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La struttura del corpo umano è immagine del mondo

Ambrogio di Milano
387

Esamerone, IX, 9-10

I seguenti passi rappresentano una descrizione acuta e molto dettagliata che Ambrogio scrive non soltanto sulla bellezza e sulle funzioni dei cinque sensi ma su ogni particolare del corpo umano. Ne sottolinea la bellezza e l'eleganza evidenziando tutte quelle caratteristiche proprie dell'uomo e di nessun altro essere vivente sulla terra. Un esempio lo si ha quando descrive la funzione dell'occhio, il vedere che come dice il nostro autore ha una funzione unica, in quanto "nell'uomo è insita la capacità di interpretare ciò che vede". Ogni funzione del corpo umano porta sempre alla scoperta di qualcosa che va oltre le esigenze basilari degli esseri viventi: l'uomo è stato quindi creato con un'attenzione e una cura del tutto uniche e non c'è parte, seppur minuscola, che sia stata creata che non abbia un valore immenso e una funzione specifica.

Capitolo 9

54. Ma ormai bisogna dire qualcosa anche sul corpo umano, di cui nessuno potrebbe negare. La superiorità su tutti gli altri per bellezza ed eleganza. Pur essendo chiaro che la sostanza di tutti i corpi terrestri è assolutamente identica e la robustezza e la statura sono maggiori in talune bestie, tuttavia la conformazione del corpo umano è più leggiadra, la posizione eretta ed elevata, in modo che la sua altezza non appaia eccessiva né la sua piccolezza meschina e spregevole. Inoltre la stessa complessione fisica è attraente e gradevole, così che non desta orrore come l'enorme mole di una belva né appare priva d'energia per una esagerata gracilità.

55. E prima di tutto rendiamoci conto che la costituzione del corpo umano è simile a quella del mondo, poiché, come il cielo sovrasta l'aria, la terra e il mare, che sono, per cosi dire, le membra dell'universo, così vediamo che anche il capo sovrasta le altre membra del nostro corpo e le domina tutte come il cielo gli elementi, a guisa di rocca rispetto alla cinta murata della città. In questa rocca ha sede una sapienza regale secondo ciò che dice l'autore ispirato: Gli occhi del sapiente stanno sul suo capo [Qo 2, 14]; questa è più sicura di tutte le altre parti e di lì si trasmettono a tutte le membra vigore e prudenza. A che servirebbero la robustezza e la resistenza dei muscoli, a che la velocità dei piedi, se non li sostenesse, in un certo senso, la sovrana autorità del capo quale loro signore? Da questo infatti tutte le altre membra vengono abbandonate a se stesse o vengono sostenute. Che farebbe il coraggio, se non avesse gli occhi quale guida per il combattimento, o a che servirebbe fuggire, se mancasse la vista? Tutto il corpo sarebbe un carcere, squallido di un tenebroso sudiciume, se non fosse illuminato dallo sguardo degli occhi. Quello che sole e luna sono in cielo, negli uomini sono gli occhi. Il sole e la luna sono i due lumi del mondo, gli occhi, dal canto loro, brillano come due stelle in alto nel capo e illuminano di chiara luce ciò che sta più in basso e non permettono che noi siamo avvolti da alcuna tenebra notturna. Come nostre sentinelle, vegliano giorno e notte. Infatti prima di tutte le altre membra si destano dal sonno e, ben aperti, guardano tutto ciò che sta loro attorno; sono infatti assai vicini al cervello donde ha origine la capacità visiva. Ma nessuno creda che io abbia avuto troppa fretta di trattare quest'argomento perché, trascurando il capo, faccio l'elogio degli occhi, dal momento che non è fuor di luogo lodare il complesso in una sua parte; ed è indubbio che gli occhi sono una parte della testa. Il capo perciò per mezzo degli occhi scruta ogni cosa, con gli orecchi percepisce i segreti, conosce ciò ch'è nascosto, sente ciò che avviene in altri paesi.

56. E la stessa sommità del capo quant'è leggiadra e gradevole, quant'è bella la capigliatura, quant'è veneranda nei vecchi, degna di rispetto nei sacerdoti, minacciosa nei combattenti, leggiadra nei giovani, elegante nelle donne, morbida nei fanciulli! All'un sesso sta male troppo folta, all'altro sta male tagliata [1Cor 11, 14-15]. Dagli alberi si può comprendere quanto sia la bellezza della testa dell'uomo. Sulla sommità dell'albero stanno tutti i suoi frutti, lì sta tutta la sua bellezza, la sua chioma ci protegge dalla pioggia o ci difende dal sole. Taglia il fogliame di un albero: tutto l'albero ha un aspetto sgradevole. Quant'è dunque l'ornamento della testa dell'uomo, che con i capelli protegge e riveste il nostro cervello, cioè la sede e l'origine delle nostre sensazioni, perché non soffra per il freddo o per il calore! Lì infatti sta la sorgente di tutto, e per questo, dove l'offesa è più sentita, maggiore è il pregio.

57. Che cos'è l'uomo senza la testa, dal momento ch'egli sta tutto nel capo? Quando vedi la testa, riconosci l'uomo; se essa manca, non può avvenire nessun riconoscimento: il tronco giace ignoto senza onore, senza nome. Solo le teste dei sovrani sono fuse nel bronzo e i loro volti, riprodotti nel bronzo o nel marmo, sono oggetto di venerazione da parte degli uomini. Non a torto, dunque, tutte le altre membra sono al servizio del capo che considerano il loro consigliere, e come schiavi lo portano in giro quale una divinità sulla portantina e lo fanno procedere come collocato sull'alto d'un trono. Perciò, con l'autorità di un censore, dirige dove vuole l'ossequio di questi che possiamo chiamare suoi umili schiavi e decide gli ordini che ciascuno deve eseguire. Potresti vedere le singole membra prestare gratuitamente il servizio militare al proprio imperatore. Alcune portano pesi, altre forniscono il cibo, altre provvedono alla difesa od offrono i loro servigi, obbediscono come ad un sovrano, si comportano come schiavi con un padrone. Perciò accade come se un ordine scritto stabilisse dove debbano andare i piedi, quali compiti militari le mani debbano eseguire per portare a termine i lavori di fortificazione, quale regola, secondo una dieta imposta, debba osservare il ventre nel digiunare o nel mangiare.

58. Il capo ha la fronte libera, scoperta sulle nude tempie, tale da rivelare con il suo aspetto l'atteggiamento dell'animo: ora lieta, ora rannuvolata, ora eretta a indicare severità, ora distesa a mostrare benevolenza, in modo da esprimere con questi segni esteriori la volontà interiore. In un certo senso parla nel volto l'immagine dell'animo, il fondamento della lealtà. In tale immagine ogni giorno si scrive e vi rimane il nome del Signore [Ap 22, 4]. Sotto di essa stanno le due siepi dei sopraccigli che sporgono quale difesa degli occhi e ne incorniciano la leggiadria, sicché mentre sorride l'attrattiva della bellezza, si ha l'aiuto d'una efficace difesa. Se infatti dalla testa cadesse qualche po' di sporcizia o un granello di sabbia o una goccia d'umidità o il sudore del capo grondante, verrebbero trattenuti dal sopracciglio perché non irritino la vista delicata delle sensibili pupille, danneggiandone l'acutezza.

59. Gli occhi sono collocati accanto come a ciglioni di montagne, affinché siano più sicuri al riparo della cima del monte e, posti in un punto elevato, vedano tutto come dall'alto di un palcoscenico. Non era opportuno che essi stessero in basso senza risalto, come gli orecchi o la bocca o le stesse cavità interne delle narici. Un osservatorio domina sempre dall'alto, cosi da spiare l’arrivo delle schiere nemiche avanzanti, affinché non sorprendano impreparato il popolo della città o l'esercito dell’imperatore. Nello stesso modo ci si guarda anche dalle scorrerie dei briganti, se sono stati collocati degli osservatori sulle mura, sulle torri o sul costone di un monte elevato per controllare dall'alto le zone pianeggianti, sicché in esse non possano rimanere nascosti gli agguati briganteschi. Anche quando uno si trova in mare, se suppone di avvicinarsi alla terra, sale fin sulla cima dell'albero maestro e all'estremità delle antenne più elevate per scrutare la meta e di lontano salutare la terra ancora invisibile agli altri naviganti.

60. Ma tu potresti dire: «Se era necessario un osservatorio veramente elevato, perché gli occhi non sono stati collocati sopra la cima del capo, come ai granchi e agli scarabei, nei quali, pur non apparendo affatto una testa, il collo e il dorso tuttavia sono più alti del resto del corpo?». Ma essi hanno un involucro robusto e non, come noi, una membrana così sottile che può essere facilmente offesa e lacerata dai rovi e da qualsiasi altra pianta spinosa. Anche altri animali hanno una costituzione di tal fatta da poter girare gli occhi verso la nuca, come i cavalli o i buoi o quasi tutte le fiere, o verso le loro ali, come gli uccelli, per godere d'un tranquillo riposo. Per noi invece era opportuno che gli occhi fossero collocati nella parte più alta del corpo come in una rocca e che fossero protetti da qualsiasi anche minima offesa, esigenze queste due che sembravano fare a pugni tra loro. Infatti se fossero collocati in basso per la loro sicurezza, ne sarebbe immediata la fusione; se nel punto più alto, sarebbero esposti all’offesa. Perché, affinché nulla venisse tolto alla loro funzione e d'altra parte, si prendesse ogni precauzione per scongiurare il danno, Iddio ha collocato gli occhi in una posizione dove i sopraccigli superiormente garantiscano una protezione tutt'altro che trascurabile, al di sotto le guance alquanto sporgenti aggiungano una non piccola difesa, le narici ne proteggano a guisa di siepe la parte interna, mentre le prominenze rigonfie della fronte e delle guance e la linea di demarcazione delle ossa, che pur formano una compagine, strettamente connessa e spianata, sembrino circondarne come d’un bastione la parte esterna. In mezzo a tutto questo si trovano i globi oculari, protetti dai pericoli, liberi nel guardare, splendidi nella loro bellezza perché risplendenti a guisa di cristallo. Al loro centro si trovano le pupille che esercitano la funzione visiva. Queste, per non essere offese da qualche lesione provocata da un corpo estraneo, sono protette tutt'intorno, da una parte e dall’altra, da peli che s’intrecciano strettamente fra loro come una palizzata. Perciò il Profeta, chiedendo per sé un sicuro aiuto, dice: Custodiscimi, Signore come la pupilla dell'occhio [Sal 16, 8], affinché la custodia della protezione divina fosse per lui così premurosa e sicura come Dio si era degnato di difendere le pupille dell'occhio con una palizzata naturale assolutamente valida e nello stesso tempo, perché l'innocenza e l'integrità, contaminate se raggiunte da una lieve impurità, perdono il privilegio, della bellezza, e quindi bisogna stare attenti che nessun pulviscolo d'errore le insudici, giacché sta scritto: Togli prima la trave dal tuo occhio e allora vedrai di togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello [Mt 7, 5].

61. Gli esperti di medicina dicono che il cervello dell'uomo sia stato collocato nella testa per la presenza degli occhi e che invece gli altri sensi del nostro corpo siano stati fissati in una zona confinante per la presenza del cervello. Infatti il cervello è il punto di partenza dei nervi e di ogni sensazione provocata dalla volontà e di qui deriva ogni causa dei fenomeni sopra esposti. Invece il punto di partenza delle arterie e del calore innato, che anima e riscalda gli organi vitali, i più ritengono che sia il cuore. Dei singoli sensi sono poi organo i nervi che, come le corde di una lira, hanno origine dal cervello e si diramano attraverso le parti del corpo, per esercitarvi ciascuno la propria funzione. E il cervello è più, molle degli altri organi, perché riceve tutte le sensazioni. Perciò tali sono anche i nervi che trasmettono tutto ciò che o l'occhio vede o l'orecchio ascolta o l'odorato annusa o la lingua fa risonare o il gusto percepisce. Infatti ciò che è molle è più adatto a subire le impressioni, mentre ciò che è resistente è più efficace nell'agire per una certa rigidezza dei nervi.

62. Importantissima è anche la funzione dell'udito e quasi uguale in pregio a quella della vista. Gli orecchi sono alquanto sporgenti sia per conferire un decoroso ornamento sia per raccogliere ogni sudiciume o umore che scenda dalla sommità del capo e, nello stesso tempo, perché la voce, echeggiando nelle loro pieghe, vi penetri senza danno del condotto più interno. Se non fosse così, chi non rimarrebbe stordito ad ogni suono di voce un poco più forte, dal momento che, nonostante questi accorgimenti, spesso ci sentiamo assordati quando ci colpisce un improvviso clamore? Inoltre vedresti che costituiscono una difesa, come dei baluardi, contro il rigore del freddo e l'ardore del caldo, di modo che né il freddo penetri nei condotti spalancati né li riscaldi l'eccessivo calore. La sinuosità dell'orecchio interno consente poi un certo ritmo regolare nella modulazione del suono, giacché, formandosi una specie di cadenza; attraverso i condotti auricolari il suono della voce che penetra assume una particolare scansione. Inoltre anche la nostra esperienza ci insegna che le stesse cavità auricolari conservano a lungo il suono delle parole udite, se è vero che sia nelle cavità montane sia nelle rupi solitarie sia nelle anse dei fiumi la voce si sente più dolce e l'eco rimbalza rinviando gradevoli suoni. Lo stesso cerume degli orecchi non è inutile, perché conserva la voce in modo che più a lungo ne rimanga in noi il ricordo ed il piacere.

63. Che dire poi delle narici? Mediante una duplice e profonda apertura formano una specie di cavità per la percezione degli odori, in modo che lo stesso odore non passi superficialmente, vi rimanga a lungo impresso e attraverso il loro condotto provochi nel cervello una sensazione piacevole. Per questo l'odore percepito conserva la fragranza più a lungo di quanto non risuoni la voce o si mostri l'immagine. Spesso per tutto il giorno ti rimane nelle narici un profumo annusato per un breve istante. Attraverso le narici defluiscono anche gli spurghi del capo e si disperdono senza danno o disgusto del corpo.

64. Anche nel tatto esiste una sensibilità non trascurabile, perché consente sensazioni gradevolissime e valutazioni del tutto aderenti alla verità; molte volte infatti con il tatto constatiamo ciò che non possiamo constatare con gli occhi.

65. L'ultima funzione è quella della bocca o della lingua, la quale tuttavia conferisce forza a tutti gli altri organi. Infatti né gli occhi avrebbero la capacità di vedere, se non ricevessero l'energia della sostanza corporea che viene fornita dal cibo e dalla bevanda, né gli orecchi avrebbero quella di ascoltare o le narici quella di odorare o le mani quella di toccare, se tutto il corpo non venisse sostentato dal nutrimento. Le nostre forze vengono meno, se non le ricostituiamo continuamente con il cibo appropriato. Pertanto, coloro che sono sfiniti per l'inedia non ricavano alcuna soddisfazione dai piaceri dei sensi, ma, come se ne fossero privi, non ne sentono le attrattive.

66. Perché dovrei descrivere la chiostra dei denti che serve a masticare il cibo e ad articolare esattamente le parole? Senza i denti quale vivanda sarebbe gradita? Di conseguenza spesso vediamo invecchiare rapidamente le persone mature proprio perché, avendo perduto i denti, non possono putrirsi con cibi più sostanziosi. E l'infanzia non sa parlare, perché non ha ancora quest'organo della voce.

67. È utilissima la funzione della lingua non solo nel parlare, ma anche nel mangiare. Essa infatti è come un plettro per chi parla e una mano per chi mangia, che porta sotto i denti e distribuisce il cibo che tende a scendere verso lo stomaco. Anche la voce è trasportata, in un certo senso, dalle ali del vento e si diffonde nel vuoto e inoltre con la sua intensità sonora sferza l'aria: ora commuove, ora rasserena l'animo di chi ascolta, placa chi è adirato, incoraggia chi è abbattuto, conforta chi è addolorato. Anche se abbiamo in comune con gli uccelli la capacità di emettere suoni armoniosi, tuttavia non può essere evidentemente comune con tutti gli animali irragionevoli l'elemento razionale esistente nell'uomo quando emette tale suono ton la sua voce. Con gli altri animali abbiamo in comune persino i sensi; tuttavia le altre creature viventi non li usano con la medesima nostra ingegnosità. Anche la giovenca alza gli occhi al cielo, ma non sa che cosa vede; li alzano le fiere, li alzano gli uccelli, tutti sono liberi di vedere, ma solo nell'uomo è insita la disposizione atta ad interpretare ciò che vede. Contempla con gli occhi il sorgere e il tramontare delle costellazioni, vede l'ornamento del cielo, ammira i globi delle stelle, riconosce la differente luminosità di ciascuno di essi, sa quando sorga Vespero, quando Lucifero, perché quello brilli alla sera, questo al mattino, quali movimenti abbia Orione, quali fasi la luna, come il sole conosca il suo tramonto e come mantenga immutabilmente il percorso della sua orbita. Anche le altre creature viventi odono; ma chi all'infuori dell'uomo conosce per mezzo dell'udito? Solo l'uomo, fra tutte le specie esistenti sulla terra, con l'udito, la riflessione, il discernimento conquista i segreti della sapienza, lui che può dire: Ascolterò che cosa mi dirà il Signore Iddio [Sal 84, 9]. Ed è un dono preziosissimo che l'uomo diventi strumento della voce divina e con le labbra del corpo pronunci parole ispirate come questa: «Grida». «Che cosa griderò?». «Ogni carne è erba» [Is 40, 6]. Ascoltò ciò che doveva dire e levò la sua voce. Si tengano il loro senno coloro che con un bastoncello disegnano gli spazi del cielo e della terra, si tengano la loro intelligenza di cui il Signore dice: Riproverò l'intelligenza dei sapienti [Is 29, 14; 1Cor 1, 19]. E qui non considererò sapienza le clausole oratorie e i ritmi o le melodie musicali, ma intendo quella sapienza di cui dice il profeta: Tu mi hai rivelato le verità oscure e segrete della tua sapienza [Sal 50, 8].

68. Che dire poi del bacio, segno d'affetto e d'amore? Si baciano anche le colombe; ma che rapporto può esserci con la gentilezza del bacio umano in cui risplende l'insegna dell'amicizia e dell'amabilità, in cui si esprime il sentimento sincero dell'autentico amore? Perciò il Signore, condannando nel traditore come un atto mostruoso, dice: Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo? [Lc 22, 48], cioè, mutando il segno dell'amore in segno dì tradimento e in prova d'infedeltà, ti servi di questo pegno di pace per una macchinazione di crudeltà? Con la sentenza della sua voce divina smaschera colui che, col ripugnante omaggio della sua bocca, gli recava la morte invece di dimostrargli la fedeltà nell'amore. È importante anche il fatto che solamente noi uomini esprimiamo con la bocca i sentimenti del nostro cuore e cosi suggelliamo con le parole che ci escono dalle labbra i pensieri della mente che non parla. Che è dunque la bocca dell'uomo se non l'intima sede dei discorsi, la fonte delle discussioni, la reggia delle parole, il magazzino della volontà? Abbiamo finito di trattare del capo che è come il palazzo imperiale del corpo umano, nel quale, sebbene sia quantitativamente soltanto una parte, ha sede ciò che regola il tutto.

69. Subito dopo viene la gola, attraverso la quale penetra nell'intero corpo lo scambio vitale ed entra quest'aria che respiriamo. Seguono le braccia e i vigorosi rilievi dei muscoli, le mani robuste nell'operare e adatte ad afferrare con la punta delle dita. Di qui la particolare attitudine al lavoro, di qui l'eleganza nello scrivere e la famosa penna dello scriba che scrive velocemente [Sal 44, 2], mediante la quale si esprimono gli oracoli della voce divina. È la mano che porta il cibo alla bocca, è la mano che si distingue per illustri imprese, che per conciliarsi la protezione divina si posa sui sacri altari, quella per mezzo della quale offriamo e riceviamo i sacramenti celesti; è la mano che compie e distribuisce ugualmente i divini misteri, quella con il cui nome il Figlio di Dio non ha sdegnato d'indicarsi quando Davide dice: La destra del Signore ha compiuto atti di valore, la destra del Signore mi ha esaltato [Sal 117, 16]. È la mano che ha fatto ogni cosa, come ha detto Dio onnipotente: Non è la mia mano che ha fatto tutto questo? [Is 66, 2]. La mano è un baluardo per l'intero corpo, una difesa per il capo: pur essendo collocata più in basso, ne acconcia la parte superiore e lo abbellisce con un decoroso ornamento.

70. Chi potrebbe spiegare adeguatamente la gabbia toracica e la morbidezza del ventre? In caso contrario, non potrebbero essere protetti i visceri più delicati, mentre le anse intestinali sarebbero indubbiamente lese dalla durezza delle ossa. Che cosa contribuisce tanto alla salute quanto il fatto che i polmoni siano congiunti al cuore e ne siano confinanti, sicché, quando il cuore si infiamma d'ira e di sdegno, viene raffreddato prontamente dal sangue e dall'umidità del polmone? Per questo motivo il polmone è anche spugnoso, perché è costantemente imbevuto d'umidità per allentare la tensione provocata dallo sdegno. Trattiamo brevemente di questi argomenti perché sia chiaro che riassumiamo da incompetenti nozioni elementari e non già da medici li approfondiamo, indagando ciò che la natura ha nascosto nel nostro corpo .

71. Anche la milza si trova vantaggiosamente vicina al fegato, essa che, mentre ne ricava il proprio nutrimento, filtra tutte le impurità che vi trova, sicché attraverso le piccolissime fibre del fegato possono passare tutti i minuti e sottili resti dei cibi che si trasformano in sangue e accrescono le forze, senza essere eliminati tra i rifiuti delle feci. E le anse intestinali, strettamente intrecciate fra loro pur senza presentare nodi, che altro rivelano se non la divina previdenza del Creatore, affinché il cibo non passi troppo in fretta, uscendo subito fuori dallo stomaco? Se accadesse questo, si provocherebbe negli uomini una fame perenne e una continua, irresistibile voglia di mangiare. Infatti, nei visceri completamente svuotati per il loro scaricarsi istantaneo, si produrrebbe necessariamente una bramosia di cibo e di bevanda inestinguibile ed insaziabile che senza dubbio sarebbe seguita da una rapida morte. Perciò, prima il cibo viene elaborato provvidamente nello stomaco, poi viene dissolto nel fegato e, digerito mediante il calore di questo, il suo succo passa nelle altre parti del corpo; le membra dell'uomo traggono alimento da tale sostanza, che i giovani ricevono per crescere, i vecchi per sopravvivere, mentre il resto, come superfluo, si inoltra attraverso l'intestino e si scarica per la nota apertura posteriore.

72. Appunto ad imitazione del corpo umano anche nella Genesi viene costruita l'arca di Noè, della quale Iddio disse: Fabbricati un'arca di legni squadrati. E in essa ricaverai delle celle e la spalmerai di bitume dentro e fuori. E cosi farai l'arca [Gn 6, 14]; e ancora: Farai però la porta posteriormente, mentre dividerai lo spazio inferiore in due e tre piani [Gn 6, 16]. Il Signore dunque vuoi dire che deve essere dalla parte posteriore la porta attraverso la quale scaricare il superfluo dei cibi. Opportunamente, infatti, il nostro Creatore tenne lontano dal volto dell'uomo gli scarichi degli escrementi per non contaminare la nostra vista nell'atto in cui ci curviamo. E nello stesso tempo rifletti che le parti che sono oggetto di maggior pudore sono state collocate là dove, coperte dalle vesti, non possono essere causa di disagio.

73. II battito delle vene è messaggero o della malattia o della buona salute. Esse tuttavia, siccome si diramano per tutto il corpo, non sono né scoperte né prive di protezione, ma sono coperte da tessuti cosi leggeri da offrire la possibilità di seguirne il percorso e la facilità di percepirne il battito, quando lo spessore della carne non è tale da occultarlo. Anche tutte le ossa sono coperte da un sottile strato di carne e congiunte insieme dai nervi; soprattutto quelle del cranio sono protette da una leggera pelle e sono rivestite da una fitta capigliatura per poter avere una difesa contro la pioggia e il freddo. Che dire delle parti genitali che, mediante le vene che scendono dalla nuca, attraverso le reni e i lombi ricevono il seme prolifico per la funzione e il dono della procreazione?

74. Che dire della funzione dei piedi che sostengono tutto il corpo senza avvertire la fatica del suo pesò? Il ginocchio è flessibile: piegandolo, più che con qualsiasi altro atto si placa l'offesa recata al Signore, se ne mitiga l'ira, se ne ottiene la grazia. Questo è infatti il dono del sommo Padre al Figlio: Perché nel nome del Signore tutti, quanti sono in cielo, in terra e sotto terra, pieghino il ginocchio e ogni lingua proclami che il Signore Gesù è nella gloria di Dio Padre [Fil 2, 10-11]. Due sono le virtù che più delle altre placano Dio: l'umiltà e la fede. Il piede perciò esprime il sentimento di umiltà e l'ossequio d'una premurosa servitù, la fede pone il Figlio alla stessa altezza del Padre e riconosce ad entrambi la medesima gloria. Giustamente poi i piedi dell'uomo sono due e non di più; infatti le fiere e le bestie ne hanno quattro ciascuna, due gli uccelli, e perciò l'uomo appartiene, per cosi dire, agli alati, perché con la sua vista mira a ciò che sta in alto e con l'acutezza dei suoi sentimenti più nobili si libra come su ali. E perciò di lui è stato detto: Si rinnoverà come aquila la tua giovinezza [Sal 102, 5], perché è più vicino alle cose celesti e s'innalza più delle aquile, lui che può dire: La nostra vita invece è nei cieli [Fil 3, 20].

 

Capitolo 10

75. Ma ormai è tempo di porre fine al nostro discorso, perché è finito il sesto giorno e si è conclusa la creazione del mondo con la formazione di quel capolavoro ch'è l'uomo, il quale esercita il dominio su tutti gli esseri viventi ed è come il culmine dell'universo e la suprema bellezza d'ogni essere creato. Veramente riposò da ogni opera del mondo [Gn 2, 2]. Si riposò poi nell'intimo dell'uomo, si riposò nella sua mente e nel suo pensiero; infatti aveva creato l'uomo dotato di ragione, capace d'imitarlo, emulo delle sue virtù, bramoso delle grazie celesti. In queste sue doti riposa Iddio che ha detto: O su chi riposerò, se non su chi è umile, tranquillo e teme le mie parole? [Is 66, 1-2].

76. Ringrazio il Signore Dio nostro che ha creato un'opera cosi meravigliosa nella quale trovare il suo riposo. Creò il cielo, e non leggo che si sia riposato; creò la terra, e non leggo che si sia riposato; creò il sole, la luna, le stelle, e non leggo che nemmeno allora si sia riposato; ma leggo che ha creato l'uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere cui rimettere i peccati. O forse già allora si preannunciò il mistero della futura passione del Signore, col quale si rivelò che Cristo avrebbe riposato nell'uomo, egli che predestinava a se stesso il riposo in un corpo umano per la redenzione dell'uomo, secondo quanto egli stesso affermò: Io dormii e riposai e mi levai, perché il Signore mi ha accolto [Sal 3, 6]. Infatti lo stesso Creatore si riposò.

     

da: Esamerone, IX, cc. 9-10, 54-75, tr. it. a cura di Gabriele Banterle, Città Nuova, Roma 2002, pp. 288-303.