George Boole è stato un matematico, filosofo e logico inglese il cui lavoro ha toccato i campi delle equazioni differenziali, della probabilità e della logica algebrica. Considerato il fondatore della logica matematica e definito da Bertrand Russell “il padre della matematica pura” Boole è stato anche l’inventore dell’algebra booleana, alla base dei moderni calcolatori. La sua opera più importante è: An investigation of the Laws of Thought, pubblicata nel 1854. Scienziato poliedrico, studente autodidatta, si interessò inoltre di filosofia, logica e, per diletto, di arte e letteratura; fu infatti anche autore di diverse poesie. Attento osservatore delle cose del mondo fu uno scienziato credente in grado di ritrovare nel mondo i segni della presenza del creatore. Di lui ci restano le sue pubblicazioni scientifiche, le poesie e diverse lettere raccolte nel fondo dello University College Cork, Ireland.
Nato il 2 novembre 1815 a Lincoln, fu primogenito di una famiglia modesta che spesso versò in difficoltà economiche. Sua madre lavorava come cameriera ed il padre, calzolaio, possedeva un negozio di scarpe. La passione per gli studi gli fu trasmessa proprio dal genitore che fu un appassionato di scienze e matematica, finalizzate alla produzione di strumenti scientifici ed ottici. Insieme costruirono caleidoscopi, microscopi, telescopi e meridiane. Fu anche il suo primo professore di matematica: John Boole tramandò al figlio la speciale passione per questa disciplina e le sue prime conoscenze. Incoraggiò sempre negli studi il figlio che si distinse, sin da bambino, per il suo talento. Frequentò le scuole commerciali, l’unico tipo di scuola che la sua famiglia potesse permettersi, e le materie che non venivano insegnate, come latino, greco, francese, italiano, tedesco e algebra, Boole le imparò per conto suo, da autodidatta. A quattordici anni traduceva già dal greco, dal latino e dal francese. Oltre alla passione per la conoscenza, Boole coltivò una decisa spiritualità, tanto da nutrire il desiderio di diventare pastore della Chiesa anglicana. Di lui si è detto che amava passeggiare in mezzo alla natura, in mezzo a questa scorge i segni del Creatore e “legge nel cielo stellato una luminosa manifestazione di ordine” [F. Agnoli, Il misticismo dei matematici, p. 70]; i suoi contemporanei raccontano che scriveva poesie religiose, prediligeva la Divina Commedia e frequentava varie cerimonie liturgiche, presso le diverse Chiese cristiane. I suoi genitori erano infatti osservanti della Law Church e trasmisero ai figli la fede e gli insegnamenti della chiesa. Le precarie condizioni economiche della famiglia e la perdita di lavoro del padre non gli permisero però di portare a termine il suo progetto e lo indussero ad accettare lavoro come insegnante, professione che porterà avanti con dedizione per tutta la sua vita. Insegnò a Doncaster, poi a Liverpool e nella Hall’s Academy, Waddington vicino Lincoln. Nonostante un lavoro stabile, i problemi economici continuavano a farsi sentire per cui decise di aprire una propria scuola a Lincoln, la Free School Lane. Dal 1831 Boole riprese a studiare, da autodidatta e in modo intensivo, la matematica, lesse in lingua originale il testo di Lacroix sul calcolo differenziale e si formò sulle opere di Lagrange e di Laplace. Studiò anche i Principia Mathematica di Newton. Approfondì lo studio della matematica perché convinto che fosse la strada giusta per comprendere meglio le leggi ed il linguaggio della scienza pratica, della meccanica, dell’ottica ma anche dell’astronomia, riconoscendo un aspetto creativo ed emozionante ai soggetti della matematica, materia di cui rimase sempre appassionato. Nel suo celebre Indagine sulle leggi del pensiero, Boole sostiene che «l’unica strada che ci porti all’esistenza d’una causa intelligente del mondo» è quella che passa per il «procedimento più sobrio dell’analogia e dell’induzione probabile» e «ci permette di inferire l’esistenza di una tale causa, e di un garante dell’ordine morale del mondo», dalle «moltissime prove» dell’esistenza di un disegno intelligente o da quelle tratte dalla «costituzione e dalle disposizioni morali della nostra stessa natura»: «soli mezzi di cui possa servirsi un intelletto limitato nelle sue possibilità conoscitive e dotato di un limitato materiale di conoscenza» [M. Trinchero, “Introduzione”, in G. Boole, Indagine sulle leggi del pensiero su cui sono fondate le teorie matematiche della logica e delle probabilità, Einaudi, Torino 1987, pp. CIV, CV].
Oltre alla passione per le scienze, coltivò anche quella per la poesia, leggendola e scrivendola. I temi scelti includevano la religione, i classici e l'amicizia. Le fonti dello University College Cork, Ireland ci dicono che le poesia più compiuta di George Boole sia stata ispirata dalle arti visive: dopo aver visto un dipinto ad una mostra di Royal Academy di Londra, fu profondamente commosso dalla rappresentazione di un martire che, prima di essere ucciso, riceveva i sacramenti alla presenza della moglie e dei suoi amici. Testimonianza di questa reazione è confessata in una lettera in versi ad un amico fraterno e conservata oggi nel fondo dello stesso University College Cork.
Nel 1938 scrisse il suo primo articolo, On Certain Theorems in the Calculus of Variations, ispirato dalla lettura della Mécanique Analytique di Lagrange, ma per la sua prima pubblicazione dovette attendere il 1941, quando il Cambridge Mathematical Journal pubblicherà due articoli: Calculus of Variations e On the Integration of Linear Differential Equations with Constant Coefficients. Mentre esaminava la teoria delle equazioni differenziali nel 1843, Boole inventò quello che chiamò “un metodo generale in analisi”, applicando metodi algebrici alla soluzione delle equazioni differenziali. Nel novembre 1844, per il suo libro On a General Method of Analysis, George Boole fu premiato con la Royal Medal for Mathematics assegnata dalla Royal Society. Il suo libro infatti fu giudicato il più significativo per la matematica tra quelli pervenuti alla Royal Society tra il giugno 1841 e il giugno 1844.
Oltre che per i suoi risultati in matematica, Boole è ricordato anche come “padre della logica matematica”: il suo interesse nel collegamento tra matematica e logica sorse in seguito ad una controversia pubblica tra il suo amico, il matematico Augustus de Morgan e il filosofo scozzese e logico Sir William Hamilton. I due uomini avevano teorie contrastanti circa i principi che governano il pensiero logico. Osservando la controversia a distanza, Boole si accorse che i due diversi approcci potevano essere formulati mediante classi di oggetti, rappresentate in simboli, e le relazioni tra le classi espresse da equazioni algebriche che legano i simboli. Questa intuizione fu alla base del libro The Mathematical Analysis of Logic, probabilmente la sua opera più importante. Questo lavoro ha il merito di aver ampliato l'orizzonte della matematica attraverso la logica simbolica. La matematica classica era incentrata sui concetti di forma e numero - quando i simboli venivano impiegati, erano normalmente interpretati in termini di numeri. Boole, invece introdusse l’interpretazione dei simboli come classi o collezioni di oggetti: lo studio di set di oggetti definiti poteva ora essere affrontato attraverso la matematica l’oggetto della quale era così notevolmente ampliato. Si aprirà così la strada a quella che sarebbe stata, di lì a non molto, la teoria degli insiemi di Georg Cantor.
Bibliografia:
F. AGNOLI, Il misticismo dei matematici, Cantagalli, Siena 2017.
M. TRINCHERO, Introduzione, in G. BOOLE, Indagine sulle leggi del pensiero su cui sono fondate le teorie matematiche della logica e delle probabilità, Einaudi, Torino 1987.
G. DRAGONI, S. BERGIA, G. GOTTARDI (a cura di), Dizionario biografico degli scienziati e dei tecnici, Zanichelli, Bologna 1999, p. 205.
http://georgeboole.com/
http://www.ucc.ie/en/