non ortodossi. Fece i suoi primi studi a Monaco di Baviera ed ebbe la prima educazione matematica da uno zio ingegnere. Nel 1894, la sua famiglia lasciò la Germania e si trasferì in Italia. Il giovane Einstein peregrinò fino a Genova e da lì si trasferì in Svizzera dove, nonostante le difficoltà economiche, riuscì ad iscriversi alla scuola cantonale di Aarau dove conseguì il certificato di ammissione alla scuola politecnica di Zurigo. Ebbe tra i suoi maestri Hermann Minkowski. Nel 1910 conseguì la laurea e l’abilitazione all’insegnamento della matematica e della fisica. Nel 1911 ottenne la cittadinanza svizzera e lavorò come perito tecnico all’ufficio federale brevetti di Berna. Gli anni dal 1902 al 1909 furono tra i più intensi per la produzione scientifica. La scoperta dei fondamenti della teoria speciale della relatività gli valse nel 1912 la nomina a professore ordinario di matematiche superiori nel politecnico di Zurigo. Nel 1914 fu chiamato a dirigere il Kaiser-Weilhelm-Institut per la fisica.

Nel 1921 conseguì il premio Nobel “per i suoi contributi alla fisica teorica e in particolare per la scoperta dell’effetto fotoelettrico”, come recita la motivazione. Nel 1933 le persecuzioni politiche e razziali lo indussero a lasciare l’Europa. Emigrò negli Stati Uniti ed entrò a far parte dell’Institute for Advanced Studies di Princeton. Morì il 18 aprile 1955.

La grandezza di Einstein consiste nell'avere cambiato in maniera radicale le metodologie di interpretazione del mondo della fisica. Il suo contributo fu rilevante in campo scientifico ma la sua riflessione si estese anche all’ambito filosofico. La riflessione “non scientifica” accompagnò tutta la sua esistenza e mise in luce il suo spirito libero, la sua apertura verso il mondo e la sua costante ricerca del significato della realtà. Nel capitolo di apertura dell’opera Il mondo come io lo vedo leggiamo: «Ben singolare è la situazione di noialtri mortali. Ognuno di noi è su questa terra per una breve visita; egli non sa il perché, ma assai spesso crede di averlo capito. Non si riflette profondamente e ci si limita a considerare un aspetto della vita quotidiana; siamo qui per gli altri uomini: anzitutto per coloro dal cui sorriso e dal cui benessere dipende la nostra felicità, ma anche per quella moltitudine di sconosciuti alla cui sorte ci incatena un vincolo di simpatia» (p.17).

 

Contenuto dell'opera

Come io vedo il mondo costituisce una raccolta di lettere e articoli non scientifici, pubblicata in Germania nel 1934 col titolo Mein Weltbild  e subito tradotta in inglese.

Einstein, trasferitosi negli Stati Uniti d'America, permise all'amico “J. H.” di raccogliere in un libro alcuni suoi scritti relativi alla scienza, al giudaismo, alla politica e al pacifismo. Nell’opera non vi è riferimento ai luoghi in cui i brani erano stati originariamente pubblicati. Il curatore dell'edizione originale specificò che il libro non costituiva una raccolta completa degli articoli, degli interventi e delle dichiarazioni di Albert Einstein ma si trattava di una scelta fatta con uno scopo preciso: illustrare la “figura di un uomo”.

Alan Harris, in quello stesso anno, si occupò della traduzione della raccolta in lingua inglese, pubblicata poi con il titolo di The World as I See It. Nell'edizione in inglese l'ordine dei brani era differente ed erano presenti delle aggiunte rispetto all'edizione tedesca. Come io vedo il mondo, tradotto da Remo Valori, rappresenta la prima traduzione italiana parziale di The World as I See It. Nel 1953 venne pubblicata una nuova edizione di Mein Weltbild, a cura di Carl Seelig, rivista e molto ampliata, contenente anche alcuni scritti di divulgazione scientifica.

La selezione degli scritti contenuti nell’opera comprende: brevi memorie, conferenze e interviste, piccoli saggi. Di seguito si fa riferimento all’opera in edizione ridotta. L’edizione integrale dell’antologia raccoglie gli interventi dello scienziato su ulteriori temi fra i quali: l’asservimento del mondo scientifico tedesco ai dettami di Hitler, il femminismo, il sionismo e l’ebraismo.

Il volume oggetto di studio contiene i seguenti capitoli: 1. Società e personalità. 2. Religione e scienza. 3. La ricerca scientifica. 4. I quanti di Planck. 5. La questione del metodo. 6. Evoluzione della fisica: Kepler e Newton. 7. Evoluzione del concetto di realtà fisica. 8. Caratteri della teoria della relatività. 9. Cos’è la teoria della relatività? 10. Lo spazio, l’etere e il campo. 11. Origine della teoria della relatività generalizzata. 12. Testamento spirituale. Messaggio contro la guerra atomica.

I primi capitoli contengono le riflessioni dell’Autore su temi di fondo quali: il senso della vita, la religione, la società, la libertà personale. Da queste riflessioni emerge l’intensità con cui Einstein si interroga sulla ricerca di significato.
La seconda parte del volume contiene riflessioni sul metodo della scienza, sul valore di verità delle sue affermazioni e sulla posizione epistemologica dello scienziato che considera la teoria fisica come libera creazione dello spirito, ma il cui criterio veritativo sta sempre nella corrispondenza con la realtà. Gli ultimi capitoli contengono una sintesi dei principi essenziali della teoria della relatività. Il libro si chiude con il “testamento spirituale” di Einstein.

Dalla prosa dello scienziato emerge uno dei suoi tratti fondamentali: la grande semplicità e l’assenza di formalismi esteriori. Traspare inoltre la sua coscienza religiosa, qui intesa non come adesione ad una specifica confessione, ma come senso religioso e sguardo spirituale sulla natura. In particolare Einstein fu sempre colpito dalla meraviglia per l’immensità, l’unità e l’armonia del reale, nonché dalla bellezza dell’universo.

In conseguenza della sua notorietà e della sua prolifica prosa, il pensiero di Einstein su questioni di ordine non scientifico è stato spesso rilanciato sotto forma di aforismi, immagini, considerazioni sapienziali, anche se non di rado distorto, interpretato, manipolato. La raccolta Mein Weltbild ha dunque il merito di proporre i testi dell’autore, permettendone la lettura e restituendo un’immagine viva delle sue riflessioni filosofiche e del suo atteggiamento verso la vita.

 

La dimensione religiosa

«Qual è il senso della nostra esistenza, qual è il significato dell’esistenza di tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha dunque un senso porre questa domanda. Io vi rispondo: chiunque crede che la sua propria vita e quella dei suoi simili sia priva di significato è non soltanto infelice, ma appena capace di vivere» (p.21). Così scrive Einstein nella parte iniziale del capitolo “Scienza e Religione”.

Il riferimento alla dimensione religiosa dell’uomo è frequente nei testi e nelle riflessioni di Einstein. La natura sembra per lui mostrare le tracce di Dio, un riconoscimento che pare a tratti avere il sapore di una "teologia naturale". «Il sapiente è compenetrato dal senso della causalità per tutto ciò che avviene. […] La sua religiosità consiste nell’ammirazione estasiata delle leggi della natura; gli si rivela una mente così superiore che tutta l’intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri non è al cospetto di essa che un riflesso assolutamente nullo. Questo sentimento è il leit-motiv della vita e degli sforzi dello scienziato nella misura in cui può affrancarsi dalla tirannia dei suoi egoistici desideri» (pp. 22-23).

Einstein collega con frequenza la nozione di "ordine" alla nozione di Dio. Ciò riflette il fatto che, secondo lo scienziato, ogni ordine razionale punta al di là di se stesso, verso il fondamento ultimo dell'ordine medesimo. Si tratta anche, afferma Einstein, di una “credenza” alla base del lavoro dello scienziato, una sorte di “fede scientifica”, che non può essere provata in base ad altre giustificazioni più basilari, ma semplicemente riconosciuta e accettata.

Nell’opera Einstein fa riferimento ad una “religiosità cosmica” che non considera come antagonista della scienza, ma descrive invece come «l’impulso più potente e più nobile alla ricerca scientifica» (p. 27) e che egli contrappone ad una religiosità che chiama “antropomorfa” ed alla quale non si sente di aderire anche per motivi “psicologici”.

Va osservato che, nel corso del tempo, Einstein non fu sempre coerente nelle sue riflessioni di carattere filosofico e religioso. Ciò che appare chiaro, sia in questa che in altre opere, è che egli concepiva Dio come il fondamento ultimo di tutto l'ordine razionale, un fondamento che trascende ciò con cui lo scienziato ha a che fare quando studia le leggi naturali.

Einstein riteneva che la principale sorgente dell'attuale conflitto fra la sfera della religione e quella della fede giacesse nel "concetto di Dio personale", che ci farebbe pensare Dio in maniera antropomorfa, proiettando in lui le immagini e le nozioni psicologiche proprie della personalità umana. Ciò non significa che Einstein concepisse Dio in termini esclusivamente impersonali; piuttosto egli pensava Dio come una entità “sovrapersonale", di fronte alla quale provava sentimenti di meraviglia e stupore e che non era in grado di afferrare o esprimere.

Nel capitolo “La verità scientifica”, Einstein fa riferimento alla religiosità di Spinoza, un richiamo spesso citato da quasi tutti i commentatori del pensiero dello scienziato: «Questa convinzione legata al sentimento profondo della esistenza di una mente superiore che si manifesta nel mondo della esperienza, costituisce per me l’idea di Dio; in linguaggio corrente si può chiamarla “panteismo” (Spinoza)» (p. 32).

Nonostante questa affermazione, va detto che la religiosità “cosmica” di Einstein, come emerge chiaramente dalla cifra globale della sua opera e del suo vissuto, si discosterà da visioni puramente panteiste in quanto egli parlerà spesso di un Dio che si “rivela” nella natura e, dunque, non si identifica del tutto con essa. Come evidenziato da Thomas F. Torrance, Einstein non avrebbe mai sottoscritto un panteismo classico proprio a motivo della sua radice ebraica: «Egli ricorreva al modo giudeo-cristiano di parlare di Dio, secondo il quale Dio "rivelava" se stesso in una maniera ineffabile come quella verità che ha in sé la propria certezza» (Torrance, p. 1732).

 

Il concetto di realtà fisica e la teoria della relatività

Il libro comprende alcuni capitoli (La questione del metodo, Evoluzione della fisica: Kepler e Newton, Evoluzione del concetto di realtà fisica) nei quali lo scienziato descrive il mutamento avvenuto nel corso della storia in relazione a quelle che si ritenevano certezze sul reale fisico. Non si trova un’asserzione precisa su quale sia, secondo Einstein, il fondamento della realtà, tuttavia si evince in maniera chiara che lo scienziato fa riferimento ad una realtà esterna, la realtà fisica, oggetto di indagine della scienza. «La fede in un mondo esterno indipendente dall’individuo che lo esplora è alla base di ogni scienza della natura. Poiché tuttavia le percezioni dei sensi non danno che indizi indiretti su questo mondo esteriore, su questo “reale fisico”, quest’ultimo non può essere afferrato da noi che per via speculativa. Ne deriva che le nostre concezioni del reale fisico non possono mai essere definitive» (p. 64). Questa ed altre affermazioni analoghe, hanno contribuito a leggere in Einstein una rivalutazione del realismo conoscitivo, un atteggiamento che si evince anche dalla sua riluttanza ad accettare visioni idealiste della meccanica quantistica.

Negli ultimi capitoli del volume troviamo scritti e discorsi di Einstein destinati ad un pubblico di non specialisti, che espongono brevemente la genesi e il carattere delle sue teorie scientifiche sulla relatività. Einstein presenta sinteticamente i caratteri fondamentali e il significato della sua teoria. I capitoli hanno il merito di essere facilmente comprensibili. Contengono inoltre osservazioni interessanti sul percorso effettuato dallo scienziato e che lo portò alla formulazione delle note teorie (relatività ristretta e generale). In merito a ciò egli scrive: «Questa teoria non è di origine speculativa, ma […] la sua scoperta è dovuta completamente e unicamente al desiderio di adattare, quanto meglio è possibile, la teoria fisica ai fatti osservati. Non si tratta di un atto rivoluzionario, ma dell’evoluzione naturale di una linea seguita da secoli» (p. 70). Lo scienziato definisce la teoria come frutto dello sforzo di elaborare con precisione i rapporti tra i concetti generali e l’esperienza.

L'esperienza è, per Einstein, l'unico criterio per giustificare l’impiego di una costruzione matematica in fisica; ma è nella matematica che egli trova il principio veramente “creatore”. Nell’articolo “La questione del metodo”, lo scienziato si interroga circa il rapporto tra esperienza e astrazione, tra evidenza empirica e speculazione teorica, propendendo sempre per il realismo e l’accordo con l’esperienza. Egli così scrive: «Se è vero che il fondamento assiomatico della fisica teorica non discende dall’esperienza e deve al contrario essere creato liberamente, sussiste la speranza di trovare la strada giusta?» (p. 44).

 

Testamento spirituale. Messaggio contro la guerra atomica

Il libro si conclude con un capitolo nel quale si riporta un documento, anche noto come “Manifesto di Russell-Einstein”, reso noto da Bertrand Russell pochi mesi dopo la morte di Einstein nel 1955. Questo “Testamento spirituale” gli fu affidato dal grande scienziato negli ultimi suoi giorni di vita, e fu sottoscritto da altri sette studiosi di fama internazionale: Bridgeman (Stati Uniti), Nobel per la fisica e professore all'Università di Harvard; L. Infeld (Polonia), professore all'Università, autore con Einstein di Evoluzione della fisica; H. I. Muller, già titolare di cattedre a Mosca e in India e professore all'Università americana di Indiana, Nobel per la fisiologia e la medicina; C.S. Powell (Gran Bretagna), professore di fisica all'Università di Londra; lo stesso Bertrand Russell, Nobel per la letteratura; Hideki Kukawa (Giappone), professore all'Università di Tokio, «Premio Nobel» per la fisica. Tra i firmatari della solenne dichiarazione relativa alle armi nucleari si trova anche Frederic Joliot Curie, che aderiva tuttavia all’ammonimento con due riserve.

Il breve testo fu un pilastro per la nascita dei movimenti a favore della Pace mondiale e per il disarmo nucleare delle nazioni e contiene un severo ammonimento contro le armi nucleari e un appello ai governi mondiali perché cerchino strategie pacifiche di risoluzione dei conflitti. Einstein e Russell considerano un dovere degli scienziati quello di prendere posizione in tal senso. Si legge infatti: «Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo vi è aperta la via di un nuovo Paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale». (pp.109-110)

Il Manifesto Einstein-Russell, ebbe amplia adesione e risonanza mondiale. Sull’onda delle emozioni suscitate, due anni dopo si tenne, nel villaggio canadese di Pugwash, la prima delle Conferenza successivamente conosciute come Pugwash Conferences on Science and World Affairs.

In sintesi, afferma G. Tanzella-Nitti in una guida alla lettura dell’opera di Einstein, sulla figura del più grande scienziato del Novecento: «Una valutazione obiettiva della religiosità di Albert Einstein non è cosa immediata e richiede un attento esame dei testi. Classificare lo scienziato tedesco come panteista o come deista può risultare forse comodo al filosofo frettoloso, ma non darebbe ragione delle aspirazioni più profonde che lo animarono. E il teologo perderebbe una buona occasione per riflettere su quale immagine di Dio sia accessibile da un soggetto che si occupa di ricerca scientifica ma non possiede le risorse adeguate per porla in relazione con il vero contenuto della Rivelazione. […] Le lettere degli ultimi anni della sua vita tornano frequentemente sul tema di Dio, nominandolo come di passaggio e con tono quasi confidenziale — il grande vecchio, colui che conosce i segreti del mondo, ecc. Riteniamo lo facciano al di là del puro espediente retorico, probabilmente manifestando la nostalgia, ma anche la necessità, di riferirsi all'Assoluto come Qualcuno e non solo come razionalità impersonale».

Bibliografia:

A. Einstein, Opere scelte, a cura di Enrico Bellone, Bollati Boringhieri, Torino 1988.

M. Jammer, Einstein and Religion. Physics and Theology, Princeton University Press, Princeton (New Jersey) 1999.

P. A. Schilpp (ed.), Albert Einstein Philosopher-Scientist (Vol. VII in the Library of Living Philosophers), MJF Books, New York

G. Tanzella-Nitti, Einstein su scienza e religione: una guida alla lettura, 2005.

T. F. Torrance, Einstein Albert in Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede. Cultura scientifica, filosofia e teologia, a cura di G. Tanzella-Nitti e A. Strumia, Urbaniana University Press - Città Nuova Editrice, Roma 2002, vol. II, pp. 1728-1739.

 

Brani antologici proposti:

Religione e Scienza

Testamento spirituale. Messaggio contro la bomba atomica

Elena Pautasso
Laurea magistrale in Filosofia Teoretica, ricercatrice Centro DISF