Robert A. Millikan

1868, Morrison
1953, Pasadena

 

Fisico statunitense e Premio Nobel per la Fisica nel 1923, Millikan ha rivestito un ruolo molto importante all’interno del progresso del sapere scientifico americano e mondiale. Nel 1917 viene nominato direttore scientifico del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Deve il Premio Nobel all’aver determinato la carica dell’elettrone e alla determinazione fotoelettrica della costante di Planck. La sua naturale propensione per le scienze, unita al suo background cristiano cattolico, lo portarono ad affermare nella sua Autobiography che non esiste alcun conflitto fra scienza e religione, ma entrambi gli ambiti del sapere devono, nella sua logica speculativa, concorrere al bene dell’umanità. Per lui Dio è l’Essere che manifesta la Sua intelligenza nella meravigliosa struttura dell’universo.

Allievo di A. Michelson, nel 1911 Millikan effettuò il famoso esperimento chiamato The oil drop experiment: immobilizzò delle minuscole goccioline di olio cariche in un condensatore ad aria, compensando con la forza elettrica quella gravitazionale e dimostrò che la carica elettrica è sempre un multiplo intero di una carica elementare di cui calcolò il valore. In seguito, nel 1916, studiò sperimentalmente l’andamento dell’energia massima degli elettroni emessi per effetto fotoelettrico in funzione della frequenza, verificando la correttezza della formula proposta da A. Einsten nel 1905 sulla base dell’ipotesi dei quanti di luce, fornendo così una nuova determinazione della costante di Planck. Millikan fu anche un pioniere della fisica dei raggi cosmici; nel 1922, durante un incontro della Società americana di Fisica, confermò in modo definitivo l’ipotesi di V.F. Hess sull’origine extraterrestre della radiazione cosmica. Nel 1924, in collaborazione con H.V. Neher e W.H. Pickering si impegnò nell’analisi dello spettro dei raggi cosmici primordiali tramite lo studio dell’effetto geomagnetico. Ne concluse che lo spettro di energia dei raggi cosmici dovesse avere una struttura a bande. Successive analisi dello spettro da lui condotte, nel 1928, lo convinsero della sostanziale correttezza della sua ipotesi: la radiazione cosmica era costituita da fotoni emessi in processi di nucleosintesi. Inquadrò, quindi, questa conclusione in una visione cosmologica che contemplava un ciclo perenne di nascita e morte degli elementi su larga scala. Questa teoria, poi smentita, diede origine ad un ampio ed affascinante dibattito negli anni ’30.

Nell’Aprile del 1916 la National Academy of Sciences invitò il National Research Council ad assistere il Governo nella immediata mobilitazione delle risorse scientifiche nazionali. Millikan era un membro del Comitato, insieme a Edwin G. Conklin, Simon Flexner, Arthur A. Noyes e George E. Hale; il suo obiettivo era quello di decentralizzare l’attività scientifica, per questo propose e lavorò affinchè molte università potessero avere dei propri centri di ricerca. Lui stesso diede vita, nel 1921, al California Institute of Technology, Caltech, uno degli istituti più prestigiosi ancora oggi in tutti gli Stati Uniti, che seguì fino al 1945, anno del suo pensionamento. Convinto che lo scopo principale delle Università fosse l’educazione dei giovani, fondò tale istituto sulla base che didattica e ricerca dovessero camminare insieme, di pari passo. Infatti, il programma di studi che Millikan sostenne con forza, e che portò il Caltech a livelli di eccellenza in soli venti anni, era costituito dal dialogo fra studi scientifici e studi umanistici.

Uno degli argomenti contro cui si battè per tutta la sua vita fui il dogmatismo della scienza. Partendo dalla constatazione che l’errore più evidente della scienza consisteva nel formulare ipotesi troppo generali «con indebita certezza in settori in cui non esistono dati sperimentalmente testati», arrivò ad affermare che queste generalizzazioni erano trattate «come principi fissi, universalmente applicabili, invece che come essenziali ipotesi di lavoro. Questo ha portato in passato ad un dogmatismo della scienza, che è, in fondo, indistinguibile dal dogmatismo in teologia o in qualsiasi altro campo; il dogmatismo, in ogni campo, è, di per sé, semplice assertività senza conoscenza. Ma i fisici hanno, di recente, attraverso i propri errori e le proprie nuove scoperte sperimentali, imparato una lezione di apertura mentale che non può non influenzare gli altri campi del pensiero. La filosofia e la teologia, così come la biologia e la psicologia, ne trarranno sicuramente profitto». In un discorso indirizzato all’American Chemical Society, Millikan dichiarò espresse che «chi riflette crede in Dio», dato che sono state proprio le nuove scoperte del sapere ad aver finalmente insegnato agli scienziati «a camminare umilmente con Dio». La sua solida fede cristiana la spinse ben presto ad essere consapevole del conflitto che si stava instaurando fra teisti ed darwinisti ortodossi: questi ultimi avevano un atteggiamento troppo dogmatico, tanto da giungere a spronarli alla cautela, dato che “siamo soltanto iniziando a toccare i confini dell’immenso oceano di sapere che abbiamo di fronte a noi”.

Nella sua Autobiography, ponendosi la domanda «come posso creare un mondo migliore?», Millikan affermava «La chiave della risposta alla domanda che ho sollevato si può trovare nella seguente affermazione: il benessere umano ed il progresso umano si trovano all’apice di due pilastri, il collasso di uno di essi porterà inevitabilmente alla distruzione di tutto il sistema. Questi pilastri sono rappresentati dalla coltivazione e dalla diffusione in tutta l’umanità dello spirito di religione e dello spirito della scienza (o sapere)». Secondo la sua visione, ciò che noi chiamiamo dimensione spirituale, concetto che appare al culmine della linea evolutiva, viene declinato in numerose e diverse tipologie di religione, che hanno però un elemento in comune: «Io penso che l’elemento comune possa essere trovato semplicemente nella vita e nell’insegnamento di Gesù – nel Suo atteggiamento di idealismo altruistico che è stato la somma e la sostanza del Suo messaggio».

L’uomo, tuttavia, deve essere capace di distinguere il bene dal male, operando il bene con responsabilità: «E’ così che io posso modellare la mia condotta in ogni tempo, secondo il mio personale giudizio, promuovere al meglio il benessere dell’umanità come un tutto; in altre parole, iniziare a costruire, dal mio personale atteggiamento, quel migliore dei mondi possibili, per il quale non faccio altro che pregare». Questa forma di idealismo altruistico è, per Millikan, la vera essenza dell’insegnamento di Gesù ed è l’essenza stessa della religione. Considerava sbagliato l’atteggiamento di molti scienziati di essere fedeli soltanto al dato, trascurando l’interesse verso la conoscenza sapienziale e religiosa. D’altra parte, egli condannava anche l’atteggiamento degli uomini di fede concentrati in un mondo spirituale interiore, ma disinteressati al mondo naturale attorno a noi. «Infine, nella mia analisi, religione e scienza sono due grandi forze sorelle che hanno portato, e stanno ancora portando l’umanità in avanti e che la stanno elevando dallo stato di natura. Entrambe sono necessariamente ed intimamente correlate, grazie soprattutto all’idea originaria secondo cui nella religione trova fondamento la parola “dovere” – dato che il senso del dovere soggiace ad ogni religione, mentre ciò che effettivamente è dovere, cioè quella particolare linea di condotta che si configura come la migliore per la società intera, deve essere determinata dalla scienza; in altre parole, è una questione di conoscenza o di intelligenza, piuttosto che di coscienza. Sto usando, come proprio all’inizio, le due parole coscienza e sapere come intimamente connesse alle parole religione e scienza».

Nei suoi scritti e nelle sue conferenze, Millikan non smise mai di sottolineare che gli scienziati devono avere «un atteggiamento di umiltà e di reverenza di fronte alla natura per continuare ad essere recettivi nei confronti della verità ed avere coscienza delle limitazioni dovute alla finitudine della nostra comprensione del mondo naturale». La generalizzazione della scienza che porta inevitabilmente al dogmatismo ha reso gli scienziati ciechi di fronte al fatto che, in realtà, è la scienza stessa a rivelare un Dio che opera una creazione continua, per noi intelligibile attraverso le leggi di natura, indicando così all’uomo il dovere di vivere in armonia con il creato. Secondo la sua visione, quando la scienza scoprì le leggi della fisica, confermò, nello stesso tempo, l’insegnamento del Cristianesimo e rifiutò qualsiasi tipologia di paganesimo. Le leggi della fisica consentono all’umanità di «conoscere non un Dio capriccioso, come lo erano gli dèi del mondo antico, ma un Dio che opera tramite leggi» che rivela «una natura ordinata ed in grado di essere conosciuta; una natura il cui funzionamento può essere predetto, una natura su cui si può far affidamento; inoltre, una natura costituita da forze potenzialmente illimitate, capace di essere compresa e di essere sfruttata per il bene dell’umanità».

 

Bibliografia

R. A. MILLIKAN, Autobiography, Prentice Hall, New York 1950

R.A. MILLIKAN, The two supreme elements in Human Progress, «Engineering and Science» 13 (5), February 1950, pp. 14-16

R.A. MILLIKAN, Evolution in Science and Religion, Yale University Press, New Haven 1927

R.A. MILLIKAN, Time, Matter and Values, The University of North Carolina Press, Chapel Hill 1932

R.A. MILLIKAN, Robert Millikan’s address to the American Chemical Society Meeting, «The Commentator», June 1937

G. DRAGONI, S. BERGIA, G. GOTTARDI (a cura di), Dizionario biografico degli scienziati e dei tecnici, Zanichelli, Bologna 2004

   

Elisabetta Micucci