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La scienza sperimentale

Ruggero Bacone
1257

da una Lettera a Clemente VI

Con sorprendente anticipo rispetto a quanto farà più tardi la rivoluzione scientifica del XVII secolo, Ruggero Bacone (1220-1292) attribuisce all'esperimento e alla misura una funzione fondamentale per la conoscenza della natura. L'occasione di un sintetico e significativo commento sulla "scienza sperimentale" viene offerta da una Lettera che il francescano invia a Clemente IV (1265-1268) per informarlo che le opere scientifiche commissionategli dal papa non solo ancora ultimate, ma lo saranno a breve. Oggetto della Lettera sarà anche il rapporto fra le varie scienze della natura e di queste con la filosofia e la teologia. Bacone parla anche del successivo sviluppo che secondo lui avranno le applicazioni tecniche, rese possibili dalla matematizzazione dei fenomeni naturali.

La penultima scienza, poi, si chiama sperimentale ed è la maestra di tutte quelle che la precedono poiché supera le altre per tre prerogative fondamentali. La prima è che tutte le scienze, all'infuori di essa, o si servono solo di argomentazioni per dimostrare le proprie conclusioni, come fanno le scienze speculative, oppure adducono esperienze generali e imperfette. Ma solo l'esperienza rigorosa consente alla mente di riposare nella luce della verità, come si dimostra con certezza proprio in tale parte. Per questo motivo era necessario che una sola fosse la scienza che ci rende certi mediante la verità dell'esperienza di tutte le verità delle altre scienze, e questa è la scienza di cui parlo. Essa, quindi, viene chiamata scienza sperimentale per eccellenza perché conduce a sperimentare la stessa verità. Con vari esempi, come quelli sull'arcobaleno e su altri fenomeni, mostro in quale modo questa prerogativa sia propria di tale scienza. 

Questa disciplina ha anche una seconda caratteristica che riguarda profondissime verità che possono essere ottenute, le quali anche se vengono espresse nella terminologia propria di altre scienze, tuttavia queste non possono raggiungerle. Tale è il prolungamento della vita attraverso opportuni rimedi che correggono il regime di salute seguito fin dall'infanzia e la debolezza della complessione ereditata dai genitori, che non hanno seguito un opportuno regime di vita. Questo prolungamento della vita è ottenibile ben oltre la consueta lunghezza della vita, come mostrerò, fino a raggiungere i limiti stabiliti da Dio, i quali ovviamente non possono essere oltrepassati. Ma gli uomini, proprio per aver trascurato il corretto regime di vita, si affrettano verso la vecchiaia in maniera innaturale e muoiono assai prima di quanto Dio consentirebbe loro. La scienza medica non può trovare rimedi contro questa situazione, ma ammette che sono possibili; la scienza sperimentale, conosciuta solo dagli uomini più sapienti, ha trovato i rimedi per ritardare i malanni della vecchiaia e per mitigarli quando giungono. Questo è l'esempio più significativo dell'utilità della scienza sperimentale, ma oltre ad esso ne presento altri pure assai apprezzabili. 

La terza prerogativa di questa scienza è in grado di caratterizzarla in maniera più esclusiva e assoluta; infatti, lascia da parte questi due modi di procedere ai quali ho accennato e si rivolge completamente a indagini che non hanno attinenza con altre scienze, se non per il fatto che in molti casi ha bisogno di servirsi di esse. Quale signora assoluta essa comanda e impartisce ordini alle sue ancelle che hanno un grande potere nella conoscenza e nell' attuazione di cose straordinarie, come mostro attraverso molti esempi meravigliosi. Ad esempio, benché l'astrologia consenta di conoscere le cose che accadranno, le cose che accadono e le cose che sono accadute secondo le lodevoli possibilità di tale disciplina, tuttavia questa scienza fa assai di più come dice Tolomeo nel libroDe dispositione spherae. Lo stesso Aristotele e i maggiori filosofi si basano su questa scienza e noi lo sappiamo per certo proprio per la pratica che ne abbiamo. In ogni situazione, comunque, la libertà individuale è garantita, né si impone alle cose contingenti la necessità degli accadimenti, né vi è nascosto alcunché di contrario alla fede o alla filosofia, come si dimostra abbondantemente nella parte dedicata ai giudizi, non solo con le parole dei filosofi, ma anche dei santi.

Le applicazioni di questa scienza in alcuni casi sono del tutto naturali come quelle che riguardano la trasformazione del mondo, altre consistono nel suscitare e nel modificare la volontà degli uomini senza costrizione, altre ancora consistono nelle meraviglie del sapere, altre nel dare sollievo alla vita umana. 
Questa scienza si serve di tutte le altre scienze a vantaggio della scienza morale, ma soprattutto si serve di esse affinché le procurino i risultati e gli strumenti scientifici di cui ha bisogno, allo stesso modo in cui la scienza della navigazione dà ordini ai carpentieri sul modo di costruire le navi e la scienza militare dà ordini ai fabbri sul modo di costruire le corazze e gli altri tipi di armi. 
La scienza sperimentale si trova in un rapporto simile con le altre scienze, poiché alla geometria, ad esempio, impartisce l'ordine di costruire uno specchio capace di bruciare ogni cosa per quanto resistente e refrattario, e ciò non solo a brevi distanze, ma dalla distanza dalla quale si vuole, come insegna l'autore dell'opera De speculis comburentibus. Se la Vostra Grandezza lo ordina questi specchi possono senz'altro essere costruiti. Questa è una delle imprese più straordinarie che possano venir realizzate per mezzo della geometria. Ma risultati analoghi si possono ottenere anche in altre applicazioni della geometria o di altre scienze a riguardo di tutte le cose straordinarie e misteriose dell'arte e della natura.    

   

Ruggero Bacone, La scienza sperimentale, a cura di Francesco Bottin, Rusconi, MIlano 1990, pp. 111-113.