Nel seguente passo tratto dal De Civitate Dei, Sant'Agostino accompagna il lettore a una riflessione sull'armonia visibile ma anche nascosta del corpo umano. Il vescovo di Ippona ringrazia il Creatore per aver pensato il corpo umano come uno strumento che risponde sia a criteri di utilità che a criteri di bellezza, in un accordo tra tutte le parti che risulta ritmico e attraente, come fosse uno strumento musicale pienamente "simmetrico". L'autore nel descrivere la differenza tra il corpo umano e il corpo degli animali fa notare come la forma del corpo dell'uomo si erga verso il cielo, come a voler sottolineare che solo l'uomo sia in grado di comprendere le cose dall'alto.
Museo nazionale romano, Palazzo Massimo.
24, 4. Quanta bontà di Dio e quanta provvidenza del grande Creatore si manifesta nel corpo stesso, sebbene esso per la soggezione al morire sia comune con le bestie e più debole nell'uomo che in molte di esse. Infatti in esso la posizione dei sensi e le altre membra non sono forse così disposte, l'aspetto, l'atteggiamento e la statura di tutto il corpo non sono forse così regolati che esso si rivela organizzato per il servizio dell'anima razionale? Notiamo appunto che l'uomo non è stato creato come gli animali privi di ragione e chini verso la terra, ma la forma del corpo, che si erge verso il cielo, fa pensare che egli capisca le cose dell'alto [cfr. Col 3,1]. La sorprendente facilità di movimento, che è stata assegnata alla lingua e alle mani, appropriata e congiunta al parlare e allo scrivere e a compiere le opere di molte tecniche e servizi, non dimostra forse chiaramente a quale anima, per esserle sottomesso, è stato unito un corpo simile? Però, a parte le inevitabili contingenze dell'agire, l'accordo di tutte le parti è così ritmico e attraente e si corrisponde con tale limpida simmetria che non sai se nel formarlo è stato osservato di più il criterio dell'utilità che della bellezza. Difatti possiamo notare che nulla è stato creato nel corpo per motivo di utilità che non abbia anche una nota di bellezza. Sarebbe per noi più evidente se conoscessimo i ritmi delle dimensioni per cui tutte le componenti sono tra di loro connesse e proporzionate.
L'umana ingegnosità potrebbe compiere un'indagine su tali ritmi con attenzione a quelli che si manifestano all'esterno, ma nessuno può reprimere quelli che sono nascosti e non accessibili alla nostra osservazione, come il grande groviglio di vene, nervi e viscere, nascondiglio di funzioni vitali. Infatti una spietata indagine dei medici, che chiamano anatomisti, ha lacerato i corpi dei morti o anche di coloro che morivano sotto le mani di chi li spaccava per osservare e ha frugato molto disumanamente nelle carni umane le funzioni nascoste per imparare che cosa, con quali mezzi e in quali parti si deve curare. Ma che dovrei dire? Nessuno è riuscito a trovare, poiché nessuno ha osato ricercare i ritmi, di cui sto parlando e da cui si compone, dentro e fuori, l'accordo, che in greco, come se fosse uno strumento musicale, si dice armonia, di tutto il corpo. Se potessero essere noti anche negli intestini, che non presentano alcuna attrattiva, darebbe tanto diletto la bellezza della proporzione la quale, su giudizio dell'intelligenza che impegna la vista, prevarrebbe su ogni formosità apparente che piace alla vista.
Vi sono alcune parti così disposte nel corpo che hanno soltanto attrattiva, non utilità, come il petto virile che ha le mammelle, il viso la barba, la quale non è di difesa ma di prestigio, come indicano le facce glabre delle donne che, essendo più deboli, conveniva proteggere con un più sicuro riparo. Dunque fra le membra ragguardevoli, delle quali nessuno dubita, non ve n'è alcuna che non sia proporzionata a una determinata funzione e al tempo stesso anche formosa; ve ne sono alcune invece che hanno soltanto attrattiva e non utilità. Penso quindi che si debba capire che nella formazione del corpo ha prevalso la prestanza sulla funzione. Passerà dunque la soggezione alla contingenza e verrà il tempo in cui godremo senza passione della bellezza altrui scambievolmente. E dobbiamo volgere il fatto in ringraziamento al Creatore, al quale si dice in un Salmo: Sei rivestito di gloria e di attrattiva [Sal 103,1].
La città di Dio, XXII, 24, tr. it. di D. Gentili, testo dell’Opera Omnia, edizione minima, Città Nuova, Roma 2000, pp. 1291-1293.